Alla fine del mese di giugno 2019, è uscito nelle librerie in Italia, ne I Bassotti della Polillo, il sequel della fortunata prima edizione del 2010 di Delitti in treno, dal titolo Nuovi delitti in treno.
Non molti i racconti contenutivi :
“Come ha tagliato la corda” di McDonnell Bodkin, “Il semaforo di
Knight’s Cross” di Ernest Bramah, “Il treno scomparso” di Conan Doyle, “Attenti ai
treni” di Edmund Crispin, “Morte sul treno a vapore” di Freeman W. Crofts, “Il caso Oscar
Brodski” di Richard Austin Freeman, “C’era una volta un treno” di C.Rice / S.Palmer, “La
tragedia sul treno da Londra” di Victor Whitechurch.
L'ho spiluccato in una nota libreria del Centro a Bari. Premetto che mi soffermerò sul racconto, che forse legittima l'acquisto dell'intera raccolta. Forse, sottolineo, perchè di racconti di Edmund Crispin, tanto meritevoli da favorire l'acquisto di tutta una antologia, ce ne sono pochi, direi due; e tra questi, quello in oggetto, tratto dalla raccolta Beware the Trains.
Titolo del racconto rispecchiato in pieno (una volta tanto), il racconto meritava di essere proposto in Italia: non so se più opportuna sarebbe stata una collocazione in una antologia dedicata a casi impossibili, certo è che in una antologia che presenti casi su treni, è quantomeno dovuta una sua presenza.
Beware
of the Trains, "Attenti ai treni" è il
titolo ironico del racconto che da il titolo all’intera antologia, ed è il
primo della serie. Noto, che traducendo il titolo in italiano, si è voluto tradurre in maniera libera, perchè traducendo letteralmente, avremmo dovuto dire "Diffidate dei treni" (e quindi in sostanza..Attenti ai treni).
E’ un racconto impossibile, di una sparizione dalla cabina
di un treno, ed è uno di quei casi di cui Carr diceva..”Vanished into thin
air”, “Svanito nel nulla”. Una sorta di variazione di Camera Chiusa, la
sparizione di qualcosa o qualcuno che sarebbe impossibile che fosse avvenuto,
in condizioni normali, ma indubbiamente è avvenuto.
Per
la sua spettacolarità, il racconto è ricordato nella famosa Bibbia dei delitti
impossibili e delle Camere Chiuse, “Locked Rooms and
Other Impossible Crimes” di Robert Adey, da qualche tempo di nuovo presente nelle
librerie, per opera di John Pugmire & Brian Skupin e della loro L.R.I.
Gervase
Fen è a bordo di un treno elettrico. Il treno lascia la stazione di Borleston e
viaggia sino a quella di Clough. Durante il tragitto, i viaggiatori si
stiracchiano, parlano tra loro, cercando dormicchiare, insomma fanno tutte le
cose che si fanno in treno. La stazione di Clough, è una delle tante in cui il
treno dovrebbe fermarsi e ripartire, solo che l’attesa ad un certo punto
diventa rilevante e persino Fen abbassa la finestra del suo scompartimento e si
affaccia per vedere di capire cosa sia successo. Dopo un dialogo con il
personale di stazione, si capisce che il macchinista del treno è scomparso.
“‘ ‘E’s not in ‘is cabin, nor we can’t find ‘im
anywhere on the station, neither.”
“Non è nella cabina,
nè possiamo trovarlo altrove nella stazione”.
La
frase da la misura del problema: colui che aveva preso il posto di Inkson nella
corsa del treno, cioè Phil Bailey, è scomparso.
Il
bello è che non può esser semplicemente sceso e andato non si sa dove, perché
come il capo stazione Maycock non sa, perché quando la cosa si è verificata,
l’altro personale non lo trovava, perché lui era in un ufficio e lì non hanno
pensato di andare a guardare, un ladro si sospetta che sia salito a bordo del
treno alla stazione precedente, e la stazione è stata accerchiata da una
squadra di poliziotti comandati dall’Ispettore del C.I.D. Humbley. Accerchiata,
significa che la squadra è stata disposta in maniera tale che neanche un topo
sarebbe potuto fuggire ed eludere la sua sorveglianza. Quindi..Bailey non ha
superato l’accerchiamento e dovrebbe essere ancora in stazione; ma il
fatto è che in stazione non si trova.
Humbley
sospetta addirittura che non sia partito da Borleston , ma la telefonata in
stazione elimina questa supposizione perché c’è gente del personale di stazione
che assicura di aver visto il macchinista salire in cabina ed avviare il treno,
ed era proprio Bailey.
Humbley
a questo punto comincia a spazientirsi, e a meno che non si tratti di una
congiura del personale di stazione (Maycock e due facchini), il che appare
quantomeno improbabile, non si riesce a capire come sia potuto svanire Bailey.
Tuttavia
al problema di per sé insolubile di Bailey, si somma ben presto un altro: il
ladro, quello che la polizia cercava sul treno, e che invece non aveva trovato,
Alfred Goggett, pare che
sia stato trovato morto. Lungo la linea ferroviaria a tre miglia da Clough. Con
un coltello piantato nella schiena.
Humbley
era stato informato che Goggett, che era sfuggito alla polizia al Victoria
Station di Londra, e aveva preso presumibilmente il treno da Borleston a
Clough, aveva una possibile base proprio a Clough, e quindi ecco perchè era
arrivato lì. Ma ora Goggett è stato trovato tra le sterpaglie della linea
ferroviaria, e ben presto si affaccia una idea che tanto peregrina non è: nella
stessa sera un ladro è morto assassinato, e un macchinista è letteralmente
scomparso. Per quanto improbabile sia, è possibile che i due fatti siano
collegati?
Humbley non sa che pesci pigliare, ma Gervase
Fen ne sa una più del diavolo: basandosi sulla inoppugnabilità che nessuna
delle 9 persone presenti sul treno (una littorina evidentemente) aveva mai
avuto rapporti con Goggett e che “With Fen there had
been the elderly business man and the genteel girl; in another compartment
there had likewise been three people, no one of them connected with either of
the others by blood, acquaintance, or vocation; and even the Guard had
witnesses to his harmlessness, since from Victoria onwards he had been
accompanied in the van by two melancholy men in cloth caps, whose mode of
travel was explained by their being in unremitting personal charge of several
doped-looking whippets. None of these nine, until the first search for Bailey
was set on foot, had seen or heard anything amiss. None of them (since the
train was not a corridor train) had had any opportunity of moving out of sight
of his or her two companions. None of them had slept. And unless some unknown,
travelling in one of the many empty compartments, had disappeared in the same
fashion as Bailey—a supposition which Humbleby was by no means prepared to
entertain”, arriva all’ovvia conclusione che Goggett “must have launched
himself into eternity unaided”.
Cosa paradossale, perchè Goggett non si è suicidato
ma è stato accoltellato. E allora evidentemente qualcos’altro dev’essere
accaduto, perchè Goggett sia stato ucciso senza che nessuno dei passeggeri
sapesse nulla o l’avesse visto a bordo del trenino. E deve essere stato
connesso alla sparizione di Bailey a Clough.
Mentre
Humbley oramai è fuori di sé e vaneggia, Fen scompare e di lì a poco ritorna
con una valigia, dentro cui trovano degli abiti da macchinista:
Since Bailey wasn’t on the station, and hadn’t left
it, it was clear he’d never entered it. But someone had driven the train in-and
who could it have been but *****?
In
sostanza, dice Fen, “dato che Bailey non era nella stazione, e non l'aveva
lasciato, era chiaro che non vi era mai entrato. Ma qualcuno aveva guidato il
treno fin dentro la stazione ... e chi poteva essere stato se non ******?”
Insomma,
un caso di sparizione impossibile spiegato con un gioco di prestigio: Bailey
era evidentemente Goggett. Quando non svolgeva il mestiere di macchinista,
realizzava furti. E a Clough doveva avere un complice, che dopo l’ennesimo
colpo andato a buon fine, aveva deciso di prendere il bottino tutto per sé e di
modificare un certo piano, in modo che Bailey/Goggett non potesse rivendicare la
sua parte del tesoro di denaro. L’assassino nascosto nella cabina, con degli
abiti civili, aveva motivato la sua presenza con una qualche scusa all’ignaro
macchinista, e mentre quello si svestiva della sua divisa e indossava gli abiti
civili portati dall’omicida, questi aveva preso la guida del treno, per poi
accoltellare Bailey/Goggett e lanciarlo fuori. E nella valigia, che poi aveva
nascosto nel suo nascondiglio, aveva nascosto la divisa da macchinista. Una
volta arrivato a Clough era sceso furtivamente, ed aveva ripreso la sua
identità di ogni giorno.
Ci
troviamo dinanzi ad un racconto di delitto impossibile veramente straordinario,
e ancora una volta, come dico da tanto tempo, ci accorgiamo che per mettere su
una messinscena da applausi sono necessarie almeno due persone, che agiscano
assieme. Qui tuttavia le due persone complici, non sono legate all’omicidio di
un terzo, ma comprendono assassino e vittima: è un po’ come Assassinio al sole:
anche lì il gioco di prestigio è legato al fatto che due persone agiscano in
combutta, e anche lì assassino e vittima giocano assieme, non sapendo la
vittima di essere il vero bersaglio.
L’assassino
non è semplice da trovare, ma visti i personaggi, se si ragiona bene, non può
che essere una persona. Fen a sua volta, ragiona dopo aver trovato la valigia,
ma la prova inconfutabile – ci chiediamo – se fosse stata nascosta meglio, come
avrebbe sancito la riuscita del ragionamento del detective e l’arresto del
colpevole? Ecco, proprio qui sta una certa debolezza del racconto, ma è una
debolezza sottile: Fen non motiva prima il suo ragionamento per poi acciuffare
il colpevole, ma lo acciuffa e solo dopo spiega.
E’
un modo per far sentire l’incolpevole Humbey ancora più debole davanti a se
stesso?
Ma
qui ancora una volta il Fato condanna con la sua casualità l’assassino: se la
stazione non fosse stata circondata dalla polizia, e anche nei dintorni non ci
fossero stati poliziotti, Bailey sarebbe semplicemente scomparso e
nessuno avrebbe potuto ragionare e collegarlo all’omicidio di Gorgett.
L’assassinio
perfetto non esiste.. almeno per Crispin.
Pietro De Palma
Mystery, Thriller, Hard-Boiled, Avventura, dalla GAD ad oggi. Sotto la lente di ingrandimento romanzi e racconti (anche Camere Chiuse e Delitti Impossibili)e saggi di critica.
domenica 30 giugno 2019
domenica 16 giugno 2019
William Krohn : The Impossible Murder of Dr. Satanus, 1965 - su EQMM (aprile 1965) e su The Mammoth Book of Perfect Crimes and Impossible Mysteries, 2006
Molti anni fa Igor Longo mi citò un giovane che aveva
scritto due fenomenali camere chiuse e poi era sparito dalla circolazione, senza
dirmi chi fosse.
In tempi più recenti ho pensato si trattasse di James Jaffe, l’autore dei romanzi con Mammina, ma se è vero che da giovane aveva scritto storie impossibili per l’E.Q.M.M., non ne aveva scritto solo due, ma parecchie. Chi era allora il misterioso ragazzo?
In tempi più recenti ho pensato si trattasse di James Jaffe, l’autore dei romanzi con Mammina, ma se è vero che da giovane aveva scritto storie impossibili per l’E.Q.M.M., non ne aveva scritto solo due, ma parecchie. Chi era allora il misterioso ragazzo?
Poco tempo fa è stato Alberto Cottini, un amico
collezionista piemontese, a consentirmi di indovinare il
quesito, parlandomi di un racconto in lingua inglese,
che in Italia non credo sia mai stato tradotto, e che lui voleva farmi leggere perché
l’aveva trovato irresistibile: The Impossible Murder of Dr Satanus, di
William Krohn.
Krohn non è morto, anzi è vivissimo. Nato nel 1945, ora è
conosciuto come Bill Krohn. E’ uno dei massimi critici al mondo di
cinematografia d’autore. Ha scritto testi su Kubrick, Hitchcock, Bunuel. All’età di 18 anni propose un suo racconto, quello di cui
parliamo oggi, pubblicato poi su EQMM dell’aprile 1965. Più tardi ne propose un
secondo, che Dannay giudicò estremamente complesso, e che fu rifiutato. Da allora
William Krohn sparì come scrittore per ricomparire come Bill Krohn, critico
cinematografico.
L’unico racconto pubblicato di Bill Krohn, è stato inserito
in una raccolta di racconti da Mike Ashley: The Mammoth Book of Perfect
Crimes and Impossible Mysteries, nel 2006.
Charles Kimball, un illusionista noto sotto lo pseudonimo di
Dr. Satanus è trovato ucciso nell’ascensore
dell’Hotel Bowman, dove vive. La moglie racconta che da qualche tempo era insolitamente
preoccupato. La sera prima, dopo lo spettacolo, era un attimo andato a trovarlo
il suo manager David Hooker, e allora Kinball aveva stretto in pugno la sua corta
pistola cal. 32. Il giorno dopo, la giovane moglie Margaret ha raccontato che
era uscito qualche minuto dopo le 7 di mattina, perché aveva un appuntamento importante:
era atteso al pianterreno dell’albergo da un individuo grosso, un certo Bailey,
un noto detective privato, che gli avrebbe dovuto consegnare le foto
compromettenti della moglie, giacchè avrebbe voluto servirsene per divorziare.
Ma quando la cabina arriva a destinazione, Kinball è riverso per terra, ucciso
da coltellate. Per terra inspiegabilmente viene trovata una pistola cal.32 e poco
distante un tubo metallico, un silenziatore Maxim. Ma nessuna ferita da colpo
di arma da fuoco gli viene trovata.
Le testimonianze della moglie e di Bailey coincidono: ella dice
che il marito era andato via qualche minuto dopo le 7. La cabina impiega circa
45 secondi a scendere dall’undicesimo piano dove Kinball abitava, alla hall del
piano terra dove lo stava attendendo Bailey, uno stimatissimo detective privato,
il quale ha fatto chiamare la Squadra Omicidi dopo aver trovato il corpo nell’ascensore
, e che attesta che durante la sua discesa l’elevatore non si era mai fermato.
Incaricato delle indagini è il Tenente Doran , al quale ben
presto viene un dolore di testa formidabile, giacchè non sa come uscire da quel
ginepraio che gli è capitato: un uomo esce dal suo appartamento all’undicesimo
piano di un Hotel, prende l’ascensore e quarantacinque secondi dopo viene trovato
ucciso da tre coltellate, senza che il coltello sia trovato nella cabina, senza
che nessuno abbia aperto dall’esterno le porte in acciaio del piano, e senza
che nessuno sia potuto penetrare dalla botola della cabina, visto che lo
sportello è chiuso dall’interno da un lucchetto.
Pertanto Doran si affida all’acume del suo amico Richard
Sheilan, un tale magro e alto, con delle gambe sproporzionatamente lunghe, e peli
rossastri, che lo ha già tratto di impaccio altre volte.
Sheilan dopo essersi fatta raccontare la dinamica dei fatti,
e aver preso atto che nell’hotel vivevano a vari piani Kinball e i suoi due
maggiori collaboratori (al secondo il bello e affascinante Hooker, al nono
Gurney, il braccio destro di Kinball, suo responsabile dei trucchi, e all’undicesimo
lui e la moglie Margareth); che nell’hotel non esisteva nessuno scivolo per la
biancheria; che non c’era stato nessun tentativo di aprire le porte dei vari
piani; che due testimoni attestavano la stessa cosa, cioè che Kinball aveva
preso l’ascensore a circa le 7, 03 del
mattino a che alle 7,03-7,04 era arrivato a destinazione con Kinball morto; che
nella cabina era stata trovata una corta pistola cal 32 e un silenziatore, ma
nessun coltello, arma dell’omicidio, elabora la sua teoria, che poi comprova
con dei sopralluoghi sui luoghi, inchiodando l’omicida, che, non potendo
trattarsi di suicidio, deve essere o la moglie, o Gurney, già noto come
rapinatore, oppure Hooker, indicato dalle foto di Bailey, come l’amante della
moglie Margareth.
Si tratta in questo caso di un raro esempio di camera chiusa
spettacolare in ascensore: precedentemente a questo, noto il meraviglioso
romanzo di Alan Thomas: The Death of Lawrence Vining, e una storia di James Yaffe, che ha una soluzione
molto vicina a quella di una nota scrittrice, pure pubblicata su EQMM, e di cui
parleremo; e ovviamente il romanzo scritto a quattro mani da Carr e da Rhode: Fatal Descent. A differenza del romanzo di Carr, la camera chiusa non è imperniata sul trucco della camera che uccide (probabilmente una trovata di Rhode), ma su un gioco puramente illusionistico. Perché la seconda storia di Krohn non si giudicò degna di essere pubblicata
e lo furono altre di altri scrittori, si può solo ipotizzare: Krohn era un
ventenne, e non era amico di Dannay; mentre James Yaffe sì, anche se autore di
parecchie ma più semplici storie. Se la ragione della mancata pubblicazione
fosse stata l’elevato grado di complessità, allora mi si venga adire perché fu
pubblicata una edizione più corta di The Third Bullet di Carr, che in quanto a
complessità, lo è parecchio.
La genialità del racconto sta nella prospettiva: se il
racconto non viene visto nel suo plot attraverso quello che vuole farci
credere, allora potremo essere anche noi capaci di cercare di arrivare alla soluzione
prospettata da Richard Sheilan. Perché in sostanza, come tutti i giochi di
prestigio, anche questo lo è: l’illusionismo è nella storia, no in un particolare.
La cosa curiosa è che nel nostro caso la vittima è un illusionista. Significa
qualcosa? Illusionista è anche il Mago Merlini, illusionista è anche Ernest H.
Fitkin, detto “Il Gran Galeoto”, prestidigiatore, mago e illusionista;
illusionista è anche Eugene Tarot. Tutti illusionisti, e anche i romanzi in cui
essi appaiono sono dei giochi di prestigio, come lo è questo. Sappiamo che per sua ammissione William Krohn
aveva letto precedentemente a questo suo racconto, The Three Coffins di
Carr, che è un altro romanzo giocato sulla illusione. Non è che il giovane Krohn
avesse anche letto Death from a Top Hat, di Rawson?
Il solo indizio su cui Sheilan smaschera l’illusione è la
pistola. E l'orario. Perché?
Se si spiegano quesati indizi, allora si può spiegare tutto. In
sostanza l’illusione nell’illusione: perché qui, di illusioni ve ne sono due:
una che si sarebbe dovuta creare ma non lo viene, ed un’altra che non si voleva
fosse creata, ma che si sviluppa perché ci sono i presupposti su cui si basa
quella che non avviene.
Vi fa male la testa. Lo so. Ma a ben vedere la spiegazione è
estremamente semplice.
Solo però se le tessere vengono ricomposte nell’ordine
giusto.
Pietro De Palma
sabato 8 giugno 2019
Saburo Koga - The Spider, 1930 - in Foreign Bodies (British Library Crime Classics), 2018
Qualcuno potrebbe obbiettare che lo siano parecchi
autori giapponesi e che in generale, prima che le proprie opere si cominciasse
a tradurre in occidente, anche gli autori più conosciuti, come Keigo Higashino,
Shimada Soji e Yokomizo Seishi, lo fossero anche loro. Verissimo! E’ innegabile
però che alcuni autori lo siano più di altri. E Saburo Koga è uno di questi.
Suo
vero nominativo era Haruta Yoshitame (1893–1945). Fu contemporaneo dell’altro
grande scrittore giapponese conosciuto come Edogawa Rampo (pseudonimo creato
guardando ad Edgar Allan poe) il cui vero nome era Taro Hirai, che pubblicò il
suo primo grande romanzo nel 1923: "The Two-Sen Copper Coin".
Prendendo le mosse da Rampo, Koga Saburo cominciò anche lui a scrivere storie,
tra cui quella presentata qui, molto popolare in Giappone.
Il principale merito per cui tuttavia Koga
Saburo è tuttoggo ricordato, tuttavia è l’aver coniato il termine Honkaku, cioè
ortodosso, per indicare le storie di Golden Age giapponese, nello stesso anno
in cui Berkeley fondò il Detection Club a Londra. E non a caso L’Honkaku
Mystery Writers of Japan su quello londinese fu plasmato nel 1970 e continua ad
esistere e produrre narrativa.
"The Spider" risale al 1930, e non
è un normale "whodunit", ma piuttosto una piacevole fusione di
elementi della narrativa macabra e del classico rompicapo investigativo. La
traduzione presentata qui è stata intrapresa da Ho-Ling Wong e curata da John
Pugmire.
Il
Professor Tsujikawa era un celebre scienziato di Chimica fisica, da tutti
ammirato per la sua scienza. Aveva destato quindi clamore e sconcerto la sua
decisione di lasciare la cattedra universitaria per dedicarsi alla ricerca sui
ragni. Per farlo, si era fatto costruire un bizzarro laboratorio che si ergeva
su un pilastro all’altezza di nove metri d’altezza: aveva la forma di un
cilindro di circa 4,5 metri di larghezza e 2,7
metri di altezza e un soffitto rotondo, e le finestre, tutte della stessa
dimensione, erano intervallate a intervalli regolari.
Poi
aveva cercato un bel po’ di ragni di tutte le specie, anche velenosi, li aveva
sigillati in tanti contenitori e si era messo a studiarli.
Erano
passati circa sei mesi e il mondo si era dimenticato del suo Professor Tsujikawa e del suo strano laboratorio; ma la
morte di un amico del professore, il professor Shiomi, sembrò ridestare
l’interesse dei media.
Il
narratore della storia è colui che era presente quel giorno: è uno studente di
zoologia, parecchio ferrato nello studio e classificazione degli artropodi.
Normale quindi che il Professor Tsujikawa si fosse avvalso di lui per delle
chiarificazioni; era anche lui però molto curioso sulle ragioni per cui lo
scienziato si fosse deciso a studiare i ragni abbandonando la sua branca di
successo, e glielo avevo chiesto, senza però ottenere risultati.
Si
diceva che Sia il Professor Shiomi che il Professor Tsujikawa fossero in
cattivi rapporti, a causa di continui pettegolezzi e battute anche caustiche
profferite da Shiomi, ma quando il narratore che è assistente del laboratorio
di zoologia, si reca al laboratorio del Professor Tsujikawa, dal tono dei
commenti e delle battute, e dal tono di colloquialità dei due, capisce che è
tutta una bouchade: appena apre la porta, si trova davanti il Professor
Tsujikawa seduto alla scrivania di fronte alla porta, mentre Shiomi è pure
seduto di fronte a lui, dando le spalle alla porta.
Si
instaura un colloquio tra i tre, anche se ad un certo punto sono lui e Shiomi
che conversano, mentre il Professor Tsujikawa comincia a chattare. Poco tempo
dopo avviene la tragedia: un ragno botola, che dai colori potrebbe essere
confuso con un ragno velenoso si avvicina alle scarpe di Shiomi e allora lui
spaventatissimo fa un balzo verso la porta per uscire, ma scivola sul piccolo
pianerottolo e cade lungo la ripida scala in cemento, morendo.
Il
giovane vorrebbe prestargli soccorso ma il Professor Tsujikawa pur affranto per
quanto successo lo ferma al volo, ammonendo il giovane che la scala ripida
potrebbe, nell’eccitazione del momento, causare un altro incidente: meglio
fermarsi un poco e far sbollire l’eccitazione. Tanto..Shiomi è morto.
La
notizia della morte, riporta il laboratorio al centro dell’attenzione con
conseguente indagine della polizia e curiosità generale: ma l’inchiesta non può
che accertare l’estraneità in qualsiasi modo del Professor Tsujikawa, tanto più
che un testimone oculare la testimonia assolutamente. Quindi incidente.
Passa
del tempo, e il professore è sempre più occupato nei suoi studi sui ragni. Un
bel giorno avviene qualcosa che riporta il laboratorio all’attenzione generale:
il Professore viene morso da un ragno velenoso, e dopo un decorso ospedaliero
incerto..muore.
Rimane
il laboratorio coi suoi ragni.
La
famiglia del professore, anche per ragioni di pubblica incolumità, accetta la
proposta del giovane di occuparsene, tanto più che alcuni contenitori non
chiusi bene hanno permesso la fuoriuscita dei loro ospiti che hanno costruito
delle ragnatele sul soffitto.
Il giovane così riscontra ragni delle specie più
varie: I had visited the place several
times when the professor was alive, and I was also a student of zoology, especially
arthropods, so I should have been quite used to the sight; nevertheless it
still gave me the shivers and I was rooted for a moment to the spot. Inside
hundreds of bottles lining the walls, eight-legged monsters were running around
and spinning their webs. Big Oni-gumo and Jorō spiders, yellow with blue
stripes; Harvestmen with legs ten times longer than their bodies; Cellar
spiders with yellow spots on their backs. The grotesque Kimura spider and
trapdoor spiders, Ji-gumo, Ha-gumo, Hirata-gumo, Kogane-gumo: all these
different kinds of spider had not been fed for about a month and, having lost
most of their flesh, were looking around with shiny, hungry eyes for food. Some
jars had not been properly sealed, and the escaped spiders had spun their webs
on the ceiling and in the corners of the room. Countless numbers of the ghastly
creatures were crawling around on the walls and ceiling.
Tuttavia
nessun ragno velenoso è scappato. Quindi dev’essere morto quello che aveva
punto il Professore. Tuttavia cercandolo, il giovane fa una strana scoperta:
dietro la scrivania, su una delle gambe posteriori del mobile, trova un
interruttore. Solo che azionato, le luci non si spengono, né se ne accendono
altre. Passano i minuti, fuma non so quante sigarette, e intanto ricorda quella
piacevole discussione finita nel dramma. Decide di andare via, apre la porta
(che si apre verso l’interno) e fa appena in tempo ad aggrapparsi al telaio
della porta, per evitare di cadere lui giù e fare la fine di Shiomi: qualcuno
ha fatto fuori la scala, che non c’è più.
Riuscirà
a venirne fuori e a capire chi o cosa avrebbe potuto ucciderlo così come aveva
ucciso Shiomi, dopo che avrà trovato un libriccino in cui l’assassino concepiva
il suo piano delittuoso.
E
l’assassino? Nel frattempo anche lui sarà morto.
Piccolo
capolavoro del delitto impossibile, il racconto di Koga Saburo, tradisce la sua
origine: il delitto della camera che uccide. E quindi in sostanza Phillpotts.
Ma il trucco è veramente originale : non ho citato un particolare per non
togliere il piacere al lettore di immaginarlo. E pensare che eravamo nel 1930 :
i giapponesi hanno davvero una fantasia sconfinata!
Due
storie ci sono che ricordano questa, ma sono tutt’e due di oltre il 1930: La
porta sull’abisso (The Door to Doom, 1935) di Carr, e La stanza
maledetta (Murder in Room 913,
1937) di Woolrich.
Saburo (nella premeditazione del delitto, scritta
su un libro che il narratore della storia poi scopre) fa allusione ad un
racconto da cui avrebbe tratto ispirazione, e che si sviluppa invece su vari
piani di un edificio, una soluzione che ricorda ed anticipa di molto sia Sladek
che Innes che Carr; un racconto che se
davvero esistente, sarebbe dovuto essere precedente al 1930 e assolutamente
sconosciuto. Di precedente a Carr che tratti di due ambienti assolutamente
identici, c’è il romanzo di Leblanc che fu alla base probabilmente di Ellery
Queen e Carr: La Demeure mystérieuse. Ma parliamo sempre di due ambienti identici
ma lontani, non di qualcosa che sia situato nel medesimo stabile. A meno che
egli non si sia inventato tutto (e allora sarebbe il primo ad aver pensato ad
una soluzione del genere), oppure abbia preso da un racconto scritto da un
altro giapponese, e allora…
Tuttavia stranamente noto come sia Carr sia Saburo
nei due loro racconti, oltre che inventare una soluzione semplicemente perfetta
di Delitto Impossibile, introducono degli elementi sovrannaturali: anche nel
racconto giapponese, infatti c’è un fantasma,
che nel nostro caso è quello di Shiomi,
che ha preso il controllo di un ragno.
Nella costruzione di questo delitto impossibile,
una importanza particolare l’hanno le sedie: perché se Shiomi fosse stato
rivolto alla porta, sicuramente non sarebbe morto. Muore, stando di spalle alla
porta, e quindi alle finestre, perché non si è accorto che…la scala non è più lì ma altrove. Come è possibile?
E' possibile solo se si pensa ad una possibilità che è un po' all'opposto di quello a cui ognuno di noi penserebbe: che è la risposta all'impossibile spostamento e riposizionamento di una scala in cemento armato
E' possibile solo se si pensa ad una possibilità che è un po' all'opposto di quello a cui ognuno di noi penserebbe: che è la risposta all'impossibile spostamento e riposizionamento di una scala in cemento armato
Pietro
De Palma
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