Il
più famoso autore poliziesco italiano dell’epoca fascista è Augusto De
Angelis, l’unico i cui romanzi abbiano superato l’esame dei tempi, e che
siano ancor oggi riproposti con successo, dopo la riscoperta anche
mediata da due fortunate serie televisive nei primi anni ’70 della RAI
in cui la parte del Commissario De Vincenzi fu affidato a Paolo Stoppa.
Il romanzo più famoso di De Angelis è senza dubbio “L’Albergo delle
tre rose”, che è il suo capolavoro. Non è solo un romanzo poliziesco di
prim’ordine, con false piste, indizi, personaggi estremamente
sfaccettati e a tutto tondo, ma che ha una suspence crescente, un ritmo
non indifferente e misteri a go-go. Ha anche un’atmosfera
claustrofobica, in quanto è ambientato in un piccolo albergo, nell’arco
di una notte, e propone per di più anche un mistero della Camera Chiusa,
con una interessantissima variazione.
De Vincenzi, che è più giovane del suo Vice Commissario Sani (ma
nello sceneggiato omonimo è più anziano in quanto interpretato da Paolo
Stoppa), ma è da lui rispettato e stimato per via della sua non comune
genialità, appena entrato in Questura, trova la posta e tra le varie
lettere, una accende il suo interesse: è una lettera anonima che
annuncia che qualcosa di sinistro sta accadendo all’Albergo delle tre
rose, un albergo di terz’ordine, più pensionato che altro, dotato di
sala ristorante. La frase molto d’effetto che richiama la sua attenzione
parla del “Diavolo che sghignazza dietro ogni porta”. Colpito dalla
lettera, quasi subito viene chiamato dal Commissario Bianchi, un suo
amico, e viene informato che all’Albergo delle tre rose è avvenuto un
delitto.
Arrivati sul posto, notano un certo trambusto. Siccome è sera, nel
ristorante la sala è piena: oltre agli occasionali clienti, vi sono
quelli che giocano a scopone, e poi i clienti fissi della pensione. I
poliziotti vengono informati che al terzo piano, Bardi, un gobbo che
abita nella pensione, ha trovato impiccato il giovane Douglas Layng.
Sembra che sia stato messo per impressionare o Carlo Da Como, un tale
che nato ricco ha dissipato tutte le sue ricchezze vivendo in maniera
dissoluta, o un tedesco, Vilfredo Engel, amico di Da Como: si pensa che
possa essere un avvertimento per uno di loro, perché per andare alle
loro due camere bisogna obbligatoriamente passare per dove è stato
impiccato il giovane.
Il giovane comunque pare appeso, non impiccato. Fatto sta che la
Guardia Medica chiamata lì per lì, non può dire di più di quel che vede
perché la luce è davvero fioca, ma alla luce di una lampadina di forte
luminosità recuperata dabbasso, tolti i vestiti, si accorgono che il
giovane è stato pugnalato. Gli abiti però non sono lacerati, segno che
dopo essere stato denudato e pulito dal sangue, è stato rivestito, e poi
appeso. Una orribile messinscena: perché? Portato il cadavere
all’istituto di Medicina Legale fanno un’altra scoperta: il cadavere
presenta la flaccidità secondaria, che si manifesta dopo la rigidità
cadaverica. Ma, da quanto tempo è morto? Quello che ancora non si capisce è come
sia stato mutato il rigor mortis: si pensa ad una stufa, ma non se ne
ritrova traccia.
Parecchie sono le persone sospette. Innanzitutto quelli che stanno
sul piano dove è stato trovato l’impiccato, tra i quali spicca Engel, il
quale dimostra di aver paura di qualcosa, oltre a possedere una cosa
strana per un uomo: una bambola. La cosa ancor più strana è che anche
Layng possedeva una bambola, come pure una svedese diciannovenne, tale
Karin Nolan. Tre bambole uguali, in possesso di tre persone diverse. E’
chiaro che debba esserci un legame. E siccome per di più uno dei tre
possessori è stato ucciso, De Vincenzi sospetta che l’assassino voglia
ancora uccidere. E ucciderà ancora. Ma prima sarà trovato un foglietto in cui, a firma di un certo Julius
Lassinger, si promettono in pratica altre morti, perché il giovane appeso è stato il primo di una serie.
Moriranno Giorgio Navarreno, un levantino di nazionalità cipriota, che sbarca il
lunario facendo il chiromante e vendendo chincaglierie varie, che sapeva qualcosa e ha cercato di ricattare l'assassino;
e l'italo-americano Nicola Al Righetti, per sua stessa confessione
passato per parecchie città straniere, ultima delle quali New York. De
Vincenzi sospetta, ma non ha prove che lo sia effettivamente, che sia un
gangster americano. E Karin Nolan, pugnalata con un paio di forbici, si salverà solo per la prontezza di De Vincenzi.
Chi è l’assassino?
De Vincenzi lo scoprirà non prima che la lettura del testamento avrà
fornito gli ultimi tasselli perché il colpevole, pazzo, venga affidato
alle cure di un manicomio criminale.
Tantissimi
altri personaggi: Besesti, il ricco industriale; i coniugi inglesi
Flemington; l'attricetta Stella Essington; la bella Mary Alton, vedova
del Maggiore Alton, dell'esercito inglese. E poi una vicenda oscura,
terribile, accaduta durante la Guerra Boera, in cui c'entrano un
Lessinger, il defunto Maggiore Alton, e altro militare, fratello di
Vilfredo Engel, in cui erano morte Lessinger e le sue 3 figlie, mangiate
dai coccodrilli; e tanto oro.
L’Albergo delle tre rose è uno dei più bei romanzi di narrativa
poliziesca italiano del ‘900: innanzitutto è scritto benissimo, con
descrizioni a tutto tondo dei personaggi (molto diversamente dalla
normalità dei romanzi di quel periodo anche stranieri, in cui o i
personaggi sono molto bene tratteggiati e il plot non è niente di
speciale o è il contrario, fatto salvo quanto accade solo nel caso di
grandi nomi della letteratura poliziesca in cui entrambi i caratteri
sono presenti) tale da fissarli bene nella mente; gli stessi caratteri
psicologici sono estremamente decisi, e assieme a quelli fisici,
realizzano compiutamente un determinato soggetto; la storia è
avvincente, e utilizza un espediente che deriva direttamente da Conan
Doyle (La valle della paura): un qualcosa accaduto nel passato che è
alla base della tragedia che accade nel presente;
sono
presenti molte
false piste, che distraggono il lettore e lo portano a considerare delle
strade impossibili da seguire, mentre invece la storia è molto
semplice, e anche il movente vero lo è; vi è una Camera Chiusa molto
interessante: la finestra è aperta, e quindi apparentemente non vi è
motivo perchè un mistero della Camera Chiusa possa esistere. Tuttavia
proprio le circostanze e l'impossibilità dellla fuga (si è ad una certa
distanza da terra, e anche un ginnasta cadendo si fratturerebbe
qualcosa) creano il problema; peraltro la finestra si affaccia su uno
spazio chiuso (nello sceneggiato RAI curiosamente invece il cortile
aveva una uscita posteriore): non vi è la distesa di neve, ma un
giardino interno
completamente bagnato di pioggia, tale che l’assassino dovrebbe lasciare
delle orme umide, ed invece non le lascia, e si comporta in maniera
strana, non come si comporterebbe chi non vuole essere visto). Noto
peraltro che De Angelis, che è interessato al mistero in se stesso e non
alla particolarità della camera Chiusa, non vi fa caso: si manifesta
qui, quindi, uno dei rari casi in cui, pur essendoci una impossibilità
manifesta, essa non viene conteggiata.
Vi sono
anche continue messinscene: le bambole che appaiono; il cadavere pugnalato,
poi denudato, rivestito in maniera tale che non si veda il sangue, e
impiccato; il tentativo di eliminare il rigor mortis; l’apparizione
della vera madre della vittima; due diversi testamenti; e infine anche
un matrimonio di cui non si sapeva nulla. Quest’ultimo escamotage è
tipico nei romanzieri inglesi (per es. in Agatha Christie).
In De Angelis si nota tuttavia una estremizzazione delle storie e dei
caratteri che sono molto forti: non ci sono soggetti deboli, ma tutti
potrebbero essere l’assassino, o comunque tutti hanno nascosto qualcosa
che poi unito al resto, forma il puzzle ricomposto. Persino, Bardi, il
gobbo, che dà inizio a tutta la storia con la lettera anonima, è un
personaggio forte: siccome si sente una vittima del sistema per via
della sua diversità morfologica, odia più degli altri, anche se ha
sentimenti di protezione nei confronti di gente che lui considera debole
come lui. Ed è proprio perché vuole salvare una di queste persone, che
avvisa il Commissario di qualcosa di imminente che secondo lui sta per
verificarsi in quella casa. Solo che nella sua lettera anonima c’è un
equivoco che gioca a favore degli eventi. Lui si muove per salvare
un’innocente, ma non sa che quella minaccia fa parte di una
macchinazione ben più grande.
Al di là di ciò, il giudizio critico non può che appuntarsi anche su altre cose.
Lo spirito con cui è scritto risente della xenofobia strisciante
contro gli stranieri (il popolo italico era perfetto, gli altri no: in
questo, la propaganda fascista e nazista eran uguali), ma è purtuttavia
un dato che doveva esserci altrimenti la censura fascista non avrebbe
mai autorizzato la pubblicazione del romanzo. Per il resto, il romanzo
narra di tre delitti avvenuti in un albergo (più un quarto presunto, più
un tentativo di omicidio), in cui però parecchi clienti dimorano
stabilmente. Più che albergo potremmo definirlo quindi “un pensionato”,
con sala ristorante. Questo è un particolare molto importante che
raccomando: infatti, anni dopo Steeman scriverà L’assassin habite au 21,
romanzo che si svolge in un pensionato. Direi che Steeman potrebbe aver
letto benissimo il romanzo di De Angelis, in quanto in quei tempi, De
Angelis era il romanziere di polizieschi più famoso in Italia. Se nel
plot Steeman deve qualcosa ad Agatha Christie, per quanto riguarda il
luogo del dramma egli sicuramente ripropone quanto già scritto da De
Angelis. Rispetto a Steeman e a Ten Little Niggers della
Christie, il romanzo di De Angelis possiede però un’atmosfera
estremamente claustrofobica, che accentua spasmodicamente la tensione.
Per certi versi è molto vicino a The Greene Murder Case di S.S. Van Dine o The Tragedy of Y
di Ellery Queen. Inoltre, per il particolare che due dei tre delitti,
tra cui una presunta Camera Chiusa, avvengono in circostanze impossibili
o quasi, in un albergo presidiato dalla polizia, potrebbe esser stato
tributario di Vindry, che in alcuni suoi romanzi (per es. Le Piège aux diamants e La Bête hurlante, scritti il primo un anno e il secondo due anni prima) fà presidiare la casa dalla polizia.
Pietro De Palma
Guarda che è un unicum. De Angelis è andato oltre tanta gente e ha inventato una variazione notevole. Laddove in altri casi c'è la neve, qui c'è l'acqua della pioggia che renderebbe manifeste le impronte di chi fosse passato per di lì. Solo che nessuno ha lasciato impronte bagnate. Tu pensa che questo romanzo un anno e mezzo fa lo stavo traducendo dall'italiano in americano perchè poi fosse pubblicato da John Pugmire. Poi mi è venuta un'infiammazione al gomito del braccio destro (il gomito del tennista) e ho dovuto smettere. Comunque è stato tradotto da altra gente e c'è ora una versione dall'americano. e' stato l'articolo che scrissi e traduzzi in americano che ha convinto parechcia gente a leggerlo. E forse anche a tradurlo.
RispondiEliminaAvevo letto la tua recensione su anobii . :-)
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