martedì 2 gennaio 2018

CONSUNTIVO ANNO PASSATO

E' passato un altro anno.
Cose belle e meno belle sono accadute per tutti noi. E sono accadute anche nel settore editoriale.
Il mercato nel suo complesso pare che abbia superato la fase critica, anche se oramai il fatto che i lettori italiani in rapporto a quelli degli altri Paesi leggano meno, è un dato acquisito: basta andare in una libreria abbastanza grande, per es. un Iperstore Feltrinelli, andare alla cassa e vedi queste file lunghissime e pensi: chissà quando ci spicceremo! E invece dopo cinque minuti sei fuori del negozio col tuo bravo pacchetto. Velocità delle casse? No. E' solo che vicino a uno che compra, ce ne sono in media tre che non comprano e che lo accompagnano. Tuttavia in questo mare piatto, alcune inziative spiccano.
A parte i singoli autori trainanti che fruttano sempre un certo successo commerciale (Glenn Cooper, Ken Follett, Dan Brown) e i vincitori di grandi premi della Critica, per es. il vincitore del Campiello, le collane che tirano son sempre le stesse. Nell'ambito del panorama librario della letteratura poliziesca, gli Oscar si presentanto con sempre nuovi titoli (anche derivati dall'archivio Gialli Mondadori); la collana Adelphi di Simenon, riesce sempre a sfornare qualche nuova delizia, per es. i racconti; la collana "I Bassotti" di Polillo, che nel settembre 2015 ha ripreso a sfornare titoli e su cui pochi scommettevano, pare che si sia ripresa: i titoli sfornati da allora sono stati molto allettanti, e parecchi hanno confermato il trend in crescita.
Poi ci sono i dati nuovi: c'è una collana basata sulle gesta di un commissario barese di tale Gabriella Genisi (Sonzogno), così come ce n'è u'altra, molto più allettante per chi come me si diletta di Mystery classico: è quella nata all'interno dle progetto editoriale di una piccola casa editrice, molto apprezzata per la sua politica editoriale: Lindau editore, una casa editrice torinese. Nell'ambto di tale casa editrice, notiamo la nascita di una collana direi direttamente collegata alla britannica British Library Crime Classics, per cui il mio buon conoscente Martin (Edwards) vincitore di un Edgar l'anno scorso, sforna quasi sempre prafazioni da leccarsi i baffi. Nell'ambito di questa neonata collana, si notano già alcuni titoli. Ovviamente non son sempre capolavori.Ma pur sempre si tratta di una uscita che porterà buone nuove. Finora sono usciti tre titoli: un Brandon, il titolo più debole; un Mavis Doriel Hay, appena uscito; e un Jenő Rejtő uno dei titoli più interessanti, anche perchè assolutamente sconosciuto: appena ne ho parlato, Martin Edwards e Igor Longo si sono interessati immediatamente. E' annunciato tra due mesi un piccolo capolavoro di Sprigg (autore di due Bassotti), di cui mi ha parlato benissimo Martin. Dopo è annunciato un Bude (altro autore inglese assolutamente sconosciuto da noi). Diciamo che questi sono i più interessanti regali del 2017. Ci sono è vero delle altre cosette, romanzi di Raichev per Elliot, e il fondamentale Gli omicidi dello zodiaco di Shimada (Collana M) della Giunti, però sostanzialmente il quadro è questo. Le note tristi, ancora una volta, le percepianmo per il settore edicola.
Ci vien da dire che "Il Giallo Mondadori" è una zattera in balia delle onde: non affonda, ma neanche solca le acque. Sembra che dica: salviamo il salvabile. Ma fino a quando si potrà salvare qualcosa? Si va avanti con ristampe più o meno decorose, e con qualche inedito che si distacca dal grigiore generale, tanto ad illudere gli ingenui, che il glorioso Giallo Mondadori, ci sia ancora.
Abbondano gli apocrifi di dubbio gusto, questi esecrabili apocrifi sherlockiani che vanno avanti da quattro anni, esecrabili perchè è tutta roba che negli Stati Uniti si vende a palate e che prende pochi spiccioli: anche lì il mercato è saturo e non sanno più che farsene. Ed ecco che arriva qualcuno che fa piazza pulita di tutto quello che c'è in giro e lo propone sugli scaffali delle edicole, nella collana prestigiosa del giallo Mondadori, neanche fosse merce preziosa, volumi introvabili, autori di grido: provate a ricordarvi a memoria chi sia stato l'autore dell'apocrifo di tre mesi fa e sicuramente non lo ricorderete. Dico tre mesi, ma potrei dire il mese scorso.
E tutta questa roba, sottrae speranze che testi più importanti possano essere più pubblicati!
Ma che mi frega di dieci, venti apocrifi che nessuno ricorderà tra un anno, quando con tutti quei soldi persi avremmo potuto avere almeno Gaudy Night di Sayers, Sudden Death di Crofts o i romanzi brevi di Don Diavolo di Clayton Rawson.
Dici: i diritti di Rawson sono tenuti da un agente che vuole la luna. E dagliela ! Dagli i soldi che vuole! Ma almeno fai un prodotto che verrà ricordato, un prodotto che potrebbe essere collocato nelle collane da libreria della Mondadori, negli Oscar per esempio.
A che serve sfornare 40 apocrifi di cui tutti si sono già dimenticati? Che lungimiranza editoriale sta dietro ad un'operazione che non porta alcun lustro, nè ricordo, nè apprezzamento da parte di utenti e viene snobbato da altri? Solo soldi buttati. Nulla di nulla.
Vado a caso: Amy Thomas: Il mistero delle api avvelenate. Non faccio mai commnenti sugli autori. Mai. Ma quest'autrice l'avete mai conosciuta? Si distingue per essere una sherlockiana. OK. Ha scritto questo romanzo: OK. Rendiamole merito. Ma al di là di questo? Nulla. Faccio la domanda ad uno qualsiasi: l'ho fatta ad un amico che compra gialli da una vita e li procura pure. Chi è? Non lo so. Sta tutto qui. Lui si è messo pure a ridere e ha detto: ma ti li leggi questi libri? Perchè sa che ne ho comprati due. I primi due. Poi niente più.
Tutti questo romanzieri sono illustri sconosciuti, gente che ha scritto un romanzo su S.H. o una serie come ad es. David Stuart Davies. Ma che al di là di quello non sono conosciuti. E quindi i loro diritti editoriali sono minimi. Però devono essere tradotti. E come vado dicendo, nonostante per la traduzione si faccia un contratto, per minime che possano essere le spettanze, soldi ne sono stati spesi. E parecchi visto che siamo arrivati al volume 41!
Mauro è sempre più sconsolato, Igor non c'è più, e il timone di questa nave in gran tempesta lo tiene un nocchiero che saprà anche scrivere romanzi (non lo metto in dubbio), ma che non sa trarre vantaggio dalle conoscenze di quelli che gli stanno (e gli stavano) attorno.
A che serve Mauro Boncompagni relegato a fare le ristampe, quando chiunque con un minimo di raziocinio potrebbe farle, anzichè trarre giovamento dalla sua cultura, dalla sua biblioteca ricchissima di prime edizioni che a ben donde sarebbero potute essere tradotte da Mondadori e invece vengono prestate a Polillo perchè dei Bassotti nuovi si aggiungano ai passati?
A che serve essersi privati della presenza e dell'apporto di Igor Longo?
A nulla.
Resta Forte nel suo Fort (scusate il gioco di parole) Apache.
Auguri per un buon 2018 !
Spero non l'ultimo.

P. De Palma