domenica 14 aprile 2024

William Willoughby Sharp : Morte di un broker onesto (Murder of the Honest Broker, 1934) - trad. Marilena Caselli - I Bassotti N.225, Polillo, 2024



 

Willoughby Sharp..chi sarà mai costui ? si potrebbe dire parafrasando e copiando Manzoni. 

I grandi tomi di letteratura poliziesca, i dizionari come il Maspléde non lo riportano, in GAD non c'è una pagina che lo riguardi, nell'opera analitica in rete di Mike Grost, idem. Eppure è un autore dell'età dell'oro della Golden Age of Detection, dei pieni anni Trenta.

Quello che sappiamo dell'autore lo apprendiamo dalle note in risvolto di copertina: William Willoughby Sharp nato nel 1900 e morto nel 1956, era newyorkese. Figlio della buona società, trovò lavoro alla Borsa di Wall Street. Dopo la crisi del 1929, ed un matrimonio molto chiacchierato, lasciò W all Street e, assieme alla moglie, si trasferì alle Bermuda, dove scrisse nel 1933 il suo primo romanzo, Murder in Bermuda, seguito dal secondo un anno dopo,  Murder of the Honest Broker. Sarebbe dovuto seguire un terzo, The Mystery of the Multiplaying, 1935, dopo la fondazione della società tra Sharp e l'editore Kendall di New York, ma il progetto non si realizzò, e ben presto la società di sciolse. Non si sa cosa lo scrittore fece dal 1935 alla sua morte.

Il romanzo edito da Polillo, presenta un doppio delitto, maturato nel Palazzo della Borsa di Wall Street. In sostanza, due brokers, Philip Torrent e Sandy Harrison, vengono uccisi mediante il curaro, assorbito nel caso del primo tramite un taglietto all'orecchio destro, mentre nel caso del secondo dai graffi procuratigli sulla guancia sinistra da una donna, ex amante di Torrent. I due non si capisce come possano essere stati uccisi, e soprattutto quale movente li accomuni, perchè pare non abbiano alcun legame. Sembrerebbe peraltro che Philip Torrent fosse amato da tutti. Certo qualcuno non lo amava se lo ha ucciso, ma poi, sotto il rispettabile velo ipocrita, si viene a sapere che Torrent di gente che volesse una sua dipartita, ne aveva eccome! Non solo Jack McDonald, broker anche lui, amante della moglie di Torrent, Mary; ma anche ovviamente la moglie, Mary; l'amamte abbandonata da Torrent, Lucy Laverne; Chipo Martinelli e moglie, proprietari di un bar clandestino messo su con 70.000 dollari di Torrent, non intenzionati a restituirglieli; il socio broker Temple Hastings, che lo ha derubato di circa 300.000 dollari: il nipote Howard Torrent, debosciato e senza mai un dollaro che conduce una vita dispendiosa. 

Con una indagine meticolosa, e con alcuni spunti di genio, Bullock riuscirà a capire come siano stati uccisi e perchè le due vittime, e da chi, tenendo conto che almeno Torrent è stato ferito da qualcuno mediante un'arma improvvista, costituita da un lapis in cui non è stata inserita una mina di grafite, ma una punta di un fonografo annerita mediante il fuoco di un accendino, vicino alla sua postazione alla Borsa di New York, e poi ucciso in modo ingegnoso tramite il curaro.

Il romanzo stilisticamente è un procedural, un procedural antesignano se vogliamo, visto sotto le mentite spoglie dell'attività di un ispettore che è in sostanza un detective dilettante: non c'è la consueta attività poliziesca di base, come per es. nei procedurals di Hillary Waugh,  che sono dei veri procedurals, ma l’attivita’ investigativa solo dell'ispettore Bullock che si contraffaccia semmai al suo capo. Nel romanzo, l'Ispettore Bullock, che  si muove nella stessa New York in cui si muovono Philo Vance, Drury Lane, e Thatcher Colt, profondamente da lui detestati, se a prima vista se ne differenzia, in realtà gli si accomuna. E' semmai un tentativo per aumentare la visibilità e la curiosità generale sul proprio eroe. 

Sembrerebbe quindi che Bullock non sia un eroe vandiniano, ma altre cose ci fanno riflettere: innanzitutto il rapporto Ispettore Bullock (detective) / Mackay (Capo della Polizia) sembra reiterare quello Philo Vance (detective) / Markham (Procuratore Distrettuale); e poi, quando Bullock si reca a trovare la moglie di Torrent, apprezza due piccoli Corot appesi vicino al camino, così come destano in lui ammirazione i ricami delle sedie in stile Queen Anne (tardo barocco: 1702-1714): quindi certamente si tratta di un ispettore con tasso culturale medio-alto, diverso dalla massa. Inoltre l'arma improvvisata con cui l'assassino ferisce all'orecchio Philip Torrent, ci richiama alla memoria, altre del periodo vandiniano: il bocchino di De Puyster - il primo detective di Rufus King, che pare possa aver influito persino sul Philo Vance di Van Dine - che in The Weapon That Didn't Exist usa un dardo al curaro. A sua volta il lapis su cui al posto di una mina, è stata inserita la puntina di un fonografo - di metallo - annerita col nerofumo, a me fa ricordare il turacciolo su cui sono inseriti gli spilli intinti nella nicotina, de The Tragedy of X di Ellery Queen, tutte quelle armi fantasiose, che sono tipiche del periodo. Bisognerebbe leggere il primo di Sharp per farsi un'idea precisa della derivazione stilistica, se cioè sia uno scrittore a sè oppure che sia ascrivibile ad una corrente stilistica di narrativa del periodo. Mike non ne parla proprio nella sua enciclopedica storia della detection in rete, e del resto i due romanzi sono usciti nel 2013, ignorati o quasi.

Noto in più nel romanzo la tendenza, già notata in Boucher (dove assegnava al personaggio Gideon Fell una propria vita, raccontata da Carr e non inventata), a umanizzare i personaggi di Abbot, Ellery Queen e Van Dine, cioè a decontestualizzarli e invece parlarne come se siano stati veramente dei personaggi storici, non inventati nelle pagine di un libro. In  questo modo l'autore, decontestualizza a sua volta il proprio personaggio, e gli da una sua propria caratterizzazione.

Infine il titolo: quasi una traduzione fedele del titolo in inglese. Ma perchè in italiano l'articolo determinativo diventa indeterminativo ? e il sinonimo "Assassinio" viene sostituito con "Morte"? Sembra quasi che passando dal determinativo all'indeterminativo, si voglia sottolineare che se è stato ucciso un broker onesto, ce ne siano altri disonesti. Qui c'è Temple Hastings che sembra essere tale, e quindi si potrebbe pensare che sia lui, ma invece...

Pietro De Palma

mercoledì 13 marzo 2024

JOHN RHODE : Death Travels First (La morte Viaggia in Prima Classe), 1940 - in "BODIES FROM LIBRARY 6", Harper & Collins, Settembre 2023

 


Di John Rhode ho parlato in altra occasione, sull'altro mio blog, a riguardo di un romanzo con delitti impossibili. Ma John Rhode non scrisse solo romanzi o storie di quel genere, anche se è conosciuto soprattutto per quelle: scrisse anche e soprattutto storie con whodunnit. E non produsse solo romanzi e racconti , ma anche radiodrammi, anche se solo due.

Harry Medawar, scopritore di cose rare, ha da qualche anno dato il via alla pubblicazione di parecchie cose di illustri romanzieri della GAD, pubblicate nel passato ma da allora non più ristampate. Nel sesto e ultimo volume della fortunata serie Bodies From Library , Harry ha inserito uno dei due radiodrammi di John Rhode.

Lo scrittore, già dal 1935 aveva lavorato per la radio creando una serie in quattro parti per la BBC dal titolo "Thoughts of a Detective Story Writer", in cui aveva descritto il suo mestiere di scrittore e come aveva concepito uno dei suoi romanzi maggiormente noti al tempo, cioè The Motor Rally Mystery (1933), e quindi sette anni dopo non dovette faticare molto per scrivere due radiodrammi.

Death Travels First, andato in onda il 2 e il 3 luglio 1940, parla di un delitto avvenuto su un treno. Sotto lo pseudonimo di Miles Burton, nel 1936 aveva scritto un romanzo con Camera Chiusa, con un celeberrimo delitto avvenuto su un treno, al buio in una galleria,  Death in the Tunnel, ma nel radiodramma sembrerebbe scegliere la via più semplice, ricorrendo al classico delitto, con scoperta dell'assassino, demolendo il suo alibi. In realtà, il delitto è stato compiuto in un particolare modo che sembrerebbe postulare l'impossibilità che possa effettivamente essere avvenuto come le indagini accerteranno.

Nello scompartimento di un treno di prima classe, si ritrovano 5 persone, di cui alcune non sono sconosciute alle altre. Sono le signore Joan Frean e la sua amica e vicina di casa Vera Terry, il signor Harold Palmer, fratello di Joan Frean, il signor William Burton  (curioso come abbia lo stesso cognome dello pseudomino di Rhode), e il signor Reuben Westgate. 

La signora Terry, non avrebbe materialmente la possibilità di salire in prima perchè ha il biglietto di terza classe, ma è Joan che insiste perchè salga convincendola con la promessa di pagarle, qualora fosse passato il controllore, la differenza del biglietto.

Per una strana coincidenza, nello scompartimento c'è la sgradita persona di Reuben Westgate, socio di maggioranza di un famoso studio finanziario: Westgate è zio di Joan e Harold: ha licenziato il marito di Vera, Cecil, suo dipendente e agente per tradimento della fiducia, e Vera e Cecil se la passano economicamente non bene come prima. Burton è un suo conoscente, che gli ha fatto l'offerta di un progetto, che il suo socio Pawliss avrebbe accettato al prezzo proposto, ma lui no, accetterebbe solo al dimezzamento del costo proposto che equivarrebbe ad una perdita consistente per Burton. E anche Palmer, che ha incontrato per caso Westgate nel treno (ma stava l'avrebbe raggiunto al suo Studio), ha un assegno scoperto che se non adeguatamente coperto, lo porterebbe al disastro e al fallimento. Inutile dire che tutti e quattro i viaggiatori avrebbero un ottimo motivo (nel linguaggio dei delitti si direbbe movente) per eliminare Westgate: il nipote e la sorella per ereditare (così Harold coprirebbe l'assegno), Burton si vedrebbe approvato il suo progetto dal socio rimasto da solo a reggere la ditta, e Cecil e la moglie Vera, risolverebbero la loro empasse economica, visto che lo sfortunato Cecil verrebbe riassunto da Pawliss che non ha creduto per nulla alla malafede del giovane.

Quale migliore occasione allora di crearsi un alibi ed eliminare l'odioso Westgate?

Questa idea dev'essere sicuramente venuta ad uno dei quattro, perchè arrivato il treno alla stazione di Matborough, viene scoperto il cadavere di Westgate, colpito al cuore da un proiettile di pistola, di cui nessuno ha sentito lo sparo. Vero però che, data la nebbia che il treno fende nella sua corsa, in prossimità delle varie stazioni presso cui il treno si approssima, vengono azionati dal treno dei detonatori posti sui binari, che avvertono i viaggiatori che si è prossimi ad un adeterminata stazione. E alla stazione di Matborough diversamente che alla stazione precedente di Poppleford, se ne sono sentiti due, ma il personale di stazione ha affermato ripetutamente che solo uno era collocato. Quindi si desume facilmente che l'altro ero uno sparo, e che Westgate dev'essere stato ucciso vicino a Matborough.

Siccome i quattro viaggiatori a turno sono scesi prima di arrivare a Matborough, prima Vera Terry, poi Joan Fran, poi Harold Palmer, e infine William Burton almeno così affermano (la prima e la seconda sono andate vie assieme perchè abitano vicino, il terzo è sceso a Poppleford perchè lì ha il suo club e fa quella tratta ogni giorno, il quarto afferma di essere sceso prima di Matborough), l'ispettore Wanogh dovrà investigare sulla base delel loro deposizioni, e scartate quelle più probabilmente attendibili, concentrarsi su quelle invece problematiche, fino ad individuare il colpevole, chi in sostanza ha ucciso Westgate sparandogli dallo scompartimento successivo a quello nel quale era seduto. 

Ma come ha fatto da uno scompartimento chiuso, successivo a quello incriminato, quindi come se fosse al buio, l'omicida ad uccidere Westgate? Perchè può esser stato per forza solo uno dei quattro viaggiatori? Perchè nessun altro, sparando da uno scompartimento chiuso successivo a questo, avrebbe potuto immaginare dove Westgate fosse seduto, e quindi sparargli con una buona probabilità di centrarlo (centrato al cuore è stata evidentemente una fortunata casualità), se non avesse saputo con assoluta certezza, dove la vittima fosse seduta.

Waghorn, dopo aver verificato le deposizioni dei quattro e le testimonianze di terzi circa le stesse, individuerà lo scaltro omicida, che si suiciderà davanti allo stesso Waghorn, sparandosi.

Il radiodramma, ingegnosamente riassume nella sua brevità , una situazione al limite, che sembrerebbe essere impossibile (se l'assassino non sapesse dove fosse seduto Westgate), prima di rivelarsi per quello che in realtà è: un classico delitto basato su un whodunnit, che può essere spiegato solo demolendo l' alibi costruito dall'assassino. E l'alibi viene demolito - se ben si vede - da una affermazione fatta da uno dei quattro viaggiatori, smentita dal personale di stazione di Matborough. Però, leggendo bene il radiodramma, il vero particolare sulla base del quale l'Ispettore Waghorn individua l'omicida è un altro, e Rhode non lo dice (lasciandolo probabilmente alla sottigliezza di ragionamento del lettore): lo sparo, non si è sentito ben distinto, ma è avvenuto si può dire assieme a quello provocato dal detonatore posto sui binari. Quindi... quindi l'omicida doveva sapere benissimo dove, in una giornata di nebbia, il detonatore venisse posto. Perchè? Se si riesce a rispondere a questo quesito, il colpevole per forza è ...

Questo radiodramma e l'altro, furono concepiti come una serie di lavori commissionati dalla BBC a membri del Detection Club cui Rhode apparteneva. Altri due lavori -aggiunge Medawar nella postfazione - sono stati presentati da lui nella sua serie. In Bodies from Library 1 c'è Calling James Brathwaite di Nicholas Blake, mentre in Bodies From Library 4 è stato pubblicato The Only Husband, di H.C.Bailey.

Medawar molto ironicamente conclude citando la coincidenza che pare che la morte di John Rhode fosse stata denunciata dal dott. Harold Shipman, e quindi afferma potrebbe esser stato Rhode una delle vittime del più grande serial killer inglese, cioè il Dottor Shipman, che uccideva i suoi pazienti. Dimentica però il buon Medawar che se davvero fosse accaduto questo, Shipman si sarebbe dovuto laureare a meno di diciotto anni per redigere l'atto di morte di Rhode, essendo nato nel 1946. E inoltre il killer lavorava nel suo ambulatorio a Leeds, mentre John Charles Street alias John Rhodfe morì a Eastbourne, cioè a quasi 400 km di distanza. 

In altre parole.. prima di scrivere una cosa, è meglio vagliarne le fonti.

Pietro De Palma 

 

 

 

 




mercoledì 11 ottobre 2023

Rex Stout : Scacco al re per Nero Wolfe (Gambit, 1962) – trad. Laura Grimaldi – I Classici del Giallo Mondadori N° 999 del 2004


                                           

In Italia il romanzo è noto sotto il titolo di Scacco a Nero Wolfe, ma in realtà quello originale è Gambit, che non significa “stratagemma” ma “Gambetto”. Il  “Gambetto” è uno dei metodi che lo scacchista puo utiizzare per indirizzare una partita: in sostanza, è un’apertura con la quale, sacrificando uno o più pedoni, si consegue un certo risultato, guadagnando tempo oppure dei pezzi più pregiati.

Perchè Gambit?

Innanzitutto diciamo che il titolo americano inquadra perfettamente il romanzo, mentre quello italiano è più vago, meno allusivo e meno diretto.

Nero Wolfe viene assunto dalla figlia di Matthew Blount, Sally, in quanto il padre, che è stato arrestato per la morte di Paul Jerin, rischia la pena capitale, poichè gli indizi in mano alla polizia sembrano schiaccianti. In realtà è Archie Goodwin a perorare la causa della ragazza e ad accettare l’incarico per il suo principale prima ancora che questi lo sappia.

La ragazza è disperata ed offre 22.000 dollari, il frutto della vendita di alcuni suoi gioielli, a Wolfe perchè riesca a dimostrare l’innocenza del padre. In realtà la faccenda sembra disperata: Blount che è lo scacchista più in vista di un club esclusivo, aveva organizzato 12 partite in simultanea con Paul Jerin, un maestro di scacchi molto noto, mettendo in palio dei premi. Jerin, invece però di sostare nella stessa sala, sarebbe stato a disposizione in una saletta privata, senza una scacchiera, ma formulando mosse e contromosse solo con la forza della mente, sorseggiando tazze di cioccolata calda, di cui è ghiotto. A consentire ciò sarebbero stati 4 messaggeri che si sarebbero avvicendati tra la saletta e la sala delle partite: Dan Kalmus, legale di Blount, e a dirla con le parole della figlia, segretamente innamorato della di lei madre, Anne; Charles Yerkes, vicepresidente della banca presso cui opera anche Blount; Morton Farrow, nipote di Anne Blount, moglie di Matthew; e infine Ernst Hausman, grande agente di borsa, amico intimo di Matt e padrino della figlia.

                                                                       

Disgraziatamente qualcuno attenta alla vita di Jerin versandogli nella cioccolata calda tanto arsenico da provocarne la morte. Siccome il solo ad aver portato la tazza era stato Matt, che aveva pure lavato quella che secondo l’accusa avrebbe contenuto la dose mortale, riempiendola poi di altra cioccolata, e secondo alcuni avrebbe avuto come movente la vendetta per certe avances fatte da Jerin nei confronti di Sally, lui stesso era stato accusato di omicidio di primo grado, e arrestato.

Wolfe, essendo le accuse schiaccianti, decide di partire dal presupposto che Matt sia innocente e che quindi qualcun altro debba aver ucciso Jerin per qualche oscura ragione. In altre parole che uno dei quattro messaggeri sia l’assassino.

Tuttavia sa benissimo che la via sarà impervia. Inoltre deve anche combattere contro Kalmus, che non vuole avere Wolfe tra i piedi, nonostante – essendo non un avvocato penale, ma civilista – non sia il miglior legale per un uomo condannabile a morte.

La vicenda diventa meno scontata quando è lo stesso Ispettore Cramer a fornire la prova di un diverso modo di intendere la faccenda: tutti e quattro i messaggeri non avevano mai conosciuto Jerin e quindi non avrebbero avuto alcun motivo per desiderarne la morte. Partendo dal presupposto che Matt, essendo innocente, non l’avesse ucciso neanche lui, Wolfe formula un’altra ipotesi, ancora più cervellotica: che cioè qualcuno abbia sacrificato Jerin conseguendo al tempo stesso un altro risultato: far incriminare Blount e farlo uccidere con sentenza capitale. Cioè, in termini scacchistici, che abbia utilizzato il Gambetto: ha sacrificato un pedone (Jerin) puntando all’eliminazione di un pezzo più grosso (Blount).

Wolfe arriva a questa sensazionale intuizione, analizzando anche le mosse dei vari giocatori, e scoprendo come alcune erano finalizzate a confondere le acque, senza un apparente fine di gioco mentre altre erano più logiche. La confusione mentale e il blando sedativo versato nella cioccolata, avrebbero dovuto offuscare la capacità analitica di Jerin, consentendo ad alcuni giocatori di vincere più facilmente. E quindi al club di guadagnare in notorietà.

Wolfe inizialmente pensa che l’avversione di Kalmus a lui stesso, sia strumentale: ossia, se fosse lui l’assassino, starebbe facendo tutto questo perchè Nero Wolfe non se ne occupasse e così condannerebbe a morte il suo assistito, e potrebbe poi sposarne la moglie.

Kamus rigetta le accuse, anzi dimostra di aver per primo pensato alla soluzione di Wolfe, non trovando però chi avrebbe potuto commetter il delitto.

Wolfe decide allora di sentire gli altri: oltre Ernst Hausman – che si era presentato spontaneamente, suggerendo a Wolfe una soluzione molto arrangiata e sbrigativa, facendo sì che fosse il cuoco a sopportare il massimo fastidio, avendo preparato lui la cioccolata in tazza – Wolfe convoca gli altri tre, li interroga, e conclude poi che nessuno dei tre, sembrava che non c’entrasse nulla.

Eppure uno deve esser stato, se il dottor Avery, anche lui scacchista, ha soccorso Jerin e gli ha dato l’antidoto senza però fargli la lavanda gastrica, non essendoci gli strumenti adatti allo scopo,  anche se poi Jerin è morto lo stesso.

Persuasosi che ad uccidere Jerin sia stato Kamus, ordina ai suoi uomini di setacciar la casa di Kamus, che vive da solo essendo vedovo e coi figli oramai grandi e sposati, e trovarvi l’arsenico mortale. Ma qual’è la sorpresa di Archie e Sally, accompagnati all’appartamento dal portiere dello stabile, quando ritrovano Kamus morto stecchito e strangolato!

Tutto da rifare? NO. Perchè partendo dal presupposto che  nessuno avesse potuto avvelenare il bricco, e venendo a sapere che Matt qualcosa l’aveva messa nella tazza, anche se non arsenico, cioè un sedativo in grado di obnubilare le facoltà mentali di Jerin e permettergli quindi di avere la meglio scacchisticamente nei suoi confronti (ed è cosa che sapevano almeno altre due persone), capisce (è preceduto da Archie però) chi possa essere il duplice assassino e gli tende una trappola. Wolfe, in una riunione improvvisata a casa sua, finge di essere sconfitto (e restiuisce all’uopo i 22.000 dollari) e nella stessa sede, davanti a tutti gli attori del dramma (i 4 messaggeri, Avery, Sally e la moglie di Matt, Anne) dichiara di avere anche licenziato Archie per negligenza sul lavoro. Il fine della messinscena è che Archie, svincolato dal lavoro di investigatore presso Wolfe, si finga ricattatore, e faccia una telefonata ad uno degli attori del dramma, convocandolo presso un noto ristorante della città, promettendogli di non rivelare certe cose, dietro compenso di 100.000 dollari. Messo alle strette ed ingannato abilmente, all’assassino non apparirà altro da fare se non uccidersi, visto che Wolfe ha fatto in modo pure che i discorsi tra Archie e l’assassino nel ristorante fossero registrati grazie a dei microfoni abilmente dissimulati in vari punti del ristorante.

Romanzo del 1962, Gambit è per certi versi una delle migliori opere di Wolfe e può essere messo alla pari con romanzi famosi scritti prima del secondo conflitto mondiale. E’ un mystery! E che mystery! Mischia abile e cervellotica analisi psicologica ad un’analisi dettagliata degli indizi. Per certi versi è una delle opere di Rex Stout che più si avvicina ai modelli queeniani: l’aver concepito un movente così sottile, è di per se stessto un’opera d’arte.

Io credo che Wolfe pensi al Gambetto e quindi alla possibilità che qualcuno abbia ucciso Paul Jerin per conseguire un fine indiretto, cioè  l’eliminazione di Blount attraverso la morte del primo,innanzitutto pensando al Club in cui è avvenuto il delitto: se infatti il Club è dedicato al Gambetto è lecito supporre che gli iscritti lo conoscano e lo pratichino. E che quindi anche lo stesso assassino, poichè il cuoco ed il maggiordomo sono stati fin dal principio esclusi dal novero dei sospettati, sappia cosa sia. E che siccome l’assassino, senza pensare alle sue parole, in una sorta di autodifesa delle proprie capacità scacchistiche,  rivela in due distinte occasioni, a lui prima, e ad Archie dopo, di aver giocato il contro gambitto di Albin, che Houghtelin aveva usato nella partita con Dodge nel 1905, vincendo alla sedicesima mossa, come sua risposta alla mossa di Jerin che Yerkes gli aveva comunicato ( pagg. 106 e 164), quando ancora Wolfe non sospetta che lui sia l’assassino, fà sì a mente lucida, dopo aver eliminato tutte le altre possibilità, i sospetti si indirizzino nei suoi confronti. Del resto, la stessa risposta dell’assassino sull’ipotesi che lui praticasse il contro Gambetto nei confronti di Jerin, potrebbe anche significare a livello inconscio, una ammissione di responsabilità: come a dire, “scemo che non sei altro, io sono l’assassino e tu non te ne sei neanche accorto!“.

 

 

 

Il “contro gambetto Albin”, è una difesa inusuale contro un tentativo di “Gambetto di donna”: se il pedone bianco davanti  al re muove in d4 quello nero del re risponde in d5, causando un avanzamento del pedone bianco davanti all’alfiere in c4 e come risposta quello del pedone nero davanti alla regina in e5. In questo modo il pedone nero si trova ad avere maggiore forza d’urto e campo d’azione davanti alla difesa dei bianchi.
Da varie fonti si viene a sapere che questa difesa scacchistica venne utilizzata per la prima volta in un torneo italiano nel 1881, ma divenne famosa quando un campione della scuola scacchistica viennese, Albin, la usò per la prima volta in America, durante il Torneo di New York, nel 1893, contro Lasker. Fu poi usata da Lasker contro Hodge nel 1905, da Alekhine, e da altri. Recentemente da Nakamura in America.

Nel testo si fa riferimento ad una partita che sembra non si sia mai svolta: non esisterebbe infatti da mie ricerche un Houghtelin contro Dodge, ma un Lasker contro Hodge nel 1905.

Inoltre si fanno altri riferimenti scacchistici.

Nel capitolo 3, quando Archie si reca al club scacchistico nella Sesta Avenue, all’interno vede una scacchiera con i pezzi in avorio e lapislazzuli che pare fosse stata usata nientemeno che da Luigi XIV, e su cui era stata svolta una celeberrima partita rimasta agli annali, nel 1858 a Parigi ,”The Opera Game”, tra il maestro di scacchi americano Paul Morphy da una parte e altri due celebri giocatori dall’altra in coppia: il Duca Karl II di Brunswick e l’aristocratico francese, il Conte Isouard (pag. 42).

 

 

Sempre nel terzo capitolo, Archie assiste casualmente ad una partita nel Gambit Club e confessando di non capirci un’acca, dice “conceded that I would never be a Botvinnikk” (espressione che manca del tutto nella traduzione approntata al tempo da Laura Grimaldi): Mikhail Botvinnik fu un grandissimo campione di scacchi sovietico, Gran Maestro e Campione mondiale di scacchi per ben tre volte. Poi nel cap. 7 a pag. 92, Morton Farrow, nipote di Anne Blount, uno dei quattro messaggeri, in merito alle sue qualità scacchistiche, ammette davanti a Wolfe che in sostanza non è che gliene freghi molto degli scacchi e che se li pratica (conosce tutte le aperture ma poi non sa come procedere) è perchè il suo zio acquisito dice che sviluppino le capacità cerebrali. Lui obietta che se ciò fosse vero anche Bobby Fischer dovrebbe essere intelligente,cosa che lui non crede (“I’m all right the first three or four moves, any opening from the Ruy Lopez to the Caro-Kann, but I soon get lost. My uncle got me started at it because he thinks it develops the brain. I’m not so sure. Look at Bobby Fischer, the American Campion. Has he got a brain?“).

Il romanzo è molto interessante anche per altre cose, perchè condivide particolari del plot con 3 racconti scritti da Stout precedentemente.

Innanzitutto, la collocazione del ristorante “Piotti”: in Poison à la carte, racconto del 1960 (tradotto in Italia col titolo “Colpo di genio“) il ristorante è collocato nella 14^ Strada ad Ovest della Seconda Avenue, mentre nel romanzo è posto nella 13^ Strada ad Est della Seconda Avenue (pare che Stout non fosse molto preciso su determinati particolari nei suoi romanzi). E poi… la registrazione tramite magnetofono e microfoni, che avviene dentro il ristorante, condivisa proprio col racconto Poison à la carte; l’assassinio che avviene con la somministrazione del veleno tramite un alimento, che era già stato collocato nel racconto “Cordially invited to Meet Death” del 1942, tradotto in Italia come  “Cordialmente invitati ad incontrare la morte” (contenuto nel volume Orchidee nere); ed infine, il modo di eliminare un avversario attraverso la morte di un innocente, che era già stato usato nel racconto “Method tree for murder” del 1960, tradotto in Italia col titolo “Assassinio indiretto”.

                                                              

Pietro De Palma