domenica 29 maggio 2022

John Dickson Carr . L'uomo che era morto (The Man Who Was Dead, 1935) - già in "Dime Mystery Magazine, 1935", poi raccolto in The Door To Doom (La Porta sull'Abisso - Trad. M.A. Francavilla, Mondadori 1986)

 

Riprendiamo quando detto nello scorso articolo, e lo completiamo finalmente in una forma definitiva. Mi si chiederà il perchè di questa inconsueta forma di recensione..a puntate: la ragione è semplice: la trama del racconto presentato ebbe una travagliata apparizione, per vari motivi, che considereremo ora.

In altro tempo, scrissi la recensione su un fulminante racconto di Carr , L'Orrore dei Marvell (New Murders for Old, 1939). Ieri, ho parlato dell'origine del racconto, contenuto nella rivista The Halverfordian, cioè The Legend of the Cane in the Dark (La leggenda del bastone nel buio), 1927.

Oggi parlerò della migliore tra le tre versioni: L'uomo che era morto (The Man Who Was Dead, 1935).

Perchè innanzitutto tre date?

Come ho scritto in altro saggio su i 4 Racconti di Bencolin, nella rivista The Halverfordian, vennero pubblicati i primi racconti scritti da Carr, che molto spesso successivamente furono ripresi per essere ampliati in racconti più strutturalmente complessi, oppure in romanzi.

The Legend of the Cane in the Dark, rappresenta l'origine della saga della storia, il racconto soprannaturale, nudo e crudo: come ho detto ieri, l'ombra che rincorre Wood Stoneman, è molto vicina per concezione all'ombra del racconto di Le Fanu, anche se nel racconto di Carr l'ombra, la creatura "infernale" di infernale ha solo l'aspetto mentre per indole è molto più vicina al Convitato di Pietra del Don Giovanni, che rappresenta il Bene che cerca di sconfiggere il Male, che al racconto di Le Fanu, dove ha un'aurea più minacciosa. E nel primissimo racconto non vi è alcuna impossibilità: infatti Wood entra nella camera del fratello Stephen, che cerca in un primo momento di puntargli la pistola contro, per poi recedere, atterrito da quello che lui vede alle spalle del fratello. Ma Stephen qui non muore, tant'è vero che viene lasciato in sospeso cosa mai Wood farà di lui.

Nel 1935, il racconto venne ripreso da Carr in occasione della possibilità di vendere più proficuamente l'idea base in un nuovo racconto soprannaturale, allestito per una famosa rivista americana, Dime Mystery Magazine (che pubblicò racconti del terrore dal 1932 al 1950. Il suo fondatore ed editore,  Harry Steeger, fu profondamente influenzato dal Teatro Grand Guignol di Parigi, che proponeva spettacoli basati su storie del terrore). Negli anni trenta svariati erano i pulp magazines americani, che pubblicavano racconti di trama molto forte, che si rifacevano a vari generi, dalla Sci-Fi, al Fantasy, dal Western alla Crime Fiction: erano riviste dalle copertine sensazionalistiche, con colori molto sgargianti.

 

 


 

Carr, che nel 1935 era già "un nome" tra i nuovi scrittori, pensò bene di ricavare qualcosa da quella storia che aveva pubblicato otto anni prima, e che si prestava assai bene ad essere drammatizzata: un uomo viene a sapere che è morto, è inseguito da una creatura dell'ombra soprannaturale, che pensa sia per lui una reale minaccia e che invece nell'epilogo viene a scoprirsi che lo era per altri, che è ritornato dall'oltretomba solo per evitare che un vero cattivo lo potesse uccidere.

Così nacque The Man Who Was Dead (L'uomo che era morto), poi successivamente riunito assieme ad altri racconti, radiodrammi e saggi di Carr in The Door To Doom (La porta sull'Abisso). Poi nel 1939, in occasione nell'edizione natalizia di The Illustrated London News, Carr per ricavarci qualcosa dallo stesso racconto, pensò bene di cambiare qualcosa della trama, consegnando così un nuovo racconto: New Murders for Old

Qui, per completare la storia di questo racconto parleremo della seconda versione, che a detta di molti (e anche per me), è la migliore delle tre: chi la volesse leggere, deve procurarsi il volume della Mondadori, La Porta sull'Abisso, del 1986.

Nicholas Lessing è uno scrittore che improvvisamente è diventato ricchissimo, avendo ereditato la fortuna di uno zio che non ha mai conosciuto: precedentemente aveva combattuto nella prima Guerra Mondiale dove aveva riportato un serio danno ai polmoni per aver respirato gas asfissiante. Così il medico personale gli aveva seriamente consigliato un viaggio con nave in Africa, dove sarebbe dovuto rimanere del tempo, per respirare aria pura prima navigando e poi nel continente africano, così poter guarire .

Quando ritorna, desideroso di riabbracciare la fidanzata Judith, scende dal piroscafo, prende il treno per la stazione di Waterloo, e legge sulla copia del giornale che ha comprato, che lui, Nicholas Lessing, è morto il 15 marzo, il giorno prima, per una pleurite cronica, che sarebbe guarita se invece di rimanere a Londra, fosse partito per il viaggio che il suo medico gli aveva consigliato, per respirare aria pura dopo un viaggio in mare. Com'è possibile? Lui è vivo e vegeto! Si affretta quindi a ritornare a casa, ma perde il tassì e quindi è costretto a ricorrere alla metropolitana, quella che lo zio da cui aveva ereditato, aveva definito "la strada a metà dell'inferno". E così già quando fa il biglietto, in seguito all'errore del bigliettaio che ne ha fatti due, comincia a sospettare che alle sue spalle ci sia qualcuno o qualcosa di minaccioso. Cosa che si acuisce, mentre cammina per i tunnel alla ricerca del treno, e che raggiunge il climax quando già dentro la vettura, sente qualcosa o qualcuno che come graffiando con le nocchie cerca di aprire la porta della vettura, ma invano. Quando il treno della metropolitana arriva a Charing Cross, Lessing cambia treno e finalmenge è sicuro si essere solo. Eppure quando il treno entra in un tunnel, sente un rumore comse se qualcosa fosse entrato da un finestrino, ed uno strano odore. Poi nel suo compartimento entra un tale terrorizzato che parla di una presenza altissima, di qualcuno cieco che ispirava terrore, e lo prega di andare via con lui.

Lessing torna a casa, che poi sarebbe la casa dello zio morto un anno prima, Douglas Lessing, per abbracciare la fidanzata, che aveva letto nell'articolo, aveva assistito alla sua morte, assieme al fratello Stephen Lessing, e alla zia Ann Handerson. Torna pensando a chi lo sta pedinando e perchè. Quando entra in casa sua, sente un odore di aria chiusa, di tappeti e di tende e nauseabondo un odore intenso di fiori. Poi entra nella sua camera al buio, e va quasi a sbattere contro quella che pensa sia uan tavola e che poi capisce che è una bara, che contiene il cadavere suo, di un Nicholas Lessing, uguale a lui. Fugge via e va dalla zia che lo vede come un essere dell'inferno e si asserraglia in camera sua. L'unica che gli crede è la sua Judith. Ma intanto l'essere che lo insegue è riuscito a salire le scale: si sente il bastone che impugna, che sfiora i gradini. Nicholas va dal fratello e lo trova fuori dalla porta della sua stanza, che lo guarda con una espressione folle di paura, non tanto per lui, quanto per l'essere alle spalle di Nicholas, un essere venuto dall'Oltretomba per lui, che si lancia su di lui. I due si affrontano nella stanza che viene chiusa dal di dentro e poi uno sparo. Quando Nicholas Lessing sfonda la porta, Stephen è moribondo per la pallottola che si sparata in pieno petto e ha perforato il polmone. Gli confesserà che... 

Delle tre versioni dello stesso racconto, questa è la più lunga e la più terrificante: è normale che Carr la emendasse dei passi più terrorizzanti, per una riedizione con altro titolo , per una edizione natalizia.

Notiamo innanzitutto che nei tre racconti, rispettivamente in quello del 1927, in questo del 1935 e in quello del 1939, il nominativo del protagonista è sempre diverso: nel primo è Wood Stoneman, nel secondo Nicholas Lessing, nel terzo Jim Marvell, mentre cosa curiosa il nome del cattivo, cioè del fratello , è sempre lo stesso: Stephen. Anche lo zio cambia: nel primo è Tom Stoneman, nel secondo è Douglas Lessing, nel terzo è il Marvell capostipite. Gli altri personaggi possono esserci oppure no.

L'impressione che ho avuto io, che cioè il personaggio infernale (ma neanche tanto) più che essere vicino al Doppelganger di Joseph le Fanu, sia più vicino al Convitato di Pietra, quello che esce dall'Oltretomba giusto per trascinarvi Don Giovanni, l'essere amorale pr  eccellenza, potrebbe essere avvalorata dal fatto che Stoneman, significa, interpetato come una scaiarada Stone Man, cioè Uomo di Pietra. Poi, perdendo il significato originario del nome, ma rimanendo nel personaggio, questo Convitato di Pietra, continua sia nel racconto del 1935 che in quello del 1939, ad avere una parte centrale: è lui che deve impedire che altri delitti, Stephen, cioè il fratello cattivo, possa commettere.

Il racconto  The Man Who Was Dead, che è un autentico capolavoro del soprannaturale, è strutturato in un modo molto articolato, in modo che l' origine soprannaturale dell'essere, che è poi lo zio morto, venga rimarcata in maniera ossessiva, per gradi: prima , Lessing pensa che qualcosa dev'essere successo al bigliettaio, se ha emesso due biglietti, come se lui e "un altro" stessero assieme; e che questo qualcuno deve aver impressionato ilo bigliettaio se lo ha guardato in un certo modo, anche se Nicholas non è del tutto sicuro di ciò. Questo stato di dubbio, lascia spazio ad una sensazione di apprensione, quando si avventura nei tunnel della metropolitana, che era stata definita tempo prima dallo zio morto, Douglas Lessing, "la strada a metà dell'inferno". è come se l'incontro con la creatura soprannaturale, si fosse realizzato proprio quando lui accede e poi si avventura nella metropolitana, una via infernale; e quello stesso rumore che lo terrorizza tanto, cioè di nocche e di unghie che raschiano le portiere del treno come per cercarle di aprire, cessa solo quando il treno parte per la sua destinazione finale, ed esce dal sottoterra. E quando Nicholas sente un rumore strano e percepisce uno strano odore? Quando il treno entra in un altro tunnel, in un altro corridoio infernale. L'odore, che possiamo associare ad una sensazione di nauseabondo, ci rimanda alla morte: ed è un ulteriore step, per testimoniare di che natura sia l'essere che lo pedina. Quell'odore nauseabondo Lessing lo avvertirà quando ritornerà nella sua casa, che era stata poi quella dello zio magnate . Lo stesso odore che nel terzo racconto, ci legherà alla sensazione olfattiva di pelliccia ammuffita, quella del pastrano dello zio morto. Quando entra in casa, trova un suo doppio in una bara: è questa l'estrinsecazione di quanto aveva letto nel treno. Ma in quella figura così vicina a lui, trova gli elementi per dissentire da quella verità falsa sbandierata: il commilitone che aveva conosciuto in guerra che gli assomigliava come una goccoa d'acqua. 

Anche in questo secondo racconto, un elemento importante che rende la storia ossessionante, è il rumore di qualcosa strascinato per terra: un bastone, che avevamo visto nel primo racconto essere centrale. Qui, il vestiario è dato da un informe pastrano e da un cappello sgangherato, quasi fosse uno spaventapasseri. Il pastrano che era il cappotto nero del primo racconto e il cappotto di pelliccia ammuffita dell'ultimo.

Perchè il bigliettaio parla di un essere cieco, e poi il passeggero terrorizzato nel treno rincara la dose, parlandone come una figura altissima e cieca? Non perchè non veda, ma perchè porti degli occhiali che lasciano intravvedere come dietro vi siano solo due orbite vuole: non era la morte rappresentata da un essere con il volto di teschio e che indossava o una saio con cappuccio o qualcosa di sgangherato? Qui nelle orbite, quando l'essere si rivela al fratello, folle di paura, vi sono ragnatele, e da esse cadono ragni giallo neri. La morte, rivela quale sia il compito per cui è lì: essa vuole Stephen, lo vuole portare con sè. I demoni non sono da sempre connaturati ai dannati? Stephen è un dannato. Lo è da vivo, e lo sarà da morto. E che sia dannato, lo teme. Perchè? Perchè quando Lessing entra nella stanza e schiaccia un grosso ragno nero che testimonia che la morte è passata da lì, il fratello terrorizzato lo implora di rivelargli che quell'essere non sia il demome che lui pensa, ma solo un attore pagato perchè lui cadesse in errore e si tradisse. Perchè lui teme di incontrarlo di nuovo, all'inferno.

Ancora una volta, il rumore del bastone, riporta l'essere soprananturale al centro del problema: non è andato via, sta andandosene, ma non se ne andrà del tutto finchè Stephen sarà ancora in vita. Va via all'alba, perchè allora Stephen spira. Non a caso all'alba, quando spunta la luce. La morte ritorna nelle tenebre: viene vista una figura altissima, che porta sotto braccio un pastrano vecchio e un cappello sgangherato, avviarsi verso dove? La metropolitana, una strada che secondo il vecchio Douglas Lessing era a metà dell'inferno.

Nel momento in cui Stephen spira, e cioè il male viene sconfitto, e la morte ritorna nell'Oltretomba, il bene trionfa: in quel momento Nicholas riabbraccia sia Judith che aveva creduto in lui, sia chi come sua zia, non l'aveva riconosciuto. E scompare il contrasto che è tipico di una storia soprannaturale carriana: la vita di ogni giorno, contrapposta ad una realtà irreale, il Naturale contrapposto al Soprannaturale. Cioè si ritorna ad una situazione precedente a quella in cui il soprannaturale aveva fatto capolino.

Ma che sia una storia soprannaturale, fantastica, lo testimonia anche il contrasto che si legge all'inizio della storia, quando Nicholas Lessing ricorda nei locali ovattati del suo club, il Naughts-and-Crosses Club, come tutto incominciò: egli introduce un ragionevole dubbio che tutto sia accaduto, quando accenna al fatto che tutto si manifestò mentre egli era stanco per il viaggio, pioveva ed era notte, tutti elementi  che contrastano con la luce del giorno, quando ci è riposati e si vedono le cose nella giusta luce. Ma è proprio il contrasto tra la vita ovattata e sicura del Club  e l'avvenire di cose che contrastano con essa, a produrre lo stridente contrasto che introduce alle storie soprannaturali di Carr. Doglas G. Greene , che introduce i racconti, giustamente afferma come gli stessi luoghi siano quelli in cui Carter Dickson porrà l'inizio de The Plague Court Murders.

Pietro De Palma


sabato 28 maggio 2022

John Dickson Carr : The Legend of the Cane in the Dark (The Haverfordian, March 1927)



Oggi è la volta di un racconto perduto di Carr, un altro: The Legend of the Cane in the Dark, pubblicato su The Haverfordian - la mitica rivista dell' Haverfordian College, in Pennsylvania, che Carr frequentò sino al 1928, anno in cui intraprese il viaggio in Europa - su cui apparvero i suoi primi racconti. 

Nei voll. 46-47 (giugno 1926 – maggio 1928), c’è un racconto che merita di essere citato fors’anche perché, come molti racconti apparsi lì, rappresenta la prima edizione di un racconto pubblicato molti anni dopo, da me già recensito:  L'Orrore dei Marvell (New Murders for Old, 1939).

La storia è quella del racconto più tardo, semplificata al massimo: infatti non c’è neanche la situazione impossibile che c’è lì. Ma il fascino della storia soprannaturale c’è tutto, anzi, secondo me, senza l’impossibilità che è una situazione del Carr più maturo, questo racconto è ancora più attraente, sotto la prospettiva soprannaturale. Tuttavia, la storia non finisce qui, perchè nel prossimo articolo, rivedrò la storia secondo una prospettiva cronologica, parlando di un altro racconto ancora.

Lì il protagonista era Jim Marvell, qui è Mr Wood Stoneman. Lì era l’erede di una catena di Hotels andati in rovina che lui aveva rimesso in sesto e trasformati in una barca di soldi, qui è uno scrittore e giornalista, che fa un viaggio in Canada organizzato dal fratello Stephen, dove solo per un caso la sua guida non lo ha ammazzato scambiandolo per un alce. Quando torna in patria, legge in uno scompartimento del treno che ha preso, su un giornale abbandonato la notizia che lui. Mr Stoneman Wood è morto. Per un attacco di cuore.

Sceso dal treno si avvia verso casa, ma man mano che cammina sente dietro si sé il rumore di un bastone: si volta e vede una figura alta avvolta in un cappotto nero. E dove cammina c’è sempre questa inquietante presenza alle sue spalle con un bastone da passeggio, finchè egli non ne può più e corre verso casa, rincorso dalla figura. Arriva nella sua camera si chiude, ma sente un odore dolciastro disgustoso, e al buio tocca una serie di fiori. Quando riaccende la luce, la figura è lì davanti alla porta che gli chiede per quale motivo nel suo letto ci sia una persona morta. Wood, scosta il lenzuolo e vede un tale morto già da qualche tempo che sembra proprio lui.

Non capendo più nulla, si lancia fuori dalla stanza alla ricerca del fratello Stephen, e se qualcuno dei suoi familiari si affaccia fuori dalla porta della sua stanza, subito la richiude terrorizzato perché vede in lui un fantasma. Quando poi finalmente trova il fratello Stephen, questo imbraccia la pistola puntandogliela addosso, e farebbe anche fuoco, se qualcosa alle spalle di Wood non lo terrorizza a tal punto da convincerlo a confessare che ha tentato di far uccidere il fratello per impossessarsi della fortuna che hanno ereditato dallo zio Tom, morto tempo prima, che aveva sempre con sé un cappotto nero ed un bastone.

Dopo che il fratello ha confessato – non solo il tentativo di uccidere il fratello ma anche di aver ucciso il sosia simulando un attacco di cuore, cosa certificata da un medico procurato dallo stesso Stephen (se di medico trattasi e non solo di un impostore), in mancanza del medico di famiglia, la presenza – come il Convitato di Pietra del Don Giovanni – abbandona la scena, fiero di aver portato a termine la sua missione: proteggere il nipote dal fratello avido che cercava di ucciderlo e aver fatto in modo che quello confessasse la sua colpa: infatti si sentono i suoi passi che scendono le scale poi e poi l’ombra, abbandona la casa.

In questo racconto ancor più che dal più famoso, si sente più opprimente e più manifesta la presenza dell’ombra di Le Fanu, e di come lo stesso Stoneman Wood , ad un certo punto, si convinca di essere affettivamente morto, quando gli occupanti della casa , vedendolo, scappano terrorizzati, come avessero visto un fantasma.

Mentre nel primo racconto, il legame con lo zio morto è il vecchio pastrano impellicciato, qui è un cappotto nero – nero come la notte in cui Stoneman si avventura alla ricerca della sua casa –. e soprattutto il vecchio bastone dello zio morto.

Non si capisce che fine faccia Stephen, che ha confessato il delitto del sosia e il tentativo di omicidio del fratello, in questo caso, mentre nell’altro, muore anche lui ammazzato, quasi una vendetta postuma.

 

Pietro De Palma

mercoledì 25 maggio 2022

Peter Lovesey : L'ultimo detective (The Last Detective, 1991) - trad. Mariapaola Dettore - Il Giallo Mondadori, N.2334 del 24 ottobre 1993

 


 

Di Peter Lovesey, abbiamo già parlato altre volte, e quindi non parlerò della sua biografia. Dirò solo che una delle due sue serie fortunate, quella di Peter Diamond, cominciò col botto, come si suol dire: il romanzo in cui fu inserita per la prima volta la figura di Peter Diamond, Sovrintendente di Polizia, fu premiato con l’ Anthony Award, uno dei premi più importanti al mondo, per la letteratura poliziesca, intitolato alla memoria di Anthony Boucher.

Il romanzo in questione, The Last Detective, è quello di cui voglio parlare.

Comincia con un cadavere di donna che viene trovato galleggiante nel Lago Chew Valley vicino Bristol. Il cadavere è completamente nudo, il ventre è molto gonfio e i lineamenti sono ovviamente distorti a causa del periodo presunto in acqua e della decomposizione.

Dovendosene occupare la polizia di Bristol, è Peter Diamond che coordina le indagini. La prima volta che lo vediamo, Peter Diamond è steso su una barella dell’obitorio e sta schiacciando un pisolino. Già questa entrata del personaggio principale di una serie lo designa come un classico anti-eroe: avremmo mai potuto trovare Ellery Queen o Poirot distesi su una barella che presumibilmente è stata utilizzata altre volte per trasportare cadaveri ? Mai ! Peter Diamond invece ci viene presentato così. E già quindi diventa un personaggio molto fuori degli schemi, che conquista il lettore.

Del cadavere non si sa nulla, tranne che forse fosse sposata, in quanto al dito anulare c’è la forma di un anello che è stato tolto, né tantomeno il patologo legale Dottor Merlin (da notare il nome allusivo a Merlino, il mago arturiano) riesce a formulare alcuna ipotesi valida, data la notevole permanenza in acqua: non c’è nessun segno di violenza sul corpo, né dall’esame tossicologico emerge qualcosa (ma proprio l’esame tossicologico è quello meno attendibile, perché quando un corpo è immerso in acqua per molto tempo, per un effetto osmotico, l’acqua viene assorbita dal corpo, e il sangue viene diluito con la conseguenza che la concentrazione di una qualsiasi sostanza a livello ematico viene diluita a tal punto da non potersi trovare nulla con certezza), salvo certe macchie petecchiali negli occhi e talune altre cose che farebbero pensare ad un qualche tipo di soffocamento, per es. con un cuscino.

Vengono vagliate tutte le denunce di scomparsa, ma non si trova nulla, fino a che un colpo di fortuna consente di dare il nome al cadavere. Si tratta di Geraldine Snoo in Jackman, una ex diva televisiva famosa per la serie “I Milner”, bellissima donna, dai capelli di colore castano rosso. Era sposata al professor Jackman, un accademico della facoltà di Inglese dell’Università di Bath. E’ facile capire che proprio lui venga indiziato per la moglie della consorte. Ancor più quando si viene a sapere che aveva conosciuto una donna, tale Dana Didrikson, al cui figlioletto dodicenne aveva salvato la vita, salvandolo dall’annegamento, con cui era cominciata una amicizia, molto malvista da Geraldine. Probabilmente a causa anche di questa amicizia e di una serie di litigi causati dalla depressione di Gerry, che dopo l’uscita dalla serie, non aveva trovato nient’altro da impersonare, Jackman racconta di un tentativo di ucciderlo proprio da parte della moglie, che aveva appiccato il fuoco al padiglione nel giardino dove il marito si stava riposando.

Ma proprio quando la rete si sta stringendo attorno all’uomo, si trovano le prove che lui nel giorno presunto della morte della moglie, l’11 settembre, era altrove. Anche a causa di certe lettere di Jane Austen, che sono al centro di una mostra che proprio il dipartimento di Inglese sta organizzando a Bath, che prestate proprio da Dana Dikrinson, erano state rubate e perciò Gregory Jackman si era recato a Parigi dal professor Junker da lui qualche giorno prima ospitato, per vagliare casomai la possibilità che le lettere fossero state da lui “inconsapevolmente” sottratte.

La trama va avanti fino al punto che viene arrestata proprio la Dikrinson, che è segretamente innamorata di Jackman, quando l’accusa prova che nel porta-bagaglio della Mercedes, che la donna guida per conto di un’azienda di importazioni giocattoli dall’Oriente, è stato incontrovertibilmente trasportato il corpo della Snoo prima che venisse buttato in acqua; e a quel punto Diamond, che è stato costretto a dimettersi da funzionari di polizia invidiosi di lui, assieme a Jackman, anche lui innamoratosi della donna, cercheranno di salvarla inchiodando alle responsabilità colui che si è disfatto del corpo e nello stesso tempo ha cercato di far incriminare la donna.  Così la morte della ex attrice si intreccerà ad un traffico di cocaina, e al furto delle lettere. In un turbillon finale, proprio dei migliori romanzi, la dolce Dana verrà salvata, il cattivone verrà incriminato per una serie di reati ma non per omicidio, mentre nell’’ultima pagina del romanzo si viene a conoscere l’identità dell’omicida del tutto sbalorditiva, ma neanche tanto.

Superbo romanzo mystery questo di Lovesey. E’ stata una sorpresa: non pensavo che un procedural come questo, potesse affascinarmi a tal punto da metterlo sullo stesso piano di un romanzo dedicato alla memoria di Carr!

La classe di Lovesey come narratore copre più piani:

crea un personaggio anti-eroico, un uomo grosso e massiccio, che dorme sulle barelle dell’obitorio, e che preferisce alle diavolerie elettroniche, l’indagine vecchio stampo, fatta delle deposizioni di testimoni, della conoscenza dei luoghi, di appostamenti e ricerca documentale indefessa, che è rispettato dai suoi subalterni per la sua sottile arte investigativa che si avvale di tecniche psicologiche: alterna interrogatori duri,  a interrogatori celati in amichevoli chiacchierate, in qualche pub magari, bevendo birra e trangugiando toasts e che quando cade in disgrazia, non solo si dimette lui ma a cinquanta e più anni accetta di fare il Babbo Natale nei centri Commerciali e il buttafuori nei pub per mandare avanti la famiglia;

quando parla del cadavere non si dilunga in particolari macabri cadaverico forensi, né tantomeno su particolari problemi che possano evidenziarsi con un cadavere in acqua da molto tempo: a questo proposito, cito l’inizio del romanzo che è praticamente simile a quello di Whisky for Small Glasses di Denzel Meyrick, un autore scozzese contemporaneo, che invece si dilunga su particolari rivoltanti cadaverici e che inserisce il plot del traffico di droga come alla base o quasi delle indagini: è chiaro che avesse letto il romanzo di Lovesey. Il quale invece sorvola su tematiche macabre, e lo fa dicendo che Diamond non ama presenziare alle sedute autoptiche alle quali invia i suoi subalterni. In questo scegli di correre non sullo stesso piano di altri autori che cedono alle lusinghe del thriller anatomo forense (Patricia Cornwell e Katy Reichs, fino ad arrivare a Denzel

inserisce plot che raramente entrano in un mystery, come il traffico di stupefacenti, in maniera tale che il mystery stesso non venga stravolto e rimanga tale;

inserisce riferimenti più o meno diretti, a mystery del passato: non è un caso che in questo romanzo, il lettore di lungo corso, troverà il riferimento a casi simili: da The Witness for the Prosecution, di Agatha Christie, a Strong Poison di Dorothy Sayers;

alterna fasi di mystery classico di tipo deduttivo indiziario a fasi di mystery di taglio più psicologico: un esempio di indizio geniale nell’orientare le indagini e che spiega tutti gli atteggiamenti strani e paranoici di Gerry, e anche il furto delle lettere, è l’importanza data alla scomparsa dello specchio. Come uno specchio possa stravolgere le indagini fino a quel punto seguite, e fornire ad un ex funzionario di polizia la chiave per aprire tutta una serie di porte indiziarie, era una cosa che solo Lovesey avrebbe potuto inventare.

La qualità del mystery, di un mystery che non rinuncia neanche al deduttivo, sta nel fatto che la tensione si lega ai vari subplots ancorati a quello centrale, della morte di Gerry SnooIl, e consente di leggere il romanzo come se fosse un thriller, essendo lo svolgimento, un vorticoso susseguirsi di situazioni diverse e scoppiettanti che vedono persino il personaggio principale, Peter Diamond quasi ucciso, e salvato dal ragazzino che a sua volta era stato salvato molto prima da Jackman., e che pur dolente per la commozione cerebrale subita, fa di tutto per salvare la vittima in attesa di condanna.

Il finale è sentimentale.

Straordinario romanzo di Lovesey.

Indimenticabile.

 

Pietro De Palma