giovedì 21 aprile 2022

John Dickson Carr : Harem Scarem, 1939 - The Legend of the Softest Lips, marzo 1927 ( da "The Haverfordian")

 

 



"Harem Scarem, uno dei pochissimi racconti di Carr non ancora tradotti in Italiano.

Un titolo emblematico, un gioco di parole: sarebbe in pratica la trasformazione di Harum Scarum, che significa “disordinato”, “disorganizzato”, oppure “a cazzo”, insomma una cosa fatta non bene, in Harem Scarem, in cui Harem è il gineceo di un sultano e Scarem, è l’unione di “Scare” e “em”, in sostanza un imperativo: To scare è spaventare, e “em” è la forma contratta di “them”, per cui.. “spaventali”! 

È una piccola storia molto sciocca, che fa rivivere la trama della leggermente meno sciocca “The Legend of the Softest Lips” (The Haverfordian, marzo 1927) mi dice  Tony Harry Medawar che la scoprì molti anni or sono nel London Daily Mail del 1939,  giornale “che alcune volte pubblicava racconti cortissimi”, dice Doug Greene.

E’ la storia di un addetto diplomatico statunitense che viene contattato da una ladra turca,  Sandra Bey, che gli racconta la storia di una donna americana, Miss Emily Hardcastle, rapita e tenuta prigioniera nell’Harem dello sceicco arabo Al-Jossuf ricchissimo possessore di riserve di perle nel Mar Nero:  called Yussuf-a-Something; the name had about 16 hyphens, and sounded like a gardening catalogue.  This Yussuf was the goods. He was Sheikh of Jebal, in Eastern Arabia.  He owned half the pearl fisheries in the Black Sea”, per diventare una delle sue mogli. Se lo si accusasse di averla fatta rapire, senza prove ci potrebbe essere un incidente diplomatico. E allora siccome i documenti della donna sono conservati nella sua borsa, lui deve introdursi nel palazzo approfittando della sua carica, e la donna gli darà la borsa coi documenti in grado di provare che lei è tenuta contro la sua volontà nell'harem. Solo che dopo che lui ha passato la borsa, il giorno dopo scopre che è stato fregato. E che la donna Emily non era una americana rapita, anche se una Emily c’era ed era una cameriera (complice di Sandra Bey); e che nella borsa di tabacco non c’erano documenti ma... :

In fact, it was not until I read the newspapers the next day that I learned about the robbery. There was no American girl in Yussurs harem, though one of his housemaids was named Emily.

I have never met Sandra Bey or his beautiful accomplice again; though I have often wondered what they did with those 16 pearls, the finest in Yussuf s collection, which I must have carried out of the house in that damned tobacco-pouch.

Proprio per capire le parole di Harry, ho letto anche il racconto originario di Carr The Legend of the Softest Lips” (The Haverfordian, marzo 1927), da cui Harem Scarem parrebbe derivare. E in effetti è così.

The Legend of the Softest Lips (La leggenda delle labbra più morbide), è un racconto poco più lungo, circa 5  pagine, ma con una tensione molto più accentuata. Parla  di un americano addetto diplomatico presso il consolato francese a Costantinopoli, che viene contattato da un certo Esmet Pasha che gli parla di un ricchissimo turco che sta per arrivare, ricco per i gioielli : 

Monsieur, in Constantinople there arrived today a great effendi. He is one of the wealthiest men in Turkey, for his jewels (if I could enumerate them) —well, they would draw the eyes away from the beauty of the most beautiful woman. They would draw your eyes away from the beauty of all but one woman, monsieur. That woman is in his harem, which he takes with him like baggage animals. . . Monsieur is romantic. He would be pleased to know that this woman is whispered about as the lady of the softest lips. She is like a garden,  a dazzling garden under the moon . . . But she is a white woman, monsieur," cried Esmet Pasha.

Ma questo riccone non ha solo quelli. Ha anche delle bellissime donne, ed una in particolare, bianca (cioè europea) che egli porta con sé come animali da bagaglio: questa in particolare è una signora dalle labbra morbidissime, che è come un giardino, un abbagliante giardino alla luce della luna.

Esmet Pasha, poi gli racconta che lei è tedesca, che è stata rapita e che il governo tedesco interverrebbe per farla liberare se avesse le prove che lei lo sia. E le prove ci sono: la donna le ha raccolte, delle carte, in una scatola di latta, ma che non sa far uscire dal palazzo. Ecco perchè ci vuole O’ Riordan che vi si introduca.

Il protagonista, penetra nel palazzo, rischiando la propria vita, per salvare una giovane donna, e la vede,

bellissima “found her in the dark, but she had some sort of perfumed lamp, black except for tiny perforations along the top, which dappled her face vaguely. And we saw each other's faces, hung there n vagueness; but I saw the whiteness of her body too. She was fair and supple as Juno, and her eyes were fire. In a sort of plashing music like water on marble we ta ked in murmurings. We made a meeting place for the future. We grew to know each other in those moments as one can know a woman in danger. I took the proofs of her identity from her hands. . . And the little perforations in the lamp were darkened. Lady of the softest lips”. Lei gli consegna la latta, che poi lui, uscito dal palazzo, consegnerà a Esmet Pasha, salvo poi capire in un secondo tempo di esser stato da lui raggirato, contando anche sulla sua vanità “Monsieur” says he, “I have heard that Americans are a courageous lot.”. “Well,” says I, “I come from up in old Vermont and I guess (that's a good American expression, I do recall). I'm equal to 'most anything”.  La latta invece di contenere dei documenti, conteneva i più belli dei gioielli dell’Effendi turco. Esmet Pasha e la sua complice, la bellissima signora dalle labbra morbidissime e bella come Giunone, lo hanno fregato. Se però pensava che fossero due ladri complici, poi O’ Riordan viene a sapere, alla presenza di Sir John Landevorne (il protagonista assieme a Bencolin de The Lost Gallows ) che Esmet Pasha non è affatto francese, e che lui e la donna sono fratello e sorella,  due abilissimi ladri maestri nell’impersonare altri soggetti, Fritz and Elsa Rheinden.

Come si vede la storia è la stessa, con delle differenze: lì vi sono due donne ladre, qui un uomo e una donna; lì vi è una borsa di tabacco che contiene delle perle, qui una scatola di latta contenente gioielli; lì viene contattato da una ladra turca, qui da un uomo che lui pensa essere francese dall’accento e che invece si rivela tedesco.

E’ una storia non poliziesca in senso stretto, come noi le consideriamo comunemente, se pensiamo a Carr; ma storia avventurosa, storia di furti come normalmente le si considerava negli anni ’20. Quasi una  storia alla Wallace.  E’ una storia narrata in maniera molto leggera, da chi leggero non lo è mai stato. E’ quindi il retaggio di qualcosa che in Carr costituiva il passato, ormai superato, di quando scriveva storie di cappa e spada o comunque avventurose. La storia del 1927, viene poi ripresa, accorciata, cambiata in qualcosa, e proposta dodici anni dopo in un giornale. Perde soprattutto in tensione, perché le 5 pagine del 1927 hanno almeno quello.

E' però interessante notare come in sostanza Carr sia un narratore puro, prima di essere un narratore poliziesco: in altre parole, mentre molti altri scrittori nascono in quanto scrittori polizieschi, Carr nasce prima come scrittore tout court, per poi specializzarsi in scrittore poliziesco. Non è una cosa tanto da poco, perchè definisce la sostanza e la raffinatezza della narrazione in Carr, che viene prima di tutto, prima anche dell'enigma, se enigma c'è (e qui non c'è). Un bellissimo passo che individua proprio la caratteristica narrativa di Carr, e nel quale io noto delle somiglianze per es con la narrazione al chiarore della luna in It Walks By Night , è quando parla della donna che è come un giardino sotto la luna; ma anche la narrazione intrisa di profumi orientali, di veli e ambiguità, riporta a certe narrazioni bencoliniane che conosciamo bene:

I found her in the dark, but she had some sort of perfumed lamp, black except for tiny perforations along the top, which dappled her face vaguely. And we saw each other's faces, hung there in vagueness; but I saw the whiteness of her body too. She was fair and supple as Juno, and her eyes were fire. In a sort of plashing music like water on marble we taked in murmurings. We made a meeting place for the future. We grew to know each other in those moments as one can know a woman in danger. I took the proofs of her identity from her hands. . . And the little perforations in the lamp were darkened. Lady of the softest lips.

Il tema, quello di un furto, in cui il presunto ladro, non lo è, potrebbe esser stato anche suggerito, a parer mio, anche al giovane Carr da Il ladro di Baghdad, con Douglas Fairbanks, di Raoul Walsh, del 1924, un film che fece epoca. 

Pietro De Palma