domenica 30 giugno 2019

AA.VV. : Nuovi delitti in treno - I Bassotti N.200, Polillo, 2019

Alla fine del mese di giugno 2019, è uscito nelle librerie in Italia, ne I Bassotti della Polillo, il sequel della fortunata prima edizione del 2010 di Delitti in treno, dal titolo Nuovi delitti in treno.
Non molti i racconti contenutivi :
“Come ha tagliato la corda” di McDonnell Bodkin, “Il semaforo di Knight’s Cross” di Ernest Bramah, “Il treno scomparso” di Conan Doyle, “Attenti ai treni” di Edmund Crispin, “Morte sul treno a vapore” di Freeman W. Crofts, “Il caso Oscar Brodski” di Richard Austin Freeman, “C’era una volta un treno” di C.Rice / S.Palmer, “La tragedia sul treno da Londra” di Victor Whitechurch.

L'ho spiluccato in una nota libreria del Centro a Bari. Premetto che mi soffermerò sul racconto, che forse legittima l'acquisto dell'intera raccolta. Forse, sottolineo, perchè di racconti di Edmund Crispin, tanto meritevoli da favorire l'acquisto di tutta una antologia, ce ne sono pochi, direi due; e tra questi, quello in oggetto, tratto dalla raccolta Beware the Trains. 
Titolo del racconto rispecchiato in pieno (una volta tanto), il racconto meritava di essere proposto in Italia: non so se più opportuna sarebbe stata una collocazione in una antologia dedicata a casi impossibili, certo è che in una antologia che presenti casi su treni, è quantomeno dovuta una sua presenza.
Beware of the Trains, "Attenti ai treni" è il titolo ironico del racconto che da il titolo all’intera antologia, ed è il primo della serie. Noto, che traducendo il titolo in italiano, si è voluto tradurre in maniera libera, perchè traducendo letteralmente, avremmo dovuto dire "Diffidate dei treni" (e quindi in sostanza..Attenti ai treni).
E’ un racconto impossibile, di una sparizione dalla cabina di un treno, ed è uno di quei casi di cui Carr diceva..”Vanished into thin air”, “Svanito nel nulla”. Una sorta di variazione di Camera Chiusa, la sparizione di qualcosa o qualcuno che sarebbe impossibile che fosse avvenuto, in condizioni normali, ma indubbiamente è avvenuto.
Per la sua spettacolarità, il racconto è ricordato nella famosa Bibbia dei delitti impossibili e delle Camere Chiuse, Locked Rooms and Other Impossible Crimes” di Robert Adey, da qualche tempo di nuovo presente nelle librerie, per opera di John Pugmire & Brian Skupin e della loro L.R.I.
Gervase Fen è a bordo di un treno elettrico. Il treno lascia la stazione di Borleston e viaggia sino a quella di Clough. Durante il tragitto, i viaggiatori si stiracchiano, parlano tra loro, cercando dormicchiare, insomma fanno tutte le cose che si fanno in treno. La stazione di Clough, è una delle tante in cui il treno dovrebbe fermarsi e ripartire, solo che l’attesa ad un certo punto diventa rilevante e persino Fen abbassa la finestra del suo scompartimento e si affaccia per vedere di capire cosa sia successo. Dopo un dialogo con il personale di stazione, si capisce che il macchinista del treno è scomparso.
“‘ ‘E’s not in ‘is cabin, nor we can’t find ‘im anywhere on the station, neither.”
Non è nella cabina, nè possiamo trovarlo altrove nella stazione”.

La frase da la misura del problema: colui che aveva preso il posto di Inkson nella corsa del treno, cioè Phil Bailey, è scomparso.
Il bello è che non può esser semplicemente sceso e andato non si sa dove, perché come il capo stazione Maycock non sa, perché quando la cosa si è verificata, l’altro personale non lo trovava, perché lui era in un ufficio e lì non hanno pensato di andare a guardare, un ladro si sospetta che sia salito a bordo del treno alla stazione precedente, e la stazione è stata accerchiata da una squadra di poliziotti comandati dall’Ispettore del C.I.D. Humbley. Accerchiata, significa che la squadra è stata disposta in maniera tale che neanche un topo sarebbe potuto fuggire ed eludere la sua sorveglianza. Quindi..Bailey non ha superato l’accerchiamento e dovrebbe essere  ancora in stazione; ma il fatto è che in stazione non si trova.
Humbley sospetta addirittura che non sia partito da Borleston , ma la telefonata in stazione elimina questa supposizione perché c’è gente del personale di stazione che assicura di aver visto il macchinista salire in cabina ed avviare il treno, ed era proprio Bailey.
Humbley a questo punto comincia a spazientirsi, e a meno che non si tratti di una congiura del personale di stazione (Maycock e due facchini), il che appare quantomeno improbabile, non si riesce a capire come sia potuto svanire Bailey.
Tuttavia al problema di per sé insolubile di Bailey, si somma ben presto un altro: il ladro, quello che la polizia cercava sul treno, e che invece non aveva trovato, Alfred Goggett, pare che sia stato trovato morto. Lungo la linea ferroviaria a tre miglia da Clough. Con un coltello piantato nella schiena.
Humbley era stato informato che Goggett, che era sfuggito alla polizia al Victoria Station di Londra, e aveva preso presumibilmente il treno da Borleston a Clough, aveva una possibile base proprio a Clough, e quindi ecco perchè era arrivato lì. Ma ora Goggett è stato trovato tra le sterpaglie della linea ferroviaria, e ben presto si affaccia una idea che tanto peregrina non è: nella stessa sera un ladro è morto assassinato, e un macchinista è letteralmente scomparso. Per quanto improbabile sia, è possibile che i due fatti siano collegati?
Humbley non sa che pesci pigliare, ma Gervase Fen ne sa una più del diavolo: basandosi sulla inoppugnabilità che nessuna delle 9 persone presenti sul treno (una littorina evidentemente) aveva mai avuto rapporti con Goggett e che With Fen there had been the elderly business man and the genteel girl; in another compartment there had likewise been three people, no one of them connected with either of the others by blood, acquaintance, or vocation; and even the Guard had witnesses to his harmlessness, since from Victoria onwards he had been accompanied in the van by two melancholy men in cloth caps, whose mode of travel was explained by their being in unremitting personal charge of several doped-looking whippets. None of these nine, until the first search for Bailey was set on foot, had seen or heard anything amiss. None of them (since the train was not a corridor train) had had any opportunity of moving out of sight of his or her two companions. None of them had slept. And unless some unknown, travelling in one of the many empty compartments, had disappeared in the same fashion as Bailey—a supposition which Humbleby was by no means prepared to entertain”, arriva all’ovvia conclusione che Goggett “must have launched himself into eternity unaided”.  
Cosa paradossale, perchè Goggett non si è suicidato ma è stato accoltellato. E allora evidentemente qualcos’altro dev’essere accaduto, perchè Goggett sia stato ucciso senza che nessuno dei passeggeri sapesse nulla o l’avesse visto a bordo del trenino. E deve essere stato connesso alla sparizione di Bailey a Clough.
Mentre Humbley oramai è fuori di sé e vaneggia, Fen scompare e di lì a poco ritorna con una valigia, dentro cui trovano degli abiti da macchinista:
Since Bailey wasn’t on the station, and hadn’t left it, it was clear he’d never entered it. But someone had driven the train in-and who could it have been but *****?
In sostanza, dice Fen, “dato che Bailey non era nella stazione, e non l'aveva lasciato, era chiaro che non vi era mai entrato. Ma qualcuno aveva guidato il treno fin dentro la stazione ... e chi poteva essere stato se non ******?”
Insomma, un caso di sparizione impossibile spiegato con un gioco di prestigio: Bailey era evidentemente Goggett. Quando non svolgeva il mestiere di macchinista, realizzava furti. E a Clough doveva avere un complice, che dopo l’ennesimo colpo andato a buon fine, aveva deciso di prendere il bottino tutto per sé e di modificare un certo piano, in modo che Bailey/Goggett non potesse rivendicare  la sua parte del tesoro di denaro. L’assassino nascosto nella cabina, con degli abiti civili, aveva motivato la sua presenza con una qualche scusa all’ignaro macchinista, e mentre quello si svestiva della sua divisa e indossava gli abiti civili portati dall’omicida, questi aveva preso la guida del treno, per poi accoltellare Bailey/Goggett e lanciarlo fuori. E nella valigia, che poi aveva nascosto nel suo nascondiglio, aveva nascosto la divisa da macchinista. Una volta arrivato a Clough era sceso furtivamente, ed aveva ripreso la sua identità di ogni giorno.
Ci troviamo dinanzi ad un racconto di delitto impossibile veramente straordinario, e ancora una volta, come dico da tanto tempo, ci accorgiamo che per mettere su una messinscena da applausi sono necessarie almeno due persone, che agiscano assieme. Qui tuttavia le due persone complici, non sono legate all’omicidio di un terzo, ma comprendono assassino e vittima: è un po’ come Assassinio al sole: anche lì il gioco di prestigio è legato al fatto che due persone agiscano in combutta, e anche lì assassino e vittima giocano assieme, non sapendo la vittima di essere il vero bersaglio.
L’assassino non è semplice da trovare, ma visti i personaggi, se si ragiona bene, non può che essere una persona. Fen a sua volta, ragiona dopo aver trovato la valigia, ma la prova inconfutabile – ci chiediamo – se fosse stata nascosta meglio, come avrebbe sancito la riuscita del ragionamento del detective e l’arresto del colpevole? Ecco, proprio qui sta una certa debolezza del racconto, ma è una debolezza sottile: Fen non motiva prima il suo ragionamento per poi acciuffare il colpevole, ma lo acciuffa e solo dopo spiega.
E’ un modo per far sentire l’incolpevole Humbey ancora più debole davanti a se stesso?
Ma qui ancora una volta il Fato condanna con la sua casualità l’assassino: se la stazione non fosse stata circondata dalla polizia, e anche nei dintorni non ci fossero stati poliziotti, Bailey sarebbe semplicemente scomparso e  nessuno avrebbe potuto ragionare e collegarlo all’omicidio di Gorgett.
L’assassinio perfetto non esiste.. almeno per Crispin.

Pietro De Palma

domenica 16 giugno 2019

William Krohn : The Impossible Murder of Dr. Satanus, 1965 - su EQMM (aprile 1965) e su The Mammoth Book of Perfect Crimes and Impossible Mysteries, 2006



Molti anni fa Igor Longo mi citò un giovane che aveva scritto due fenomenali camere chiuse e poi era sparito dalla circolazione, senza dirmi chi fosse. 
In tempi più recenti ho pensato si trattasse di James Jaffe, l’autore dei romanzi con Mammina, ma se è vero che da giovane aveva scritto storie impossibili per l’E.Q.M.M., non ne aveva scritto solo due, ma parecchie. Chi era allora il misterioso ragazzo?

Poco tempo fa è stato Alberto Cottini, un amico collezionista piemontese, a consentirmi di indovinare il quesito, parlandomi di un racconto in lingua inglese,  che in Italia non credo sia mai stato tradotto, e che lui voleva farmi leggere perché l’aveva trovato irresistibile: The Impossible Murder of Dr Satanus, di William Krohn.

Krohn non è morto, anzi è vivissimo. Nato nel 1945, ora è conosciuto come Bill Krohn. E’ uno dei massimi critici al mondo di cinematografia d’autore. Ha scritto testi su Kubrick, Hitchcock, Bunuel. All’età di 18 anni propose un suo racconto, quello di cui parliamo oggi, pubblicato poi su EQMM dell’aprile 1965. Più tardi ne propose un secondo, che Dannay giudicò estremamente complesso, e che fu rifiutato. Da allora William Krohn sparì come scrittore per ricomparire come Bill Krohn, critico cinematografico.

L’unico racconto pubblicato di Bill Krohn, è stato inserito in una raccolta di racconti da Mike Ashley: The Mammoth Book of Perfect Crimes and Impossible Mysteries, nel 2006.

Charles Kimball, un illusionista noto sotto lo pseudonimo di Dr. Satanus  è trovato ucciso nell’ascensore dell’Hotel Bowman, dove vive. La moglie racconta che da qualche tempo era insolitamente preoccupato. La sera prima, dopo lo spettacolo, era un attimo andato a trovarlo il suo manager David Hooker, e allora Kinball aveva stretto in pugno la sua corta pistola cal. 32. Il giorno dopo, la giovane moglie Margaret ha raccontato che era uscito qualche minuto dopo le 7 di mattina, perché aveva un appuntamento importante: era atteso al pianterreno dell’albergo da un individuo grosso, un certo Bailey, un noto detective privato, che gli avrebbe dovuto consegnare le foto compromettenti della moglie, giacchè avrebbe voluto servirsene per divorziare. Ma quando la cabina arriva a destinazione, Kinball è riverso per terra, ucciso da coltellate. Per terra inspiegabilmente viene trovata una pistola cal.32 e poco distante un tubo metallico, un silenziatore Maxim. Ma nessuna ferita da colpo di arma da fuoco gli viene trovata.

Le testimonianze della moglie e di Bailey coincidono: ella dice che il marito era andato via qualche minuto dopo le 7. La cabina impiega circa 45 secondi a scendere dall’undicesimo piano dove Kinball abitava, alla hall del piano terra dove lo stava attendendo Bailey, uno stimatissimo detective privato, il quale ha fatto chiamare la Squadra Omicidi dopo aver trovato il corpo nell’ascensore , e che attesta che durante la sua discesa l’elevatore non si era mai fermato.

Incaricato delle indagini è il Tenente Doran , al quale ben presto viene un dolore di testa formidabile, giacchè non sa come uscire da quel ginepraio che gli è capitato: un uomo esce dal suo appartamento all’undicesimo piano di un Hotel, prende l’ascensore e quarantacinque secondi dopo viene trovato ucciso da tre coltellate, senza che il coltello sia trovato nella cabina, senza che nessuno abbia aperto dall’esterno le porte in acciaio del piano, e senza che nessuno sia potuto penetrare dalla botola della cabina, visto che lo sportello è chiuso dall’interno da un lucchetto.

Pertanto Doran si affida all’acume del suo amico Richard Sheilan, un tale magro e alto, con delle gambe sproporzionatamente lunghe, e peli rossastri, che lo ha già tratto di impaccio altre volte.

Sheilan dopo essersi fatta raccontare la dinamica dei fatti, e aver preso atto che nell’hotel vivevano a vari piani Kinball e i suoi due maggiori collaboratori (al secondo il bello e affascinante Hooker, al nono Gurney, il braccio destro di Kinball, suo responsabile dei trucchi, e all’undicesimo lui e la moglie Margareth); che nell’hotel non esisteva nessuno scivolo per la biancheria; che non c’era stato nessun tentativo di aprire le porte dei vari piani; che due testimoni attestavano la stessa cosa, cioè che Kinball aveva preso l’ascensore  a circa le 7, 03 del mattino a che alle 7,03-7,04 era arrivato a destinazione con Kinball morto; che nella cabina era stata trovata una corta pistola cal 32 e un silenziatore, ma nessun coltello, arma dell’omicidio, elabora la sua teoria, che poi comprova con dei sopralluoghi sui luoghi, inchiodando l’omicida, che, non potendo trattarsi di suicidio, deve essere o la moglie, o Gurney, già noto come rapinatore, oppure Hooker, indicato dalle foto di Bailey, come l’amante della moglie Margareth.

Si tratta in questo caso di un raro esempio di camera chiusa spettacolare in ascensore: precedentemente a questo, noto il meraviglioso romanzo di Alan Thomas: The Death of Lawrence Vining, e una storia di James Yaffe, che ha una soluzione molto vicina a quella di una nota scrittrice, pure pubblicata su EQMM, e di cui parleremo; e ovviamente il romanzo scritto a quattro mani da Carr e da Rhode: Fatal Descent. A differenza del romanzo di Carr, la camera chiusa non è imperniata sul trucco della camera che uccide (probabilmente una trovata di Rhode), ma su un gioco puramente illusionistico. Perché la seconda storia di Krohn non si giudicò degna di essere pubblicata e lo furono altre di altri scrittori, si può solo ipotizzare: Krohn era un ventenne, e non era amico di Dannay; mentre James Yaffe sì, anche se autore di parecchie ma più semplici storie. Se la ragione della mancata pubblicazione fosse stata l’elevato grado di complessità, allora mi si venga adire perché fu pubblicata una edizione più corta di The Third Bullet di Carr, che in quanto a complessità, lo è parecchio.

La genialità del racconto sta nella prospettiva: se il racconto non viene visto nel suo plot attraverso quello che vuole farci credere, allora potremo essere anche noi capaci di cercare di arrivare alla soluzione prospettata da Richard Sheilan. Perché in sostanza, come tutti i giochi di prestigio, anche questo lo è: l’illusionismo è nella storia, no in un particolare. La cosa curiosa è che nel nostro caso la vittima è un illusionista. Significa qualcosa? Illusionista è anche il Mago Merlini, illusionista è anche Ernest H. Fitkin, detto “Il Gran Galeoto”, prestidigiatore, mago e illusionista; illusionista è anche Eugene Tarot. Tutti illusionisti, e anche i romanzi in cui essi appaiono sono dei giochi di prestigio, come lo è questo.  Sappiamo che per sua ammissione William Krohn aveva letto precedentemente a questo suo racconto, The Three Coffins di Carr, che è un altro romanzo giocato sulla illusione. Non è che il giovane Krohn avesse anche letto Death from a Top Hat, di Rawson?

Il solo indizio su cui Sheilan smaschera l’illusione è la pistola. E l'orario. Perché?

Se si spiegano quesati indizi, allora si può spiegare tutto. In sostanza l’illusione nell’illusione: perché qui, di illusioni ve ne sono due: una che si sarebbe dovuta creare ma non lo viene, ed un’altra che non si voleva fosse creata, ma che si sviluppa perché ci sono i presupposti su cui si basa quella che non avviene.

Vi fa male la testa. Lo so. Ma a ben vedere la spiegazione è estremamente semplice.

Solo però se le tessere vengono ricomposte nell’ordine giusto.


Pietro De Palma

sabato 8 giugno 2019

Saburo Koga - The Spider, 1930 - in Foreign Bodies (British Library Crime Classics), 2018




Saburo Koga è un nome sconosciuto in Occidente.
Qualcuno potrebbe obbiettare che lo siano parecchi autori giapponesi e che in generale, prima che le proprie opere si cominciasse a tradurre in occidente, anche gli autori più conosciuti, come Keigo Higashino, Shimada Soji e Yokomizo Seishi, lo fossero anche loro. Verissimo! E’ innegabile però che alcuni autori lo siano più di altri. E Saburo Koga è uno di questi.


Suo vero nominativo era Haruta Yoshitame (1893–1945). Fu contemporaneo dell’altro grande scrittore giapponese conosciuto come Edogawa Rampo (pseudonimo creato guardando ad Edgar Allan poe) il cui vero nome era Taro Hirai, che pubblicò il suo primo grande romanzo nel 1923: "The Two-Sen Copper Coin". Prendendo le mosse da Rampo, Koga Saburo cominciò anche lui a scrivere storie, tra cui quella presentata qui, molto popolare in Giappone.

Il principale merito per cui tuttavia Koga Saburo è tuttoggo ricordato, tuttavia è l’aver coniato il termine Honkaku, cioè ortodosso, per indicare le storie di Golden Age giapponese, nello stesso anno in cui Berkeley fondò il Detection Club a Londra. E non a caso L’Honkaku Mystery Writers of Japan su quello londinese fu plasmato nel 1970 e continua ad esistere e produrre narrativa.

"The Spider" risale al 1930, e non è un normale "whodunit", ma piuttosto una piacevole fusione di elementi della narrativa macabra e del classico rompicapo investigativo. La traduzione presentata qui è stata intrapresa da Ho-Ling Wong e curata da John Pugmire.
Il Professor Tsujikawa era un celebre scienziato di Chimica fisica, da tutti ammirato per la sua scienza. Aveva destato quindi clamore e sconcerto la sua decisione di lasciare la cattedra universitaria per dedicarsi alla ricerca sui ragni. Per farlo, si era fatto costruire un bizzarro laboratorio che si ergeva su un pilastro all’altezza di nove metri d’altezza: aveva la forma di un cilindro di circa 4,5 metri di larghezza e 2,7 metri di altezza e un soffitto rotondo, e le finestre, tutte della stessa dimensione, erano intervallate a intervalli regolari.
Poi aveva cercato un bel po’ di ragni di tutte le specie, anche velenosi, li aveva sigillati in tanti contenitori e si era messo a studiarli.
Erano passati circa sei mesi e il mondo si era dimenticato del suo Professor Tsujikawa e del suo strano laboratorio; ma la morte di un amico del professore, il professor Shiomi, sembrò ridestare l’interesse dei media.
Il narratore della storia è colui che era presente quel giorno: è uno studente di zoologia, parecchio ferrato nello studio e classificazione degli artropodi. Normale quindi che il Professor Tsujikawa si fosse avvalso di lui per delle chiarificazioni; era anche lui però molto curioso sulle ragioni per cui lo scienziato si fosse deciso a studiare i ragni abbandonando la sua branca di successo, e glielo avevo chiesto, senza però ottenere risultati.
Si diceva che Sia il Professor Shiomi che il Professor Tsujikawa fossero in cattivi rapporti, a causa di continui pettegolezzi e battute anche caustiche profferite da Shiomi, ma quando il narratore che è assistente del laboratorio di zoologia, si reca al laboratorio del Professor Tsujikawa, dal tono dei commenti e delle battute, e dal tono di colloquialità dei due, capisce che è tutta una bouchade: appena apre la porta, si trova davanti il Professor Tsujikawa seduto alla scrivania di fronte alla porta, mentre Shiomi è pure seduto di fronte a lui, dando le spalle alla porta.
Si instaura un colloquio tra i tre, anche se ad un certo punto sono lui e Shiomi che conversano, mentre il Professor Tsujikawa comincia a chattare. Poco tempo dopo avviene la tragedia: un ragno botola, che dai colori potrebbe essere confuso con un ragno velenoso si avvicina alle scarpe di Shiomi e allora lui spaventatissimo fa un balzo verso la porta per uscire, ma scivola sul piccolo pianerottolo e cade lungo la ripida scala in cemento, morendo.
Il giovane vorrebbe prestargli soccorso ma il Professor Tsujikawa pur affranto per quanto successo lo ferma al volo, ammonendo il giovane che la scala ripida potrebbe, nell’eccitazione del momento, causare un altro incidente: meglio fermarsi un poco e far sbollire l’eccitazione. Tanto..Shiomi è morto.
La notizia della morte, riporta il laboratorio al centro dell’attenzione con conseguente indagine della polizia e curiosità generale: ma l’inchiesta non può che accertare l’estraneità in qualsiasi modo del Professor Tsujikawa, tanto più che un testimone oculare la testimonia assolutamente. Quindi incidente.
Passa del tempo, e il professore è sempre più occupato nei suoi studi sui ragni. Un bel giorno avviene qualcosa che riporta il laboratorio all’attenzione generale: il Professore viene morso da un ragno velenoso, e dopo un decorso ospedaliero incerto..muore.
Rimane il laboratorio coi suoi ragni.
La famiglia del professore, anche per ragioni di pubblica incolumità, accetta la proposta del giovane di occuparsene, tanto più che alcuni contenitori non chiusi bene hanno permesso la fuoriuscita dei loro ospiti che hanno costruito delle ragnatele sul soffitto.
Il giovane così riscontra ragni delle specie più varie: I had visited the place several times when the professor was alive, and I was also a student of zoology, especially arthropods, so I should have been quite used to the sight; nevertheless it still gave me the shivers and I was rooted for a moment to the spot. Inside hundreds of bottles lining the walls, eight-legged monsters were running around and spinning their webs. Big Oni-gumo and Jorō spiders, yellow with blue stripes; Harvestmen with legs ten times longer than their bodies; Cellar spiders with yellow spots on their backs. The grotesque Kimura spider and trapdoor spiders, Ji-gumo, Ha-gumo, Hirata-gumo, Kogane-gumo: all these different kinds of spider had not been fed for about a month and, having lost most of their flesh, were looking around with shiny, hungry eyes for food. Some jars had not been properly sealed, and the escaped spiders had spun their webs on the ceiling and in the corners of the room. Countless numbers of the ghastly creatures were crawling around on the walls and ceiling.
Tuttavia nessun ragno velenoso è scappato. Quindi dev’essere morto quello che aveva punto il Professore. Tuttavia cercandolo, il giovane fa una strana scoperta: dietro la scrivania, su una delle gambe posteriori del mobile, trova un interruttore. Solo che azionato, le luci non si spengono, né se ne accendono altre. Passano i minuti, fuma non so quante sigarette, e intanto ricorda quella piacevole discussione finita nel dramma. Decide di andare via, apre la porta (che si apre verso l’interno) e fa appena in tempo ad aggrapparsi al telaio della porta, per evitare di cadere lui giù e fare la fine di Shiomi: qualcuno ha fatto fuori la scala, che non c’è più.
Riuscirà a venirne fuori e a capire chi o cosa avrebbe potuto ucciderlo così come aveva ucciso Shiomi, dopo che avrà trovato un libriccino in cui l’assassino concepiva il suo piano delittuoso.
E l’assassino? Nel frattempo anche lui sarà morto.
Piccolo capolavoro del delitto impossibile, il racconto di Koga Saburo, tradisce la sua origine: il delitto della camera che uccide. E quindi in sostanza Phillpotts. Ma il trucco è veramente originale : non ho citato un particolare per non togliere il piacere al lettore di immaginarlo. E pensare che eravamo nel 1930 : i giapponesi hanno davvero una fantasia sconfinata!
Due storie ci sono che ricordano questa, ma sono tutt’e due di oltre il 1930: La porta sull’abisso (The Door to Doom, 1935) di Carr, e La stanza maledetta (Murder in Room 913, 1937) di Woolrich.
Saburo (nella premeditazione del delitto, scritta su un libro che il narratore della storia poi scopre) fa allusione ad un racconto da cui avrebbe tratto ispirazione, e che si sviluppa invece su vari piani di un edificio, una soluzione che ricorda ed anticipa di molto sia Sladek che Innes  che Carr; un racconto che se davvero esistente, sarebbe dovuto essere precedente al 1930 e assolutamente sconosciuto. Di precedente a Carr che tratti di due ambienti assolutamente identici, c’è il romanzo di Leblanc che fu alla base probabilmente di Ellery Queen e Carr: La Demeure mystérieuse. Ma parliamo sempre di due ambienti identici ma lontani, non di qualcosa che sia situato nel medesimo stabile. A meno che egli non si sia inventato tutto (e allora sarebbe il primo ad aver pensato ad una soluzione del genere), oppure abbia preso da un racconto scritto da un altro giapponese, e allora…
Tuttavia stranamente noto come sia Carr sia Saburo nei due loro racconti, oltre che inventare una soluzione semplicemente perfetta di Delitto Impossibile, introducono degli elementi sovrannaturali: anche nel racconto giapponese, infatti c’è un fantasma,  che nel nostro caso  è quello di Shiomi, che ha preso il controllo di un ragno.
Nella costruzione di questo delitto impossibile, una importanza particolare l’hanno le sedie: perché se Shiomi fosse stato rivolto alla porta, sicuramente non sarebbe morto. Muore, stando di spalle alla porta, e quindi alle finestre, perché non si è accorto che…la scala non è più lì ma altrove. Come è possibile? 
E' possibile solo se si pensa ad una possibilità che è un po' all'opposto di quello a cui ognuno di noi penserebbe: che è la risposta all'impossibile spostamento e riposizionamento di  una scala in cemento armato


Pietro De Palma