mercoledì 16 agosto 2023

Cristiana Astori : Tutto quel Viola, Fratelli Frilli Editore, 2023

 


 

Cristiana Astori è una di quelle scrittrici che quando pubblicano un romanzo, sbancano. E dire che i suoi tre primi romanzi li avevo da tempo e non li avevo mai letti. Ultimamente un’amica mi ha passato l’ebook, e pur avendo cominciato a leggere il primo suo esordio, Tutto quel Nero, l’ho accantonato temporaneamente quando ero a circa un terzo, per concentrarmi sul suo quinto, Tutto quel viola, appena uscito, che per me è stata una rivelazione.

Nei primi anni 2000, Cristiana ha tradotto alcuni romanzi di vari autori, tra cui quelli di Jeff Lindsay incentrati su Dexter il vendicatore. In questo modo deve essersi fatta conoscere dalla redazione del GM, e da lì il passo è stato breve quando nel 2011 è uscito il suo primo romanzo Tutto quel Nero, con cui ha creato un nuovo genere, seguito nel breve volgere di pochi anni da Tutto quel Rosso e Tutto quel Blu.

Se i più pronosticavano un quarto sempre nella collana GM, sono rimasti delusi, perché dalla pubblicazione del suo terzo romanzo in Mondadori, Cristiana è approdata ad altri lidi: infatti il suo quarto romanzo, Tutto quel Buio , l’ha pubblicato per Elliot, e l’ultimo uscito, Tutto quel viola, per Fratelli Frilli Editore.

Tutto quel Viola, esplora nella sua trama, una vicenda al confine ancora una volta col paranormale, e in questo caso, con la Torino esoterica.

L’introduzione, vede il pittore Alessandri, nella Soffitta Macabra, ritrarre una sua modella, alla fine degli anni sessanta.

Poi la vicenda si sposta avanti nel tempo, nel 2015: il Professor Arturo Ginzburg e la sua allieva Carlotta Bandini, stanno portando avanti una ricerca, oggetto della tesi universitaria della ragazza, sul pittore Lorenzo Alessandri ( scomparso nel 2000) pittore di soggetti anche esoterici, ed è previsto nella Galleria Subalpina, la presentazione dei risultati della loro ricerca, che ha portato a scoprire come il Pittore abbia creato i fondali per un film perduto, Sortilegio, di Nardo Bonomi. Ma prima che la conferenza abbia inizio, il professore universitario viene barbaramente ucciso, con un rospo di bronzo (simbolo esoterico del Demonio) e gli viene mozzata una mano.

A condurre le indagini è il Commissario Sanniti, una donna molto sbrigativa che è stata ferita gravemente, in seguito a questioni passate legate all’attività di Susanna, e che da poco è tornata all’attività sul campo. La Sanniti è coadiuvata dal sovrintendente Fani.

Interessata a ritrovare il film è soprattutto Susanna Marino, giovane laureata disoccupata, sempre senza un soldo, che per pagarsi la pigione della casa è stata indotta da un certo Ruberti, a mettersi alla ricerca del film perduto Sortilegio. La giovane ha conosciuto Carlotta nel Locale notturno in cui lavora, Il Blue Velvet,  e in breve sono diventate amiche.

Susanna è sempre aiutata nelle ricerche dal suo amico Stefano Salvatori, alias Steve, un cacciatore di pellicole come lei ( ma ferrato nel mestiere e spregiudicato nei suoi affari tanto da essere stato in qualche occasione osservato dalla Polizia), da cui lei pur non riuscendolo a sopportare, è inesorabilmente attratta.

Insieme dovranno affrontare una serie di peripezie fino alla conclusione strabiliante del romanzo.

A parer mio questo è uno dei più bei romanzi che io abbia letto negli ultimi tempi: splendidamente concepito, ha un ritmo scoppiettante che non abbandona la trama fino alla fine e che invece ha di converso sovente delle accelerazioni fino al convulso finale. Perché ho detto che Cristiana Astori ha inventato un genere? Perché i romanzi riguardano delle cacce a pellicole perdute, con sovente riferimenti a soggetti paranormali, e ovviamente dei delitti efferati: è quindi un tipo di letteratura noir al limite con quella pulp, in cui i riferimenti cinematografici sono frequenti e hanno una importanza basilare. Non è un caso se Steve Della Casa, critico de La Stampa di Torino , oltre che essere uno dei personaggi del film è anche e soprattutto un personaggio di carne, reale , e piuttosto conosciuto , e firma del romanzo la Prefazione. Perché, e questa è una delle caratteristiche salienti dei romanzi di Cristiana, mentre nei romanzi polizieschi tout court si legge spesso la scritta “Ogni riferimento a persone e situazioni è puramente casuale”, qui non lo è. Anzi sovente i riferimenti non sono affatto casuali. Lo prova il fatto che parecchi personaggi e fatti citati nel romanzo, che uno si aspetterebbe a primo acchito essere inventati, sono invece reali: in primis il film perduto Sortilegio è in effetti un film che non si sa che fine abbia fatto: film ultimato, montato e doppiato, non arrivò alla censura e alla sala e quindi è inedito. La trama è esoterica e parecchi riferimenti rimandano a Alister Crowley, il grande esoterista dei primi del Novecento. La regia fu davvero di Nardo Bonomi, e i produttori furono davvero i fratelli Renzo e Carlo Maietto. Anche l’interprete femminile accreditata nel romanzo, è veramente esistita, Erna Schurer, così come è assolutamente vero che la parte del marito Alessio fu interpretata dal regista Marco Ferreri  (il regista de La grande abbuffata).

Il titolo del romanzo richiama il mondo del paranormale, e ricorre varie volte nel tessuto del romanzo: il viola infatti da sempre è il colore del passaggio ad un altro mondo, della magia, ed è il risultato della fusione di due colori, il rosso, simbolo di amore e il blu, simbolo di sapienza. In un certo senso, non è neanche casuale nella bibliografia della Astori, perchè se si mischiano i colori rosso, blu e nero (colori simbolo dei primi tre romanzi) si ottiene un viola scuro.

Andando ad analizzare stilisticamente l’opera, notiamo alcuni punti:

innanzitutto – e  questa è la caratteristica che salta subito agli occhi e che deriva anche da quanto abbiamo testè detto – immaginario e realtà non sono individuabili di per sè, tanto che si confondono in un unico linguaggio narrativo, in cui tutto ciò che potrebbe rallentare il movimento della massa che si muove come un fiume impetuoso, viene eliminato o modificato: parole tecniche, parole inglesi, digressioni al passato, dialoghi riferiti ad altra gente e persino stralci di discorsi tratti da sceneggiati (da Il  segno del Comando in un caso), vengono tutti uniti in un linguaggio con sempre lo stesso carattere e font.

Poi, Cristiana, per evitare che il lettore perda interesse alla lettura, oppure si blocchi, segue un iter iniziato già col suo primo Tutto quel Nero, e quindi confeziona dei capitoli brevissimi, di tre, quattro pagine al massimo, spezzando continuamente la storia, a seconda delle azioni dei personaggi, e così facendo accresce l’interesse del lettore (La prima parte consta di un Prologo e di 37 capitoli, la parte seconda di 30, la parte terza di 33 + un Epilogo). E psicologicamente, questa soluzione è geniale: mi è capitato, come sarà capitato a tanta gente, leggere nei momenti di relax, per es. prima di dormire, e sovente quando i capitoli sono lunghi, va a finire che se non se n’è finito uno, la volta dopo finchè si cerca e si riprende la lettura, spesso ci si blocca di nuovo.

Altra caratteristica che ho osservato, è una di cui qualche giorno fa dibattevo al telefono con Luca Conti: cioè la sottile soluzione psicologica di Agatha Christie che – nei romanzi in cui non c’è un personaggio che fa un filtro notevole alle storie (per es. Poirot), e nella specie Miss Marple – non interviene spesso, ma lascia che sia il lettore a farsi una propria idea e a convincersi di una data cosa: questo aumenta il suo grado di coinvolgimento nella storia. Questa soluzione stilistica è pari pari adottata dalla Astori, che mai, o pochissime volte, nella trama della storia , accenna a determinate pratiche.

Ancora.., la trama non è monocorde, ma alterna a momenti drammatici e convulsi, altri più lenti, e altri ancora addirittura umoristici : è il caso soprattutto dei battibecchi tra Susanna e Stefano (che sembrano dei battibecchi tra due persone che rifiutano con forza la possibilità che siano attratti vicendevolmente pur attraendosi nella realtà) e soprattutto tra il Commissario Sanniti e Fani. Proprio nel ricorso a un tipo di hardboiled brillante, Astori tradisce la predilezione per i romanzi di Donald Westlake (di cui ha nel corso degli anni tradotto qualche opera firmata con pseudonimo Richard Stark) e probabilmente anche di Bill Pronzini.

Astori nella storia accresce tensione come abbiamo detto spezzettando continuamente l’azione in tanti brevissimi capitoli e anche puntando su delle esplosioni narrative, riferite per es. alle morti di certi personaggi o alle situazioni di pericolo di Susanna, che interrompono per un attimo il fiume della narrazione, per accrescerne la portata, quasi fossero per es. delle rapide o delle cascate. Questo ritmo non segue quindi i procedimenti stilistici classici, fatti di paura del buio, della presenza di qualcuno in un ambiente ristretto, che possa far del male e quindi della impossibilità di fuga (come nel caso descritto), di passi nel silenzio della notte, che fanno presupporre che qualcuno stia seguendoti senza farsi scorgere, ma si avvale soprattutto di far breccia nell’attenzione del lettore attraverso ricorsi a situazioni irrazionali, che ne mettano alla prova la lucidità mentale (come nel caso della festa esoterica a Villa Pastrone, in cui il lettore seguendo Susanna e il bizzarro svolgersi della festa tende a perdere ogni riferimento e identificandosi con lei,e  cade nella rete di un delirio onirico). Proprio nello svolgersi delle situazioni, Astori a parer mio si avvicina di molti a certi autori stranieri, come Dan Brown, Eliette Abecassis e Glenn Cooper che sovente hanno costruito le loro trame su caratterizzazioni esoteriche che fanno presa sul lettore.

Nell’ideazione della trama, fa specie aver scelto un pittore come Alessandri, un pittore poco conosciuto, che però nel corso della vita è stato attratto dal bizzarro e anche dall’esoterismo e che ha davvero fondato una Soffitta Macabra. E nella morbosità di certe situazioni, in cui fa capolino anche il sesso, ma assai timidamente va detto (solo nel corso della festa a Villa Pastrone che si configura quasi come un sabba carnevalesco), il film fa intravvedere sullo sfondo anche Eyes Wide Shut di Kubrick.

Cristiana Astori è in ultima analisi una scrittrice davvero unica, fenomenale, un caso letterario italiano, che scrive in maniera davvero sontuosa e ha una capacità di immedesimare e far vivere il lettore in situazioni non tanto letterarie quanto cinematografiche: ad esempio quando Sanniti e Fiano affrontano ad alta velocità i tornanti con una Fiat Bravo, oppure quando Susanna corre in passaggio sotterraneo a perdifiato per sottrarsi alla morte. Ed è anche parecchio visionaria, e mi ha fatto pensare per le situazioni descritte a Valerio Evangelisiti quando tratteggiava l’inquisitore Eymerich in azione contro potenze che sfuggivano alla ragione aristotelica e tommasea.

Per cui in ultima analisi ci si chiede: ma come ha fatto La Mondadori a farsela sfuggire?

Un altro mistero che dovremo risolvere un giorno.

 

Pietro De Palma

 

sabato 12 agosto 2023

Agatha Christie : Un delitto avrà luogo (A Murder is Announced, 1950) - Trad. Grazia Maria Griffini. I Classici del G.M. N.446 del 1984

 

Un delitto avrà luogo - Agatha Christie - Libro Mondadori 2002, Oscar scrittori moderni | Libraccio.it
 

 

Nel corso della sua carriera, Agatha Christie pubblicò dodici romanzi oltre tutta una serie di racconti, incentrati sul personaggio di Miss Marple:

Il delitto nel villaggio, 1930

C’è un cadavere in biblioteca, 1942

Il terrore viene per posta, 1943

Un delitto avrà luogo, 1950

Miss Marple: giochi di prestigio, 1952

Polvere negli occhi, 1953

Istantanea di un delitto, 1957

Silenzio: si uccide!, 1962

Miss Marple ai Caraibi, 1964

Miss Marple al Beltram Hotel, 1965

Nemesi, 1971

Addio, Miss Marple (1976)

Un delitto avrà luogo che è il capolavoro di Agatha Christie della serie con Miss Marple, fu il quarto ad essere pubblicato., nel 1950.

L’inizio del romanzo potremmo dire che abbia una successione di scene, cinematografica: non si comincia con una introduzione classica, in cui magari i vari soggetti interagiscono tra loro, ma con un annuncio che preannuncia un delitto e che viene preso per un gioco, magari un altro degli scherzi che gioca Patrick il cugino di Letitia; poi il ritrovo a casa di Letitia di una serie di  amici e conoscenti, che sembrano essere lì solo per un gioco e non essere legati tra loro da altri legami e che invece lo  sono (non tutti); il passare dei minuti fino al fatidico orario 6,30 p.m.  segna la successione di stati d’animo contrastanti e viene atteso con trepidazione per iniziare il gioco; e neanche l’apparizione del misterioso visitatore che intima il classico “Mani in alto!” e muove la lampada tascabile in giro sulle facce dei presenti, serve ad appesantire l’ambiente. Che si tratti non di un gioco ma dell’inizio di un dramma, lo sancisce il colpo di pistola, che separa non solo due fasi distinte, ma come uno shock convince i presenti di qualcosa che non avevano preso in esame: che si trattasse davvero della promessa di un delitto.  Dopo lo sparo seguito da altri, l’individuo cade per terra. Quando accendono la luce, c’è un tale morto per terra.

Dalle indagini risulta trattarsi di un poco di buono, tale Rudi Scherz. Pare abbia sparato alla padrona di casa che è ferita ad un orecchio, e poi si sia suicidato o ucciso per errore. Poi invece si capirà che è stato ucciso. Da chi e perché?

L’Ispettore Craddock si troverà presto a mal partito e dovrà collaborare e affidarsi alle deduzioni di Miss Marple, una supervecchietta già conosciuta da Sir Clithering ex funzionario di Scotland Yard che ne perora la collaborazione, che si è fatta avanti a causa di un assegno falsificato dalla vittima.

Craddock, che si avvale di Miss Marple, compie delle indagini, interroga i presenti, e alla fine comprende che la vittima era stata assunta da non si sa chi per fare uno scherzo, ma che poi tutto era finito in tragedia e sarebbe potuta essere doppia se l’assassino non avesse mancato la mira non uccidendo per poco la Sig.rina Blacklock. Per quale motivo allora qualcuno avrebbe dovuto ucciderla? Non ha grosse entrate. Però si comincia a capire qualcosa quando si viene a sapere che lei quando dovesse morire la moglie di un finanziere di cui Letitia era stata segretaria e poi socia, Lei erediterebbe un capitale di milioni di sterline, non avendo il finanziere nominato erede per prima la moglie. Ecco che allora cominciano a vedersi i primi sospettati: Patrick e Julia Simmons cugini della futura ereditiera, se l’avessero ammazzata, avrebbero ereditato; ma ci sarebbero anche Pip e Emma, i figli di Sonia Goedler, la sorella di Randall Goedler il finanziere, perché se fosse morta prima Letitia, i soldi sarebbero andati ai figli di Sonia.

Solo che mentre Patrick e Julia sono presenti, questi Pip ed Emma non ci sono e quindi potrebbero esserci ma sotto mentite spoglie, di qualcuno dei presenti il pomeriggio della tragedia, che sono:

Letitia Blacklock

Dora Bunner , amica di scuola di Letitia

Patrick e Julia Simmons, cugini di Letitia

Phillipa Haymes, una signora vedova che lavora presso Letitia

Col. and Mrs Easterbrook

Le signorine Hinchcliffe and Murgatroyd, due amiche che vivono assieme

Edmund and Mrs. Swettenham, madre e figlio vicini di casa

Julian e Dina (Cicci) Harmon, parroco e sua moglie

Mitzi, rifugiata polacca

Emergono alcune situazioni: Mitzi accusa Philippa di essersi incontrata sotto il pergolato nella villa di Letitia qualche giorno prima, con un uomo, presumibilmente Rudi, e l’acusa di essere coinvolta nel dramma ma Phillipa nega; il Colonnello si accorge che qualcuno gli ha sottratto la pistola tedesca ricordo di guerra: se fosse stata presa prima della morte di Sherz, lui avrebbe dovuto dirlo alla polizia e dire anche del perché non ne avesse denunciato il possesso, ma la moglie lo convince che è stata sottratta dopo e quindi non ha sicuramente importanza; se in un primo tempo nessuno poteva assicurare che Patrick e Julia fossero in effetti quelli che dicevano di essere, poi viene confermata la loro presenza e che sono cugini.

Ben preso un nuovo delitto si verifica: qualcuno che ha avvelenato un flacone di aspirina che prende Letitia, con il segreto intendimento di ucciderla, in realtà uccide Dora Banner che vi è ricorsa per una indisposizione.

Le indagini continuano, e ben presto si conoscono molti più fatti riguardo ai soggetti: Letitia aveva una sorella Charlotte che era morta; era Letitia che aveva salvato Randall Goedler in più d’una occasione e per questo sia lui che la moglie le erano state sempre debitrici, anche quando lei era dovuta andare preso la sorella ammalata; Phillipa aveva dichiarato di essere vedova ma non era vero: era la moglie di un disertore, e forse era lui con cui lei si era incontrata.

Si viene a scoprire una cosa fondamentale: tutti o quasi avevano detto di essere in un determinato posto (sala o salottino). La sala e il salottino erano divise da due porte, una effettiva e una no: in sostanza le due porte immettevano in due locali adiacenti, che quando erano stati riunti, avevano perso la funzione di due porte distaccate, così era rimasta funzionante una mentre l’altra era stata chiusa. La porta non usata sarebbe dovuta essere nelle condizioni di quando era stata chiusa, tuttavia Craddock si accorge che qualcuno ha oliato i cardini e la serratura non sferraglia più, tanto che qualcuno avrebbe potuto benissimo usarla al buio per arrivare laddove era Scherz ucciderlo dopo aver tentato di uccidere Letitia, e poi ritornare nel salottino indisturbato senza che nessuno lo sospettasse. (La porta chiusa, che chiusa poi non era, anzi neanche murata come si pensava che fosse, mi rimanda col pensiero a La Quatrième porte di Paul Halter, e la cosa non è affatto peregrina, perché Halter ha sempre ammesso che i due scrittori che hanno più influito su di lui, sono stati J.D.Carr e A.Christie).

Tuttavia uno degli astanti era in una posizione tale che facendo mente locale al momento in cui Scherz illuminava i presenti avrebbe potuto riscontrare se effettivamente i presenti dicevano di essere laddove avevano dichiarato: è la Signorina Hitchcliffe, che si ricorda ad un certo punto di qualcosa ma avendolo detto ad alta voce attira l’attenzione dell’assassino che di lì a poco la strangola.

Craddock a questo punto, e soprattutto Miss Marple arriveranno alla chiusa finale, sapendo quello che aveva gridato la terza vittima (She Wasn’t There) e quindi che si tratta di un’assassina. In un convulso finale, la diabolica assassina sarà fermata, e verrà spiegato tutto, e chi fossero effettivamente alcuni dei presenti.

Abbiamo anticipato che Un delitto avrà luogo è il capolavoro di Agatha Christie della serie con Miss Marple, e che fu pubblicato., nel 1950, anche se l’autrice andava puntualizzandone trama e personaggi già da qualche anno; e come spesso accade, in corso d’opera c’erano stati dei cambiamenti nella trama. Il romanzo ha qualche motivo di contatto con The Companion (1930), racconto della raccolta Miss Marple and The Thirteen Problems, del 1932, raccolta con cui Agatha Christie fece esordire la vecchietta arguta e pettegola.

Come sottolinea John Curran nel suo Agatha Christie's Complete Secret Notebooks, già nel 1947 Agatha Christie aveva iniziato a concepire la trama, ma originariamente essa non era come la conosciamo nell’edizione definitiva.

Il luogo della tragedia inizialmente era stato posto altrove, invece che a Little Paddocks: “People going to meet in a Country house…A death has been arranged and will take place on Monday Feb 6th at 20 Ennerly Park Gardens...”. Inoltre, come si vede, anche la data era diversa: inizialmente era stata scelto il 6 febbraio, poi il 13 ottobre per poi diventare nella stesura ultima il 29 ottobre: “The original wording of the advertisement was also amended from ‘A Murder has been arranged and will take place on Friday Oct. 13th at Little Paddocks at 6.p.m”.

Anche il nome del villaggio era diverso: “Chipping Burton? Chipping Wentworth?’ – instead of the original Chipping Barnet”, poi diventato Chipping Cleghorn. E parecchi dei personaggi avevano altri nomi: per es. l’ispettore Craddock, si sarebbe dovuto chiamare prima Hudson e poi Cary. Ma un po’ tutti erano inizialmente diversi:

“Letitia Bailey at breakfast reading out [Letitia Blacklock]

Amy Batter – someone calls her Lottie [Dora Bunner]

young man Harry Clegg – son or nephew of old school friend? [Patrick Simmons]

Phillipa Hedges lodger [Phillipa Haymes]

Col and Mrs Standish [Col. and Mrs Easterbrook]

‘Hinch’ and ‘Potts’ [Hinchcliffe and Murgatroyd]

Edmund Darley and his mother [Edmund and Mrs. Swettenham]”

Da notare è che inizialmente c’era la coppia Mr and Mrs North, poi tolta e sostituita da altra, forse perché per il cognome North, A. Christie si era ispirata alla sua amica Dorothy North, dedicataria di Poirot non sbaglia.

Il nipote maschio, Patrick, inizialmente sarebbe dovuto essere una delle vittime (al posto di Dora Bunner) perché depositario di indizi pericolosi, assieme a Letitia Blacklock, che non si sarebbe dovuta salvare, oltre alla prima vittima che in un primo tempo non sarebbe dovuta essere Rudi Scherz ma Dubois.

Al di là di queste puntualizzazioni Il romanzo è il migliore della serie di Miss Marple, non solo per la costruzione impeccabile, ma anche per le situazioni descritte:

la persona scelta per essere l’assassino: ricorre non solo qui ma anche in altri romanzi

il messaggio del morente: la signorina Hinchcliffe si lascia scappare ad alta voce una rivelazione la cui importanza per la soluzione è assolutamente basilare: She Wasn’t There. E’ Mrs Murgatroyd in definitiva a condannarla a morte, quando decide di provare (e convince l’amica a farlo) a fare l’investigatrice, confidando sulla capacità dell’amica di rivedere la scelta dell’assassinio di Scherz in mente, visto che all’atto dell’entrata del giovane lei era in un posizione privilegiata, non nello spazio in cui si verificano gli eventi, ma spostata altrove. Nel momento in cui la signorina Hinchcliffe raggiunge la consapevolezza di aver visto che la donna che aveva dichiarato di essere lì, in realtà non stava, forma la sua condanna a morte, che arriva pochi istanti dopo. Non è quindi un vero e proprio messaggio del morente, ma..quasi.

Il motivo per cui uccide Dora Banner: perché nella sua poca furbizia, continuava a dire troppe più cose di quante l’assassina sperasse che non dicesse

L’identità delle persone coinvolte, che tranne pochi casi, non corrisponde a quella per cui sono conosciute. Questo è la trovata basilare e geniale della Christie, che viene spiegata con la situazione postbellica. Ed è una spiegazione assolutamente condivisibile, e del resto assolutamente in linea con i romanzi di Yokomizo Seishi, in cui da parte opposta, si mette in evidenza come, a causa della confusione durante e dopo la guerra, in un villaggio in cui prima delle ostilità tutto si sapeva delle persone che vi abitavano anche in ragione dei loro avi, ora ciò è messo in discussione proprio dall’atmosfera di smobilitazione che si è verificata e che fa affluire in città persone di cui nulla si sa se non quello che loro attestano. E quindi anche la loro identità deve essere presa con le molle. Del resto questa atmosfera molto nebulosa in cui i soggetti del dramma si muovono, e che ha le proprie origini nel conflitto appena concluso, spiega anche la precarietà sia dei generi di prima necessità, di cui si parla ripetutamente nel romanzo, sia dei luoghi del dramma che non sono quelli che sarebbero stati prima della guerra: non ci sono più maggiordomi, ville e manieri, sfarzosi ricevimenti, dame e balli, ma una modesta casa di campagna.

Un’altra cosa che colpisce molto in questo romanzo è come la Christie risolva l’escamotage che porta al delitto: nessuna introduzione come era nei romanzi prebellici, in cui i vari personaggi vengano ad interagire fra loro, denunciando una serie di motivi per cui qualcuno dovrebbe morire, ma l’annuncio di qualcosa in un trafiletto sul giornale cittadino: A Murder Is Announced is one of those Christies one remembers because she has taken something everybody is familiar with, an announcement of marriage, and used it creatively. "A marriage is announced”. . . "A murder is announced” , dirà Robert Barnard in un suo celeberrimo saggio su Agatha Christie: A talent to deceive an appreciation of Agatha. La Christie modifica un annuncio a tutti familiare (Si annuncia il matrimonio di..) con uno assolutamente originale (Si annuncia la morte di qualcuno).  In questa sua originalità che elimina l’introduzione presente in ogni mystery classico scritto prima della guerra, Agatha Christie è assolutamente originale in questo romanzo, che assume la sostanza di spartiacque tra lo stile classico prebellico e lo stile classico postbellico: tutte le cose che prima ci si aspettava che sarebbero accadute, qui non si è sicuro che accadano. Innanzitutto c’è un abuso dell’impostore, e poi c’è un abuso del secondo delitto. Il ricorso ad un secondo delitto si spiega secondo Barnard, ad un mero espediente stilistico: laddove il pubblico si aspettava una condotta del plot, narrativamente parlando, più lunga, la Christie ne preferiva una più breve di circa la metà, ma poi era costretta a rinsaldare l’attenzione del pubblico con un secondo delitto:

“The book seems to mark the end of Christie's classic period, those years when one could expect something satisfying, puzzling and entertaining from her. After 1950 one could only hope: there were some splendid successes, but they were interspersed with performances of embarrassing feeble-ness. She could still write something as good as Mrs. McGinty's Dead, but she could also put her name to the dreadful Hickory, Dickory Dock, with its preposterous plot and its shame-making caricatures of overseas students. But this, of course, is to give undue symbolic weight to the (comparative) falling apart of A Murder Is Announced. What happens here is by no means unknown even in the classic period: she abuses the "impostor" ploy she has used over and over again, and she abuses the "second murder" ploy. It is all very well to bring in the red herring of the twins Pip and Emma as a means of diverting attention from the really important imposture, but by the end the search for possible pretenders resembles the aftermath of the slaughter at Ekaterinburg: practically the whole of Letitia Blacklock's household is found to be other than what it has claimed to be. The second murder was a recurrent hazard with Christie, as we have seen in connection with Hercule Poirot's Christmas [U.S. Murder for Christmas]. Basically it springs from her uneasiness with the length expected of a detective story by publishers and public in her time. We learn home An Autobiography that she herself preferred around fifty thousand words, while her publishers expected ten or twenty thousand more—hence the second murders, which both pumped a bit of extra excitement into the business of detection, as well as prolonging the story. As Mrs. Oliver says in Cards on the Table: "when I count up I find I've only written thirty thousand words instead of sixty thousand, and so then I have to throw in another murder and get the heroine kidnapped again. It's all very boring" [chapter 17].

La situazione che si estrinseca nell’annuncio di un delitto che avverrà un tale giorno ad una tale era, e che viene da molti preso come un gioco, si evolve drammaticamente nel momento dello sparo: in quel momento tutti capiscono che non è più un gioco e che forse non lo era dapprima. Tuttavia anche l’annuncio del delitto non era esposto nella prima stesura del romanzo nella maniera come esso viene inserito nell’ultima: A death has been arranged and will take place on Monday Feb 6th at 20 Ennerly Park Gardens – friends accept this, the only intimation – no flowers by request , nella prima versione; A murder is announced and will take place on Friday, October 29th, at Little Paddocks at 6:30 p.m. Friends please accept this, the only intimation, nell’ultima. Cosa cambia? A parte la diversità del luogo dell’appuntamento e la data, quello che salta agli occhi nella prima è la raccomandazione a non portare fiori. Perché? Perché nell’abbozzo della scena, la Christie aveva pensato, come Curran sottolinea, ad una trama in cui dopo ogni delitto, accanto sarebbero stati trovati dei fiori.

Ma cosa è che affascina di questo romanzo?

Direi soprattutto che come Assassinio sull’Orient Express, Agatha Christie crea un romanzo sull’identità presunta ma non per questo vera al 100% e di come di ciò si servano più persone che si trovano tutte concentrate in uno stesso ambiente, legate da vincoli personali e da fatti accaduti nel passato. Per di più il romanzo è un raro intreccio di relazioni veramente micidiali:

innanzitutto aver creato un’assassina veramente inaspettata, non perché non avesse sortito questa soluzione in altre sue opere (una soluzione di questo tipo è presente oltre a A Murder is Announced anche in Peril at End House, One Two Buckle my Shoe e The Mirror Crack’d from Side to Side), ma perché nel contesto della storia non ci pensi proprio. E se si vede bene, l’unico indizio che possa spiegare la sua identità è una comunissima collana di perle a torchon;

e poi soprattutto aver creato una vittima, che è completamente scollegata (o almeno lo pare) da tutti i presenti, e che si muovono in un gioco che non è un gioco: cosa c’entra Rudi Scherz in quella casa, chi lo conosce, e perché è stato ucciso proprio lì? Un atto assoluto di genialità.

Una cosa da tenere bene a mente quando si parla del livello di narrativa espresso, è la mentalità della Christie che non solo le permette di gestire situazioni in cui altri suoi colleghi sarebbero stati a disagio, ma anche dota i dialoghi di una cattiveria e di battute taglienti che infila in ogni dove. La mentalità molto aperta, insolita per l’epoca in cui operava e anche in una certa antitesi con le idee politiche espresse (Agatha Christie era conservatrice), si può per es. verificare laddove ella per esempio affronti tematiche inerenti alla sessualità e alla morale sessuale, espresse da battute, che nella traduzione italiana non si colgono, in quanto , in alcuni passi è molto edulcorata. Faccio un esempio: nel capitolo 12, c’è un breve interludio tra Edmund e Philippa (Edmund ne è innamorato), in cui ad un certo punto Edmund dice: After the last war, we went in for sex.  Che tradotto sarebbe: Dopo la guerra si fa sesso ( e cioè non si parla più di amore e sesso, ma il sesso è diventato molto più importante di prima). La traduttrice italiana traduce: Dopo la guerra abbiamo scoperto il sesso, che poi è la stessa cosa, ma detto più gentilmente. Stessa cosa nel cap.9 dove si parla della scoperta di una porta. Interrogata da Craddock, Mitzi (che doveva essere l’assassina nella prima versione del romanzo) qui dice che Philippa (che odia) “It was not love she planned with him, it was to rob and to murder”, si era incontrata che con un uomo sotto il pergolato “non per fare l’amore”, dice la Griffini, “ma per rubare ed uccidere”. Ora è evidente che se due amanti si incontrano sotto un pergolato e fanno l’amore, non si pensa mica che abbiano un rapporto sessuale completo, ma facciano al massimo del petting, diremmo ora. Solo che se traducessimo letteralmente diremmo che “lei non pianificava di fare sesso con lui, ma di rubare ed uccidere” che è molto più diretto. La mentalità aperta della Christie tuttavia in questo romanzo si esplica anche quando tratta di determinati rapporti personali: le signorine Murgatroyd. Così come vengono inquadrate (due signorine amiche che convivono assieme) si capisce come esse formino una classica coppia lebica: tuttavia in questo caso la Christie ne parla non soffermandosi farsescamente sul ruolo del loro rapporto, come era capitato invece in altri romanzi in cui aveva parlato di rapporti gay o lesbici Mr Pye in The Moving Finger or Mr Ellsworthy in Murder is Easy oppure il maggiordomo di Lord Edgware simile ad un dio greco, oppure Alec in Rats o Christopher Wren in Three Blind Mice, qualche anno prima che viene in qualche modo descritto in maniera ridicola: quindi la Christie evolve anche il proprio pensiero sulla condizione gay.

Una donna molto avanti al suo tempo, più della morale e delle leggi pubbliche, non scordando che uno scrittore come Leo Bruce subì un processo per omosessualità e fu incarcerato sei mesi ingiustamente prima di cambiare nazionalità e andar via dall’Inghilterra.

Un'ultima cosa: nelle ultime pagine, si accenna ad una commedia farsesca che avrebbe scritto Edmund poi sposatosi con Philippa, dal titolo Gli Elefanti dimenticano, e di come forse fosse stato un errore intitolarla così perchè in effetti gli elefanti non dimenticano mai e quindi ricordano. Ora non è un mistero che un romanzo, il penultimo della serie di Poirot, si intitoli Elephants Can Remember. Visto che che Curtain (Sipario) del 1975 fu in realtà scritto nel 1940, non sarebbe peregrino pensare che anche il supposto ultimo romanzo della Christie ad essere scritto nel 1972, fosse stato pensato prima della pubblicazione di A Murder is Announced?

Pietro De Palma

 

Pietro De Palma