Di Joseph Commings abbiamo parlato quando introducemmo un
suo racconto, The Ghost in the Gallery, contenuto in una famosa antologia di
Jack Adrian & Robert Adey, pubblicata in tre volumetti in Italia da Garden.
Ricordo solo per inciso che Commings pubblicò gran parte
dei suoi lavori su magazines minori tipo The Saint o Mike Shayne, in quanto a
Dannay dei due Ellery Queen, la figura del Senatore Banner non riusciva
simpatica (forse perché troppo simile a quella di Gideon Fell). Anni fa Douglas
G. Greene ha riunito i racconti di Commings in una antologia edita dalla sua
casa editrice, Crippen & Landru.
Oggi parlerò di uno che fu scritto nel…… a 4 mani, da
Commings in collaborazione con Edward D.
Hoch: Stairway To Nowhere. In sostanza, da due dei più grandi scrittori di
racconti con Camere Chiuse o delitti impossibili.
Commings aveva scritto il racconto ma non trovava il compratore; Edward D. Hoch si offrì di rivederlo (di fargli cioè un editing) e di trovare l'acquirente, che fu appunto "Mike Shayne" (me l'ha detto Doug Greene, interpellato per l'occasione: Joe wrote a story but couldn’t find a buyer for it. Ed offered to revise and under their joint authorship he sold it to Mike Shayne Mystery Magazine.
E che il racconto sia un vero e proprio concentrato di assurdità e impossibilità, lo dimostra la sua fama.
Commings aveva scritto il racconto ma non trovava il compratore; Edward D. Hoch si offrì di rivederlo (di fargli cioè un editing) e di trovare l'acquirente, che fu appunto "Mike Shayne" (me l'ha detto Doug Greene, interpellato per l'occasione: Joe wrote a story but couldn’t find a buyer for it. Ed offered to revise and under their joint authorship he sold it to Mike Shayne Mystery Magazine.
E che il racconto sia un vero e proprio concentrato di assurdità e impossibilità, lo dimostra la sua fama.
Jim Morgan e Rachel Newman, si devono sposare. Stanno
passando la serata, una come tante, ma c’è aria di bisticcio: lui vorrebbe
uscire, andare a cena, fare qualcos’altro, lei invece è assorbita da altri
pensieri. L’indomani mattina al Museo dove lavora c’è un’importante mostra di
uno dei più famosi diamanti del mondo, il Gran Mogul, di oltre 250 carati. E
lei è molto preoccupata.
Si dirigono verso la casa di lei. Nevica, i fiocchi
cadono a larghe falde. Il tempo di dirigersi verso la cassetta delle lettere,
lei chiede a lui di aprire e prendere la posta mentre si avvia per le scale. Ad
un certo punto, dopo i passi delle scarpe coi tacchi alti sui gradini, lui
sente un grido. Si slancia per le scale e trova per terra a metà di esse il
portacipria d’oro che lui le ha regalato. Arriva al pianerottolo, ma di lei
neanche l’ombra. In casa non può essere entrata perché lui aveva le chiavi non
solo della cassetta della posta ma anche dell’appartamento, e quindi si
interroga dove possa essere finita. In preda all’apprensione sente una vociona
dietro di lui, e si trova dinanzi una specie di balena avvolta in una
rendigote, cappellaccio, sovrascarpe con le suole rosse che si qualifica come
Senatore Banner, un politico che però aiuta la polizia a sbrogliare casi
piuttosto intricati. E’ lui che chiede a Jim dove sia finita la ragazza. Dopo
le spiegazioni, i due entrano nell’appartamernto di Rachel, che ovviamente è
vuoto.
Mentre sono a pensare, mentre Banner aspetta il Capitano
Rector , spiega perché lui seguisse loro due: perché la ragazza è coinvolta in
un crimine e lui ignora cosa, sa solo che ha una cosa che deve restituire che
vale mezzo milione di dollari, perché mentre era in albergo ha sentito nella
stanza vicino la parola crimine e quindi ha deciso di seguire la ragazza, che
era con un uomo. Jim non sa capacitarsi, ma immagina chi possa essere: un certo
Leonard Slattery, che Banner ha saputo essere interrogando il portiere dell’albergo.
Mentre stanno lì, arriva prima il Capitano con gli
uomini, che perquisiscono anche il tetto ( la porta è sbarrata dall’interno) e
la cantina, trovandola vuota; poi l’amica del cuore della fidanzata, una certa Evelyn
Gunther, arriva e cerca in tutti i modi di tirare su Jim, dicendo che
sicuramente la ragazza è lì che sta camminando fuori da qualche parte. Anche
lei lavora come Rachel allo Skiff Museum of
Art, come anche Slattery. Per cui decidono di andare lì.
Arrivati al Museo, percorrendo
strade imbiancate dalla neve che ha formato un manto tutt’attorno ad esso
(fuori c’è anche un pupazzo di neve ad altezza d’uomo) e fattisi riconoscere
dalla guardia, spiegano che sono lì perché una dipendente del Museo, Rachel
Newman è scomparsa. Ed ecco che proprio la guardia, fa la clamorosa
dichiarazione che la ragazza lui l’ha vista poco prima nel Museo. Banner fa un
salto: come nel Museo? Chiedono alla guardia cosa faccia, chi sia, ed ecco il
secondo colpo di scena: lui è Leonard Slattery.
Slattery dice che la ragazza è lì e che lui è il suo fratellastro: ma se
così non fosse? E’ solo lui che l’afferma. NO. Terzo colpo di scena: un
poliziotto di ronda davanti al Museo, qualificatosi, dice che ha visto una
donna con un cappotto blu e un cappello con una piuma entrare nel Museo. Ora
sono due i testimoni, uno non attendibile e uno attendibile che dicono la
stessa cosa. Ma dove è Rachel? Mentre stanno lì, ecco che vedono Evelyn sbucare
da un corridoio: è ritornata al museo per dare anche lei una mano. Ma non ha
visto Rachel. E così, chiamato Rector e i suoi uomini, cominciano a cercarla
per le sale anche quelle egiziane, ma non trovano nulla. E chiamano anche
Kelley, il curatore del Museo. Esaminatolo, Rachel non viene trovata. Banner
trova solo il suo cappotto e il suo cappello.
Banner, sa e l’ha detto a Jim come
abbia fatto Rachel a volatilizzarsi la prima volta. Non sa come si sia
volatilizzata la seconda. Teme solo una cosa. La teme anche Jim che vorrebbe
cercarla nei sarcofagi: ormai ne parla inconsciamente al passato. Kelley, intanto
ha fato un giro nel museo e ha esaminato tutto, anche la sala dove è esposto il
Gran Mogul. Quarto colpo di scena: il diamante è ancora al suo posto, all’interno
della teca di vetro al centro della stanza. Ma allora cosa è stato portato via
da Slattery? Cosa è stato consegnato in albergo a Rachel? Slattery non vuole
rivelare cosa, e quindi viene trattenuto: Banner consiglia il capitano di
informarsi su Slattery, ed ecco dopo un po’ emerge che, quinto colpo di scena,
è un esperto gemmologo, che ha lavorato in una fabbrica tedesca e conosce
benissimo le gemme naturali e sintetiche.
Aspettano la notte. E intanto la polizia
cerca Rachel dappertutto: ospedali, prigione, obitorio. Niente. La mattina all’apertura,
sono ancora lì. Aspettano notizie. Kelley da inizio alla mostra: due guardie
armate sorvegliano i presenti nella sala del diamante, poste alle due uscite
della sala, una di fronte all’altra. D’improvviso nel museo si sente un’esplosione
e un puzzo di bruciato: Banner e Rector riconoscono dall’odore l’acido picrico
e il clorato di potassio. Una bomba. Ha fatto esplodere la teca. Ma, il
diamante? Sparito! Eppure le guardie alle due uscite giurano e spergiurano che
nessuno è entrato e ha rubato il Gran Mogul, che però non è più lì. Come ha
fatto a svanire il Gran Mogul e prima Rachel di nuovo? Ora Banner ha capito
come, e in uno sbalorditivo finale, risolve la sparizione di Rachel e del diamante,
e intrappola due criminali.
Diciamo subito che qui la parte
principale non la fa Banner ma Jim Morgan: con la sua carica umana e
passionale, con la sua disperazione, temendo il peggio, permea tutto il
racconto ed eleva la tensione, laddove i due autori furbescamente lo fanno
agire: per esempio quando prende a calci il pupazzo di neve ad altezza d’uomo,
presente sul selciato davanti al museo, covando la paura irrazionale che dentro
vi possa essere il corpo dell’amata; o quando corre nel palazzo, piano per
piano non trovando Rachel, finanche in cantina. Il racconto è scritto assai
bene e pieno zeppo di colpi di scena, che riescono a non far calare la
tensione. Anche le impossibilità lasciano soddisfatti: qui ce ne sono tre, tre
sparizioni impossibili, due di Rachel e l’altra concernente il diamante. E’
ovvio che anche qui c’è una messinscena assai elaborata, non tanto per le
sparizioni di Rachel (la seconda sì), quanto per la sparizione del diamante:
nella prima sparizione è coinvolta una persona, nella seconda sempre una, in
quella del diamante..due. E vi sono vari momenti in cui essa si sostanzia, che
non sono ristretti solo al momento in cui sparisce, ma anche ad uno precedente
in cui è creato l’artificio che poi si compierà in un secondo momento.
La scrittura è lineare, ma sempre se
si parla di americano, e per di più slang. Non è paragonabile cioè all’inglese
classico, più semplice da leggere: l’americano di cui fa uso Commings è pieno
di forme contratte e di termini e di forme difficilmente comprensibili se
tradotte letteralmente. Pertanto è agevole leggerlo solo se ci si è
impratichiti nell’uso della lingua americana. Per esempio, yunnerstand è forma contratta di “you understand”; have
you getting the willies significa “mettere I brividi”; ancora, l’intraducibile
Let’s take a hinge at her apartment (che normalmente dovrebbe
significare, mettiamo un cardine nel suo appartamento) significa “Diamo un’occhiata”;
Dunno è forma contratta di “I don’t know”, e così via.
Per quanto riguarda la nuda e cruda
impossibilità, si nota qui un’ influenza molto netta, che è tale anche in altri
racconti di Commings, che è quella di John Dickson Carr. In questo racconto
poi, questa influenza è per così dire sublimata, perché Carr era amico di Commings
e Commings di Hoch: la risultante è che Carr è presente in maniera netta e
fortissima nella prima sparizione di Rachel. Qui viene riproposto con una idea
assolutamente geniale, il trucco di The Unicorn Murders. E una parte
rilevante, di tipo psicologico, ce l’ha il gold compact, altro termine
americano per designare il portacipria da borsetta, in questo caso di oro.
La seconda sparizione di Rachel si avvale di
un elemento per così dire psicologico rispetto a quello più tecnico della
prima, anche se lì c’è pur sempre, come c’è in qualsiasi: far capire una cosa
ed invece farne un’altra. Ma nella seconda sparizione nel museo entra in scena
una persona diversa da Rachel e quindi è una messinscena fatta a posteriori
utlizzando un escamotage che si trova utilizzato in molti romanzi. La
sparizione del diamante, come ho detto, si avvale di due momenti più propriamente
ristretti alla sala in cui esso è esposto, e a vari altri, relativi al cambio
di mani, in ragion dei quali prima esce dal museo (Slattery), poi entra in
possesso di Rachel e poi è riportato nel museo, ma non per essere esposto: è
propriamente la messinscena più articolata, perché fa uso di due diamanti, non
uno, e di conoscenze di sostanze esplosive (Il clorato di potassio elemento
fortemente instabile in presenza di un acido forte, in questo caso l’acido
picrico che è a sua volta un esplosivo, deflagra). L’uso di acido picrico, e la
sua tendenza a colorare la pelle di giallo, sarà determinante per inchiodare
uno dei due criminali.
Appassionante, e con soluzione
pirotecnica.
Bel finale anche romantico,
tipicamente americano (la donna prepara la colazione al marito).
Pietro De Palma
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