giovedì 7 agosto 2025

Peter Lovesey : La statua di cera (Waxwork, 1978) - Trad. Mauro Boncompagni. I Classici del Giallo Mondadori N. 1493 del 2025

Peter Lovesey, “La statua di cera”, I Classici del Giallo n. 1493, giugno 2025 

 

Dei tre romanzi pubblicati in Italia della serie Cribb, questo è il terzo, in ordine di uscita (il primo da Sonzogno, La Vacanza del Cappellaio Matto, il secondo "Un fantasma per Cribb" e il terzo, questo, da Mondadori) e anche l'ultimo ad essere stato pubblicato da Lovesey, nel lontano 1978. Una serie quindi che per lui era finita, e non avrebbe potuto avere continuazione. E sempre nel 1978, conquistò il Silver Dagger Award (il secondo premio della Crime Writers' Association).

Glielo chiesi anni fa perchè non avesse continuato la serie, ma non rispose. Evidentemente gli interessava poco. Era servita per lanciarlo, ma poi visto che soprattutto con la serie "Peter Diamond", aveva raccolto unanimi consensi ( e vari premi), doveva aver maturato l'intenzione che era quella la serie da continuare.

Che dire di quest'ultimo romanzo con Cribb? Forse il suo romanzo più denso della serie, e il migliore, anche se rispetto ad altri titoli (penso a A Case of Spirits del 1975), con un minor pizzico di estrosità.

Il romanzo verte su un omicidio e su un colpevole che poi si dubita che sia lui.

Howard Cromer è un rinomato fotografo, ed è sposato a Miriam. Miriam si è invaghita  di Cromer e lo ha sposato anni prima. Ma lo studio da fotografo è grande e conosciuto, e Howard ha un assistente, piuttosto bravo Josiah Perceval. Tuttavia Josiah un bel giorno trova delle foto compromettenti di Miriam, che la donna aveva fato quando era giovane: aveva postato completamente nuda, coperta da veli, assieme a due sue amiche, per una iniziativa culturale. Le foto sarebbero dovute poi essere distrutte, ma invece diventano oggetto di ricatto. La conseguenza è sempre quella: il ricattatore ad un certo punto fa una brutta fine. In sostanza viene avvelenato col cianuro, disciolto in una caraffa di Madera.

Le caraffe erano state preparate da Miriam, quindi è lecito che si sospetti di lei. Per di più era ricattata dalla vittima, e quindi la donna viene incriminata e aspetta nella prigione di Newgate l'inizio del processo, quando lei decide di autoaccusarsi scrivendo una confessione, in cui si accusa plateealmente di avere avvelenato col cianuro Perceval.

Conseguenza di tutto ciò, è la sua condanna a morte: aspetterà nel braccio della morte di Newgate, di essere impiccata.

Discorso chiuso? No, perchè accade un imprevisto. Su un giornale viene pubblicata una fotografia, in cui viene ritratto anche il marito di Miriam Cromer, in cui si nota chiaramente che al panciotto è attaccata una catenella con una chiave, che è quella della serraura dell'armadietto dove sono conservate le sostanze chimiche, tra cui il cianuro di potassio, usato nel processo di stampa delle foto. Ora una chiave ce l'ha Howard ed una ce l'aveva Perceval: siccome non è possibile che Miriam abbia chiesto a Perceval la chiave perchè Perceval non gliel'avrebbe data, deve essersi servita di quella del marito, che però era lontano da casa essenso andato alla riunione di una associazione di cui fa parte: potrebbe essere accaduto che la donna, prima che lui andasse , gliel'avesse sottratta, ma quella foto scombussola le carte in tavola, perchè dimostra che la donna non può aver avvelenato il Madera, perchè la chiave dell'armadietto dei veleni, non era nella sua disponibilità. E siccome bisogna fugare ogni dubbio prima che la sentenza uccida una innocente, viene incaricato l'Ispettore Jowett di Scotland Yard dirisolvere la faccenda. E siccome lui in sostanza è un incapace, arrivato alla sua posizione sfruttando le capacità di altri, soprattutto Cribb, proprio il sergente viene incaricato di svolgere le indagini. Che porteranno a sviluppi imprevisti, e alla scoperta di un altro assassinio, quello di una delle compagne di scatti erotici di Miriam Cromer, accaduto tempo prima, alla scoperta di amanti imprevedibili e di un piano diabolico, pronto a far incriminare anche Howard, per arrivare al suo fine. 

Ci troviamo dinanzi ad un piccolo capolavoro,in cui Lovesey non fa altro che aggiungere di volta in volta alla trama principale, tutta una serie di piccoli tasselli, che fa dubitare del fatto che Miriam possa o meno aver avvelenato il suo ricattatore, con premeditazione. La premeditazione, nonostante nel suo caso ci fossero attenuanti dovute alla natura del ricatto (ricordiamo che la serie di Cribb si ambienta a Londra durante il periodo vittoriano), prevedeva la condanna a morte certa: Lovesey non fa altro che introdurre dubbi che ciò sia accaduto, e lo fa in maniera sapiente, togliendo e aggiungendo di volta in volta, ad una trama di per sè scarna. In sostanza quello che ne consegue, è un continuo gioco di specchi, in cui Miriam ci viene presentata, a seconda degli indizi e di prove nuove acquisite, come un carnefice o come una vittima anche delle sue compagne di scatti, e in questo gioco a rimpiattino di sospetti, si insinuano anche i comportamenti strani o sospetti del suo avvocato difensore e di suo marito, che ad un certo punto della storia viene indicato come il vero architetto dell'omicidio, prima che si giunga in un finale pirotecnico alla soluzione finale.

La molla su cui Waxwork è stato costruito, è duplice: può esser stato un famoso caso di avvelenamento durante l'Età Vittoriana, il caso di Florence Elizabeth Chandler Maybrick che fu accusata di aver ucciso suo marito James con la stricnina, pur non essendoci prove schiaccianti a suo carico e pur essendosi lei sempre dichiarata innocente (il cognato potrebbe aver falsificato il quadro indiziario, in quanto la morte di James avrebbe lasciato moglie e figli in agiata condizione che invece sarebbe toccata agli eredi se la moglie fosse stata dichiarata colpevole di uxoricidio) e tutto il can can mediatico che ne seguì, causata dalla carta stampata; e poi c'è sicuramente quel procedimento della giustizia anglosassone (anche americana), per cui l'imputato che sia stato giudicato una prima volta e condannato o assolto, non può essere nuovamente processato per lo stesso caso sulla base delle stesse prove (principio processuale del  Ne bis in idem).

Il romanzo ha tante piccole altre cose per essere ricordato: in linguaggio tecnico, diremmo che la vicenda dell'omicidio ha un plot principale e dei subplots, direi almeno tre. Un subplot è quello relativo alle condizioni delle classi inferiori, nell'ambito del discorso generale sulla società inglese: in cui si inserisce bene la vita carceraria della prigione di Newgate, con il peso dato alle secondine, nel braccio femminile, ma a cui non sfugge neanche il buon Augustus Cribb, che in tanti anni di onorato servizio, non riesce ad avanzare di grado, e non arriva alla posizione di Ispettore che gli garantirebbe (anche alla moglie), un'esistenza più agiata. In questo Lovesey fa argutamente una critica che non è stanto al sistema, quanto alla natura umana, rapportandola idealmente a ciò che accade ogni giorno: cioè che gente che se si guardasse al merito non dovrebbe occupare determinate posizioni di potere, e che invece accade ciò perchè si è abili ad adulare al momento giusto e ad allisciare i potenti di turno, stando zitti e non dicendo in pubblico le cose che non vanno.

Un altro subplot è di natura più sottilmente psicologica: è ciò che è accaduto anni prima, quando Miriam e le sue amiche sono state convinte a posare nude e a fotografarle in determinate pose è stato Howard Cromer. Normalmente quando si capisce di aver sbagliato, si chiede che le foto siano distrutte, che siano consegnate a chi ha posato, che i rapporti tra chi ha fotografato e chi è stato l'oggetto della fotografia, si guastino. Invece, nel caso tra Howard e Miriam (e in parte anche con le altre), c'era stata la gioia di aver posato nuda per lui, di aver condiviso l'intimità, nonostante loro fossero ragazze giovanissime e lui fosse già un uomo (con tutto ciò che si sarebbe potuto sussurrare a riguardo). E' un modo per disarticolare i rapporti di convenienza e di buone manietre che dovevano esistere tra ragazze di buona famiglia molto giovani ed il mondo circostante. Lovesey qui sottilmente ( accade soprattutto nel finale) fa fare a Miriam una sorta di confessione, quando dichiara il suo amore per il suo avvocato difensore (conosciuto molti anni prima, quando faceva parte di una società che organizzava conferenze lettararie, e nel cui ambito era nata l'iniziativa delle foto osè) e dichiara di non aver mai amato suo marito, sposato solo per un capriccio giovanile, anche se sempre da lui protetta. Nell'ambito proprio di quiesto strano rapporto non di amore, ma di adulazione, che si trasforma poi anche in protezione per la propria posizione sociale, nasce il piano per salvare Miriam, che è un piano articolato, che vede almeno due persone compiere determinate azioni, che poi Cribb riconoscerà nella loro giusta prospettiva. 

Il terzo subplot è quello che dà il titolo al libro: è relativo alle vicende di James Berry, il boia di stato (che viene contattato in quanto Madame Trudeau, la padrona del Museo delle Cere, ha pensato di dedicargli una statua, accanto a quella della condannata, Miriam Cromer), e di come egli, interessatosi alla vicenda processuale della Cromer, per mettere pace alla sua coscienza, voglia capire se sia innocente o colpevole.

Tutta la vicenda, dico solo questo, potrebbe ad un certo punto condurre al riconoscimento certo dell'innocenza di Miriam, se non venisse scoperto un precedente caso, relativo alla morte di una delle amiche di Miriam, giovane morta mentre era incinta . Proprio questa morte, e quelloche rivela la terza delel amiche compagne di scatti erotici, Lottie Piper, che fa l'attrice di teatro, getta un'ombra sinistra su tutto ciò che Cribb ha scoperto, e allora comincia Cribb a sospettare un'altra verità, più subdola, in cui si inserisce proprio Howard, che a quel punto viene addirittura ricercato per omicidio. Chi sarà l'omicida? Sarà stata Miriam, ad avvelenare la caraffa di vino (ma quando e come)? Oppure è stata la pedina consenziente di un piano elaborato assieme ad Howard  il cui fine era farla franca pur avendo eliminato chi poteva nuocere alla reputazione di entrambi, marito e moglie? Oppure Miriam ha protetto sin dal principio Howard, autoaccusandosi di un omicidio che non avrebbe potuto aver commesso, per via della chiave, sperando nell'assoluzione a seguito di indagine post-giudiziale che avesse voluto evitare di impiccare un'innocente, dopo che un amico avesse portato all'attenzione dell'autorità quella foto rivelatrice riportata da un giornale? E chi ha ucciso Judith, l'indagine sulla cui morte in un primo tempo era stata chiusa con il verdetto, incidente? E perchè? 

La soluzione di Cribb mette tutte le tessere al loro posto, in questo fenomenale romanzo.

Pietro De Palma


 

 

 


 

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