giovedì 26 luglio 2018

Stefano Di Marino : Mosaico a tessere di sangue. Collana Crimen, Cordero Editore, 2014

Il romanzo non l'ho trovato sewmplicemente in libreria ma ho dovuto prenotarlo. Sto parlando di un romanzo di Stefano Di Marino, pubblicato circa cinque anni fa, che mi ha confermato l'autore ora è fuori dalle stampe, giacchè gli sono tornati indietro i diritti. Pare che quindi io sia stato uno degli ultimo se non l'ultimo a beccare una delle rimanenze di magazzino.
MOSAICO A TESSERE DI SANGUE, è un thriller ad alta tensione, spasmodico talora, francamente uno dei più bei romanzi letti negli ultimi anni. Lontano anni luce dalle pesantezze nordiche per cui tanti impazziscono, è la riprova che quando vuoi trovare una cosa ben fatta non è necessario fare per forza molta strada.
Il protagonista è un poliziotto, Franco Belli, che ha arrestato una serial killer e l'ha consegnata alle patrie galere: solo che Moira Rachelli, la mantide assassina, grazie a dei compiacenti giudizi di persone interpellate, periti ed un criminologo soprattutto, Malter, è stata internata nel manicomio criminale di Aversa. Intanto però qualcuno gambizza Belli. E qualche tempo dopo, la pazza assassina fugge via dal manicomio dopo aver mazzato medico e suora, in tempo però per essere ammazzata a sua volta con un fucile cal.12 scaricato in piena faccia. Tutti sicuri che sia morta? Sì. Ma...la faccia è andata. Il DNA l'hanno confrontato con i rilievi contenuti nelle cartelle cliniche, ma i rilievi possono anche alterarsi. Insomma, permane un dubbio: potrebbe essere lei , come pure il contrario.
Fatto sta che la pratica è archiviata, e tale sarebbe rimasta se tempo dopo qualcuno non avesse cominciato a fare fuori tutta una serie di personaggi legati all'assassina. Infatti, radunati chissà come, tutti quanti in un albergo sul litorale di Latina, in un periodo morto della stagione, quando l'estate volge al termine, Franco ritrova Malter, e prima ancora Corrado Larcher, il solo tra gli uomini ammazzati da Moira che si fosse salvato dalla camera delle torture a cui Moira l'aveva destinato, accompagnato da una tizia in disintossicazione. Ma tra i convenuti ci sono anche Roberta e Michela due lesbiche che sembrerebbero essere capitate là per caso: ed invece poi si sa che Roberta era stata infermiera all'Ospedale Psichiatrico ed era stata intima di Moira. Poi c'è Rossana, la direttrice dell'albergo, anche lei legata a Moira da un quadro esposto, un grande occhio, dipinto guardando Moira. E il personale dell'albergo, Martina (la receptionist), Fabrizio (il barman), e Zelio (Il factotum).
La prima ad essere fatta fuori è l'amica di Corrado, in una notte di burrasca, sgozzata.
L'amica di Franco, Valeria Rinaldi, criminologa, psicoterapeuta e consulente della polizia, gli suggerisce di andarsene. Ma lui vuole scoprire perchè tutti quelli che hanno avuto a che fare con Moira siano lì accanto a lui, capitato per caso.E così non accetta il consiglio e rimane. Anche perchè la bella Rossana, a diferenza di Valeria, ha fatto breccia nel cuore di Franco. In tempo per beccarsi  Larcher, fatto a pezzi con una sega circolare nell'obitorio: E poi una lunga schiera di altri uccisi: prima Zelio, che tenta un ricatto avendo scoperto l'identità dell'omicida, ma gli va male; poi l'amichetta di Roberta salatata in aria nell'auto imbottita di esplosivo, poi ancora Roberta che non si sa se uccisa o suicidatasi cadendo da un palazzo in costruzione, poi ancora Martina, sgozzata (eliminata in quanto conosce l'assassino a cui ha venduto un passe-partout dell'albergo, scomparso), altra tossicomane legata anche a Zelio.
In un albergo isolato dalla tempesta, e da qualcuno che tagliato il cavo telefonico prima, e ha tolto la luce dopo, in un'atmosfera allucinata e allucinante, avviene l'ultimo assassinio orribile (Malter sventrato, colpevole di aver violato l'intimità della Pazza dormiente ma neanche tanto), mentre Fabrizio e la cuoca sono stati rinchiusi nella cella del frigorifero dove è stato riposto il cadavere di Martina.
Il finale al cardiopalmo vede Franco combattere per la vita di Rossana rapita dall'omicida, per scoprire se sia Moira effettivamente o altro (ma chi?).
Romanzo con altissima tensione, MOSAICO A TESSERE DI SANGUE, riprende evidentemente, per chi abbia visto qualche film di Dario Argento, le sue visioni grandguignolesche; e dico evidentemente, perchè l'occhio dipinto da Rossana, a me ha fatto venire in mente subito i dipinti della casa di Profondo Rosso, tra i quali c'è lo specchio con il volto dell'assassina. Con quel film, e con altri beninteso, il romanzo di Stefano condivide il tema della pazzia: Moira la Pazza uccide per follia omicida, ma c'è forse qualcuno che uccide spinto da identici folli propositi? Oppure lei si è salvata ed è stato sacrificato qualcun altro? Certo è che emerge subito chiaro il disegno di un piano condiviso con altre persone, per cui è altrettanto chiaro che se Moira è morta qualcun altro, che l'aveva messa nelle condizioni di fuggire ed uccidere, deve averla uccisa, e quindi chi uccide in seguito non è lei. Se invece è lei, allora la cosa cambia. Comunque sia, nel caso l'omicida non sia Moira (io ovviamente so chi è), perchè ha ucciso? Per emulazione? o per una vendetta condivisa? Perchè chi uccide, lo fa in maniera atroce, come se gli affronti fatti da quelle persone uccise fossero stati fatti all'omicida oltre che a Moira. Paradossale è la colpa di Archer, che è quella di esser fuggito alla morte, e per quello degno di morire.
Al di là di questo, il movente è flebilissimo ed è la cosa che si coglie con minor facilità, mentre l'assassino (che sia Moira , una volta assunta l'altrui personalità, oppure un altro omicida) è quello che si individua più facilmente (almeno io l'ho individuato) perchè con tanti morti ammazzati in un gruppo ristretto, è chiaro che poi l'omicida, per quanto impossibile che possa parere (Stefano ha chiara la lezione di Conan Doyle) deve per forza essere quello. E del resto non si sottrae neanche ad una delle venti regole base di Van Dine, che è quella che l'assassino deve essere presente nella trama e non deve cadere dall'alto: qui l'omcida è presente addirittura nelle prime pagine, anche se la prova del coinvolgimento è scoperta solo per intervento di Germano, un poliziotto amico di Belli, che scartabella le cartelle cliniche del manicomio criminale di Aversa individuando delle cose non riportate sui database informatici.
Come ha ammesso più volte Stefano, tuttavia, la sua base non è nel giallo classico e nei grandi autori di thriller, quanto nel cinema nostrano: Dario Argento, Mario Bava, Pupi Avati sono tutti riferimenti che il lettore coglie seppure modificati nel tessuto dell'opera. Tra tutti soprattutto, La casa dalle finestre che ridono, con il suo sostrato di follia omicida, e Profondo Rosso o Suspiria, possono aver lasciato qualche traccia nel plot di Di Marino. Ma è evidente che verso altrove, i rimandi sono più evidenti: Dieci piccoli indiani, di Agatha Christie, è il modello evidente ( o L'Ospite invisibile di Bristow e Manning), per il gruppo che si assottiglia sempre più in uno spazio ristretto in cui opera l'assassino; ma io direi - anche, per l'atmosfera ossessiva, dei convitati braccati, che non possono neanche tentare di scappare salvo saltare in aria con l'auto, e riuniti in un hotel - che un rimando più sottile può essere quello rivolto a Paragon Hotel, un romanzo claustrofobico del 2005, un thriller di altissima tensione, di David Morrell, se non allo Shining di Stanley Kubrick.
L'omicida è folle, ma si nasconde sotto la personalità di una persona normale. Ma per cosa uccide? Semplice emulazione, se non è Moira? Ma poi perchè tale accanimento? Il plagio non spiegherebbe l'efferatezza, e soprattutto gli atteggiamenti protettivi verso Belli che non è stato ucciso ma gambizzato al tempo, e che figura come possibile vittima solo nel finale, nel duello catartico. Adombro quindi la possibilità di una personalità doppia, con due identità che convivono nella stessa persona e che fatalmente vengono a scontrarsi con il prevalere di quella più forte e malvagia.
Un romanzo adrenalico che tiene incollati sono all'ultima pagina, del maestro italiano della letteratura di genere.
Chi non sopporta le scene truculente, non legga questo libro: è il mio personalissimo consiglio.

Pietro De Palma

1 commento:

  1. Mi fido della sua valutazione, ordinato dal libraccio, in attesa di poterlo leggere

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