E’
uno dei romanzi che più mi sono piaciuti, dei tanti scritti da Agatha
Christie. Una ragione c’è: è un testo fresco, frizzante, pieno di
trabocchetti, di false piste, di indizi veri e indizi falsi, e con un
finale pirotecnico. Inoltre è il romanzo in cui il tenero Capitano
Hasting si innamora della bella Cerentola, e quindi alla vicenda “gialla
“ si mischia anche una rosa: in questo modo, la Christie pose le
premesse perché qualche romanzo più in là, l’amico di Poirot emigrasse
in Argentina, assieme alla sua dolce metà, lasciando Hercule tutto solo
ad affrontare di volta in volta i cattivoni che il caso gli mette di
fronte. Che volete: più passano gli anni, più divento romantico!
Poirot
ha ricevuto una lettera da parte di un certo Signor Renaud, abitante in
Francia, che lo scongiura di andare in suo aiuto perché lo minaccia un
pericolo imminente: per questo lo assolda, promettendogli un cachet che
Poirot stesso dovrà fissare: quindi un soggetto che ha grandi
possibilità economiche. Si imbarcano lui e Hastings, ma quando arrivano a
casa di costui, vengono a sapere che nella notte è stato assassinato.
La
moglie che è l’unica erede della fortuna di Renaud – perché lui, in
seguito ad un furioso litigio col figlio Jack, lo ha diseredato – è
stata ritrovata legata così strettamente che le corde hanno piagato le
carni. Inoltre, alla vista del cadavere di Renaud, accoltellato alla
schiena con un pugnale, ricordo di guerra, fatto apprestare dal figlio
Jack, la moglie sviene. Poirot si convince che non può esser stata lei
ad uccidere il marito, che è stato trovato a faccia in giù, indossante
un soprabito troppo lungo per lui, in cui trovano una lettera
compromettente con una certa Belle, con al di sotto la biancheria
intima, steso per terra, in una fossa scavata per lui, su un campo da
golf. La moglie ha spiegato che di notte è stato prelevato con la forza
da due uomini barbuti, di carnagione olivastra, provenienti dall’America
Meridionale (Santiago del Cile, perché lì Renaud era stato in passato),
che parlavano di un segreto che lui avrebbe dovuto rivelare, pena la
vita; che tutto si è verificato alle due di notte, e che il marito è
stato costretto, dopo aver indossato un pastrano, ad allontanarsi con
loro per una meta non troppo lontana. Infatti viene trovato un orologio
col vetro rotto, ma funzionante (se ne accorge Poirot) che indica le due
di notte. Giraud, un poliziotto francese, opposto a Poirot per idee
(l’immanenza contrapposta alla trascendenza, il mero indizio materiale
contrapposto all’analisi psicologica) trova anche un fiammifero e un
mozzicone di sigaretta, un lungo capello (che potrebbe essere di donna o
di uomo). I due si trovano opposti sia da convinzioni diverse che da
antipatia reciproca.
Intanto,
il Cap. Hastings ha fatto la conoscenza di Cenerentola, un’attricetta
di varietà che si esibisce con la sorella. Su sua richiesta la porta a
vedere il cadavere (gli dice di essere una giornalista free lance) e il
pugnale che ne è stato estratto, lei sviene, lui la trasporta fuori,
lasciando socchiusa la porta del capannone dove è conservato ancora il
corpo, e qualcun altro sottrae il pugnale. Conseguenza? Viene trovato un
altro morto ammazzato, in un altro capannone lì vicino.
Veste
bene ma le mani testimoniano che era qualcuno che aveva fatto lavori
manuali. Nessuno lo riconosce. Sembrerebbe che fosse stato ucciso con lo
stesso pugnale, o con altro uguale, ma poi si scopre che addirittura
era morto prima che venisse ucciso Renaud, e che è stato pugnalato solo
dopo che era già morto, per una crisi epilettica. Perché ?
A
tutto il macello delle false prove, vere, cadaveri a iosa, si viene ad
aggiungere una storia tra Renaud e la Signora Daubreuil che vive assieme
alla figlia Martha, innamorata di Jack Renaud, in una villa vicina: la
moglie di Renaud aggiunge che essi avevano una storia assieme, ma non
dice che invece, si trattava di ricatto. Lo si viene a sapere dal
Segretario di Renaud, Stonor, che parla di ingenti somme versate da
Renaud alla Daubreuil. Perché? E chi è George Conneau, legato alla
Signora Daubreuil, da un precedente famoso caso di assassinio, latitante
da parecchio tempo?
Poirot
arriverà alla soluzione, non prima che ben due presunti assassini,
innocenti, siano stati dichiarati e si siano dichiarati colpevoli (senza
esserlo), soprattutto il secondo, per permettere a Poirot di incastrare
il vero assassino che dopo aver ucciso Renaud ha tentato di uccidere
anche la moglie.
E
il secondo cadavere? Da chi è stato pugnalato? No comment. Non lo dico,
Altrimenti toglierei suspence alla lettura del romanzo (veramente ho
taciuto molte altre cose).
Romanzo
veramente magnifico, con un Poirot giovane, ed in piena salute
soprattutto mentale (da godere, le sue elucubrazioni sulle sue
famosissime “cellule grigie”), è un continuo tourbillon di situazioni
alcune quasi al limite del paradossale, se non del grottesco, pur
essendo drammatiche. Non ci si capacita come la Christie abbia dato così
sfogo alla sua fantasia, inventando un intreccio, così ingarbugliato
eppure così lineare: vi sono due false soluzioni, ovviamente indicanti
due falsi assassini, prima di quella vera, in cui entra anche
Cenerentola, oppure no, non Cenerentola, ma quasi; veri indizi (quelli
che trova Poirot: un pezzo di tubo, dei cenci sporchi); comportamenti
strani: perché Poirot misura la lunghezza del soprabito che Renaud
indossava quando è stato accoltellato?; falsi indizi (quelli che trova
Giraud) e l’orologio rotto, oltre al pugnale: ce n’è uno davvero? Oppure
più di uno? E perché Jack ha detto il falso giurando che la notte
dell’assassinio del padre, lui era lontano da casa, mentre non era vero?
L’insieme
delle situazioni e dei comportamenti ci precipita indietro con gli
anni: ci sono i malfattori presunti, con barbe finte, che vengono da un
Paese lontano, dove la vittima aveva lavorato e dove aveva conosciuto un
“segreto”; un famoso processo che emerge dal passato; un doppio strano
assassinio; un romanticismo ed una galanteria d’altri tempi. C’è ancora
una freschezza ed una ingenuità che gli anni ’30 spazzeranno via, con le
loro trame ipercomplesse.
E’
evidente, che il lettore attento, troverà strani rimandi, in questa
Agatha Christie ancora acerba: la vittima che richiama un paese lontano,
un segreto, un presunto assassinio legato a ciò, dei malfattori con
barbe finte, sono tutti fattori che richiamano immediatamente alla mente
The Valley of Fear, “La Valle della paura” (1916) di Conan
Doyle, uno dei quattro romanzi con Sherlock Holmes. Ma non v’è solo
questo, del resto da tanti già intravisto. No, vi è anche dell’altro.
Chi o cosa, richiama il doppio investigatore, la sfida tra uno serio
(Poirot) ed uno ridicolo (Giraud), impegnati ciascuno a prendere in
castagna l’altro? A me ha richiamato immediatamente Maurice Leblanc, e
per situazioni da feuelliton e per richiamo specifico ad una silloge di
due racconti, dello scrittore francese: Arsène Lupin contre Herlock Sholmes
“Arsene Lupin contro Herlock Sholmes”, in cui il campione francese,
ladro-gentiluomo imprestato alla detection (Arsene Lupin) è contrapposto
ad un farsesco e ridicolo detective inglese, Herlock Sholmes, brutta
copia del più conosciuto Sherlock Holmes.. La sfida tra i cugini d’Oltre
Manica, che era stata improntata da Leblanc, ad affermare
l’intelligenza francese sulla stolidità inglese, qui viene rivoltata con
una sfida non tra cugini inglese e francese, ma tra francese e belga,
in cui il belga è al tempo stesso personificazione dello spirito
inglese.
Che
la Christie potesse conoscere l’opera mi sembra plausibile, visto che i
due scritti di Leblanc si ascrivono agli anni 1906-1907 e il volume
uscì nel 1908. Per il resto, anche qui, come nell’originale francese,
abbiamo situazioni di ilarità diffuse: il poliziotto francese, che cerca
gli indizi come un segugio, con tanto di lente d’ingrandimento, carponi
per terra, è contrapposto all’ex poliziotto belga Hercule Poirot (ma
trapiantato in Inghilterra), che scopre l’indizio del frammento di
assegno, solo perché ossessionato dal mettere ordine, laddove non c’è: e
così sotto un tappeto mal messo, trova l’indizio, sfuggito ai più.
Questo ritrovamento non è una casualità, ma è il prodotto del metodo di
Poirot, secondo cui “l’ordine sorge dalla confusione”: così come è
necessario che nello studio di Renaud il tappeto sia allisciato e il suo
lembo sia rimesso a posto, perché è inconcepibile per Poirot che
qualcosa sia in disordine, così è necessario che nel quadro del problema
tutte le tessere vadano a posto naturalmente, senza forzatura. E
quindi, quando c’è qualcosa che nell’ordine delle sue cellule grigie non
trova spiegazione, non può essere azzeccato anche se apparisse essere
tale a prima vista.
Poirot
oppone ai meri indizi materiali, l’acuta psicologia delle sue cellule
grigie. Il falso indizio dell’orologio rotto è un capolavoro, ma lo è
ancor di più l’indizio del soprabito: la sua spiegazione è pura classe.
Per non parlare del pugnale, anzi dei due pugnali: sì, questa è la
ciliegina sulla torta. Il secondo cadavere, che si trova pugnalato dallo
stesso pugnale trovato sulla prima vittima, si viene a scoprire che era
già morto quando lo è stato quello che è stato trovato come primo, cioè
Renaud: e allora come ha fatto lo stesso pugnale a trovarsi nel corpo
di un uomo pugnalato prima? E’ evidente che di pugnali ce ne debbano
essere due! Ma poi accadrà ancora dell’altro e si scoprirà che i pugnali
erano in realtà…
Per
il resto, donne cattive opposte a donne buone ed indifese, ed uno
chaperon come Hastings, pronto a buttare tutto alle ortiche per la bella
Cenerentola, in uno dei più accattivanti romanzi del primo periodo di
Agatha Christie.
A 70 anni recensirai Liala....
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