domenica 5 gennaio 2020

Clifford Witting : Il Canto di Natale (Catt Out of the Bag, 1939) - trad. Sara Caraffini - I Bassotti N° 141, Polillo, 2013


Cosa si legge a Natale se si è appassionato di Gialli?

A parte Hercule Poirot's Christmas, Envious Casca, An English Murder, Dancing Death, The Finishing Stroke, No Flowers By Request, ce ne sarebbero molti altri, un po’ meno noti. A questi ultimi appartiene il libro che ho deciso di leggere in questo Natale, Catt Out of the Bag (tradotto in Italia come Il Canto di Natale) di Clifford Witting, pubblicato da Polillo nel 2013

Clifford Witting (1907-1968) nacque a Londra, dove rimase per quasi vent’anni fino al 1942 lavorando in banca. Durante la seconda guerra mondiale prestò servizio nei Royal Artillery and Ordinance. Il suo primo mystery, Murder in Blue, è del 1937 : fu seguito da altri quindici romanzi, in cui l’ispettore Charlton figuira quasi sempre come protagonista. Nel 1958 Witting venne accolto tra i membri del prestigioso Detection Club di Londra. Fu molto stimato da Jacques Barzun e Wendell Hertig Taylor che ne parlarono come: Witting started feebly, improved to a point of high competence, and has since shown a marked capacity for character and situation, with uneven success in keeping up the detective interest.
Il narratore, nipote e amico dell’Ispettore Charlton, partecipa a scopo di beneficenza, al canto di alcune carole di Natale, nel villaggio di Paulsfield, per raccogliere fondi. Ad occuparsi della riscossione di essi, sono due parrocchiani, una donna ed un uomo, ma è il secondo quello che porta la cassetta delle offerte, perché è lui il più abile a convincere i residenti a donare qualcosa. I parrocchiani cantano all’angolo delle strade dei canti di Natale e poi vanno di casa in casa a raccogliere offerte. Alla fine della serata si riuniscono nell’abitazione di uno di essi che ha coordinato le attività, ma Mr. Valvasour, il tesoriere diciamo, manca.

La situazione si complica ora dopo ora perché Valvasour risulta irreperibile. L’indomani mattina, la moglie inspiegabilmente si rifiuta di avvisare la polizia, nonostante John Rutherford, il narratore, amico dell’Ispettore Charlton, ed un suo amico, si siano prestati ad aiutarla a rintracciare Mr. Valvasour, e le consiglino di avvisare la polizia. Il diniego della donna sarebbe motivato dal ridicolo a cui si esporrebbe se il marito, il cui lavoro pare sia quello di commesso viaggiatore, ritornasse. Tuttavia essi si accorgono che la donna invece nasconde qualcosa, la vera ragione per cui non vuole avvisare la polizia.

La situazione si complica ulteriormente quando viene ritrovata la cassetta delle offerte, vuota, nel parco. Possibile che Mr Valvasour sia scappato con pochi spiccioli? Rutherford e l’amico fanno delle indagini e stabiliscono che l’uomo, che non possiede bicicletta né tantomeno auto e che prende il treno per Leicester, quella sera non può averlo preso. Nonostante la moglie affermi di aver ritrovato un biglietto del marito in cui lui comunica la sua partenza improvvisa, in seconda battuta è costretta a rivelare, molto provata, ai due che non è vero nulla, e quindi lei ed il fratello si recano alla polizia.

Charlton, assunte le indagini, si convince, sulla base delle indagini svolte dai due uomini, e di sue congetture, che Valvasour non è mai andato via e che quindi da qualche parte stia…morto.  Già fa fare il calco delle impronte trovate nel parco, e poi seguendo un ipotetico percorso che può aver fatto di casa in casa, giunge a quella di una coppia e qui trova sotto il porticato una scheggia di legno che combacia con una lesione della cassetta delle offerte, segno che prima di essere trasportata altrove, quella cassetta si era trovata lì. Interrogati i padroni della villa, si reca dapprima in un vivaio dove hanno trovato delle impronte e dove è stato rubato un tubo di piombo in un bidone, e poi ritorna alla villa ispezionando i paraggi, convinto che il corpo da qualche parte sia stato occultato: lo troveranno in un pozzo sul retro della villa, non usato da anni: Valvasour è stato colpito, appesantito col piombo e buttato nel pozzo.

Le indagini successive ripartono dalla vedova, tese a rivelare ciò che intende nascondere: così dal fratello viene a sapere la verità. La vedova aveva scoperto per una distrazione del marito che aveva inviato due lettere, scambiando gli indirizzi, che lui se la intendeva con un’altra donna a Leicester, che appellava “moglie”, per la qual ragione Valvasour che lì invece si nomina Tom Catt, sarebbe stato un bigamo. E avrebbe trascinato nello scandalo anche la seconda innocente moglie.

Stabilita la vera ragione della volontà di non denunciare la scomparsa del marito, l’ispettore fa un’altra scoperta: a Leicester è morta avvelenata una donna, il cui marito irreperibile si chiamava Tom. Coincidenza? Charlton non lo crede. Per cui si dirige a Leicester e verifica che la donna sembra si sia suicidata, ingoiando un disinfettante che aveva lei stessa comprato il 24 dicembre.

Intanto un barbone è stato arrestato a Paulsfield con un certo numero di spiccioli nelle tasche incompatibili solo col vagabondaggio e soprattutto con una banconota da 5 sterline, che Rutherford e l’amico avevano stabilito esser stata donata da un residente del posto a Valvasour la sera delle carole: la banconota era stata tracciata e pertanto si stabilisce che è proprio quella. Il vagabondo ammette di aver preso i soldi e la cassetta, ma di averla solo trovata nel porticato della villa; e più tardi ricorda di aver sentito un odore  che riesce ad associare, e di aver visto anche una bottiglia di latte. O almeno si ricorda una cosa del genere.

Mentre la polizia è intenzionata a svuotare l’acqua stagnante e fetida del pozzo, le indagini proseguono, e man mano che vanno avanti, invece di restringersi, il cerchio si allarga sempre più. Emergono infatti altre identità della vittima: oltre che a Paulsfield e a Leicester, l’uomo aveva impalmato un’altra ereditiera a Ilfracombe, nel Devon.  La cosa curiosa è che tutte e tre le residenze erano state chiamate St. Brelade: perché? Charlton scopre che St. Brelade è citata in una lettera che trova durante le sue indagini, e cercando cosa possa essere, alla fine trova che è una piccola località del baliato di Jersey. E qui Charlton fa una scoperta: un figlio illegittimo, di una certa persona. Quest’uomo, che si conosce nella prima parte del romanzo, in sostanza era stato ricattato da Thomas Catt. Spremuto, non intendeva più farlo, tanto più che quel figlio illegittimo cui era stato messo il nome di sua madre, attraverso una serie di passaggi, sarebbe diventato per volontà del padre biologico, vice presidente e poi presidente della società che lui avrebbe lasciato. Ecco il movente per l’omicidio.

L’assassino, una delle rare volte in cui è meno carogna della vittima, viene rivelato alle ultime pagine, ed è uno shock.

Incominciamo subito col dire che lo shock è proporzionato al fatto che il lettore si chiederà: ma chi cavolo..? Già perché l’assassino qui piomba veramente dal cielo. Non è una persona estranea, no, questo no; anzi, si trova nelle prime pagine addirittura, ma in una tale maniera che mai e poi mai si potrebbe pensare che poi proprio lui abbia potuto assassinare Vavasour. Il fatto è che Witting, narrando la storia, dice una tale serie di amenità, descrizioni precise e nello stesso tempo ampollose, che distolgono l’attenzione del lettore; e l’attenzione viene sempre più distolta man mano che l’indagine va avanti e semmai si capitalizza solo quando i soggetti non sono più Rutherford (il narratore) e il il suo amico, Cloud-Gledhill, ma lo zio di Rutherford, l’Ispettore del CID Charlton. Ma si capitalizza, nel senso che si trova il cadavere..finalmente! A pag. 150. Centocinquanta pagine per trovare un cadavere, anzi il cadavere, mi sembrano troppe.

Da questo punto, ci si aspetterebbe che l’indagine prenda le mosse per concentrarsi in una direzione; ed invece ogni volta che sembra che si trovi una direzione certa, quella diventa solo il trampolino per un’altra fino a delineare il quadro di quattro identità (tre in relazione alle moglie ed una quarta, quella vera), e quindi quattro almeno possibili sospetti: le mogli, e i loro fratelli. Il bello è che nessuno di queste quattro sponde, sono quelle in cui si trova l’assassino, che invece è del tutto scollegato dal resto, ed invece trova la ragione del suo movente in un fatto accaduto prima che la vittima si unisse a Mitzi (la sua amante/amata) l’unica vera donna della sua vita, e poi alle altre tre donne che gli danno il da vivere, ognuna non sapendo nulla delle altre: in sostanza lui prende dalle quattro moglie e dona alla prima, a Mitzi.

In sostanza abbiamo una struttura tipo questa:


Come si vede è una struttura narrativa estremamente articolata, in virtù di questo sviluppo esorbitante dell’indagine. Si tenga presente a confondere per di più le acque, che la seconda moglie (quella morta suicida, di Leicester) si chiama Trevelyan perché eredita il nome dal marito. Il marito, la vittima trovata nel pozzo, si comincia a chiamare Trevelyan a Leicester dopo che ha sposato a Ilfracombe Mrs. Trevelyan. A Ilfracombe però lui si chiama Fitzjohn e trasferisce il suo cognome fittizio alla moglie.
In sostanza :

Thomas Catt conosce Mitzi e va a vivere con lei. Innamorato pazzo ma non potendo regalarle quello che vorrebbe, in quanto è stato diseredato dal padre (per una gioventù molto poco onesta), pensa bene di procurarsi le sostanze sposandosi quasi contemporaneamente con quattro donne. Ovviamente il matrimonio con la prima è valido: lei si chiama Trevelyan. Lui di fa chiamare Fitzjohn. Trasferisce il suo cognome alla moglie.

Successivamente si risposa, senza annullare il  precedente matrimonio (altrimenti finirebbe di spolpare la prima moglie e lui non vuole) a Leicester: alla moglie che si chiama Valvasour trasferisce il cognome della 1^ moglie Trevelyan e lui stesso si presenta come Trevelyan.

Infine a Paulsfield si risposa per la terza volta: questa volta la donna che si chiamava in origine Franklin, assume il cognome del marito che qui si fa chiamare Vavasour.

Tutto questo è nel romanzo. E molto di più. Ho volutamente ridotto all’osso la sequenza delle indagini perché altrimenti non sarebbe bastato un articolo di otto pagine. Basti dire che in questo dettagliato Procedural, perché è tale (il detective qui principale è Charlton e l’indagine è una di polizia), trova posto anche la scoperta della dimora privata della vittima, a Woodford, una squallida pensione: e proprio in essa, in una cassaforte, la lettera che spiega  il movente.
Devo dire che fino alla scoperta del cadavere, lo stile è volutamente molto leggero e 100 - 150 pagine si leggono in un’ora e mezzo, perché molto di non importante per l’indagine vera e propria si può saltare a piè pari. Una volta arrivati alla scoperta del cadavere, la scrittura diventa più precisa e meno leggera, e bisogna stare attenti a tutte le informazioni che si assumono per stare dietro alla narrazione. Di tutte queste cose pochissime sono essenziali, anzi quelle tali sono così ben nascoste da assumere un rilievo solo se messe in relazione col resto.

L’unico vero gap del romanzo è il colpevole, che per quanto presente all’inizio del romanzo o quasi (e quindi non essendo estraneo allo sviluppo narrativo) è del tutto non collegabile a tutto quello che si dice:  la sua linea di contatto è solo la pensioncina ed una lettera molto datata, ed un timbro postale su un’altra che ha rimandato alla località di Woodford. Tutto qui.

Per il resto..un buon romanzo. Mi ha ricordato come sviluppo, quello di The Death of Laurence Vining di Alan Thomas: anche lì lo sviluppo è del tutto scollegato o quasi, se vogliamo, dall’identità dell’assassino.

I nomi delle località sono tutti veri: questo favorisce almeno la capibilità degli spostamenti in giro per l’Inghilterra.

Pietro De Palma


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