The Invisible weapon è
un racconto del 1928 di Nicholas Olde. Bob Adey cita questo racconto assieme a The
Tea Leaf di Edgar Jepson e Robert Eustace, come due autentiche perle.
Mentre però il secondo racconto è più famoso, il primo è assolutamente
sconosciuto, per due motivi: innanzitutto perché Nicholas Olde, oltre il 1928
non ha pubblicato altro; e poi perché Nicholas Olde è uno pseudonimo di altro autore.
Altro autore che è come se abbia rigettato le opere scritte prima di ciò per
cui ha acquisito fama, tenendo nascosta quindi la paternità letteraria di quel
racconto. Che invero non fu l’unico, anzi fu uno dei tanti pubblicati
nell’unico libro di Olde, The Incredible
Adventures of Rowland Hern (1928). Tuttavia, il grande storico di
fantascienza Allen J. Hubin, scoprì anni orsono che lo pseudonimo nascondeva
l'identità di Amian Lister Champneys (1879-1951), autore di cui non risultano
altre storie poliziesche dopo aver pubblicato le Storie di Hern. Il racconto ora è disponibile sia assieme a
tutti gli altri racconti in una edizione dell’antologia di Olde, sia in un
ponderoso volume di Otto Penzler "The locked room
mysteries", sia nel volume da cui è stato tratto, Miraculous Mysteries 2: Locked
Room Mysteries and Impossible Crimes della British Library Crime Classics curata
da Martin Edwards.
Il narratore (di cui non è dato sapere il nome) e il suo
amico Rowland Hern, sono in vacanza in un piccolo villaggio del Lincolnshire.
E’ pieno inverno, il gelo intenso ha fatto solidificare ogni corso di fiume e
stagno nei paraggi. Siccome sono in attesa di due paia di pattini per ghiaccio
che arriveranno il giorno seguente, decidono di andare a visitare il castello
di Grunby, giacche sono stati invitati da Lord Grunby. Non appena bussano al
portone, sono ricevuti non dal custode ma da un poliziotto, e di lì a poco si
affaccia un ispettore, che leto il nome di Hern sull’invito, chiede se sia
davvero lui il celebre investigatore, e nel caso affermativo se voglia dargli
una mano a districare un imbroglio inestricabile.
Lord Grunby per risolvere una buona volta il problema del
riscaldamento nel castello, ha dato incarico ad un ingegnere del luogo, Henry Whelk, di approntare il sistema di riscaldamento
a mezzo di una serie di radiatori. Tuttavia siccome a suo dire il lavoro non è
stato svolto a regola d’arte, ha incaricato un ingegnere consulente, Blanco
Persimmon, di verificare il lavoro fatto dall’altro. Inevitabilmente i due sono venuti in
contrasto e i rapporti son diventati tesissimi. Quella stessa mattina, alle
10.30 era prevista la venuta di Persimmon per verificare un’ennesima volta lo
stato dei radiatori nella grande sala da ballo, ma una volta ricevuto Persimmon
da Whek, questi per non fare cattivo sangue mentre l’altro è intento a
verificare nelal sala da ballo l’efficienza dei radiatori, l’altro aspetta il
risultato nell’anticamera dove stanno le maestranze. Solo che Persimmon non
usciva e così poi l’hanno ritrovato morto, indubbiamente ucciso con un corpo
contundente che gli ha fracassato il cranio. Solo che l’arma del delitto non si
è trovata. L’unico che avesse un valido motivo era Whek, ma nel tempo stesso Whek
è l’unico che non possa essere sospettato, non solo perché è rimasto lì fuori
ad aspettarlo, non solo perché nessun oggetto è stato trovato in possesso dello
stesso che potesse uccidere l’ altro (è possibile che l’abbia ucciso con un
bocchino per sigaretta, l’unica cosa che abbia?), ma soprattutto perché,
essendo l’anticamera piena di soggetti, e dando adito la stessa e solo lei alla
sala da ballo, che non era chiusa a chiave dall’interno ma è come se lo fosse
stata, nessuno ha visto uscire nessuno che avesse un pesante oggetto in grado
di fracassare il cranio di Persimmon.
Hern accetta la sfida e visita lo
stato dei luoghi. Laddove c’era il corpo, c’è una larga chiazza di sangue, e
poco distante una larga pozza d’acqua sotto un radiatore: pare che avesse
trovato una sottile crepa in uno di essi da cui era fuoriuscita dell’acqua ed
era questo il motivo della visita in mattinata al castello.
Esamina la stanza: il camino è stato
eliminato, ci sono radiatori, e le finestre sono tutte chiuse dall’interno. Viene
quindi esclusa la possibilità, sia che l’eventuale assassino possa essere
uscito attraverso di esse, sia che sia stato lanciato qualcosa da fuori, che
possa aver colpito al capo Persimmon. Inoltre sul terreno all’esterno c’è un
manto immacolato di neve ed eventuali impronte, se ce ne fossero state (ma non
ce ne sono), sarebbero state rilevate.
Siccome comunque deve analizzare
tutto quello che era sia di proprietà di Persimmon sia di Whek, si fa dare dall’ispettori
i vari documenti: quelli di Whek sono contenuti in un valigetta, aperta la
quale stranamente viene trovato sopra i fogli con l’inchiostro scolorito, un
filo di erba. Che ci sta a fare lì?
Proprio quel filo d’erba condurrà
Hern a fare una scoperta fuori dal castello, immaginare quale arma possa essere
stata usata e come essa sia uscita dalla sala, e consegnare un furbo assassino
al suo destino. Tuttavia tengo a sottolineare che la maestria nel racconto non
sta solo nell’aver ideato un modo per uccidere e far sparire l’arma, ma anche
nella sottigliezza psicologica con la quale spiega come il fatto che l’assassino
stia fuori ad aspettare (perché è evidente a tutti, anche all’ispettore, che può
essere stato solo Whek ad uccidere Persimmon) non intende tanto dimostrare la
sua innocenza sulla base del fatto che l’assassino tende a fuggire dalla scena
del delitto e quindi lui sia innocente, quanto invece, rovesciando il
ragionamento, come non poteva fare altro che aspettare, perché se fosse
fuggito, la polizia avrebbe potuto immaginare che l’avesse fatto per far
sparire l’arma del delitto.
Non si tratta ovviamente di una Camera chiusa di quelle
che io definisco spettacolari e che vedono la partecipazione di almeno due soggetti
in combutta, uno che uccida e l’altro che disturbi le acque per creare
confusione oppure mettere in atto dei procedimenti tali che la Camera Chiusa
possa essere differita avanti o indietro nel tempo. Tuttavia l’escomotage
ideato da Olde l’ha fatto entrare nell’Olimpo degli inventori di trucchi prima
che arrivasse sulla scena John Dickson Carr; e come tale accadde che Carr si ricordò
anche di lui (in sostanza del suo trucco) immettendo certe variazioni nella
Locked Room-Lecture del suo The Hollow Man.
Il trucco di Olde ha influenzato parecchi degli autori
venuti dopo di lui, primo fra tutti Carr, che se non ha utilizzato il materiale
primigenio ha invece utilizzato dei materiali che ne imitano lo stato fisico, sia
in racconti che radiodrammi. Ma la sua influenza non si è fermata a Carr e al
racconto in se stesso; Olde ha influenzato anche il telefilm.
Non a caso uno dei celeberrimi casi di Columbo, verte
proprio su un omicidio, compiuto fracassando il cranio della vittima a galla in
una piscina, con un oggetto uguale a quello utilizzato da Olde: direi quasi che
il racconto d Olde sia stato preso a riferimento non affatto casuale, e che è
seguito parecchio nel telefilm, tranne che
per il modo come l’oggetto venga fatto svanire dalla scena dell’omicidio. In realtà
se vogliamo il telefilm ha un plot ancora più raffinato perché mentre nel
racconto di Olde, Persimmon è lapallissiano che si riconosca essere stato
ucciso, nel caso del telefilm, uno in cui agiva Robert Culp come assassino, The
Most Crucial Game (1972), il colpo che ha ricevuto la vittima per cui è
morta si può pensare che invece possa esserselo procurato il morto stesso,
distrattamente mentre nuotava, avendo sbattuto la testa al bordo della piscina.
E quindi simulando un incidente. In quel caso a far venire un dubbio al Ten. Colombo
non sarà un filo d’erba come qui, ma la presenza intorno alla piscina per terra
non di acqua clorata, che era presumibile pensando ad uno svasamento di acqua
dalla piscina, ma di acqua naturale, come se qualcuno avesse azionato l’idrante
per pulire il pavimento da qualcosa (le impronte che l’assassino aveva
inavvertitamente lasciato).
Olde merita quindi un suo riconoscimento nella storia del
genere. E bene ha fatto chi ha pensato di ripubblicare tutte le sue storie in
un unico volume, disponibile da poco tempo (seppure in inglese).
Pietro De Palma
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