giovedì 11 febbraio 2021

Enrico Luceri : Linea Retta - Il Giallo Mondadori N° 3200, 2021.


Ormai, recensire un romanzo di Enrico Luceri è diventata un'abitudine del sottoscritto, giacché l'autore pubblica a iosa, presso diverse case editrici, e sempre con ottimi risultati: pare che viva quasi per scrivere romanzi e racconti, non avendo altro da fare; invece lavora come ingegnere presso una ditta importante di impiantistica, e ha una famiglia. Come riesca a sfornare tanti bei romanzi, riuscendo a barcamenarsi con questioni di lavoro e famiglia, è un mistero. Un mistero nel mistero, giacché parliamo di uno scrittore di gialli. Un giorno feci una domanda che aveva come oggetto una cosa del genere, ad un famoso musicologo, una trentina d'anni fa, e lui mi rispose come credo che risponderebbe Luceri: utilizzo il tempo razionalmente.

Orbene, dopo due anni dall'uscita dell'ultimo romanzo presso Mondadori, eccone un altro, ancora in edicola: Linea Retta. Ne è protagonista ancora il Commissario Buonocore, che da un po' di tempo a questa parte, Luceri predilige utilizzare, e che ai lettori italiani piace. Ogni scrittore, tra i suoi personaggi, ne sceglie sempre qualcuno come suo favorito, per questioni caratteriali quasi sempre, come faceva Agatha Christie con Miss Marple (anche se la maggior parte dei suoi lettori la identifica ancora con Poirot). Il paragone con Agatha Christie non è casuale, perché nell'opera di Luceri, da sempre cultore ferrato della scrittrice britannica, i riferimenti sono puntuali e neanche tanto difficili a trovarsi (sempre ovviamente che si sia cultori della Christie). 

Perchè a Luceri piace Buonocore? Lo ha spiegato lui stesso in poche parole allo scrivente: "Buonocore è come me, per certi aspetti. Riflessivo, paziente, attento soprattutto quando sembra distratto, comprensivo. Non lo manifesta mai, ma detesta esibizionismo, vanità, invadenza e spavalderia. Non parliamo poi della "grinta" esibita! In fondo, è un uomo normale, che non ambisce ad apparire diverso e migliore di quello che è davvero. Molto discreto, anche. E poi ama la cucina tradizionale, i vini della sua terra, la calma di assaporare il tempo che scorre con la lentezza necessaria".

Buonocore esordisce nel romanzo "Le colpe dei figli", poi continua in "Le notti della luna rossa" e in "Linea retta". Tornerà ad agosto 2022 in "Il giorno muore lentamente". Compare anche nei racconti pubblicati in antologie del GM "Donne al buio" (in "Delitti in giallo") e "Il giorno non deve sapere" ("Assassinii sull'Orient Express"). Indaga anche in due romanzi brevi pubblicati in ebook da Delos: "Lacrime di donne tradite" e "Ancora domenica". Infine in un racconto brevissimo pubblicato sul quotidiano Il Cittadino, di Lodi, dal titolo "La pianta assassina". 

E vediamo allora la trama di quest'ultimo romanzo.

Nel 2011, in una sera di fine ottobre, a Napoli, quartiere residenziale, uno dei più importanti agenti letterari di Italia, Roberto Salazar, viene falciato sotto casa da un'auto pirata , mentre sta attraversando la strada per depositare il sacchetto dell'immondizia nel cassonetto. Il lettore si chiederà: Embè? Cosa c'è di così particolare perché la polizia, e più particolarmente la Squadra Mobile, si occupi di un banalissimo incidente stradale, anche se l'investitore non si è fermato e ha omesso di prestare soccorso al malcapitato ? C'è che vicino al portone di casa c'è un cassonetto, che però qualcuno ha dato alle fiamme rendendolo inservibile, e il lampione stradale non fa luce perchè qualcuno ha rotto con una sassata la lampada. Due particolari che uniti all'omissione di soccorso, e al "sesto senso" del Commissario, lo fanno convincere che si tratti di una messinscena messa in atto per realizzare un omicidio premeditato. Pertanto assieme all'Ispettrice Garzya, interroga la seconda moglie, Matilde Serra, poi il socio di minoranza, l'Avv. Amedeo Olivares e successivamente il figlio Diego, ricavando come Salazar non fosse proprio molto amato; poi interroga il personale, tra cui la segretaria Borriello, che lavora con lui da vent'anni, e questa sensazione si acuisce, quando lei gli rivela come Salazar tenesse tutti sotto controllo e come, in ragione del suo carattere e della personalità, riuscisse sempre ad avere il prezzo migliore, anche facendo leva sui difetti degli altri: non ricatti, ma quasi. Nel suo studio tanti dattiloscritti, che lui e la sua segretaria leggevano dando giudizi, di autori soprattutto di Gialli ma anche fantasy e Fantascienza, letteratura di genere cioè: dattiloscritti nuovi (Lucrezia Baroni, Sara Mazzini, Claudio Pietro Falchi, Susanna Parente) e meno nuovi (John Cassidy). Su tutti o quasi giudizi sintetici e lapidari. 

Ma non tutti sono così: si accorge infatti, aprendo uno dei cassetti della scrivania nello studio della sua agenzia, che è conservato un libro in edizione economica di un tale Ernesto Ruffolo, La donna della promessa, su cui è scritto un giudizio largamente positivo ed entusiastico di Salazar. Viene a sapere dalla Borriello che tale Ruffolo è un autore da tutti dimenticato, ma che anni prima aveva scritto il suo primo romanzo che in pochi mesi era divenuto bestseller e aveva venduto un milione di copie, non ripetendo però nei romanzi successivi il fulminante successo dell'esordio. Per una curiosità personale Buonocore si procura l'indirizzo di quello e lo va a trovare, trovandosi dinanzi un uomo senza alcuna pretesa, che vive una vita modesta in compagnia solo di un gatto, disilluso, che vede solo film gialli e legge libri. E che è come una sua immagine riflessa: l'immagine riflessa di Buonocore, che in quegli istanti di visita lo fa riflettere.

L'indagine va avanti, e ovviamente ad essere inquisiti sono l'ex moglie, che poi una indagine della Garzya scoprirà avere un amante attore di teatro, e l'avvocato, entrambi, assieme al figlio senza alibi per la sera della morte dell'agente. Tanto più che in seguito alla deposizione volontaria di un vicino di casa, si scoprirà che si è trattato proprio di omicidio: ha visto una persona entrare in un'auto dietro l'angolo, dopo aver visto attraversare la strada il dott. Salazar, avviarla e ad alta velocità, investire il pover'uomo; non sa però essere più sicuro sul fatto che fosse uomo o donna.

C'è anche un'altra donna con un movente ben più ferreo, la vendetta: una praticante nell'agenzia, Clorinda Ferrucci, giovane studentessa universitaria con notevoli capacità, si è fatta assumere volendo vendicare la morte della madre, una scrittrice morta suicida, dopo che Salazar le aveva ritirato la rappresentanza editoriale non fidandosi più delle sue qualità di scrittrice. 

Buonocore indaga anche su una certa Frida Simoni, una traduttrice ed esperta di letteratura americana contemporanea, a cui rimanda un post-it che esce da un libro, l'unica cosa disordinata in uno studio ordinatissimo, Nascosti dietro un alias, un libro sugli eteronimi, false identità di autori famosi, inventate a bella posta, parallele alla vita normale, condotte un tempo sotto falso nome, e cessate da molto tempo. Che questa Frida Simoni c'entri con la morte di Salazar, lo dimostra il fatto che venga anche lei uccisa in casa sua. L'indagine a questo punto subisce uno scossone: Frida Simoni era esperta anche di un certo Cassidy, un romanziere morto vent'anni prima suicida, amico intimo di un altro tale, Mattioli, di cui però non si sa nulla, come se non fosse mai esistito: un eteronimo. Tutti scrittori di gialli. A morire ancora sarà l'editore di Cassidy, Buonvino, attirato dal sedicente Mattioli una sera che stava per telefonare a Buonocore rivelandogli dove abitava Mattioli, come lui aveva saputo vent'anni prima da Cassidy.

Cosa tenga insieme Cassidy, Mattioli, Salazar, Simoni e Buonvino, lo stabilirà Buonocore, giungendo alla fine ad una inaspettata e per lui, amara verità, anche se l'assassino sfuggirà a suo modo alla cattura.

Ottimo romanzo di Luceri. 

Notiamo come, man mano che passa il tempo, diventi sempre più complesso: stavolta abbandona il tema del delitto in un palazzo, affrontato nei suoi ultimi romanzi, e realizza un procedural sostanzialmente, anche un po' movimentato, ma sempre basato su una visione di giallo classico. Anzi, rispetto al precedente di due anni fa, Le notti della luna rossa, Luceri opera una virata assolutamente originale: se infatti il precedente era sostanzialmente un thriller che virava sul giallo classico, qui abbiamo un giallo classico, una indagine tipica che vira qua e là sul thriller. Ma sempre giallo classico è. Tanto più che possiamo definirlo un omaggio, senza se e senza ma, ad Agatha Christie: riconoscibilissimo il vecchio e pur valido tema dell'identità alternativa a quella in essere, che legittima un atto criminoso: si potrebbe fare riferimento a tanti diversi romanzi della Christie. Io ho pensato per associazione di idee (ma la cosa finisce lì) alla governante di Dopo le esequie. Luceri ha ammesso invece di aver preso parecchio inconsciamente, dopo che ne abbiamo parlato a quattrocchi, da Polvere negli occhi. Al di là di questo, tante altre suggestioni: da Dario Argento (Profondo Rosso) a libri che nascondono segreti e rimandano ad altri, e qui i rimandi possono essere molteplici: Booked to Die (1992) di John Dunning o anche El club Dumas or La sombra de Richelieu di Arturo Perez Reverte. Insomma, un romanzo di scatole cinesi: quando apri una, ecco un'altra, e così via fino all'unica sconvolgente verità: Buonocore sperava che non fosse così, e anch'io, lo confesso. 

Il meccanismo , se si è ben addentro ai romanzi del genere, si potrebbe capire ben prima della conclusione. Quella che giunge inaspettato, o quasi, è l'identità dell'assassino. 

Interessante mi sembra, da ammissione dello stesso autore, la genesi di un romanzo e l'attribuzione caratteriale del personaggio: io quando scrivo racconti, creo del tutto il personaggio di turno, che non è riconducibile a nessuno che conosca; invece Luceri, forse per facilitare il suo compito, pensa ad una determinata persona che può essere uno scrittore, un pittore, un attore, o altra persona e sulla base di quello che si ricorda di lui, costruisce un personaggio. Mi ha fatto dei nomi di personaggi pubblici, e poi ha legato altri tre personaggi tra di loro: John Cassidy, che invece di riferirsi ad un certo personaggio, si riferisce come fisionomia proprio al John Cassidy famoso attore di televisione americano degli anni sessanta: chi non lo ha mai visto e apprezzato in serie cult come Colombo? Interpretò tre diversi episodi, ma quello più famoso è Murder by the Book, il primo episodio della prima stagione di Columbo: uno scrittore uccide il suo compare di scrittura a quattro mani e attua quello che dovrebbe essere un omicidio perfetto, se... 

John Cassidy, e per questo molto probabilmente Luceri ha focalizzato il suo personaggio su di lui, amava smodatamente l'alcool, e morì in circostanze tragiche come muore il John Cassidy di Luceri: solo che mentre quest'ultimo muore per una fucilata in bocca, dopo essersi ubriacato, come l'Hemingway che sognava di diventare, il vero John Cassidy morì perché sbronzo non si accorse che la sigaretta che aveva fumato appiccò un incendio in cui lui perì. Gli altri due personaggi invece si rifanno direttamente a Luceri, che è come se si fosse sdoppiato: le sue caratteristiche caratteriali, riconoscibili a chi lo conosce bene (ed io lo conosco), sono quelle che lui attribuisce a Buonocore personaggio fisso, e per i brevi dialoghi con cui delinea la figura di Ruffolo, a lui, personaggio poco presente nella tessitura del romanzo. Del resto il perché Buonocore cerchi il dialogo con Ruffolo, che lo fa riflettere su stesso, è perché ambedue sono le stesse facce di una stessa medaglia, che poi è Luceri.

Stile lineare. Si legge facilmente nonostante si debba stare bene attenti alle trappole e alle false piste (ci sono anche quelle), per capire bene la successione degli eventi e magari battere Buonocore nella ricerca del o della colpevole, e capire il movente.
Un romanzo giallo, sul mondo del giallo: certo il tema non è originale, ma come Luceri interviene sulla storia e come la dipana e la riassume, la rende estremamente appetibile.

Un altro successo dello scrittore romano, che a questo punto attendiamo al suo prossimo romanzo.


Pietro De Palma


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