mercoledì 16 agosto 2023

Cristiana Astori : Tutto quel Viola, Fratelli Frilli Editore, 2023

 


 

Cristiana Astori è una di quelle scrittrici che quando pubblicano un romanzo, sbancano. E dire che i suoi tre primi romanzi li avevo da tempo e non li avevo mai letti. Ultimamente un’amica mi ha passato l’ebook, e pur avendo cominciato a leggere il primo suo esordio, Tutto quel Nero, l’ho accantonato temporaneamente quando ero a circa un terzo, per concentrarmi sul suo quinto, Tutto quel viola, appena uscito, che per me è stata una rivelazione.

Nei primi anni 2000, Cristiana ha tradotto alcuni romanzi di vari autori, tra cui quelli di Jeff Lindsay incentrati su Dexter il vendicatore. In questo modo deve essersi fatta conoscere dalla redazione del GM, e da lì il passo è stato breve quando nel 2011 è uscito il suo primo romanzo Tutto quel Nero, con cui ha creato un nuovo genere, seguito nel breve volgere di pochi anni da Tutto quel Rosso e Tutto quel Blu.

Se i più pronosticavano un quarto sempre nella collana GM, sono rimasti delusi, perché dalla pubblicazione del suo terzo romanzo in Mondadori, Cristiana è approdata ad altri lidi: infatti il suo quarto romanzo, Tutto quel Buio , l’ha pubblicato per Elliot, e l’ultimo uscito, Tutto quel viola, per Fratelli Frilli Editore.

Tutto quel Viola, esplora nella sua trama, una vicenda al confine ancora una volta col paranormale, e in questo caso, con la Torino esoterica.

L’introduzione, vede il pittore Alessandri, nella Soffitta Macabra, ritrarre una sua modella, alla fine degli anni sessanta.

Poi la vicenda si sposta avanti nel tempo, nel 2015: il Professor Arturo Ginzburg e la sua allieva Carlotta Bandini, stanno portando avanti una ricerca, oggetto della tesi universitaria della ragazza, sul pittore Lorenzo Alessandri ( scomparso nel 2000) pittore di soggetti anche esoterici, ed è previsto nella Galleria Subalpina, la presentazione dei risultati della loro ricerca, che ha portato a scoprire come il Pittore abbia creato i fondali per un film perduto, Sortilegio, di Nardo Bonomi. Ma prima che la conferenza abbia inizio, il professore universitario viene barbaramente ucciso, con un rospo di bronzo (simbolo esoterico del Demonio) e gli viene mozzata una mano.

A condurre le indagini è il Commissario Sanniti, una donna molto sbrigativa che è stata ferita gravemente, in seguito a questioni passate legate all’attività di Susanna, e che da poco è tornata all’attività sul campo. La Sanniti è coadiuvata dal sovrintendente Fani.

Interessata a ritrovare il film è soprattutto Susanna Marino, giovane laureata disoccupata, sempre senza un soldo, che per pagarsi la pigione della casa è stata indotta da un certo Ruberti, a mettersi alla ricerca del film perduto Sortilegio. La giovane ha conosciuto Carlotta nel Locale notturno in cui lavora, Il Blue Velvet,  e in breve sono diventate amiche.

Susanna è sempre aiutata nelle ricerche dal suo amico Stefano Salvatori, alias Steve, un cacciatore di pellicole come lei ( ma ferrato nel mestiere e spregiudicato nei suoi affari tanto da essere stato in qualche occasione osservato dalla Polizia), da cui lei pur non riuscendolo a sopportare, è inesorabilmente attratta.

Insieme dovranno affrontare una serie di peripezie fino alla conclusione strabiliante del romanzo.

A parer mio questo è uno dei più bei romanzi che io abbia letto negli ultimi tempi: splendidamente concepito, ha un ritmo scoppiettante che non abbandona la trama fino alla fine e che invece ha di converso sovente delle accelerazioni fino al convulso finale. Perché ho detto che Cristiana Astori ha inventato un genere? Perché i romanzi riguardano delle cacce a pellicole perdute, con sovente riferimenti a soggetti paranormali, e ovviamente dei delitti efferati: è quindi un tipo di letteratura noir al limite con quella pulp, in cui i riferimenti cinematografici sono frequenti e hanno una importanza basilare. Non è un caso se Steve Della Casa, critico de La Stampa di Torino , oltre che essere uno dei personaggi del film è anche e soprattutto un personaggio di carne, reale , e piuttosto conosciuto , e firma del romanzo la Prefazione. Perché, e questa è una delle caratteristiche salienti dei romanzi di Cristiana, mentre nei romanzi polizieschi tout court si legge spesso la scritta “Ogni riferimento a persone e situazioni è puramente casuale”, qui non lo è. Anzi sovente i riferimenti non sono affatto casuali. Lo prova il fatto che parecchi personaggi e fatti citati nel romanzo, che uno si aspetterebbe a primo acchito essere inventati, sono invece reali: in primis il film perduto Sortilegio è in effetti un film che non si sa che fine abbia fatto: film ultimato, montato e doppiato, non arrivò alla censura e alla sala e quindi è inedito. La trama è esoterica e parecchi riferimenti rimandano a Alister Crowley, il grande esoterista dei primi del Novecento. La regia fu davvero di Nardo Bonomi, e i produttori furono davvero i fratelli Renzo e Carlo Maietto. Anche l’interprete femminile accreditata nel romanzo, è veramente esistita, Erna Schurer, così come è assolutamente vero che la parte del marito Alessio fu interpretata dal regista Marco Ferreri  (il regista de La grande abbuffata).

Il titolo del romanzo richiama il mondo del paranormale, e ricorre varie volte nel tessuto del romanzo: il viola infatti da sempre è il colore del passaggio ad un altro mondo, della magia, ed è il risultato della fusione di due colori, il rosso, simbolo di amore e il blu, simbolo di sapienza. In un certo senso, non è neanche casuale nella bibliografia della Astori, perchè se si mischiano i colori rosso, blu e nero (colori simbolo dei primi tre romanzi) si ottiene un viola scuro.

Andando ad analizzare stilisticamente l’opera, notiamo alcuni punti:

innanzitutto – e  questa è la caratteristica che salta subito agli occhi e che deriva anche da quanto abbiamo testè detto – immaginario e realtà non sono individuabili di per sè, tanto che si confondono in un unico linguaggio narrativo, in cui tutto ciò che potrebbe rallentare il movimento della massa che si muove come un fiume impetuoso, viene eliminato o modificato: parole tecniche, parole inglesi, digressioni al passato, dialoghi riferiti ad altra gente e persino stralci di discorsi tratti da sceneggiati (da Il  segno del Comando in un caso), vengono tutti uniti in un linguaggio con sempre lo stesso carattere e font.

Poi, Cristiana, per evitare che il lettore perda interesse alla lettura, oppure si blocchi, segue un iter iniziato già col suo primo Tutto quel Nero, e quindi confeziona dei capitoli brevissimi, di tre, quattro pagine al massimo, spezzando continuamente la storia, a seconda delle azioni dei personaggi, e così facendo accresce l’interesse del lettore (La prima parte consta di un Prologo e di 37 capitoli, la parte seconda di 30, la parte terza di 33 + un Epilogo). E psicologicamente, questa soluzione è geniale: mi è capitato, come sarà capitato a tanta gente, leggere nei momenti di relax, per es. prima di dormire, e sovente quando i capitoli sono lunghi, va a finire che se non se n’è finito uno, la volta dopo finchè si cerca e si riprende la lettura, spesso ci si blocca di nuovo.

Altra caratteristica che ho osservato, è una di cui qualche giorno fa dibattevo al telefono con Luca Conti: cioè la sottile soluzione psicologica di Agatha Christie che – nei romanzi in cui non c’è un personaggio che fa un filtro notevole alle storie (per es. Poirot), e nella specie Miss Marple – non interviene spesso, ma lascia che sia il lettore a farsi una propria idea e a convincersi di una data cosa: questo aumenta il suo grado di coinvolgimento nella storia. Questa soluzione stilistica è pari pari adottata dalla Astori, che mai, o pochissime volte, nella trama della storia , accenna a determinate pratiche.

Ancora.., la trama non è monocorde, ma alterna a momenti drammatici e convulsi, altri più lenti, e altri ancora addirittura umoristici : è il caso soprattutto dei battibecchi tra Susanna e Stefano (che sembrano dei battibecchi tra due persone che rifiutano con forza la possibilità che siano attratti vicendevolmente pur attraendosi nella realtà) e soprattutto tra il Commissario Sanniti e Fani. Proprio nel ricorso a un tipo di hardboiled brillante, Astori tradisce la predilezione per i romanzi di Donald Westlake (di cui ha nel corso degli anni tradotto qualche opera firmata con pseudonimo Richard Stark) e probabilmente anche di Bill Pronzini.

Astori nella storia accresce tensione come abbiamo detto spezzettando continuamente l’azione in tanti brevissimi capitoli e anche puntando su delle esplosioni narrative, riferite per es. alle morti di certi personaggi o alle situazioni di pericolo di Susanna, che interrompono per un attimo il fiume della narrazione, per accrescerne la portata, quasi fossero per es. delle rapide o delle cascate. Questo ritmo non segue quindi i procedimenti stilistici classici, fatti di paura del buio, della presenza di qualcuno in un ambiente ristretto, che possa far del male e quindi della impossibilità di fuga (come nel caso descritto), di passi nel silenzio della notte, che fanno presupporre che qualcuno stia seguendoti senza farsi scorgere, ma si avvale soprattutto di far breccia nell’attenzione del lettore attraverso ricorsi a situazioni irrazionali, che ne mettano alla prova la lucidità mentale (come nel caso della festa esoterica a Villa Pastrone, in cui il lettore seguendo Susanna e il bizzarro svolgersi della festa tende a perdere ogni riferimento e identificandosi con lei,e  cade nella rete di un delirio onirico). Proprio nello svolgersi delle situazioni, Astori a parer mio si avvicina di molti a certi autori stranieri, come Dan Brown, Eliette Abecassis e Glenn Cooper che sovente hanno costruito le loro trame su caratterizzazioni esoteriche che fanno presa sul lettore.

Nell’ideazione della trama, fa specie aver scelto un pittore come Alessandri, un pittore poco conosciuto, che però nel corso della vita è stato attratto dal bizzarro e anche dall’esoterismo e che ha davvero fondato una Soffitta Macabra. E nella morbosità di certe situazioni, in cui fa capolino anche il sesso, ma assai timidamente va detto (solo nel corso della festa a Villa Pastrone che si configura quasi come un sabba carnevalesco), il film fa intravvedere sullo sfondo anche Eyes Wide Shut di Kubrick.

Cristiana Astori è in ultima analisi una scrittrice davvero unica, fenomenale, un caso letterario italiano, che scrive in maniera davvero sontuosa e ha una capacità di immedesimare e far vivere il lettore in situazioni non tanto letterarie quanto cinematografiche: ad esempio quando Sanniti e Fiano affrontano ad alta velocità i tornanti con una Fiat Bravo, oppure quando Susanna corre in passaggio sotterraneo a perdifiato per sottrarsi alla morte. Ed è anche parecchio visionaria, e mi ha fatto pensare per le situazioni descritte a Valerio Evangelisiti quando tratteggiava l’inquisitore Eymerich in azione contro potenze che sfuggivano alla ragione aristotelica e tommasea.

Per cui in ultima analisi ci si chiede: ma come ha fatto La Mondadori a farsela sfuggire?

Un altro mistero che dovremo risolvere un giorno.

 

Pietro De Palma

 

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