Carla Manara è rimasta vedova. Dieci anni prima suo marito Roberto, vicino alla Stazione Termini, a Roma, è stato ucciso in una sordida pensione sita al quarto piano, frequentata da coppiette e da prostitute. Poichè era solito frequentarle, il caso è stato archiviato, dopo indagini meticolose, come compiuto da una sconosciuta prostituta, vestira di nero, con grossi occhiali, tacchi a spillo e probabilmente una parrucca bionda.
A distanza di dieci anni, l'Albergo Sovrani, quella sordida pensione, è in procinto di essere abbattuto come tutto il palazzo, per far posto ad un cinema multisala: la notizia, riportata in un trafiletto su un giornale, risveglia l'attenzione di Carla, che da dieci anni è in cura da uno psichiatra, sconvolta dalla morte del marito. Carla, decide, in opposizione alla madre, Teresa Rosselli, di recarsi a Roma, da Orvieto, per tentare lei di far luce, prima che l'albergo sia distrutto, sulla morte del marito.
Si reca quindi all'albergo e chiede di occupare proprio la camera matrimoniale in cui era stato ucciso Roberto. Da qui, comincia una indagine che la porta prima a parlare con una cameriera, poi con la proprietaria dell'albergo, il portinaio di dieci anni prima, il vecchio proprietario dell'albergo che sovrintendeva alla reception, poi con il cliente che occupava contemporaneamente all'omicidio, la camera n.10, e infine la puttana con cui aveva trascorso la serata. E' proprio lei che per un attimo ha visto l'assassina, prima che entrasse assieme a Roberto in camera, e soprattutto ha sentito Roberto chiamarla per nome.
Il nome causerà un altro omicidio, prima che nel convulso finale, la verità venga a galla, e il Commissario Montefiori riesca ad arrestare un'assassina nascosta nell'ombra di una identità, mentre un'altra supposta tale, se non lo è, certamente non gioisce.
Luceri ha presentato questo romanzo nel 2021, edito da Frilli. E' un romanzo a metà tra thriller e mystery: le indagini di Carla, introducono il lettore in un percorso tortuoso ma affascinante, che la polizia non ha esperito, e che la portano a sapere che Karina, una ex prostituta strafatta da droghe e alcool, pare abbia sentito il nome dell'assassina, anche se come la avvisa quello che era stato il suo cliente nella notte dell'omicidio, quella è talmente fatta che sarebbe pronta ad ammettere anche il suo coinvolgimento nell'attentato alle Torri Gemelle. Eppure questo sottilissimo filo la porterà a rintracciarla al Diavolisco, un locale equivoco, e a tentare di corrompere per sapere quel nome. Non sa però Carla, che un'assassina spietata è più vicina a lei di quanto a lei non appaia, e ciascuna sua mossa avrà una opposta e contraria, che porterà l'assassina ad uccidere Karina, e poi in un drammatico finale, anche a cercare du ucciderne la madre, che aveva compreso chi fosse-
Il romanzo è affascinante, pieno di descrizioni mozzafiato e di varie situazioni piene di tensione, che il lettore smaliziato non esiterà a collegare a film del passato (come per es. la donna che segue Carla nel palazzo della pensione, nella penombra, che a me ha fatto pensare a cetri film di Siodmak, e l'assassina che è vestita di un impermeabile nero con occhiali e parrucca bionda e uccide con un rasoio, che è facilmente collegabile a Dressed To Kill di Brian De Palma, come pure ad un romanzo di Cornell Woolrich, La Sposa in Nero, in cui una sposa decide di vendicare il proprio marito, anche se qui non è ucciso il giorno del matrimonio; e altri echi portano a Helen McCloy e al suo romanzo più famoso). L'omicida ancora una volta, come in altri romanzi di Luceri, è pazzo. E la follia qui ha qualcosa di psicanalitico: come con Edipo, il Fato si ritorce contro l'assassino che l'avrebbe fatta franca se Carla, la moglie vedova, non avesse intrapreso la sua ricerca personale, e non avesse deciso di non assumere più gli psicofarmaci che la madre e il dottor Zoratto, le avevano fatto assumere per anni.
Lo specchio, nell'abitazione di Karina, davanti alla vasca dove è stato trovato il suo cadavere svenato, ucciso alla maniera di Seneca, rivelerà l'assassina.
L'assassina non è facile da trovare, lo dico subito. In questo caso, rispetto all'ultimo Bonocore (che non mi era piaciuto molto), l'assassino si conosce negli ultimi righi del romanzo e quindi Luceri riesce, da consumato scrittore, a portare la tensione fino all'ultima pagina. Io in verità l'ho individuata nei primi capitoli, ma sulla base di una intuizione, o meglio di una doppia ipotesi, che sfido i lettori a postulare, e che ho posto avendo fatto un certo ragionamento, che va oltre il romanzo in sé per sé, e attinge a tutta la casistica dei delitti nei romanzi di Enrico. Del resto, come in Paul Halter, nei romanzi di Luceri, i personaggi sono risicati, e quindi se non ci si lascia distrarre dai vari trucchetti cui lo scrittore ricorre per disorientare il lettore, l'assassino lo si becca. Se ovviamente sono stati letti moltissimi romanzi prima, ed una certa mente analitica la si è acquisita.
Ottimo romanzo.
Pietro De Palma
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