Halloween Party è un'opera di narrativa poliziesca di Agatha Christie, pubblicata per la prima volta nel Regno Unito e negli Stati Uniti nel 1969. E’ uno dei romanzi tardi in cui compare, affiancando Poirot, Ariadne Oliver, la scrittrice di Gialli (alter ego di Agatha Christie)
In Italia è stata tradotta tre volte: la prima volta da Arnaldo Sole, la seconda da Tina Honsel, la terza, recentissima, è di Chiara Libero. Diciamo subito che se la prima è improponibile, tra la seconda e la terza le differenze sono davvero minime: innanzitutto il numero di pagine in entrambe è lo stesso, 240. E poi le dividono sottigliezze lessicali: es. all’inizio si parla di zucche, e se Tina Honsel cita i termini latini per indicarne le specie, la Libero le indica come estive o autunnali. Insomma, poca cosa. E la prosa è un po’ più fresca, ma nulla più.
Trentaduesimo romanzo con Poirot, lo vede in campo solo perché vi ricorre la sua amica la scrittrice Ariadne Oliver, che è la protagonista dell’inizio del romanzo, dove viene raccontata una festa organizzata presso la dimora di Rowena Drake, in occasione di Halloween: una moltitudine di bambini e ragazzi, coadiuvata dalle madri e da volontari, partecipa ad una serie di giochi. E tutto sembrerebbe filare liscio, e concludersi con gioia, sennonchè quando la festa è finita e tutti i ragazzi e ragazze, vanno via, Joyce Reynolds, una ragazzina di tredici anni viene trovata uccisa in maniera orrenda: qualcuno l’ha invitata ad inginocchiarsi e cercare di afferrare con la bocca una mela posta dentro un secchio di zinco, e poi ne ha tenuto la testa sott’acqua fino ad affogarla. E così la bambina è stata trovata: inginocchiata, davanti ad un secchio, con la testa dentro, e un mare d’acqua attorno, nella biblioteca di casa.
Perché mai uccidere una bambina in questo modo subdolo e feroce? Ci sono molti che parlano di pazzia, altri di un gioco finito male, ma su tutti si impone quello che aveva sentito Ariadne e di cui era stata testimone: Joyce, quando gli altri avevano parlato di Ariadne, scrittrice di libri polizieschi, lei si era vantata di aver assistito tempo prima ad un omicidio. Ed è di questo che Ariadne sente di dover relazionare a Poirot dopo averne chiesto l’aiuto. Ma nessuno vi ha creduto, perché Joyce era ritenuta da tutti una bugiarda: nessuno, tranne l’omicida.
E’ da quei che parte l’indagine di Poirot, e per individuare l’assassino/a, dovrà innanzitutto capire a quale omicidio ha assistito. Il posto del luogo dove è avvenuta la tragedia, Woodleigh Common, gli richiama alla memoria qualcosa e da qui partirà. Ad aiutarlo il Sovrintendente Spence, conosciuto in un famoso caso del suo passato e sua sorella. Indaga, a seconda del tragitto che avrebbe dovuto fare per assistere ad un omicidio, e quindi tra una serie di fatti delittuosi o meno, accaduti tempo prima (soprattutto la morte della ricchissima signora Llewellyn-Smythe, e la scomparsa della sua ragazza alla pari Olga Seminoff; l’accoltellamento del segretario notarile Leslie Ferrier, e lo strangolamento dell’insegnante Janet White), fissando l’attenzione sull’ultimo, salvo poi abbandonare questa pista e rivolgersi alle altre, riuscendo a ricostruire un folle piano, a scoprire un altro assassinio, mentre un altro viene compiuto tra i ragazzi di Woodleigh Common (il fratello di Joyce, Leopold) e alla fine verrà tentato addirittura l’omicidio di Miranda Butler, la figlia di Judith, amica di Ariadne, che sarà sventato proprio per intervento di Poirot, coadiuvato da due ragazzi.
Michael Green, sceneggiatore di An Haunting in Venice , dice che in sostanza è stato conquistato da questo romanzo, un trionfo di Poirot. Che sia un trionfo, può anche essere, ma non lo è in quanto romanzo, perché l’opera ha numerosi bug non risolti. Vediamo quali siano.
Il codicillo falso: la signora Llewellyn-Smythe, ad un certo punto della sua vita, ha l’idea di nominare sua erede universale la ragazza che la sta assistendo, Olga Seminoff, e per questo crea un codicillo al testamento, e dopo aver fatto firmare due delle persone di servizio, lo nasconde in un libro di economia domestica, senza dirlo a chicchessia, neanche al suo legale: perché? Non ha senso
Nel finale del romanzo ecco una cosa a sorpresa che nessuno si aspettava: Miranda è la figlia di Michael. E per spiegare una certa cosa, viene evocato il mito di Ifigenia. Ora questa trovata della supposta paternità, sembra qualcosa di assurdamente astruso, inserito lì a bella posta e slegato dal resto, tanto che poi Agatha Christie deve far ammettere a Judith di esserne stata l’amante. Mah..
Poi c’è il bug più grosso: dopo aver per qualche capitolo inseguita l’ipotesi che l’assassinio cui Joyce avrebbe dovuto assistere era quello di Janet White, alla fine del Cap.10 Poirot dice che avrebbe voluto saperne di più, anche sul conto di Norma Ambrose, un’altra docente, compagna di stanza di Janet, che aveva riferito alla polizia al tempo, il fatto che Janet frequentasse un tizio, alla cui identità nessuno della polizia era però riuscito a risalire. Da come Poirot parla, si capisce che lui pensi ad un rapporto strano tra le due: o che Norma avesse ucciso la compagna perché gelosa di questo tipo, oppure che l’avesse uccisa perché gelosa della compagna, facendo ipotizzare assai sottilmente (ma non lo dice), che le due donne potessero essere amanti e che Norma fosse lesbica; e che fosse scappata lontano non per lo shock provocatole dalla morte dell’amica ma per non rispondere ad ulteriori domande. Detto questo, il capitolo 11 ci si aspetterebbe che continuasse la vicenda, e invece..si parla d’altro, si parla di Quarry House e della proprietà della Signora Llewellyn-Smythe, del meraviglioso giardino commissionato a Michael, e di tutto il resto. E’ come cioè se ci fossero state due diverse versioni della storia, e tra di esse vi sia una cesura netta, drammatica: sembrerebbe che la Christie, dopo aver trattato del primo supposto omicidio, abbia voltato pagina, e trattato il resto, visto che col primo non avrebbe potuto tirare la corda ulteriormente. Solo che non lo dice. E Poirot neanche nella soluzione ne accennerà.
La Christie ne parlerà in un solo accenno, nel cap.XV, quando, parlando dei due gemelli, due ragazzi di diciassette anni che alla fine aiuteranno Poirot a fermare l’assassino prima che uccida ancora, uno di questi dice come Norma Ambrose pare che fosse una bella ragazza, che i pretendenti non le mancassero, e che da un permesso avuto e goduto di alcuni giorni, si fosse ipotizzata una sua gravidanza. Da questo discorso, la Christie in altre parole ribalta quanto affermato cinque capitoli prima, perché dicendo che Norma era normale, afferma senza parole che la lesbica dovesse essere Janet. Ma allora, se questo è vero, Perché sarebbe dovuta essere uccisa Janet? La vittima più ovvia sarebbe dovuta essere secondo questa rivelazione Norma, e Janet essere l’assassina. Invece è il contrario. Altra cosa che non si capisce. Altro bug senza risposta.
Un altro bug è quello di Leopold: Leopold è il fratello di Joyce. Viene ucciso perché ha ricattato l’assassino per avere soldi. Si badi bene: Leopold ha dieci anni. E’ mai possibile una cosa del genere? E’ mai possibile che Leopold, avendo visto uccidere la sorella, sia rimasto impassibile, non abbia detto nulla ai genitori e abbia invece ricattato l’omicida, neanche fosse un consumato ricattatore adulto? Sembra veramente inverosimilie.
Se in definitiva sono del tutto d’accordo con l’opinione che ne ha Robert Barnard nel suo saggio su Agatha Christie, A Talent to Deceive an Appreciation of Agatha Christie: “Bobbing for apples turns serious when ghastly child is extinguished in the bucket. The plot of this late one is not too bad, but the telling is very poor: it is littered with loose ends, unrealized characters, and maintains only a marginal hold on the reader's interest. Much of it reads as if spoken into a tape-recorder and never read through afterward.”, bisogna anche riconoscere che qualche merito questo romanzo ce l’ha, ed è nell’atmosfera altamente drammatica, anche perchè ricorre all’omicidio di una tredicenne e di un bambino di dieci anni, e nei due indizi, che Poirot nomina: una volta per il primo, molte volte per l’altro: il fatto che un’esecuzione del primo omicidio avrebbe dovuto comportare il fatto certo che l’omicida si sarebbe dovuto bagnare, e che Joyce essendo una bugiarda, non avrebbe dovuto vedere nulla. Ma se non aveva visto nulla, come è possibile che si era vantata di sapere di un omicidio? Questi due indizi sono lampanti, epperò la scrittrice li confonde in mezzo ad una quantità incredibile di pettegolezzi e di cose banali, che alla fine se ne è distolti.
Comunque sia, nel romanzo vi sono accenni a situazioni estranee al romanzo stesso, e invece riferibili ad altri romanzi:
innanzitutto Ariadne Oliver, apparsa in altri romanzi tardi di Poirot, qui ha la stessa funzione catalizzante, anche se non voluta, che ha in un precedente romanzo: infatti sia qui che ne La Sagra del Delitto, durante una festa avviene un delitto;
anche qui, come in tante altri romanzi, la Christie ricorre ad una filastrocca: accade quando la signora che impersona la strega, Mrs Goodbody, sibillinamente pronuncia, nel cap. XVI, davanti a Poirot: Ding dong bell, Pussy’s in the well. E’ una rima detta in modo del tutto innocente, tanto per dire che nel giardino c’era un pozzo, oppure la Signora Goodbody aveva visto qualcosa, e vuol suggerire a Poirot che trovando il pozzo troverà che in esso c’è’ qualcosa, come nella filastrocca nel pozzo c’è’ un micio: c’è però anche un altro accenno di filastrocca, questa volta però mascherato: è quando Miranda esclama, sempre cap. XI, La mamma non vuole che giochi nel bosco con dei bambini che non conosco. Si riferisce ad una filastrocca composta nel XIX secolo : My mother said that I never should / Play with the gypsies in the wood; / If I did, she would say, / Naughty girl to disobey ( rilievo letto nel sito: https://ilrifugiodiagathachristie.wordpress.com/2016/01/30/poirot-e-la-strage-degli-innocenti-halloween-party/ ) leggendo il romanzo, mi è balzata agli occhi la somiglianza tra Rowena Drake e la protagonista di A Murder is Announced: due donne forti, ed è nella loro dimora che avvengono gli omicidi;
Poirot ricorre al Sovrintendente Spence, che trascorre la sua vecchiaia dopo la pensione proprio nei paraggi del posto dove è stato commesso il delitto: è lo stesso poliziotto che compare in Mrs McGinty's Dead, “Fermate il boia”;
quando Poirot parla con la direttrice della scuola, ella gli dice che lo conosce per interposta persona: infatti glie ne aveva parlato Miss Bulstrode, che compare in Cat Among the Pigeons, “Macabro Quiz”;
quando Joyce nel cap.1 afferma parlando con Ariadne che sarebbe stato appropriato farle fare qualcosa collegato alla sua fama di scrittrice di gialli, cioè mettere in scena un delitto e provare a risolverlo, oltre che sembrare una sinistra premonizione, perché poi proprio lei Joyce morirà. Ariadne Oliver rifiuta, dicendo che una volta l’ha fatto e il risultato non è stato quello voluto: si riferisce alla sua partecipazione a “La sagra del delitto”, Dead Man's Folly.
L’amore di Agatha Christie per Shakespeare, si apprezza anche in questo romanzo, oltre che in : The pale Horse, Nemesis, Sad Cypress, Hercule Poirot's Christmas, The ABC Murders, Five Little Pigs. Infatti, Miranda, la figlia di Judith, è un ricordo di The Tempest, essendo in essa la figlia di Prospero, Duca di Milano. Nel cap. XI, un capitolo centrale nel romanzo, in quanto in esso viene abbandonato il cursus che voleva al centro dell’indagine, lo strangolamento di Janet White, e invece l’aprirsi ad una nuova fase dell’indagine, un cui il giardino della cava è al centro dell’attenzione, così come la morte della ricca zia, l’assassinio del segretario notarile, e la scomparsa della ragazza au pair, Poirot conversa con Ariadne, con Judith e Miranda:
Come
ti chiami?”.“Miranda”.
“Un nome che ti si addice”, osservò Poirot.
“State pensando a Shakespeare?”.
“Sì. Lo studi a scuola?”.
“La signorina Emlyn ce ne ha letto qualcosa. Io ho chiesto alla mamma di darmi
qualche altra sua opera. Mi piace molto. Ha un ritmo meraviglioso. “Un mirabile
mondo nuovo…”. La citazione è riferita all’atto quinto, scena prima, in cui Miranda
esclama: “..O brave
new world, That has such people in ’t!”.
Nel romanzo infine vi sono vari accenni a miti e leggende.
A parte il ricordo dell’antologia della Christie, Le fatiche di Hercule Poirot, ricordata mentre Poirot cammina nel giardino, compaiono varie citazioni di miti:
quello di Ariadne e Teseo, quando Ariadne scherza sul suo nome, cap. XI : "Yes, I suppose it is a Greek name," said Mrs Oliver. "It's my own, you know. I didn't just make it up for literary purposes. But nothing Ariadne-like has ever happened to me. I've never been deserted on a Greek island by my own true love or anything like that."
quello di Agamennone ed Ifigenia: "Yes," said Poirot, "Iphigenia. Agamemnon sacrificed his daughter, so that he should get a wind to take his ships to Troy”; e quello di Narciso, innamorato di se stesso: He was Narcissus. There is an old French song I heardmany years ago -" He hummed softly.
"Regarde, Narcisse
Regarde, dans l'eau...
Regarde, Narcisse,
que tu es beau
Il n'y au monde
Que la Beauté
Et la Jeunesse,
Helas! Et la Jeunesse...
Regarde, Narcisse
Regarde dans l'eau..."
entrambi nel capitolo finale, XXVII.
Anche vi sono dei ricordi biblici: quello di Giuditta e Oloferne, riferita a Judith Butler; e quello di Giaele e Sisara. Entrambi i riferimenti sono in realtà un ricordo di un passo contenuto in altro romanzo della Christie, Il Natale di Poirot.
Il fatto che vi siano tutte queste citazioni in un
romanzo come questo, può significare tante cose. Sicuramente però Agatha
Christie, nelle sue opere tarde, tende a sviluppare storie basandosi su
ricordi, interviene su avvenimenti già accaduti, e questo accade anche nelle
ultime opere di Poirot, tranne Sipario che è come tutti sanno un’opera scritta
già negli anni ’40. Le citazioni possono essere volute, o inconscie. Nel caso
della Christie a me pare di poter dire che siano volute, anzi che sia un tipico
escamotage di quando si invecchia: riutilizzare all’uopo le cose già scritte in
altri tempi, anche “per allungare il brodo”. Se infatti il passo di Giuditta e
Oloferne, può avere una sua giustificazione nel fatto che l’amica di Ariadne si
chiami Judith ( “Non si può essere sempre all’altezza del proprio nome”, disse
la signora Butler.
“No, hai ragione. Non riesco a immaginarti mentre tagli la testa al tuo amante,
Judith. Come ha fatto la tua omonima della Bibbia con Oloferne, se non sbaglio”,Cap.
XI.), quello riferito a Jael e Sisara non ne ha proprio perché nel
romanzo non c’è nessun personaggio che la richiami (“Chi è stato quello che
ha conficcato dei chiodi nella testa di qualcun altro? Jael o Sisera. Non
ricordo mai chi dei due è l’uomo e chi la donna. Jael è la donna, credo. Ma
come si fa a chiamare Jael una bambina?”,Cap. XI), né c’è alcun riferimento
qui, mentre la citazione in un romanzo molto più indietro nel tempo come Hercule
Poirot's Christmas, dove Judith e Jael sono nominati in quanto Giudici, è
più stringente: “Many Old Testament characters are of this type. Jael and
Judith, for example”.
Pietro De Palma
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