La canarina assassinata è in certo modo meno problematica, meno cerebrale del terzo capitolo, La
Fine dei Greene. E anche nell’ambito dei tre sceneggiati, tutto ciò si
nota. Purtuttavia, nel corso delle tre avventure interpretate da Albertazzi,
l’interprete riesce, proprio in un inciso de La Canarina assassinata,
all’inizio, a rivelare con la sua straordinaria arte drammatica la natura
nascosta di Philo Vance, la sua anima problematica e sensibile, che volutamente
copre con una maschera di cinismo.
Il passo trova la sua
collocazione all’annuncio della morte della “canarina”, fattagli dal
Procuratore Markham. Vance è in chimono (rosso? Il bianco nero fa supporre il
colore ma non ne da certezza), ed è di spalle. Si volta, la telecamera fa un
primo piano del volto di Albertazzi, col monocolo incastonato nell’orbita. Esso
è forse il solo brano in cui l’interpretazione è volutamente tetra: “Me la
ricordo in un ballo che definirei..ornitologico, adatto alle follie, in un
locale di second’ordine. Indossava un costume di piume giallo, intornato ai
suoi capelli biondi”.
Per ammirare e potersi fare
un’idea dell’aristocrazia scenica di Albertazzi, che è anche aristocrazia
intellettuale, si veda per esempio l’etereo “L’année dernière à Marienbad”
di Alan Resnais di qualche anno prima: se proprio quell’Albertazzi avesse
interpretato Philo Vance, a parer mio, sarebbe stata un’interpretazione forse
maggiormente interessante. Tanto più che quando girò il film di Resnais si può
dire che anche come età sua, fosse molto vicino alla figura di carta. Infatti,
all’inizio de La canarina assassinata, vien riportato che “Philo
Vance non aveva ancora compiuto trentacinque anni”, e quando girò il suo
film Resnais, Albertazzi più o meno tanti ne aveva. Non invece quando
interpretò il Philo Vance televisivo. Non è un’osservazione da poco: in quanto
cinquantenne, non si sarebbe mai vestito come si veste il più giovane Philo
Vance. Almeno così la penso io; ma neanche forse avrebbe interpretato il suo
personaggio allo stesso modo. Di solito, man mano che l’età avanza, ci si
modera.
Direi che in questo caso la
resa televisiva abbia sorpassato quella romanzesca: infatti, le parole che
nello sceneggiato vengono pronunciate da Vance, quasi un epitaffio recitato
ricordando “La canarina”, originariamente trovano spazio proprio all’inizio del
romanzo, nel primo capitolo, quando il ricordo del caso non è stato ancora
affrontato ma solo accennato: “..Margaret Odell aveva ricevuto il soprannome
di Canarina in seguito a una parte sostenuta in un elaborato balletto ornitologico
delle Folies, dove ogni ragazza aveva una gonna che richiamava qualche uccello.
A lei era toccato il ruolo della canarina; e il suo costume di satin bianco e
giallo, insieme alla massa di luminosi capelli biondi e la carnagione bianca e
rosea, l’avevano distinta agli occhi degli spettatori come una creatura di
notevole fascino. Prima che trascorressero 15 giorni, tanto concordi erano
stati gli elogi della critica e così regolari gli applausi del pubblico che il
Balletto degli uccelli divenne il Balletto della canarina e la signorina Odell
fu promossa al rango di quella che caritatevolmente potrebbe esser definita
première danseuse, con l’attribuzione di un valzer in assolo e una canzone1
interpolata appositamente perché desse prova delle sue molteplici grazie e
talenti.
Alla chiusura della stagione,
la ballerina aveva lasciato le Folies e, durante la successiva e spettacolare
carriera nei luoghi di ritrovo della vita notturna di Broadway divenne popolarmente
e familiarmente nota come la Canarina. Fu così che, quando la trovarono
brutalmente strangolata nel suo appartamento, il delitto fu definitivamente
denominato: l’omicidio della Canarina” (S.S. Van Dine, “La Canarina Assassinata”, trad. Pietro Ferrari, Il
Giallo del Lunedì, L’Unità/Mondadori, 1992, pag.7). Ecco allora spiegato il
nome di “Canarina”, dato alla sfortunata Margaret Odell, attricetta e soubrette
di locali di serie B.
Faccio tuttavia notare una
cosa che mi si è mostrata lampante e a cui anni fa, quando lessi per la prima
volta il romanzo, non detti importanza : la somiglianza, sicuramente non
casuale, tra Margaret Odell, ballerina in rapida ascesa, e la Principessa
Odette, interprete del famoso balletto musicato da Tchaikowsky, “Il lago dei
cigni”.
Odette-Odell, non sono solo
due parole molto simili, ma sono anche collegabili, la prima alla seconda,
anche per il fatto che si richiamano a due volatili: una canarina e un cigno. E
ovviamente, sono due ballerine, anche se diversamente, quasi in maniera
antitetica: per la prima dal dramma scaturisce il ballo (la Principessa
Odette), per l’altra è il dramma che scaturisce dal ballo: infatti, Odell
aspira ad una posizione sociale diversa da quella di una ballerina, e il dramma
del suo assassinio deriverà dalle amicizie che lei ha costruito sulla sua
attività di ballerina.
Prima d’ora, nessuno che io
sappia, aveva posto a confronto Odette e Odell. Eppure, credo che la
somiglianza tra Odell-Odette non sia affatto casuale: Odell è una Canarina,
Odette è un cigno ed entrambe si trasformano di sera, perchè in entrambe c’è un
doppio: principessa- cigno in Odette, canarina-donna della buona società in
Odell; ed entramebe aspirano ad identificarsi e ad essere associate al loro
doppio umano: Odell si serve della sua carriera di ballerina, in quanto
canarina, per arrivare ad una posizione sociale rispettabile; Odette vuole
abbandonare la propria natura di cigno a fronte dell’appropriarsi in toto della
sua natura umana. E in entrambe c’è un uomo,che dovrebbe mediare la loro
trasformazione: solo che per Odette la dualità tra il principe ed il mago,
viene risolta a favore del primo; per Odell è il mago che vince. E vince con
un’autentica magia: quella che giustifica l’avento impossibile di una voce che
non vi dovrebbe essere. Tuttavia, Odette e Odell, sono raffrontabili
solo attraverso un’ altra personalità: Odile. Così abbiamo : Odell che si
avvicina moltissimo ora a Odile, e Odette: Odell – Odile – Odette. Attraverso
la mediazione di Odile, la figlia del mago, rappresentata nel balletto, dal
cigno nero, possiamo veramente ora capire il tentativo di Odell di trasformarsi
in Odette: nel balletto, a rappresentare Odile e Odette è la stessa ballerina,
così da far capire come una stessa persona a seconda di mutevoli condizioni
possa essere vista in modi differenti. Così, come Odile è la principessa
nera, quella che in virtù della magia del padre, ambirebbe a esser scambiata in
Odette da Siegfred, così Odell vorrebbe essere trasformata da ballerina di
varietà, ammirata ma niente più di tanto, a donna rispettata della buona
società. E così la parabola di Odell-Odile potrebbe essere spiegata come la
parabola di un canarino che ambisce a diventare il cigno-Odette, non perchè lo
diventi in realtà ma perchè Siegfred la veda trasformata. Solo che Odell come
Odile finisce la sua storia allorquando Siegfred non la vede più come cigno,
trasformazione, ma quello che è: una donna che voleva diventare altro,
ricorrendo anche al sotterfugio: Odile grazie alle arti magiche del padre,
Odell grazie al ricatto.
A parte ciò, è da notare la
curiosa esibizione della canarina sul palco del locale: Odell-Virna Lisi,
splendida (non aveva ancora quarant’anni), canta seduta su un’altalena (anche
nelle gabbie dei canarini ce ne sono), mentre delle ballerine la attorniano:
quello che vorrei far notare è come le ballerine indossino degli improbabili
pantaloncini, tipo shorts, che sicuramente in quel tempo (ricordiamo che La
canarina assassinata è del 1927) non ci si sarebbe mai sognato di indossare.
Avendo infatti il balletto una certa connotazione erotica, si sarebbe mostrato
qualcosa in più che tuttavia la RAI di quegli anni non si sarebbe mai sognata
di autorizzare.
Altra cosa che è censurata,
nello sceneggiato, è la morte: se ora siamo abituati ad assistere a ben altro
(vedasi per es. la serie Bones), in uno sceneggiato RAI in cui la censura era
in agguato, non ci si sarebbe mai sognati di rappresentare la morte nella sua
crudezza: se infatti in La strana morte del signor Benson, la macchia di
sangue e materia cerebrale che il proiettile alla testa ha provocato sul
tappeto, nell’originale televisivo non si vede, altrettanto accade in occasione
della ripresa del corpo della povera Odell, la cui rappresentazione nel romanzo
è palesemente cruda :”..La testa era voltata all’indietro..i capelli,
sciolti, pendevano dietro la nuca sulla spalla nuda come la cascata raggelata
di un liquido dorato. La faccia, distorta dalla morte violenta, aveva perso
ogni bellezza; la pelle era terrea, gli occhi sbarrati e la bocca spalancata..”
(S.S. Van Dine, “La canarina Assassinata”, op. cit., pag. 22 ),
mentre nello sceneggiato semplicemente non si vede nulla, giacchè la vittima è
presentata adagiata supina sul divano.
Non è tuttavia la sola cosa
che viene mutata della morte. Infatti, Van Dine, quando l’assassino è secondo
lui un pazzo (ma aveva le sue ragioni lucide per agire, nell’alveo della sua
pazzia, è ovvio!) oppure non avrebbe avuto altra possibile via d’uscita se non
uccidere, gli concede una via di fuga dalla condanna a morte e dallo scandalo
del processo: il suicidio. Così concede che l’omicida de La Canarina si uccida
(il finale viene mantenuto nello sceneggiato) e Philo Vance lo permetta, oppure
che l’omicida responsabile dell’ecatombe di Casa Greene, si uccida col cianuro:
questa volta Vance nel romanzo cercherà di impedire la morte non riuscendovi,
mentre nello sceneggiato semplicemente non c’è: infatti l’omicida finirà in
manicomio. Il perché Vance non intervenga nel primo caso e invece nel secondo
lo faccia, è dovuto al fatto, secondo noi, che nel primo l’assassinio sia
compiuto, pur in condizioni eccezionali, cioè per evitare uno scandalo, da una
persona nel pieno possesso delle sue condizioni psico-fisiche, mentre nel
secondo, no. Fatto sta, tuttavia che in tutti i casi, la vicenda viene
notevolmente alleggerita nello sceneggiato, a confronto con la stesura
originale del romanzo. Vediamo, che in alcuni casi, cambia completamente lo
spirito che fa da sfondo, per non dire altro.
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