sabato 14 maggio 2022

Enrico Luceri - “Il giorno muore lentamente”, Il Giallo Mondadori n. 3215, maggio 2022



 

 

Nuovo romanzo di Enrico Luceri per Il Giallo Mondadori, e nuova avventura del Commissario Buonocore.

Questa volta la vicenda si svolge nell’attesa natalizia. C’è una sorta di antefatto, che accade il giorno dell’Immacolata, quando una donna che è andata a fare le spese natalizie assiste ad un incidente di una moto. Nello stesso giorno, una donna, portando con sé due pesanti valigie, arriva al Residence Carratelli sul Vomero e prende una stanza per vari giorni, destando la curiosità del personale di servizio, che non ha altri ospiti in quel periodo e pensa che la donna aspetti il suo amante.

Poi ecco il primo delitto, a Ponticelli, il 16 dicembre: in una povera casa una donna e suo figlio vengono uccisi selvaggiamente. Lui viene sventrato e gli vengono bruciate le mani post-mortem, lei viene accoltellata e poi gli viene maciullato il ginocchio col suo stesso bastone.  I due pur abitando in una zona degradata di Napoli, non hanno rapporti con la malavita: sono solo due poveracci, che vivono col sussidio e con l’elemosina degli altri. Un duplice omicidio che sembrerebbe senza risposta. Finchè si scopre che ad una tizia che doveva andare a portare le vettovaglie, sono stati tagliati i pneumatici dell’auto, e che un’altra persona si è sostituita a lei (l’omicida).

Successivamente, viene ucciso un tassista di notte e viene mutilato; e stessa cosa accade all’assistente di un noto odontoiatra, che viene uccisa nello studio dentistico. A questo punto, da una serie di testimonianze emerge una traccia che seguono Buonocore e Garzya, che risalgono ad un fatto accaduto nel passato, un 8 dicembre di anni prima, quando nel P.S. di un ospedale di Napoli , qualcuno era morto, e successivamente mercè il silenzio di chi era lì presente, la cosa era stata messa  a tacere.

Su un fronte parallelo, c’è nel residence Carratelli, la signora che effettivamente aspetta qualcuno. La curiosità dei custodi diurno e notturno, che si sono accorti della scomparsa della scheda di un’altra stanza, senza che vi siano altre persone nel Residence, costerà ad uno di loro la morte.

Successivamente e in seguito ad una serie di ricostruzioni, Buonocore e la sua assistente cercheranno di sventare il piano vendicativo di qualcuno che vuole uccidere anche il medico di quell’8 dicembre di tanti anni prima. Ci riusciranno? Arresteranno l’omicida?

Questa volta Enrico si misura col thriller. E’ un thriller puro, senza alcuna ramificazione col mystery come era accaduto precedentemente con Le notti della luna rossa e Linea Retta, però le pagine si leggono in virtù di una facilità di stile e ovviamente per vedere come la storia si evolva, e non perché invece vi sia una reale tensione, indotta dalla scrittura o dalla storia: in cento cinquanta pagine non è che si possa contemplare un plot sontuoso con più sospettati, e questo pure essendo un romanzo , è sicuramente più breve di tanti altri di Luceri; il che significa, in parole povere, che non vi è un parco di sospettabili ampio, anzi. Io – sarà vero quello che dice Enrico, “che non sono il classico lettore medio, ma sono su un altro piano” – ho capito chi fosse l’assassino e come andasse a finire la storia, ottanta pagine prima, tant’è vero che son stato tentato di chiudere e finire lì. E poi finendolo, ho risolto che se avessi interrotto, non è che sarebbe cambiato qualcosa: ecco perché parlo di thriller puro. Non c’è la tensione per scoprire chi possa essere il colpevole, perché quello se sei un lettore già ampiamente svezzato, lo capisci subito; c’è invece il voler vedere se il medico muore oppure no. Quindi in certo senso, il romanzo perde parecchio, rispetto ad altri scritti da Enrico.  

Il romanzo è chiaramente ispirato a Woolrich:  stringente e sicuramente  modello per Luceri, è stato Appuntamenti in nero, che anche nella sua struttura romanzesca, è ripartito quasi come il romanzo di Enrico, con un antefatto, la vendetta nei confronti di chi uccise  e poi il ricongiungimento del vendicatore con la sua parte mancante (amato o amata).

Nel romanzo, la parte migliore a mio giudizio, è l’azione nel residence: nelle poche batture in cui Luceri descrive l’azione della donna ospitata, la possibilità che ci sia un’altra persona che sia sfuggita ai controlli, il loro incontro, il controllo da parte del custode, e il suo omicidio, riesce ad incutere un velo di ansia e di tensione che però muore troppo presto, in quanto la rivelazione su ciò che è accaduto è troppo anticipata: se invece fosse stata sviluppata di più, e con maggiore impegno, l’opera avrebbe acquistato parecchio di più. Di solito le atmosfere claustrofobiche accentuano e innalzano il picco della tensione: ne sanno qualcosa romanzi come Paragon Hotel di David Morrell, forse il romanzo thriller più claustrofobico in assoluto, che si svolge in un Hotel fatiscente e abbandonato in cui però i visitatori vengono perseguitati da una presenza che cercherà di eliminarli prima dell’alba, o il nostrano, Mosaico a tessere di sangue, del compianto Stefano Di Marino, thriller ad altissima tensione psicologica, che mantiene la tensione fino alla fine in virtù di un’azione scoppiettante, piena di imprevisti e situazioni ad altissima adrenalina, che si svolge in un paesaggio marino però d’inverno, in cui bagnanti e ombrelloni sono assenti e c’è solo il silenzio.

Quindi per tutto questo parlo di un romanzo che segna una battuta d’arresto, e forse un passo indietro rispetto ai due precedenti romanzi Mondadori con Buonocore e anche al romanzo scritto con Sabina Marchesi per Bertoni Editore.

Ci saremmo aspettati di più. Bellissime le descrizioni, e del resto Luceri è autore in grado di sfornare più pubblicazioni all’anno e in cui la facilità di scrittura è di autore nato.

Si spera allora che il prossimo Buonocore non tradisca l’attesa (che qui era rilevante, e proprio anche per questo, si è caricata di tante e troppe aspettative), Luceri riprenda il suo cammino di romanzi scritti partendo dal tema della sofferenza psicologica, che anche qui è puntualmente riproposto.

Pietro De Palma

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