sabato 28 maggio 2022

John Dickson Carr : The Legend of the Cane in the Dark (The Haverfordian, March 1927)



Oggi è la volta di un racconto perduto di Carr, un altro: The Legend of the Cane in the Dark, pubblicato su The Haverfordian - la mitica rivista dell' Haverfordian College, in Pennsylvania, che Carr frequentò sino al 1928, anno in cui intraprese il viaggio in Europa - su cui apparvero i suoi primi racconti. 

Nei voll. 46-47 (giugno 1926 – maggio 1928), c’è un racconto che merita di essere citato fors’anche perché, come molti racconti apparsi lì, rappresenta la prima edizione di un racconto pubblicato molti anni dopo, da me già recensito:  L'Orrore dei Marvell (New Murders for Old, 1939).

La storia è quella del racconto più tardo, semplificata al massimo: infatti non c’è neanche la situazione impossibile che c’è lì. Ma il fascino della storia soprannaturale c’è tutto, anzi, secondo me, senza l’impossibilità che è una situazione del Carr più maturo, questo racconto è ancora più attraente, sotto la prospettiva soprannaturale. Tuttavia, la storia non finisce qui, perchè nel prossimo articolo, rivedrò la storia secondo una prospettiva cronologica, parlando di un altro racconto ancora.

Lì il protagonista era Jim Marvell, qui è Mr Wood Stoneman. Lì era l’erede di una catena di Hotels andati in rovina che lui aveva rimesso in sesto e trasformati in una barca di soldi, qui è uno scrittore e giornalista, che fa un viaggio in Canada organizzato dal fratello Stephen, dove solo per un caso la sua guida non lo ha ammazzato scambiandolo per un alce. Quando torna in patria, legge in uno scompartimento del treno che ha preso, su un giornale abbandonato la notizia che lui. Mr Stoneman Wood è morto. Per un attacco di cuore.

Sceso dal treno si avvia verso casa, ma man mano che cammina sente dietro si sé il rumore di un bastone: si volta e vede una figura alta avvolta in un cappotto nero. E dove cammina c’è sempre questa inquietante presenza alle sue spalle con un bastone da passeggio, finchè egli non ne può più e corre verso casa, rincorso dalla figura. Arriva nella sua camera si chiude, ma sente un odore dolciastro disgustoso, e al buio tocca una serie di fiori. Quando riaccende la luce, la figura è lì davanti alla porta che gli chiede per quale motivo nel suo letto ci sia una persona morta. Wood, scosta il lenzuolo e vede un tale morto già da qualche tempo che sembra proprio lui.

Non capendo più nulla, si lancia fuori dalla stanza alla ricerca del fratello Stephen, e se qualcuno dei suoi familiari si affaccia fuori dalla porta della sua stanza, subito la richiude terrorizzato perché vede in lui un fantasma. Quando poi finalmente trova il fratello Stephen, questo imbraccia la pistola puntandogliela addosso, e farebbe anche fuoco, se qualcosa alle spalle di Wood non lo terrorizza a tal punto da convincerlo a confessare che ha tentato di far uccidere il fratello per impossessarsi della fortuna che hanno ereditato dallo zio Tom, morto tempo prima, che aveva sempre con sé un cappotto nero ed un bastone.

Dopo che il fratello ha confessato – non solo il tentativo di uccidere il fratello ma anche di aver ucciso il sosia simulando un attacco di cuore, cosa certificata da un medico procurato dallo stesso Stephen (se di medico trattasi e non solo di un impostore), in mancanza del medico di famiglia, la presenza – come il Convitato di Pietra del Don Giovanni – abbandona la scena, fiero di aver portato a termine la sua missione: proteggere il nipote dal fratello avido che cercava di ucciderlo e aver fatto in modo che quello confessasse la sua colpa: infatti si sentono i suoi passi che scendono le scale poi e poi l’ombra, abbandona la casa.

In questo racconto ancor più che dal più famoso, si sente più opprimente e più manifesta la presenza dell’ombra di Le Fanu, e di come lo stesso Stoneman Wood , ad un certo punto, si convinca di essere affettivamente morto, quando gli occupanti della casa , vedendolo, scappano terrorizzati, come avessero visto un fantasma.

Mentre nel primo racconto, il legame con lo zio morto è il vecchio pastrano impellicciato, qui è un cappotto nero – nero come la notte in cui Stoneman si avventura alla ricerca della sua casa –. e soprattutto il vecchio bastone dello zio morto.

Non si capisce che fine faccia Stephen, che ha confessato il delitto del sosia e il tentativo di omicidio del fratello, in questo caso, mentre nell’altro, muore anche lui ammazzato, quasi una vendetta postuma.

 

Pietro De Palma

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