Questo mese in edicola, Il Giallo Mondadori presenta l'ultima fatica di Enrico Luceri con il Commissario Buonocore, l'Ispettore Lina Garzya, e il Giudice Pierannunzi: Il tempo corre piano.
Da otto anni, si può dire che questo sia il suo personaggio con cui venga più identificato quando se ne parla in casa Mondadori. Ad esso ha dedicato sette romanzi (compreso il corrente) e svariati racconti. Ecco l'elenco aggiornato:
Le colpe dei figli – romanzo – Il Giallo Mondadori n. 3126 del marzo 2015
Donne al buio – racconto – Il Giallo Mondadori Extra 23 di luglio 2015
Lacrime di donne tradite – romanzo breve – Delos Crime n.37 del dicembre 2015
La pianta assassina – racconto – sul quotidiano Il cittadino, di Lodi, del 19 aprile 2016
Ancora domenica – romanzo breve– Delos Crime n.54 del gennaio 2017
Le notti della luna rossa – romanzo – Il Giallo Mondadori n.3184 dell’ottobre 2019
Il giorno non deve sapere – racconto – Il Giallo Mondadori Extra 33 di agosto 2020
Linea retta – romanzo – Il Giallo Mondadori n.3200 del febbraio 2021
Io e il commissario Buonocore – racconto – Il Giallo Mondadori n.3200 del febbraio 2021
Il giorno muore lentamente – romanzo – Il Giallo Mondadori n.3215 di maggio 2022
La fine della nottata – racconto – Il Giallo Mondadori n.3215 di maggio 2022
Il tempo corre piano – romanzo –Il Giallo Mondadori n.3231 di settembre 2023
Un gusto un po’ amaro di cose perdute – racconto – Il Giallo Mondadori n.3231 di settembre 2023
Il romanzo è articolato in due Parti, con un Prologo e un Epilogo, e scandito in sei giorni. Una struttura che fa intravvedere una certa cura nella stesura del plot. Vediamo con quali esiti.
Nel febbraio 1993, Lucia Satriano perde suo figlio, al quarto mese, durante la gestazione: gli esami parlano di malformazioni di origine genetica che hanno influito sulla risoluzione negativa della gravidanza
Ventiquattro anni più tardi, nel novembre del 2017, Lucia Satriano viene trovata morta nel suo bell'appartamento, al piano terra di uno stabile signorile a Napoli: pare si sia suicidata, sparandosi un colpo alla testa con una pistola di piccolo calibro. Sembrerebbe un chiaro suicidio, ed è a questo che pensa il giudice Pierannunzi, ma Buonocore non è convinto da tre dettagli: la vittima era vestita in maniera raffinata, come se dovesse uscire; in cucina è stato trovato un piatto di melanzane non iniziato, come se la vittima dovesse cenare; nell'ordine rigoroso in quella casa, manca un post-it, strappato ma non appiccicato come gli altri in giro per la casa: manca, persino nella pattumiera, come se qualcuno l’avesse portato via. Va da sé che pensi che non si sia suicidata, ma qualcuno abbia alterato la scena, uccidendola.
L'assassino è scappato ma non dalla porta di casa, ma da quella del giardino.
La casa cela enigmi ed interrogativi per il commissario: un guinzaglio di un cane che non si trova, il grande quadro "La Vestale dei Morti" che troneggia su una parete ed una copia troppo simile con titolazione diversa venduta dalla Galleria I Veli già posseduta dalla vittima e dal suo secondo marito, un misterioso incartamento di una clinica di Pisa dove eseguono ricerche genetiche che dopo la perquisizione e l'apposizione dei sigilli, verrà asportato dall'omicida; una governante con le mani troppo lunghe. Ma inoltre ci sono anche: un primo marito ancora innamorato della ex moglie, da lui divisasi per le tare genetiche della famiglia di lui; un direttore di Galleria troppo attirato dai facili soldi; un'amica della vittima, più giovane e ricca; un ricattatore; e infine un'altra amica, stavolta d'infanzia, con le mani bucate e poca memoria, che la recupererà prima della sua morte.
Questo in poche parole il guazzabuglio di indizi e sospetti, che il Commissario Buonocore si troverà a dipanare, per vedere la luce, anzi come dice lui "vedere il filo dell'aquilone!". Ma prima di trovare la soluzione, ci saranno altri omicidi.
Finale assolutamente sconvolgente, in linea con una storia in cui il dolore la fa da padrone.
Il tempo corre piano è un romanzo, che fino al funerale della vittima, procede piano, sommessamente. Il procedere delle indagini e del ritmo, si fa man mano più serrato, a seconda che passano i giorni che il Giudice Pierannunzi, convinto del suicidio della Satriano, ma anche testimone dei successi di Buonocore, troppo poco poliziotto convenzionale, ha deciso di concedergli prima della chiusura delle indagini.Ma da quella cerimonia di commiato, tutto comincia a prendere un'altra andatura, e altri due delitti si succedono uno dopo l'altro, in un crescendo di emozioni e suggestioni, fino al finale sconvolgente e indimenticabile.
Non deriva da gialli di Agatha Christie, per l'ispirazione del plot come altrove: se l'idea alla base di questo romanzo era "dimostrare che anche i malati possono essere persone molto sgradevoli, che la malattia non è una franchigia che permette di comportarsi male verso gli altri", il plot si basa compiutamente sulla riparazione di un torto che è stato fatto a qualcuno molti anni prima, per una morte di cui è stato ritenuto responsabile: e per questo Enrico non ha preso a modello nessun romanzo della Christie; semmai, come ammette lui stesso, Maledetto Ferragosto di Renato Olivieri, in cui un suicidio nasconde un omicidio. Nel romanzo sono presenti come al solito altre citazioni da film e romanzi: all'inizio le tracce di un cane che non si trovano, sono riscontrabili ne Il Mastino dei Baskerville di Conan Doyle; la scansione in giornate, riporta a più romanzi di Ellery Queen, da "Colpo di Grazia" a "..E l'ottavo giorno"; il postino che reca una falsa raccomandata, ci riporta alla memoria "I sei giorni del Condor" (da cui fu tratto il film I tre giorni del condor); l'aspirazione alla maternità la troviamo in Assassinio allo Specchio di Agatha Christie; E così via..
Analizzando il romanzo possiamo altresì notare che:
in questo romanzo (come pure negli altri di questa serie) non c'è un parallelismo tra l'evoluzione delle storie di Buonocore e l'evoluzione della sua vita personale: una delle caratteristiche del romanzo poliziesco contemporaneo, che consiste nel legare la vita personale del personaggio principale alle storie in cui si trova ad operare, per renderlo maggiormente vicino al lettore, nei romanzi di Luceri in generale, e in questo come gli altri con Buonocore, non esiste. È una scelta di Luceri: "Buonocore compare nelle mie storie come poliziotto che risolve misteri. Cosa sia la sua vita privata (nel primo romanzo lui racconta di essere vedovo e di avere due figli adulti che vivono con le famiglie in città diverse da Napoli) riguarda solo lui." Nella sua scelta cosciente. Luceri si qualifica come un autore proveniente dal Giallo Classico: infatti fissa i caratteri in una maniera che è astorica, fuori dal tempo. Ogni storia ha un suo proprio tempo, che può avere punti di contatto solo nel riferimento didascalico ad altro titolo, ma nulla che continui da un romanzo a un altro. Questa caratteristica è tipica del giallo classico (vedi Poirot, Whimsey, Fell, Queen etc..) e testimonia la sua origine.
Rispetto ad altri romanzi di Luceri, in questo, il parco di personaggi e sospettabili è più ampio, e questo aumenta l'incertezza nel trovare l'assassino e capire lo svolgimento dei fatti.
Manca quasi del tutto la tensione thrilling presente in altre storie: c'è solo un momento, in cui è presente, ed è quando nell'atmosfera ovattata e mesta del cimitero, tra lapidi, cappelle gentilizie, monumenti funebri antichi e sbrecciati e vecchi fiori appassiti,quella che diventerà la terza vittima sfugge per poco all'assassino che dovrà rimandare l'omicidio; e quando sembra che ci sia qualcuno nel vecchio bar abbandonato dove si reca per trovare informazioni sull’amica d’infanzia di Lucia.
Altra caratteristica della scrittura di Luceri, che qui trova ampiamente esplicazione, è la capacità di descrivere minuziosamente ambienti e persone, per creare atmosfera: lui non precisa la qualità di qualcosa, ma lascia che il lettore si formi un proprio intendimento, su quello che sta leggendo. Per esempio la minuzia di descrizione dell'appartamento della vittima, oppure la descrizione del cimitero, estremamente vivida, con le lapidi, o cippi, i fiori appassiti, le cappelle gentilizie di varie forme, le sculture funebri, tutto che invita alla mestizia, alla pace, alla riflessione, ma a cui nel contempo si oppone, come un ossimoro, la descrizione di una donna che dopo aver avuto uno shock guardando una lapide, fugge inseguita da qualcuno.
Il romanzo secondo l’autore è per un lettore medio, a parer mio invece è di un livello più alto: infatti, mentre nel precedente, forse anche per la diversa struttura narrativa (era un thriller mentre questo è un giallo classico), si capiva parecchio tempo prima come andasse a finire, qui il finale è inatteso. Oddio, l’esperto riesce a capire chi possa essere l’omicida e quale anche possa essere il movente, ma il ragionamento che deve fare è uno deduttivo e abduttivo, e niente affatto semplice.
Sicuramente il capolavoro di Luceri finora, tra quelli letti da me, ovviamente.
Pietro De Palma
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