martedì 3 aprile 2018

Helen McCloy : Omicidio al telefono (Murder Is Everybody’s Business, 1951) – da “Ellery Queen presenta Estate Gialla”, Mondadori, 1964

Molto tempo fa parlammo di quella che è considerata unanimemente ancora, la miglior scrittrice statunitense di crime fiction, Helen McCloy. Ne parlammo, introducendo forse il suo romanzo maggiormente ammirato, cioè Through a Glass, Darkly. Helen McCloy a riguardo di quel romanzo buttò giù uno dei romanzi più emblematici sul delitto impossibile. Tuttavia esplorò anche altri generi. Oggi parliamo di una novella, un romanzo breve, presentato sull’ Ellery Queen Mystery Magazine dell’ Aprile 1953, Murder Is Everybody’s Business.
Scritto nel 1951, questo romanzo breve, è presente solo in quel magazine, e in Italia, su Ellery Queen presenta Estate Gialla 1964, la primissima stagione mondadoriana. Infatti non fu successivamente compreso in altra silloge di racconti: nè in The Singing Diamonds and Other Stories, nè nella più recenteThe Pleasant Assassin and Other Cases of Dr. Basil Willing.
Amy Corbett è ritornata a casa, ma non ha trovato nè la madre Natalie nè il fratello Peter. Pertanto ben conoscendo la madre e supponendo stia prendendo il tè a casa dei Gregory con Esther, chiama al telefono. Tuttavia, diversamente da quanto si aspetti, nonostante chi risponde al telefono vada a vedere se la sig.ra Corbett sia reperibile, ella per un caso ode una conversazione privata tra due persone, che progettano un omicidio. Avendo capito che per un caso, non le hanno dato Casa Gregory ma la casa del suo amico Allan (ha infatti sentito un gatto miagolare, evidentemente il siamese di Allan), comincia ad essere inquieta, perchè la voce femminile le ricorda qualcuno che lei conosce, e d’un tratto associa ad Esther. Esther è sposata a Curtis Gregory, favolosamente ricco. Quindi se lei progetta con qualcun altro, la cui voce dura e roca lei non riconosce, di uccidere qualcuno col Nembutal, questo dev’essere per forza Curtis, per ereditarne il patrimonio e quindi sposare il suo amante.
Amy riserva la sua scelta del personaggio chiave a tre persone, che evidentemente sono le sole che possano incarnarne l’identità: l’amico Allan, medico condotto, che negli ultimi anni ha avuto successo tanto da ampliare e rimodernare la sua tenuta; il fratello Peter, e l’assicuratore MatthewPayne. E’ quest’ultimo che Amy sospetta. La sua ipotesi si tramuta in certezza quando vede lo sguardo magnetico dal quale sono soggiogati sia Esther che Matthew, quando si fissano.
Amy in sostanza cerca di portare dalla sua parte Murchinson, l’Assistente del Procuratore distrettuale, ma con delusione si accorge che sia Allan, il suo miglior amico, che il fratello  Peter, pur ammettendo che lei non ha mai detto bugie, rivelano all’autorità inquirente, che lei ha sempre avuto una fervida immaginazione. In sostanza, la smontano. Amy vorrebbe impedire l’omicidio di Curtis, che però è sinceramente innamorato della moglie e rifiuta ogni possibile ipotesi concernente un complotto a suo danno, anzi la difende e per tramite della sua amica, la madre di Amy, riesce a convincerla che Esther non è quella che lei crede. Tuttavia sul più bello, un cadavere davvero viene scoperto: non è quello di Curtis, ma di Sharpe, una specie di tuttofare, che si occupa di fare anche il giardiniere: è lui che aveva risposto ad Amy al telefono, e quindi doveva aver visto chi Esther aveva incontrato. Sharpe è morto per una zoccolata della cavalla di Alan, la bestia più mansueta di questo mondo: si scoprirà che è stato ucciso da chi impugnando il ferro di cavallo, gli aveva dato un fatale colpo in fronte.
La sorpresa di Amy si ha quando capisce che non c’era stato nessun imbroglio sulla linea telefonica e che lei non aveva sentito i due complottare la morte di qualcuno in casa di Allan assente, ma in casa Gregory: che in sostanza non c’era stato nessun disturbo sulla linea, e la ricerca di sua madre era stata fatta proprio in casa di Curtis. Dev’essere stato qualcuno di intimo in quella casa, ed è per questo che Sharpe era stato ucciso, testimone scomodo.
Quando Amy è sicura che Payne sia il suo uomo, accade l’inverosimile: qualcuno nel giardino della villa, di notte, cerca di ucciderla e a salvarla è proprio Matthew. A questo punto tutto il castello di carte cade: Matthew confessa di non essere un assicuratore ma un agente assicurativo, che investiga sulla morte di Charley Maitland, un suo amico oltre che primo marito di Esther, la cui morte era stata classificata come incidente in casa (era caduto dalla carrozzella), e  si era tramutata in una rendita assicurata per la moglie. Payne sospetta che qualcuno abbia ucciso il suo amico, qualcuno mai ritrovato, in sostanza l’amante sconosciuto di Esther.
Un altro fatto inspiegabile accade: viene ucciso un gatto. Che male mai aveva fatto quella bestiola per essere sventrata?
Mettendo insieme la morte del gatto, la morte di Sharpe, una allergia al pelo del gatto che deve aver provocato la modificazione della voce di qualcuno, la morte di Maitland, e la tentata aggressione di Amy confusa con se stesso, Payne troverà il bandolo della matassa, anche se gli assassini la spunteranno nei confronti della giustizia, utilizzando quello stesso Nembutal che avevano sottratto precedentemente, suicidandosi uno nelle braccia dell’altro.
Si tratta di un romanzo breve dalla struttura singolare: comincia infatti come un thriller – Amy crede di conoscere l’identità di una dei due complottisti e immaginando chi possa essere la vittima, deve fare di tutto per salvarla – ma poi si trasforma in un mystery, quando il morto si trova, solo che non è chi si sarebbe immaginato, e bisogna capire perchè e per come sia stato ucciso.
McCloy ribalta il concetto stesso di Whodunnit, dimostrando come con gli stessi soggetti del dramma, non sempre l'azione si svolge come saremmo tentati a pensare e alla fine, nonostante ci fossero degli indizi che valevano per tutti, nessuno avrebbe mai pensato ad un finale sconvolgente come questo.
La psicologia dei personaggi è appena abbozzata, ma siccome vi è una grande idea di fondo, che sconquassa il velo della rivelazione e crea un nuovo finale, con un secondo assassino impensabile, e soprattutto con una nuova seconda vittima che sarebbe dovuta essere immolata per coprire un vecchio delitto, il lavoro scivola che è una bellezza. La fantasia immaginativa di McCloy per ribaltare la soluzione e crearne un’altra, è al massimo grado,giacchè con gli stessi personaggi e le stesse soluzioni, riesce ad imbrogliare il lettore facendogli  accettare una certa verità, che è invece assolutamente campata in aria perchè….
L’idea dell’allergia è assolutamente geniale, e spiega anche lo sventramento del gatto e anche la morte di Sharpe, perchè da essa dipende l’accertamento dell’identità dell’amante di Esther.

Pietro De Palma

4 commenti:

  1. Io adoro la Mccloy, credo di avere tutto quello CGE di lei è stato tradotto tranne questo racconto che dovrebbe trovarsi anche nel n. 42 dei gialli di E.Q. Garzanti che cerco da anni invano.

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  2. Aggiungo che è un peccato che sia così sottovalutata

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  3. Si. Ne ho 2. Cristina e la sonnambula e Panico a bordo.

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