Il
romanzo comincia in sordina: Nigel Strangeways è stato invitato a tenere una
conferenza sulla poesia nella cittadina di una coppia di amici: Herbert
Cammison e la moglie Sofia. Alla conferenza partecipa una variegata fauna di
persone: da Arianna Mellors, una virago esuberante, al poeta Gabriel Sorn, a
Eustace Bennet, il padre-padrone che fa il brutto ed il cattivo tempo in quella
città, giacchè ha fondato e dirige una fabbrica di birra, che dà lavoro a
parecchi cittadini. Subito si crea una particolare tensione attorno ad Eustace,
e Nigel si convince che quel personaggio è tutto fuorchè amato da quelle parti.
Oltretutto l’industriale fà di tutto per contattarlo, ma non nella veste di
poeta e critico, quanto in quella di investigatore (per la quale Nigel è già
universalmente noto): dovrà fare luce sulla morte di Tartufo, il suo cane,
morto orrendamente.
Aperto il testamento, si vedrà che alla moglie non è riconosciuto alcun lascito, salvo l’obbligo del fratello a versarle 400 sterline l’anno, mentre un terzo viene lasciato al fratello Joe e addirittura due terzi alla…madre di Gabriel Sorn, che a quel punto viene ad acquisire una grande importanza tra i possibili sospettati, in quanto oltre che per ereditare avrebbe potuto uccidere Eustace per il risentimento di non essere stato accettato neanche come figlio illegittimo (Bennet ha avuto una storia giovanile con la madre di Sorn, Emily, e lui di suo padre ha certi lineamenti).
Eustace
Bennet maltratta tutte le persone con cui viene a contatto, egoista ed
egocentrico a la massimo grado quale egli è. Maltratta persino il suo cane,
che, a fronte di tutti i calci e dei rimproveri che riceve dal suo padrone,
sempre gli scodinzola vicino, lieto di poter essere in sua compagnia. Tuttavia,
non si sa come, Tartufo è finito nel bollitore a pressione, dove è stato
lessato…vivo. Chi pensa tuttavia che anche in un uomo così arido debba esistere
un barlume di tenerezza, se dopo i calci che puntualmente gli rifilava, sente
ora il bisogno di indagare sulla morte del suo cane, deve ricredersi: Eustace
riteneva il cane una cosa propria, e come tale era suo diritto prenderlo a
calci, insultarlo, maltrattarlo alla stessa maniera di quanto faceva nei
confronti della moglie, altra sua proprietà, e perciò vuole perseguire
chi gli abbia tolto il modo di sfogarsi. Pure a malincuore, Nigel deve
accettare quel lavoro che l’industriale gli paga e mettersi all’opera: dovrà
interrogare chi abbia visto il cane, ricostruire i movimenti e capire chi possa
avere avuto l’idea di fargli fare una morte orribile, bollito vivo nella
fabbrica della birra del padrone. Ma nel giorno in cui Nigel avrà tutta la
fabbrica a disposizione, ed il padrone della fabbrica ha dato disposizioni che
chiunque gli dia una mano perché è previsto che lui non si affacci, verrà fatta
una terribile scoperta: nel bollitore di rame, una sfera, con una porta, in cui
si mette l’orzo a bollire, viene trovato lo scheletro completamente
scarnificato e pulito di un uomo che, dai reperti trovati (orologio, dentiera e
qualcos’altro), e dai capelli che ancora il cranio possiede, viene riconosciuto
come quello del padrone della fabbrica, Eustace Bennnet.
A
questo punto ci si pone la domanda: giacchè le morti del cane e del suo padrone
sono assolutamente uguali, e avvenute nello stesso modo e nello stesso luogo,
ci si pone il quesito se siano entrambe state ideate e messe in pratica dalla/e
stessa/e persona/e oppure siano il prodotto di due atti distinti, da parte di
due volontà diverse.
La
seconda domanda è ovviamente quella riguardante chi abbia potuto uccidere
Eustace e perché.
Di
gente che lo voleva morto ce n’è molta: una lettera anonima in cui si parla di
zucchero e di cassette di birra sottratte indicherebbe come responsabile il
guardiano dello stabilimento, Lock, che avrebbe potuto mascherare il suo losco
giro uccidendo il suo principale una volta che fosse stato scoperto (ma poi si
scopre che è un vecchio militare, integerrimo e fedelissimo al suo padrone); la
moglie, che non si dimostra molto dispiaciuta della sua morte; il fratello Joe,
che è fuori sul suo battello, che vorrebbe la fabbrica per trasformarla ed
invece non può farlo per opposizione di Eustace, e che un tempo persino è stato
costretto dal fratello a non sposarsi con Arianna; la stessa Arianna, che ha
molto livore nei confronti del fratello di Joe, perché gli ha impedito di
sposarla e quindi ha reso impossibile a loro due di avere una propria vita
insieme; il poeta Gabriel Sorn, che compone poesie surrealiste, e che è
dilaniato dall’antipatia che nutre per Bennet il quale non perde occasione per
metterlo alla berlina e nel tempo stesso non può dire nulla contro né
difendersi perché Bennet è anche suo datore di lavoro perché per lui ha
confezionato motti pubblicitari; gli stessi Herbert e Sofia Cammison che lo
odiano, il primo per ragioni inerenti alle condizioni pessime in cui fa
lavorare i suoi dipendenti e l’altra perché ci ha tentato anche con lei;
persino Barnes, direttore della birreria, ricaverebbe dalla sua scomparsa, perché
pare che un’altra ditta di birra abbia offerto di comprare la fabbrica di
Eustace, e in quel caso lui si illuderebbe di mantenere il posto (assieme a
quello degli altri dipendenti) e di mettere a frutto le sue competenze. E poi,
parecchi operai lo vorrebbero morto: il divertimento che prediligeva era
camminare con passo felpato, seguendo un determinato operaio, senza farsi
accorgere e starlo a guardare in silenzio, da dietro, anche per delle ore,
finchè quello al colmo della pressione, sentendosi osservato, sbagliava e
finiva così per essere rimproverato ed umiliato
Aperto il testamento, si vedrà che alla moglie non è riconosciuto alcun lascito, salvo l’obbligo del fratello a versarle 400 sterline l’anno, mentre un terzo viene lasciato al fratello Joe e addirittura due terzi alla…madre di Gabriel Sorn, che a quel punto viene ad acquisire una grande importanza tra i possibili sospettati, in quanto oltre che per ereditare avrebbe potuto uccidere Eustace per il risentimento di non essere stato accettato neanche come figlio illegittimo (Bennet ha avuto una storia giovanile con la madre di Sorn, Emily, e lui di suo padre ha certi lineamenti).
Importanza
ha però anche il modo come Eustace è stato ucciso: perché nel bollitore a
pressione e non ucciderlo in altro modo? Per eliminare tracce da cui si sarebbe
potuto risalire all’assassino (veleno, pugnale, acido, pallottole, tenuto conto
poi che non si è trovato alcun bossolo nel filtro della serpentina)? Oppure per
altro?
E
il delitto era premeditato o no? Ed è stato attuato nella fabbrica o altrove e
poi il corpo ivi portato?
La
serie di interrogativi che viene portata avanti nel romanzo non è di poco
conto, ma l’originalità del romanzo sta proprio nell’esame di questi aspetti
secondari, giacchè il lettore smaliziato, parecchio smaliziato, riesce almeno
sessanta pagine prima della rivelazione a capire chi sia il colpevole (anche se
il sottoscritto c’è riuscito almeno centocinquanta, e non è difficile che altri
alla stessa maniera ci riescano).
Le
cose più interessanti a parer mio sono: tra gli indizi, il frammento di pietra
verde che Nigel inconsciamente ha raccolto nel congelatore e che rivelerà utile
per le indagini, soprattutto quando si capirà che proviene dal castone di un
anello che Arianna ha regalato anni prima a Joe, e anche il dolce al cioccolato
e le ciambelle che son sparite da casa di Eustace, che un ladro in possesso
delle chiavi dello stesso (sicuramente il suo assassino) ha sottratto di notte,
disdegnando invece l’arrosto, scelte alimentari che hanno a che fare con la
debolezza dei denti e con l’uso di dentiere; invece tra le intuizioni, i
quattro segni uguali che Niger trova sul pavimento di casa di Joe, da cui
deduce che sia stata messa una sedia, e montatovi sopra, trova nel soffitto una
botola che porta ad una soffitta dove qualcuno ha dormito, e mangiato il dolce
al cioccolato e le ciambelle. Nel resto della casa di Joe, tutto è abbandonato
e coperto da tele, tranne il suo studio dove trovano il cadavere di Arianna,
sfigurato dall’attizzatoio del camino. E poi, in seguito alla testimonianza di
un vagabondo, rintracceranno il battello di Joe, affondato e bruciato con un
cadavere carbonizzato a bordo.
La
suprema intuizione di Nigel è quella tuttavia concernente l’identità dell’assassino:
oggi come oggi, che tanti romanzi son passati come l’acqua sotto i ponti,
quella trovata di Blake farebbe ridere, perché tanti l’hanno usata; ma allora
probabilmente era maggiormente originale. Tuttavia è una trovata che trova
tutta la sua forza proprio nell’interrogativo che rimane per tutto il romanzo,
fino alla fine, ovviamente per quelli che non l’abbiano risolto prima: perché
Eustace è stato ucciso in un bollitore a pressione, cosicchè del suo corpo non
rimanesse che lo scheletro? Perché?
Al
di là di ciò, resta un buon romanzo. Non brilla particolarmente per il numero
dei sospettabili, che qui è particolarmente risicato (e questo indubbiamente ha
il suo peso determinante nella scoperta del colpevole parecchio tempo prima
della fine della storia), ma i dialoghi sono godibili e all’inizio del quarto
capitolo si legge una dichiarazione programmatica che Cecil Day-Lewis alias
Nicholas Blake fa recitare al suo detective, che per me è una delle cose più
interessanti del romanzo perché pone Nigel nella stessa luce di Eustace : “Perché mi dedico a indagini criminali,
dite? M’immagino perché esse danno un’occasione unica per studiare le anime a
nudo, diciamo. Coloro che sono coinvolti in un delitto, e particolarmente in un
assassinio, stanno sempre all’erta, sulla difensiva; ma quando cercano di
coprire una parte dei loro pensiero rivelano il resto…la mia è soltanto una
curiosità scientifica, non dissimile da quella che spinge il fisiologo alla
vivisezione.(pag.64). Se questa ci pare una dichiarazione programmatica
da parte di spirito assolutamente positivista, in realtà assolutamente diversa
ed ispirata all’educazione classica e umanistica, ci appare altra
interessantissima disquisizione che Nigel rende qualche pagina prima: “ V’è mai accaduto, quando andavate a scuola,
di dover tradurre un brano di latino senza aiuto di grammatica e di dizionario?
Se sì vedrete che c’è una non piccola affinità tra quest’esercizio e il far la
luce su un delitto…Nel latino avete una lunga frase tutta a costruzioni indirette
e inversioni, che a prima vista sembrano soltanto un raggruppamento di parole,
privo di ogni significato logico. Anche un delitto misterioso ha in principio
lo stesso aspetto. In questo caso il soggetto è l’ucciso; il verbo è il modo in
cui il delitto è stato compiuto; l’oggetto è il movente: Non son queste le tre
parti essenziali di una frase? E lo sono pure di un delitto. Dunque, si trova
prima il soggetto, poi il verbo, poi l’oggetto. Ma fatto questo non avete
ancora il significato dell’intera frase, cioè il colpevole. Vi sono una serie
di subordinate, che possono essere indizi veri o indizi falsi, intesi a sviare;
e dovete sceverarle nella vostra mente l’una dall’altra, ricostruendole in modo
che si adattino all’insieme e che ne chiariscano il significato. In una parola,
quest’esercizio di analisi e di sintesi è il più adatto a sviluppare le facoltà
investigative.” (pagg. 62-63). Come fa qualsiasi scrittore che
abbia creato un proprio personaggio molto amato in cui egli si identifichi
(Carr quando mette in bocca a Bencolin una pari dichiarazione d’intenti, o
Crispin a Fen o Van Dine a Philo Vance, etc..) anche Blake mette in bocca a
Nigel Strangeways una propria dichiarazione su cosa debba fare il detective e
come egli operi. In verità la dichiarazione, che tradisce l’origine accademica
dell’autore e tutti i suoi studi classici, tuttavia si integra con l’altro
brano (che completa il dialogo tra Nigel e Sophie, nelle pagine seguenti) a
formare un tutt’uno, in cui le facoltà umanistiche unite alla capacità di
analisi, servono a formare una capacità unica, quella del detective di saper
interpretare nella maniera più giusta tutte le informazioni di cui egli si
impadronisce per metterle a frutto. Ma le facoltà umanistiche, si veda bene,
egli le riferisce allo studio del latino, che più di altri linguaggi, ha un
fortissimo connotato logico che quindi è vicinissimo a quello
matematico-scientifico. La dichiarazione di Nigel prosegue e chiarisce come il
detective debba ricostruire la dinamica dell’omicidio per riuscire ad
acciuffare il colpevole:
“..S’impara, finalmente, a scrivere alla meglio nello stile del tale o del tale
altro classico; ma allora ci colpisce subito la circostanza che tutti i
migliori scrittori si sviano costantemente dalle strette regole grammaticali,
che ognuno ha locuzioni proprie e via dicendo. Ora, questo è vero anche del
delinquente in generale, e dell’assassino in particolare. Per scrivere un buon
componimento in latino occorre una buona dose di facoltà imitativa: in altri
termini, bisogna entrare soprattutto nello spirito dello scrittore sul quale ci
si modella, e sentire come lui. Analogamente, un investigatore deve entrare
nello spirito del delinquente, se vuole riuscire in un’esatta ricostruzione del
delitto.”
In
cosa Nigel è vicino al padrone della birreria, insopportabile e cattivo, che
perseguita tutti coloro che gli sono attorno? Nel suo modo di rapportarsi: sia
lui che Eustace attendono che l’altro sbagli: lui aspetta che sbagli
l’assassino, Eustace il dipendente; entrambi sono all’erta, aspettano il primo
errore del debole, per colpire. Nigel ed Eustace praticamente sono uguali, due
facce della stessa medaglia, lo yin e lo yang, il nero e il bianco, il male ed
il bene, solo che talora il bene può diventare il male e viceversa; basta solo
come si veda il tutto. Ma il paragone, può diventare anche tale nell’alternanza
fissa dei due momenti, delle due identità, delle due forze, delle due nature.
Del
resto, quest’alternarsi di momenti continua per tutto il romanzo: vi sono
momenti bui e momenti meno bui. Da notare è che le sorprese avvengono sempre in
momenti e in luoghi tali che vi sia un forte contrasto: la scoperta dello
scheletro, avviene in un ambiente buio, in cui la luce della lampadina
tascabile illumina delle ossa calcinate, cioè bianche; la scoperta del cadavere
di Arianna, in una casa vuota, piena di cose vuote, l’unica cosa che non è
vuota è la poltrona su cui è riverso il cadavere orrendamente sfigurato di
Arianna; nel battello di Joe, “Il Gabbiano”, trovato di giorno, mezzo affondato,
spicca il cadavere di Bloxam, un marinaio che Joe aveva preso con sé. Ancora un
contrasto: di giorno, in piena luce, un cadavere diventato nero perché
carbonizzato.
Inoltre
le due uniche donne, presenti dall’inizio alla fine del romanzo , Sophia e
Arianna, mi parrebbero essere anch’esse dei rimandi: Sophie rimanda alla
Sapienza, e Arianna al mito di Teseo, al gomitolo, alla riconquista della luce
rispetto al buio del labirinto (ossia alla riconquista della verità).
L’edizione
italiana presenta la traduzione di Alfredo Pitta (molto buona), approntata in
epoca fascista. A meno che non si pongano in essere le condizioni per una
ritraduzione del romanzo di Blake, risulta (e rimarrà così) l’unica versione
in Italia. A questo proposito è utile confrontare la versione originale e
quella dell’edizione italiana e vedere se effettivamente combacino. Posto che
il confronto io lo possa fare solo sul primo capitolo, che un amico mi ha
inviato dall’America, già in esso si notano numerose differenze che mi
autorizzano a parlare di una edizione italiana privata di alcuni contributi
interessanti.
Innanzitutto
il primo capitolo, oltre che con il periodo 23 aprile – 16 luglio, si apre
nell’edizione originale con un proverbio in inglese che manca nell’edizione
italiana: Dogs begin in jest and end in earnest, che
significa in italiano “i cani
cominciano per scherzo e finiscono sul serio”. In questo caso
mi sembra un riferimento caustico alla sorte di Tartufo, il cane di Eustace (Tartufo oltre che essere un nome
che indica la capacità di annusare, può essere anche un rimando all’opera di
Moliére, Tartuffe) che se
voleva solo giocare è finito bollito vivo. Il primo capitolo ci riserva
tuttavia un’altra sorpresa: alla fine della prima pagina del primo capitolo c’è
il periodo in italiano: “La
sua pusillanime e furbesca faccia di terrier apparve infatti in tutti i
giornali illustrati del Regno Unito, facendo passare in secondo piano quelle
delle personalità del giorno e le non dissimulate grazie delle belle bagnanti”.
Ma in inglese notiamo che il periodo è più lungo e contiene anche
accenni caricaturali a Hitler, Mussolini, e Mr. Baldwin (molto probabilmente,
anzi sicuramente, si riferisce a Stanley Baldwin, Primo Ministro inglese dal
1935 al 1937) che ovviamente nell’edizione non possono esservi, per la censura,
che veniva applicata talvolta direttamente dal traduttore che, per evitare di
incorrere in quella del partito, si occupava lui di epurare le parti che
sarebbero state contestate. In questo caso l’espressione inglese originale è: “His pusillanimous and shifty-looking terrier
face appeared in every illustrated newspaper in the united kingdom, ousting
from the front page the not altogether dissimilar features of Hitler, the
neurotic-bulldog expression of Mussolini, the sealed lips of Mr. Baldwin, and
the unconcealed charms of bathing beauties” che in italiano potrebbe rendersi con “Il suo
viso pusillanime e sfuggente aspetto da terrier apparve in tutti i giornali
illustrati nel Regno Unito, spodestando dalla prima pagina le
caratteristiche non del tutto dissimili di Hitler, l’espressione nevrotica-da
bulldog di Mussolini, le labbra sigillate di Mr. Baldwin, e il non celato
fascino di bellezze al bagno”. Inoltre, si perdono nella
traduzione, alcuni rimandi letterari, così presenti nelle opere anche di Blake,
che Pitta non ritenne di inserire al pari di altri. Infatti, se esistono
espressioni come “mutano i tempi e noi mutiamo con essi”, che Nigel
pronuncia appena arrivato a casa della coppia degli amici; e poi il motivo
dell’ Ode Saffica di Brahms che Nigel fischietta ritornando a casa dalla
conferenza mentre accompagna Sophie Cammison (entrambe, cose che non si trovano
nell’ancor più epurata edizione de I Capolavori del Giallo), invece si perde “Spare us the reminiscences, please. Keep
them for Three Thousand Miles Through the Bush on a Trycicle, or whatever you’re
going to call your travel book”, che, tradotto, significa : “Risparmiami le reminiscenze, per
piacere (viene usato il pluralia majestatis). Tientele per Tremila
miglia attraverso la boscaglia su un triciclo, o qualsiasi altra cosa tu stai
andando a intitolare il tuo diario di viaggio” . Si perde nell’espressione italiana
già riportata “mutano i tempi e noi mutiamo con essi”, quella latina
originale citata nell’edizione inglese originale “Tempora mutantur, nos et
mutamur in illis”. C’è anche un riferimento ad un precedente romanzo: nel
colloquio tra Nigel e Sophie a casa loro, lei esclama: “ I read the
newspapers. They were full of you last year
over that Chatcombe case” (si riferisce a "Quando l'amore uccide" che nell'originale inglese è Thou Shell of Death).
Insomma
abbastanza per dire che, analizzando il romanzo capitolo per capitolo,
probabilmente si troverebbero altre cose tralasciate, che tuttavia
completerebbero il quadro del romanzo, quale ci ha consegnato originalmente il
suo autore.
Pietro
De Palma
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