giovedì 4 luglio 2019

Paul Halter : L'uomo che amava le nuvole (L’Homme que aimait les nuages, 1999) - trad. Angelo Petrella - Il Giallo Mondadori N. 3180 del 2019


L’Homme que aimait les nuages, è il 21° romanzo di Halter dal suo inizio, e il 14° con Alan Twist, il suo più celebre personaggio. E come molti altri con Twist, propone un delitto impossibile.
Il romanzo si apre con la coppia Twist/Hurst che dibatte sull’assenza di qualche caso stuzzicante, se non fosse per lo strano racconto che Twist ha sentito la sera prima da un giovanotto che ha conosciuto, circa le strane proprietà divinatorie di una ragazza, che, come accaduto altre volte, ha divinato su qualcosa, e in questo caso, sulla morte imminente di un conoscente del giovane, che a ragione è preoccupato.
Il giovane, un giornalista, Mark Reeder, ha una strana passione: è innamorato delle nuvole, che segue di territorio in territorio. Stavolta è capitato a Pickering, dove ha fatto la conoscenza di un certo Cherles Trent, che, al Cigno Nero, l’osteria nella quale è solto essere notato, gli racconta una strana storia: quella di una ragazza, Stella, che, orfana di madre prima e poi di padre, vive con la sua madrina, una violinista.
Stella ha dei poteri tutti suoi:
ha il potere di rendersi invisibile, scomparire davanti a dei testimoni: addirittura la polizia, che aveva circondato il boschetto dove lei suole ripararsi, per mettere fine alle storie si presunte sparizioni, non era riuscita a capire come potesse sparire, giacchè davanti a tutti gli agenti, era sparita: ovvio che poi, gli agenti fossero stati derisi;
ha il potere di divinare, non cose accadute nel passato, ma cose che accadranno: premonizioni;
e ha infine il potere di materializzare monete d’oro da un ammasso di rocce.
Va a finire che Mark conosce Stella, che sembra una fanciulla eterea, tanto da evaporare in un alito di vento, e se ne innamora, ricambiato. E come accade, vuol sapere di più sul suo conto: è lei, che con le sue monete d’oro, ad essere la principale benefattrice della chiesa del villaggio; a Joseph Wilder, un pescatore divenuto amico di Mark, aveva un giorno predetto una pesca miracolosa, e così era avvenuto. Le premonizioni accadono in un modo tutto singolare: nel boschetto, quando si alza il vento, le foglie della quercia, vibrando, trasmettono parole alla ragazza, come nel santuario di Dordona in Grecia.
La ragazza è ancora innamorata del ricordo del padre, morto tempo prima, suicidatosi quando gli affari erano cominciati ad andare male, e aveva venduto persino il vecchio maniero nel quale viveva con la figlia Stella, dopo la morte della madre. Per un tozzo di pane, la sua casa e tutti i suoi ricordi, erano stati acquistati da un certo Usher, un eremita misantropo che nessuno al paese può sopportare, che vive ramingo e solitario nel suo castello. Stella aveva previsto la morte del padre, prevedendo il giorno del suicidio.
Usher è odiato anche dalla ragazza. Pare che ci abbia pure provato con lei.
Per di più conserva maniacalmente le foto della madre di Stella, alla quale pare che fosse legato prima dell’apparire di John Deverell, il padre di Stella.
Twist e Hurst appaiono in scena quando viene vaticinata dalla ragazza la morte del pescatore amico di Mark. Ma prima che muoia lui,  è già morto Charles Trent. E nel giorno prefissato morirà Joseph Wilder. In tutti e due i casi si dice che l’assassino sia stato il vento, che soffia impetuoso sulla scogliera e nei pressi del castello, e che ha provocato la morte di tanti anche nel passato di Pickering. Ma ora pare che la chiaroveggente abbia avuto anche un altro messaggio dall’al di là, in cui si annuncia la morte dopo tre giorni di Usher. Quindi tutti vanno a trovare Usher per metterlo al corrente e vedere di impedire che anche lui muoia: prima Reeder, che non si chiama così ma Reeve ed è legato al passato di Usher, poi Hurst e altri poliziotti.
Ma il giorno fatidico, Usher davanti agli attoniti poliziotti, prima viene strappato da qualcosa di invisibile, e poi precipita dalla scogliera.
A quel punto Twist, spiega la meccanica dei delitti ed inchioda l’assassino, rivelando anche la macchinazione dei falsi annunci divinatori e della produzione di oro.
Mi vien da dire che man mano che Paul Halter ha pubblicato romanzi, la materia narrativa è divenuta meno densa, più fumosa ed impalpabile. In certo senso il vento è la metafora della carriera letteraria di Paul: man mano passa il tempo,  l’inventiva e la fantasia via via son venuti meno, e al posto di quelle trame così bizzarre e terrorifiche, e ancor più…macabre, che caratterizzavano i primi romanzi (La mort vous invite, La Quatriéme Porte, La septième hypothèse, Le diable de Dartmoor, A 139 pas de la mort, L'image trouble, Le Brouillard Rouge, Le Chambre du fou) se ne sono sostituite altre più vaporose, più leggere, da fiaba (Le cri de la sirène, Meurtre dans un manoir anglais, L'homme qui aimait les nuages).
Lo stile è sempre quello di Halter: sa come evocare una certa atmosfera, a seconda dei plot essa è sviluppata in vari modi, ma sempre in modo da generare in chi legge, almeno per un attimo, la compartecipazione alle vicende, per quanto inverosimili esse possano essere. A differenza di Carr, però, queste atmosfere tendono a sparire, perché le storie sono sempre più impalpabili, con il prosieguo delle pagine, mentre in Carr, nei Carr fino agli anni ’40, le atmosfere sono pesanti e grevi, e permangono tali sino alla fine del romanzo. Forse anche per questo motivo, nei Carter Dickson con Merrivale, Carr sentì il bisogno di sgravarle dalla loro stessa materica densità, inserendo delle battute dissacranti, quando non addirittura delle macchiette (come in Patience per esempio).
Anche in questo romanzo notiamo due caratteristiche peculiari di Halter:
la prima è il ricordo dell’infanzia, che è un po’ il suo marchio di fabbrica, ancor più delle camere chiuse, perché ricorre in tutta la storia della sua narrativa: il ricordo di una infanzia perduta, e come nel caso di Stella, la volontà del padre di crearle intorno un mondo pieno di fascino e magia, tanto da farle dimenticare la morte della madre;
la seconda è il soggetto di cui conosciamo una certa identità all’inizio del romanzo, ma che viene poi ribaltata in un’altra, quella vera, tenuta celata per varie ragioni. Questa è una classica caratteristica halteriana, presente in molti romanzi e che ricorre anche qui. Qui però è presente anche un’altra peculiarità, che potremmo definire una sorta di variazione della prima: il cosiddetto “ritorno dell’erede”, una delle caratteristiche del giallo all’inglese: nell’ambito di un certo parco di soggetti, uno può non essere lui, cioè il nominativo che ha dato può non essere quello vero, perché lo collegherebbe ad una certa situazione che vuole tenere celata, quella di una eredità che in qualche nome reclama. Questa è una caratteristica certamente del giallo “British” ma non di quello francese: è evidente quindi che Halter lo abbia ereditato da qualche autore britannico che ha molto amato, cioè Agatha Christie.
L’evento impossibile, cioè l’azione del vento prevista con largo anticipo e poi verificatasi puntualmente, il vento visto come un soggetto attivo, dotato di intelligenza e volontà, tanto da strappare Usher al poliziotto che lo vuole trattenere, è risolto con grande intelligenza e in maniera abbastanza plausibile, tenuto conto che Halter spesso, per risolvere rompicapi assurdi che egli stesso ha creato, finisce talora per arrampicarsi sugli specchi e far perdere alla sue soluzioni di plausibilità, come per es. in Cri. Però è anche da tener presente che spesso in Halter, in una serie di omicidi accomunati tutti da una stessa caratteristica, bisogna stare attenti a non attribuire all’evento base A tutte le morti B, perché potrebbe essa essere una sola e gli altri, solo un modo per distogliere l’attenzione: anche in questo caso, il riferimento è ad Agatha Christie (ved. Per es. ABC Murders).
Buon romanzo, anche più lungo del solito, che si legge bene, e riserva la grande trovata di Usher che non è Usher, ma… Io che avevo scoperto che un certo personaggio poteva non essere lui, sono stato tuttavia sorpreso dalla scoperta della verità, condotta assai bene, che lascia letteralmente di stucco.

Pietro De Palma

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