mercoledì 21 agosto 2019

Michael Innes : Il pozzo dei desideri (The End of the End, 1966) -trad. Tina Honsel - in "Ellery Queen presenta: Autunno Giallo 1975"

L'ultima volta che parlammo di Innes, fu a riguardo credo di un romanzo. Oggi parliamo invece di un racconto, presentato in una di quelle meravigliose antologie mondadoriane, dal titolo "Ellery Queen presenta" che presentavano appunto i migliori racconti tratti dalle riviste di Ellery Queen Mystery Magazine. La raccolta da cui tiriamo fuori il racconto, è quella dell'Ottobre 1975: il racconto si chiama "Il pozzo dei desideri" (The End of the End, 1966).
Diciamo subito che trattasi di un bel racconto classico con Sir John Appleby, di quasi quaranta pagine, con un bel delitto impossibile, di quelli sulla neve, che farà la gioia di tanta gente (di quella che riuscirà a trovare questa antologia, ovviamente).
Sir John è bloccato dalla neve su una strada di campagna mentre è in auto in compagnia della moglie. Sta nevicando copiosamente, trovano persino un'auto lasciata in mezzo alla strada che blocca il transito, e quando vorrebbero fare marcia indietro, ecco una valanga che li blocca del tutto.
Se Appleby non sa cosa fare, la moglie Edith lo sa: ha visto da lontano la mole di un castello, indicato nelle guide come Gore Castle, un castello del XIII secolo di proprietà di Darien-Gore. E decide di provare a raggiungerlo, e per questo convince il riluttante coniuge.
Il castellano li accoglie benignamente, e ben presto si trovano al centro di un gruppo di persone, di cui già conoscono il Generale Stradwick e la moglie. Poi c'è un certo Trevor dai modi viscidi, il fratello di Darien, Robert Gore e la moglie Prunella, e anche un certo Jolly, che poi sarebbe il proprietario dell'auto abbandonata sulla carreggiata tra la neve. Appleby lo riconosce subito, e anche Jolly l'ha riconosciuto: trattasi di un noto criminale, della specie più abietta: un ricattatore.
Ben presto Appleby comicia a sentire puzza di bruciato: le allusioni di Darien Gore, le aspressioni non certo gentili di Frape il maggiordomo, quelle ancora più risentite di Robert nei confronti di Jolly, lo convincono che qualcosa sta per succedere. Anche quel tipo strano, Trevor, sembra non essere immune dalla faccenda. Se poi si parla di un possibile ricatto, e si aggiunge che neanche i coniugi Straswick vedono questo Jolly di buon occhio, che Robert aveva prima una carriera avviata nell'eserciuto , ma poi in seguito ad uno scandalo messo a tacere, ne era uscito, che Dearien-Gore, pure essendo estraneo alla faccenda del fratello, è sensibile allo scandalo che deriverebbe per il buon nome del casato se Jolly spiattellasse al vento quello che si è preferito nascondere, e di come la principale attività nel castello sia tirare frecce in direzione di un bersaglio posto nella galleria, sulla parte posteriore del castello, si potrà capire che nulla manca ad una bella situazione incandescente che culmini in un delitto.
Appleby si va a coricare sperando che nulla accada l'indomani, dopo che la sera è stata guastata proprio dal modo di rapportarsi di Jolly con le varie persone presenti nel castello. Ma alle due di notte, il suo sonno è interrotto da un suono che ha imparato a riconoscere: quello di una freccia che è stata scoccata da un arco, conservato in un armadio nella galleria assieme a numerose frecce. La preoccupazione diventa allarme quando guarda nella direzione indicata da Frape, trovato anche lui con una candela in mano per le scale: nella corte interna del castello, laddove sorge un pozzo molto profondo che raggiunge un fiume sotterrraneo, chiuso normalmente da una grata, innanzitutto la grata è stata rimossa, e sulla neve la superficie non è più così immacolata come era prima quando lui e la moglie si sono coricati, ma è sporcato da una serie di impronte che vanno verso il parapetto del pozzo; il bello è che non c'è un'altra serie che ritorni indietro. Sembrerebbe quasi che Jolly, che manca all'appello, vi si sia buttato dentro suicidandosi.
Ecco allora che compare una scommessa che avrebbe raccolto Jolly a salire sul parapetto del pozzo, liberato dalla protezione dell'inferriata al suo interno, e intonare un'ode alla luna, perchè un suo desiderio si realizzi. 
Incidente o suicidio? Le orme non lasciano altra ipotesi. Tuttavia manca una freccia nell'armadio, e anche un arco, che stavano la sera prima ed ora vengono trovati invece appoggiati dietro ad una porta.
Certo Jolly può essere stato ucciso: metti che sia salito davvero sul parapetto, una freccia ben assestata e Jolly cade nel pozzo e buonanotte. Nessuno mai riuscirà mai a trovare nulla, perchè nessuno sarebbe così pazzo dal provare a esplorare la caverna sottostante, che non ha altre uscite se non pericolose nella roccia. Non a caso nel medioevo, quando ci si voleva disfare di qualcuno, lo si buttava nel pozzo.Tuttavia non manca nessuna freccia, perchè quella trovata assieme all'arco, completano i posti lasciati vuoti dell'armadio. E allora, dove è andato a finire Jolly? E ammesso che sia stato qualcuno ad ucciderlo, come mai vi è solo una serie di impronte?
Appleby riuscirà a dimostrare la verità inchiodando l'assassino, che si ucciderà, e mancherà la cattura di un  complice solo per la capacità olimpionica dello stesso di fuggire in un modo drastico, e risolverà il mistero dell'unica serie di impronte, facendo leva sulle qualità di rocciatore di una persona, e dimostrando come una persona possa essere uccisa con una freccia anche senza che la si scagli,e come usare un arco senza necessariamente scoccare da esso una freccia per colpire qualcuno o qualcosa.
Delizioso racconto, è l'ennesima variazione sui delitti impossibili sulla neve che per alcuni sono variazioni di camere chiuse, per altri no. In questo caso forse potrebbe anche essere una camera chiusa se la corte interna del castello, che è chiusa dalle quattro mura, non avesse delle uscite. Tuttavia il problema riguardante uan sola fila di impronte  rimane: non si pensi al trucco di riandare all'indietro perchè viene esclusa, nè tantomeno ci troviamo nella condizione di chi abbia messo le proprie nell'altrui impronte, perchè nella neve si presentano ben definite e piccoline (Jolly è un tipo mingherlino); semmai per tempi di realizzazione, Innes potrebbe aver avuto Commings come proprio ispiratore se si avesse sufficiente certezza che lo avesse conosciuto, per come l'assassino vada via, mentre per come entri sulla scena del delitto, un riferimento ad un racconto di Halter potrebbe sufficientemente instradare, a patto ovviamente che lo si conosca (non è inserito in antologie).
Lo dico e segnalo qui, questo è uno di quei casi in cui l'impossibilità assoluta di una soluzione spiegabile viene resa tale solo pensando al concerto di due persone complici per realizzare una messinscena. Per la quale è necessaria una certa strumentazione, una freccia, e la torre vicina. Tuttavia se qualcuno pensa ad un tuffo plateale dalla torre, questo sì avviene ma non al momento dell'omicidio. La torre serve per altro.
Molto carino, caratterizzazione dei personaggi ben definita, indizi presenti (ma che ovviamente non vengono rimarcati se non a spiegazione avvenuta), problema molto stuzzicante. 
E finale, è bene dirlo, completamente inaspettato: oltre all'omicida, si suicida anche il complice.
Insomma, un finale lieto. 
Si fa per dire.

Pietro De Palma

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