domenica 4 agosto 2019

Patricia Moyes: La ghirlanda di Natale (The Holly Wreath, 1965) - trad. Oriella Bobba. In "Ellery Queen presenta: Inverno Giallo 85-86", Mondadori, Ottobre 1985


Patricia Moyes, pseudonimo di  Patricia Pakenham-Walsh, è stata una scrittrice che non dice nulla al lettore contemporaneo, pur essendo stata un’ottima scrittrice britannica. Nata nel 1923 a Dublino (suo padre era un giudice dell’Alta Corte in India), prima di diventare scrittrice, fu assistente di Peter Ustinov e lavorò a Vogue come traduttrice. Scrisse molto romanzi polizieschi con personaggio principale l’Ispettore del CID, Henry Tibbett. Morì nel 2000.
In Italia, Mondadori pubblicò qualche suo romanzo: Chi è Simon Warwick? (Who Is Simon Warwick?,1978), Collaudo Mortale (Johnny Under Ground,1965). Furono romanzi pubblicati soprattutto per segnalazione di agenti stranieri, non per una qualche strategia connessa al suo nominativo, da parte di chi l’avesse letta e ne fosse stato colpito. E che non fosse da buttare lo dimostra che uno dei suoi romanzi, Who Saw Her Die? (1970), uscito in USA col titolo Many Deadly Returns, fu nominato per l’Edgar come miglior romanzo, nel 1971.  
Tuttavia, qualcos’altro la Mondadori lo pubblicò: un suo romanzo breve, di quasi un centinaio di pagine, pubblicato sulla raccolta Dicembre 1985/86 di  “Ellery Queen presenta”: The Holly Wreath, la Ghirlanda di Natale, racconto che assieme ad altri, è stato pubblicato in una raccolta di Crippen & Landru, la casa editrice di Douglas G. Greene, nel 1996: Who Killed Father Christmas? And Other Unseasonable Demises.
Mondadori pubblicizzava la sua pubblicazione parlando della Moyes come una delle più brillanti maestre del puzzle contemporaneo, in un tempo in cui già aveva cessato di pubblicarne le opere. Eppure questo romanzo breve ne dimostra l’originalità, questo è sicuro!
Margaret Cannington è la moglie di Stephen Cannington. I due, dopo sei anni di matrimonio, pur avendo messo al mondo una bimba, stanno virando verso il divorzio, essendo già separati. Lei è attualmente sola, lui posa sulle copertine patinate delle riviste assieme ad una famosa attrice.
Una bella sera, che Margaret è andata a teatro per recensire un lavoro teatrale, visto che tiene una colonna settimanale di recensioni su un giornale, tornando a casa si accorge con raccapriccio che la bambina, che aveva lasciato in compagnia della babysitter, è scomparsa. Al suo posto un biglietto, in cui ne si rivendica il rapimento, e che le intima di non avvisare la polizia, pena ritorsioni contro la bimba.
Ovviamente Margaret avvisa Stephen, che pur separato è sempre il padre della bimba, che in base a voci di corridoio (da parte dell’amante alla moglie) avrebbe in mente oltre che divorziare da lei, anche farsi affidare la bambina. Margaret sa che gli avvocati dell’altra parte potrebbero farle davvero male in aula, ma tuttavia anche se vive ormai nella rassegnazione del divorzio e nella paura che la bambina possa anche esserle tolta, reagisce come farebbe ogni madre e si affida a chi è il suo nemico, ma ora il suo unico alleato contro un nemico peggiore comune.
Stephen, anche se sulle prime non crede al fatto che il telefono sia controllato come dice il biglietto, deve ricredersi sulla possibilità che qualcuno li stia effettivamente sorvegliando, visto che in base alle sue mosse, l’altro reagisce. E quindi anche se sa che una richiesta di diecimila dollari a chi ne potrebbe sborsare centomila, è solo la prima di una serie di richieste, deve ovviamente accettare, e cucire diecimila dollari in biglietti di piccolo taglio nella fodera di una pelliccia che Margaret dovrà lasciare nel guardaroba del Teatro Majestic, nascondendo altresì la ricevuta in un posto convenuto.
Ovviamente come volevasi dimostrare, il successo della prima consegna, spinge i ricattatori ad alzare il prezzo, e fissare altra rata. A questo punto Stephen, contro il parere della moglie, si rivolge alla polizia.
L’Ispettore Harlow prende una strada diversa tuttavia da quella che Margaret si aspetta che prenda: infatti per una serie di circostanze, il tenutario dell’agenzia di baby-sitter Donald Fisher, ha precedentemente affermato di essere il nipote di una delle vicine di casa dei Cannington, ma poi Margaret ha saputo dalla diretta interessata che non è così. Il bello è che lo ha incontrato vicino a casa sua, e quindi comincia a sospettare che c’entri qualcosa con il rapimento di sua figlia. La polizia invece ha un altro sospettato: Fred Barnstable, un vecchio amico della donna, che è anche il direttore della rivista per cui lei lavora: il fatto che il rapitore conosca troppe cose della relazione tra i due ed abbia indicato proprio Barnstable come chi possa procurare il biglietto per il Majestic, cosa difficile ad una Prima, è cosa troppo sospetta perché la Polizia non investighi.
Margaret ovviamente comincia da Grace Bridge, la ragazza che lei ha lasciato in compagnia della bimba. Fisher le ha detto che la ragazza di solito va via prima, e ha il vizio di bere, e che per questo lui non gliel’avrebbe mai inviata se non fosse stato alle strette per l’impossibilità di mandare Sheila Durrant, altra bellissima ragazza, coi capelli rossi, con cui Margaret si è trovata benissimo, o Paddy, la prima che era andata da Margaret. Raggiunta la ragazza, apprende tuttavia una cosa che rimescola le carte in tavola: la ragazza è andata via prima ma solo perché quella coi capelli rossi l’aveva raggiunta dicendole di voler stare con la bambina, e che aveva bisogno di soldi, e per questo aveva lasciato la zia malata. A questo punto Margaret ne parla con Stephen e l’ispettore, solo per aver tuttavia l’amara verità che la Durrant non è mai andata a casa Cannington perché è sempre rimasta laddove era andata. A questo punto, la polizia non da più retta a Margaret e lei non sa a chi affidarsi, per cui decide di fare da sola. Decide di seguire Fisher che non la ispira, e mentre lo segue, vede che parla con una ragazza, certamente la sua amichetta.
In un secondo momento per un caso, mentre sta per strada, rivede la ragazza che sta comprando una ghirlanda di natale, e, guardandola di sfuggita, si accorge che è la prima ragazza che è andata a casa sua, prima che andasse Sheila:  Paddy, la studentessa di medicina. Solo che allora era biondissima e ora è mora. E' lei che è andata dalla Bridge, truccata come se fosse Sheila Durrant.
Margaret segue la ragazza, convinta che lei abbia rapito la bambina, e il suo pedinamento la porta ad un caseggiato dove proprio viene intercettata e sotto la minaccia di una pistola viene condotta in un appartamento dove troverà la bimba narcotizzata.
A questo punto sorge il dubbio: cosa farne della donna? Evidentemente la ragione più ovvia vuole che avendo visto la ragazza e chi l’ha intercettata, non possa più vivere. Tuttavia chi l’ha sequestrata, la pone nella condizione di dover sperare ma anche con sofferenza di sapere cosa deciderà Stephen: chi liberare in cambio del riscatto. La bambina? E allora lei morirà. Oppure lei, e allora la bambina verrà soppressa. In un gioco sadico, in cui il sorriso del suo sequestratore viene paragonato a Satana, Margaret dovrà aspettare di sapere chi verrà ucciso.
E sapendo che sarà lei a morire, quando già aspetta di essere colpita a morte, accade che….
Finale imprevedibile, i due rapitori vengono arrestati dalla polizia, che seguiva Barnstable, e lei riabbraccia la bambina.
Ma in un secondo finale che è nel finale, una vera ghirlanda di Natale con agrifoglio viene appesa alla porta di ingresso a sancire un nuovo periodo di amore, nato a Natale.
Romanzo breve, quasi un centinaio di pagine, scritto veramente bene, con un ritmo alto e avvicente. Sembrerebbe che fosse un thriller, se i nomi dei rapitori si sapessero sin dal principio, e se ci fosse solo una corsa contro il tempo. Ma la corsa contro il tempo non c’è veramente perché la minaccia di morte non è esplicita (anche se implicitamente, le dosi narcotizzanti certamente non possono fare bene ad una bambina molto piccola). E ad un certo punto, si manifesta la vera anima del lavoro: un puzzle, un whodunnit, che in base ad una serie di indizi, deve portare alla verità. L'indizio base è quello della parrucca rossa, che mi porta ad un certo autore e ad un suo racconto: è azzardato collegare la Moyes a Carr? Forse, ma...
L’azione, il rapimento della bambina, i sopralluoghi della polizia nelle case dei vicini, dovendo individuarne una con il telefono davanti ad una finestra che dia sull’appartamento dei Cannington (il caseggiato è chiuso sui quattro lati da una inferriata e gli appartamenti si fronteggiano gli uni gli altri come i lati di un quadrato con al centro un magnifico albero), il pedinamendo dei soggetti ci portano verso un hardboiled: in sostanza un romanzo con una forma ibrida, alla maniera di Jonathan Latimer o Richard Ellington, ma molto coinvolgente, che lascia, sulla base di indizi ben riconoscibili, più strade da battere: è Fisher, come pensa Margaret? Oppure è Fred come pensa l’Ispettore Harlow? Oppure è lo stesso Stephen, volto a mettere in cattiva luce la moglie per riuscire a portarle via la bambina? Oppure è l’amichetta del marito Juliette Dean, il cui scopo è quello del futuro marito? Il fatto che a investigare ci sia la polizia, che agisce secondo propri canoni, ci porterebbe finanche a pensare di trovarci dinanzi ad un mezzo procedural.
Dalla moltitudine di altri lavori più o meno interessanti, questo si distacca anche per la vena melanconica. Se fosse un hardboiled, sarebbe comunque inusuale, perché l’eroe qui non è il detective maschile, ma una donna che fa il detective. E come il detective sfigato con le donne, qui la donna è sfigata come poche altre, perdendo la figlia Emma per una sua leggerezza, in una situazione già complicata come una separazione che sta evolvendo verso il divorzio. E arrivando al paradosso finale di sperare che la figlia si salvi, dovendo però ella morire. Proprio questo tono dimesso, fortemente noir, ci porta a dire essere questo un hardboiled ibrido, con una certa connotazione mystery, fortemente originale, come certe opere di Howard Browne.
Insomma, di forme ce ne sono a bizzeffe per questo piccolo romanzo, un gioiellino passato inosservato su una delle tante antologie invernali mondadoriane, riscoperto poi da quel mago che è Douglas Greene.

Pietro De Palma

Nessun commento:

Posta un commento