sabato 25 aprile 2020

Michael Clynes (Paul Doherty) : Gli artigli del diavolo (The White Rose Murders, 1991), trad. Patrizia Bagatti, Piemme, 2004

Paul Doherty non è stato, come molti pensano, solo pubblicato da Mondadori, ma anche da altre case editrici italiane( Hobby & Work, Piemme, Newton Compton): nel massimo sfulgore, intorno al 2000, quando cioè era un nome conosciuto in Italia, grazie alle serie di Fratello Athelstan (Paul Harding)  e Kathryn Swinbrooke (C.L. Grace),la Casa editrice Piemme, pubblicò i primi tre romanzi della serie  di Sir Roger Shallot ( per la quale Doherty aveva usato lo pseudonimo di Michael Clynes) seguiti da un romanzo non inquadrato in serie.
La serie si compone di sei romanzi :


Gli artigli del diavolo ( The White Rose Murders), 1991

Il calice avvelenato (The Poisoned Chalice) ,1992
                     Gli assassini del Graal (The Grail Murders), 1993
A Brood of Vipers, 1994

The Gallows Murders, 1995

The Relic Murders, 1996


Il primo romanzo pubblicato, Gli artigli del diavolo, titolo del tutto inventato e non in relazione con quello inglese (in origine è The White Rose Murders, e quindi sarebbe potuto essere I Delitti della Rosa Bianca ), è un vero e proprio capolavoro.
Tradotto, bisogna dirlo, benissimo da Patrizia Bagatti, e tutto sommato integralmente (scappano sempre delle cose e anche qui qualcosa è scappata, ma così infinitesima, che si può dire che la traduzione italiana è stata integrale: 320 pagine su 249 originali inglesi).
Come ho scritto recentemente per altro suo romanzo, la tecnica di Doherty presuppone non la costruzione di un  unico romanzo, ma l'unione di più novelle: questo è il suo limite, probabilmente per la sua incapacità a governare una trama dall'inizio alla fine. Almeno questo è quanto pensavo prima di aver letto questo romanzo, del resto opinione suffragata da quella di Igor Longo che la pensa alla stessa maniera. Del resto non è un limite solo di Doherty ma anche di altri romanzieri molto noti, tipo McBain o Pronzini, quello di unire più episodi slegati tra loro a formare un'unica trama. Questo romanzo, quello di cui parliamo oggi, ne è una eccezione: è infatti costituito da un unico plot che si espande dall'inizio alla fine. E non è la sola caratteristica d'eccezione del romanzo. Infatti, Doherty per questa serie, essendo in sostanza delle memorie che Sir Roger Shallot rende note per mezzo di uno scrivano, adotta la narrazione in prima persona, che coinvolge ancora più intimamente e completamente il lettore, scaraventandolo al centro dell'azione. E' ovvio che così, anche grazie ad uno stile sempre fluido e ricco di colpi di scena, le pagine scorrono le une dopo le altre, senza che si avverta la minima fatica o noia; e si tenga conto che l'azione vera e propria comincia dopo circa 50 pagine...
Parla in prima persona Sir Roger Shallot, diventato consigliere personale della regina Elisabetta I, e narra delle sue origini, delle sue malefatte in giovane età secondo l'arte dell'arrangiarsi, della sua partecipazione alla battaglia di Flodden, e soprattutto dopo la morte della madre e poi di quella del patrigno, al ritorno dalla guerra, delle ruberie attuate da lui a danno del medico Scawsby oltre che dell'essersi fatta la moglie. E di come colto sul fatto, fosse stato condannato dal fratello della vittima, non all'esilio, ma addirittura a morte. E di come fosse stato salvato in extremis proprio da un suo compagno di gioventù e di studi, memore del fatto che Roger lo aveva difesa in una occasione. Ora quel compagno ha fatto fortuna, essendo unico nipote di Sir Thomas Wolsey, Cardinale e Primo Ministro di Re Enrico VIII, e chiede a Roger di entrare al suo servizio, più da compagno che da servitore, nonostante Roger gli si rivolga sempre some Padrone. Da quel momento comincia la vera e propria storia, la trama che contraddistingue il romanzo. Siamo circa a pag. 50...
Dopo una serie di vicessitudini, con cui Roger, per svezzare il suo Padrone che lui giudica ingenuo, gli da una mano, provocando il più delle volte dei casini più che vittorie, Wolsey da ai due una missione pericolosa, d'accordo col Re: incontrarsi con la regina Margot di Scozia, sorella di Enrico VIII e vedova di Giacomo IV morto a Flodden, e la sua corte, allo scopo di preparare il suo ritorno in Scozia incontrandosi con i messi scozzesi e allo stesso modo recandosi ad  interrogare dei personaggi che hanno dei segreti che potrebbero rovinare il piano. Tenendo conto del fatto che anche i Blanc Sangliers, una organizzazione segreta che mira a rimettere sul trono gli York, dopo la morte di Riccardo III a Bosworth, potrebbero ostacolare l'opera dei due. Insomma, il compito si rivela rognoso.
Preso contato con la corte della regina nella Torre di Londra, i due, accompagnati da Agrippa, mago e consigliere di Wolsey, conoscono anche il resto della combriccola, nessuno dei quali incontra la loro approvazione: da Sir Catesby, segretario personale della regina, a Sir Carey il tesoriere e consorte, dal capitano Melford, mercenario e capo delle guardie a Moodie, prete ed elemosiniere, da Sir Ruthven il fattore a Scawsby
Chi devono subito interrogare è Selkirk, il medico di Giacomo IV, anche lui a Flodden, che sa cose assolutamente da estorcergli. Benjamin era stato inviato a Parigi da suo zio ad arrestare Slkirk che era lì fuggito, perchè in possesso di informazioni vitali, ma Benjamin si era fatto commuovere dal vecchio pazzo e quello era scappato finendo arrestato dagli uomini del cardinale. Da allora era vissuto in una cella della torre, ammorbata dal fetore sei suoi escrementi, scrivendo versi folli su pezzettini di carta. Neanche il tempo di interrogarlo una prima volta zenza successo, e Selkirk viene ucciso nella sua stanza, chiusa dall'interno, avvelenato. Ma la coppa che avrebbe dovuto contenere il vino avvelenato, contiene solo un fondo di innocuo vino: nessun passaggio segreto o porta celata, nè tantomeno modi per entrare ed uscire senza essere visti. Il bello è che non trovano neanche i messaggi della vittima. Solo passando al setaccio la stanza, trovano scritti su un pezzettino di carta, nascosto tra le pietre del muro, degli enigmatici versi:


Three less than twelve should it be,
Or the King, no prince engendered he.
The lamb did rest
In the falcon's nest,
The Lion cried,
Even though it died.
The truth Now Stands,
In the Sacred Hands,
Of the place which owns
Dionysius'bones.
 

Tre meno di dodici debbono (dovrebbero) essere
O il re nessun principe generò
L'agnello riposò
Nel nido del falcone
Il leone ruggì
Anche se era già morto
La verità ora alberga
Tra le sacre mani
Nel luogo che ospita
Le ossa di Dionigi



Cosa mai vorranno dire?

Selkirk ripeteva spesso i primi due versi, nei giorni prima di essere ucciso. Quindi la loro valenza è massima. Ma il medico alternava pochi momenti di lucidità a periodi molto lunghi di follia. Perchè mai poi egli è stato perseguitato? Era stato fino a poco prima che fosse ucciso assieme al suo re, e quindi si  suppone che possa sapere qualcosa di compromettente.
Perchè tutto il romanzo ruota, è bene dirlo, su Giacomo IV di Scozia e sulla battaglia di Flodden.
La cosa strana è che viene trovata nella stanza di Selkirk, oltre che lui ucciso e non si sa come, visto che fuori dalla cella erano sempre schierate guardie armate, anche una rosa bianca, simbolo della casata di York: si chiamano Les Blanc Sangliers, partigiani di Riccardo III e tramano nell'ombra. Il Le Blanc Sanglier in francese significa Il Verro bianco, ossia il cinghiale bianco che era l'emblema araldico di Riccardo III.
In attesa di riuscire a capire la dinamica dell'assassinio e la spiegazione della Camera Chiusa, i due focalizzano la loro attenzione sui versi. Ma non ne vengono a capo. Neanche dopo che viene ucciso in modalità simili a quelle di Selkirk, Sir Ruthven, il solo che si fosse in qaulche modo relazionato a Bejamin e Roger: viene trovato avvelenato, con un calice accanto che non contiene altro che rimasugli di vino non avvelenato, nella camera chiusa dal di dentro. Benjamin toglie tuttavia un pezzettino di qualcosa verde rimasto incastrato in un dente. Importante indizio che riuscirà a scalfire la coltre di silenzio, che viene raccolto da Benjamin, è il fatto che Ruthven era inseparabile dal suo gatto, che era per lui come un'assicurazione sulla vita: infatti gli faceva assaggiare prima ciò che mangiava e beveva. Se il gatto è ancora lì, a miagolare disperato mentre il suo padrone è morto, è segno che Ruthven è stato avvelenato con qualcos'altro che non il cibo o il vino.
Anche nel suo caso viene trovata una piccola rosa bianca.
Nel mezzo di tuttio questi frangenti, i due si recano anche a rendere omaggio alla salma imbalsamata del Re Giacomo IV, esposta nella bara in una cappella fredda, perchè la regina Margherita vuole stare un po' con le spoglie del marito. E vedono un corpo perfettamente conservato, con i segni degli interventi "di plastica facciale" post mortem, in quando un colpo d'ascia aveva devastato il volto del re.
A quel punto i due vengono mandati in missione fuori della Torre di Londra: devono incontrare un agente segreto del Cardinale che darà loro delle importanti informazioni, John Irvine. L'appuntamento è presso un monastero poco distante da Londra. Ma Irivine non arriverà mai a condividere quello che sa, perchè verrà sgozzato, dall'assassino o dai suoi scagnozzi, con la complicità della priora, una donna dissoluta, che aspirerebbe a farsi il nipote del cardinale, ma che invece cade nel tranello sessuale di Roger che, vestendosi alla maniera del padrone, al buio dell'alcova della priora, ne condivide le grazie.
Al loro ritorno a Londra. i due vengono sospettati di tradimento ma l'accusa cade subito dopo, visto che sono gli unici che non hanno avuto parte alle vicende di Giacomo e Margherita e alla battaglia di Flodden. Tuttavia la loro posizione va sempre più facendosi delicata, perchè tutti coloro che avrebbero dovuto contattare per avere informazioni sono stati uccisi. Quindi, devono muoversi con cautela, proprio ora che i messi scozzesi sono arrivati al castello, in attesa di incontrarsi con loro per definire le modalità del rientro della regina. Viene allestita una cena in onore della corte scozzese e della rappresentanza venuta per l'occasione, e arrivano Lord e mercenari scozzesi, danesi e anche italiani, con le loro guardie armate fino ai denti. Tra di loro Owald un tipo dall'aria sinistra che in Francia era stato visto più volte dialogare con Selkirk all'osteria Le Coq d'Or prima che lui fosse rintracciato da Benjamin e poi arrestato per ordine di Thomas Wolsey. 
Benjamin e Roger incontrano finalmente i due messi scozzesi: il Lord d'Aubigny, e Gavin Douglas conte di Angus (marito della regina), presentati da Agrippa. E contrattano il ritorno della regina, e solo dal Lord vengono a sapere qualcosa di delicato relativo ai due figli di Giacomo, Alexander e James. 
Dopo la cena, Benjamin Daunbey e Roger Shallot seguono Owald fino ad una taverna, dove in cambio di denaro cercano di estorcergli informazioni circa il re scozzese morto a Flodden, citando i primi due versi di Selkirk. Prima che Owald venga trafitto da un pugnale lanciatogli nella schiena, nella notte, avrà il tempo di parlare di come egli avesse partecipato alla Battaglia di Flodden assieme al re e di come il corpo del re, dopo la battaglia, fosse stato rappezzato in modo da essere presentabile, e poi svuotato delle interiora, e riempito di erbe profumate e spezie, cosicchè che il corpo imbalsamato potesse affrontare il viaggio verso Londra, per ordine della regina Caterina d'Aragona, che da sola, con l'aiuto del Conte di Surrey, aveva sconfitto Giacomo. Le ultime parole sono: Flodden..Kelso..
A questo punto i due compagni anche per evitare qualsiasi attentato alle loro vite, si dividono: Benjamin va in Scozia all'abbazia di Kelso, Roger in Francia all'Osteria de Le Coq d'Or.
Dopo infinite peripezie, soprattutto di Roger che rischia di essere ucciso in due occasioni, e tutti i suoi bagagli e averi rubati, e tutti per un foulard di seta rossa che Moodie gli ha affidato da dare ad una signora a Parigi, ma che è invece il segnale perchè i sicari in Francia lo uccidano, i due torneranno a Londra. 
Prima però risolveranno gli ultimi quattro versi e troveranno lo scrigno di Sekirk da cui lui non si separava mai e che gli uomi che lo avevano arrestato, non gli avevano trovato addosso: dentro troveranno solo carte con un linguaggio incomprensibile. 
Al loro ritorno a Londra, Catesby annuncerà di aver trovato Moodie  ucciso, suicida. Anche nel suo caso, la porta della stanza era chiusa dall'interno. A questo punto parrebbe che le cose siano andate a posto, perchè nella borsa del frate sono stati trovati dei manoscritti e dei petali di rosa bianca.
Tuttavia i due vogliono risolvere l'enigma dei versi perchè intanto qualcosa l'hanno scoperto: lamb, in inglese significa agnello, che in latino è agnus; anagramma di agnus è angus. Quindi il secondo marito della regina. che riposò nel nido del falcone: il falcone era Giacomo, e quindi significa che Angus riposò nel letto di Giacomo (perchè ne sposò la moglie). Il Leone, si riferisce sempre a Giacomo. Ruggì dopo che era morto lo si capirà dopo. 
I due ritorneranno nella torre dove è custodito il corpo del re e su autorizzazione del cardinale lo esamineranno, spogliandolo e riscontrando la catena intorno alla vita della salma, ma senza abrasioni. Questo perchè Owald prima di morire aveva parlato del fatto che il re prima della battaglia avesse avuto un incontro sessuale con una delle sue amanti e per l'occasione si fosse tolto il cilicio, e anche che girava la voce che il re avesse combattuto non con l'armatura reale ma con una ordinaria, assieme ad un gruppo di sue controfigure.
Dopo un finale convulso che vedrà la morte di altre quattro persone, tra cui Scawsby, Melford, e due assassini del clan Hume, il vero assassino verrà catturato per intervento di Agrippa e della scorta armata del re, prima che siano uccisi Benjamin e Shallot. Ma a questo finale, ne seguirà un altro, risolutivo che spiegherà tutto, sulla base anche degli scritti di Selkirk decifrati da Benjamin, di un acrostico celato nei versi, e di un cavaliere, Harrington, che aveva combattuto assieme al re, di cui nessuno sapeva nulla.
Si tratta come ho detto all'inizio probabilmente del miglior romanzo. o uno dei migliori romanzi scritti da Doherty, perchè mischia verità a finzione, e le verità sono tutte documentate e molti dei personaggi storici assolutamente esistiti: Caterina d'Aragona e Surrey, Enrico VIII e Thomas Wolsey, Margherita di Scozia, Giacomo IV, il conte Angus, i figli di Giacomo e Margherita, Alexander duca di Ross morto prematuramente e Giacomo (poi Giacomo V), Riccardo III, l'abbeveratoio dei cavalli dell'osteria presso Leicester in cui fu scaraventato il cadavere di Riccardo dopo la Battaglia di Bosworth, la cappella dei Frati grigi in cui fu sepolto, l'imbalsamazione del corpo del re, il cilicio che portava alla vita: tutto vero. Assieme a queste verità ovviamente sono inseriti una serie di fatti inventati che costituiscono il nocciolo del plot: la corte della regina, i vari personaggi, le ambientazioni, che però donano spessore alla storia, e i figli bastardi cosa non documentata, ma che è uno dei segreti su cui si basa la storia.
Ne esce un romanzo vero, avviluppante, impetuoso, epico nelle gesta, appassionante, che tiene il lettore incollato al romanzo pagina dopo pagina, secondo uno stile vecchio stampo, senza gli artifici moderni, tipo la divisione del plot in più subplots che si alternano gli uni agli altri per poi riunirsi alla fine: no, qui i personaggi protagonisti sono due e per tutto il romanzo ne seguiamo le gesta. Anzi, tra i due, quello che maggiormente salta all'occhio perchè di lui veramente tutto il romanzo è pieno, e giustifica l'attribuzione della serie è Roger Shallot, un furfante diventato Lord sotto la regina Elisabetta, per via delle sue indubbie qualità.
L'azione talora è frenetica, talora no, ma anche nelle pause, la cura dei particolari, l'atmosfera, la caratterizzazione dei personaggi e delle vicende attribuite sono tali da affascinare e lasciare soddisfatto chi legge.
A questo aggiungasi la qualità degli enigmi, versi criptici, acrostici, le vicende presunte o reali riguardo al corpo o ai corpi del re, e le tre camere chiuse, di cui una non è tale (lo si scoprirà alla fine), ma le altre due sono effettive. In esse l'artificio è molto vicino ma non uguale a quello descritto da Unmberto eco ne Il Nome della Rosa: lì il veleno era sulla pagina miniata, per cui inumidendo il dito con la lingua e servendosene per voltare pagina, avveniva l'avvelenamento; qui l'avvelenamento avviene attraverso un altro mezzo, che non è il cibo, ma che è connesso ad una tendenza delle due vittime (Selkirk e Ruthven) allorchè scrivono, e che è un atto di genio di Doherty: quante volte l'ho fatto io ! In altri tempi sarei potuto finire anch'io morto stecchito, se avessi incontrato gli stessi assassini! Sì perchè qui l'assassino non è solo, non commette gli assassini personalmente, ma si serve anche di sicari, di complici: Melford, per esempio e Moodie, inconsapevolmente.
E' un assassino spietato, devoto alla regina di Scozia , che si serve di qualsiasi mezzo per raggiungere i suoi fini, un personaggio veramente epico, il cattivo per eccellenza, ma che combatte per un fine nobile, in un certo senso: salvare la regina da ogni possibile dubbio sulla effettiva ascesa al trono di suo figlio, e permettere che possa ritornare in Scozia, con delle certezze assolute su suo marito.
Il tutto in un romanzo unico, il primo di una serie ahimè interrotta, che speriamo possa riprendere un giorno.

Pietro De Palma


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