giovedì 30 aprile 2020

Peter Lovesey : Bertie e i sette cadaveri (Bertie and the Seven Bodies, 1990) - trad. Giuseppina Caricchio- Il Giallo Mondadori 2243 del 1992

Di Peter Lovesey abbiamo già parlato  a proposito di un suo ottimo romanzo dedicato a Carr: Bloodhounds, tradotto in Italia come "Il signore dell'enigma", che apparteneva alla serie dell'investigatore Peter Diamond.
Ma Lovesey ha dato vita anche ad altri personaggi: all'Ispettore Cribb (di cui ho parlato in Un Fantasma per l'Ispettore Cribb) e a Sua Altezza Reale, il Principe Bertie. Di questa serie parleremo oggi.
Bertie è un personaggio reale: fu al tempo il figlio della Regina Vittoria, Alberto Edoardo Principe di Galles che poi diventò Re col nome di Edoardo VII. In gioventù, prima che fosse incoronato, il suo soprannome fu Bertie. Fu un personaggio famoso per la sua giovialità, per il suo amore per i viaggi e delle belle donne, nonostante di fosse sposato nel 1864 con Alessandra di Danimarca: infatti ebbe almeno sette amanti, e vari figli e figlie anche illegittimi/e.
Lovesey affidò proprio a questo personaggio una serie di romanzi, che probabilmente sarebbero dovuti essere di più, ma che dopo il terzo si interruppe. I tre romanzi sono nell'ordine:

Fotofinish per Bertie (Bertie and the Tinman, 1987), Il Giallo Mondadori 2187 del 1990
Bertie e i sette cadaveri (Bertie and the Seven Bodies, 1990), Il Giallo Mondadori 2243 del 1992
Delitto al Moulin Rouge (Bertie and the Crime of Passion, 1993), Il Giallo Mondadori 2424 del 1995

A margine del romanzo, osservo solo che uno dei maggiori disegnatori delle copertine Mondadori, Prieto Muriana, a cui vennero negli anni 90 affidate numerose copertine de Il Giallo Mondadori, per la realizzazione del Principe di Galles, ritratto in copertina, si avvalse probabilmente di una foto ufficiale del sovrano:
Notale la rassomiglianza: quasi uguale l'immagine di copertina al ritratto!

Il romanzo è interessantissimo e ottimo per molti aspetti.

Bertie, Principe di Galles, sposato ad Alessandra di Danimarca, viene invitato da Amelia Drummond, moglie di Sir Drummond morto tragicamente un anno prima, ad una grande battuta di caccia che si terrà nella sua tenuta di Desborough Hall, una enorme villa, quasi un castello con ben 900 stanze, di cui 97 solo da letto.
La padrona di casa ha stilato una lista di invitati che ha sottoposto al Principe, e lui ha ammesso tutti tranne un Cavaliere di Gran Croce anche perchè sarebbe stato il tredicesimo invitato e come si sa in Inghilterra il numero 13 porta male.
Il Principe arriva nella tenuta con tutto il suo seguito formato da quasi 57 valletti, alle dipendenze sue e della moglie. E ben presto si ambienta, e conosce tutti e tutti vogliono conoscerlo: Oddio, ci sono anche quelli che lui conosce già, tipo Jerry Gribble, Duca di Bornemouth, e anche un banchiere, Sir George Holdfast. E quelli che conoscerà durante la battuta, la maggior parte degli uomini invitati, è gente che ha partecipato già ad altre battute di caccia, come per es. Claude Bullivant e Wilfred Osgot-Edge, un poeta balbuziente appartenente ad una antichissima famiglia nobile, che hanno partecipato assieme ad altri all'ultima in quella tenuta, quando per un fatale errore, invece che un fagiano, un ragazzo si era trovato sulla linea di fuoco dei pallini di piombo, e si lì a qualche ora, era morto.
Stavolta le cose si sono organizzate bene, meglio di allora: una gran quantità di gente, battitori, servitori, una moltitudine di cani addestrati ad afferrare i fagiani caduti, il tutto per omaggiare Sua Grazia il Principe di Galles e la sua consorte (che non è per nulla attratta dalla caccia, anche perchè ha lasciato le due figlie, e il figlio a casa). In suo onore viene allestita la cena di benvenuto, e prima ancora gli danno una sontuosa camera da letto.
Nelle prime pagine del romanzo si è assistitito a simpaticissime baruffe tra i due sposi, e soprattutto alla velleità del principe di accreditarsi come un investigatore, che applica il metodo deduttivo a tutto, beccando però accanto a grandi vittorie anche sonore sconfitte. E la moglie non fa altro che metterlo in guardia sul non cacciarsi in situazioni non gestibili.
Quale meravigliosa occasione di mettere in luce le sue qualità, quando durante la cena, al dolce, inaspettatamente nell'ilarità generale, l'attrice Queenie Chimes amante del Duca di Bornemouth, cade di faccia nel dolce che hanno appena portato a tavola, e dopo un attimo di ilarità e poi di sospensione, non riprendendo i sensi, la donna viene accompagnata dal compagno, dal più vicino medico. Lì per lì Bertie non interviene, in quanto come tutti ha assistito a qualcosa che non ha capito. La mattina dopo tuttavia è lui a comunicare alla moglie che la ragazza è morta prima di arrivare a destinazione: pare avvelenata. Ora Bertie non sospetta minimamente trattarsi di altro che non un'intossicazione alimentare anche se è strano quantomeno, in quanto la ragzza ha mangiato le stesse cose che hanno mangiato tutti gli altri commensali.
Anche quando uno strano biglietto le viene trovato vicino, sulla tavola con la dicitura: Lunedì.
Ma se quanto accaduto la sera può essere ascritto al mero incidente (e messo a tacere), ben più complessa  appare la morte del Duca amante di Queenie, trovato, durante la battuta di caccia ai fagiani, morto, apparentemente suicida. Sia Bertie che gli altri uomini si incaricano, su decisione sua, di scaricare la salma al maggiordomo della casa delle vittima, cosicchè possa approntare le cose come si fosse sparato lì e non durante la battuta di caccia. Questo per evitare sconcerto soprattutto alle consorti, sperando sempre che non arrivi alle loro orecchie (cosa che inevitabilmente arriva) anche il fatto che anche stavolta è stato trovato un biglietto con sopra scritto Martedì. E ancora una volta Alix, cioè Alessandra la principessa consorte, consiglia il marito di non intromettersi in cose che andrebbero gestite dalla polizia. Il discorso è anche che la polizia è tra di loro: c'è infatti John Sweeney che è un ispettore di polizia sì, ma della Royal House, una specie di guardia del corpo personale del principe che veglia sulla sua incolumità, ma che non ha precipuamente uno scopo investigativo/giudiziario,
Stavolta Bertie qualche sospetto comincia a fondarlo anche se l'ipotesi del suicidio ancora ancora potrebbe reggersi, sospetto che diventa certezza quando durante il gioco del nascondino la sera dopo, il poeta viene trovato accoltellato con un coltello da cucina, nel vano del montacarichi. Questa volta viene trovato sotto il corpo, nel vano un biglietto con scritto : il cadavere del mercoledì . Oramai è una certezza che si tratti di assassinio e quindi che anche i precedenti lo fossero.
Sulla base di giorni della settimana, si giunge ad ipotizzare ( è proprio Alix che l'ipotizza sulla base del fatto che come "child" anche "corpse", foneticamente, sia bisillabo, e quindi possa essere scandito) che l'assassino segua lo schema di una filastrocca che fa (ovviamente il ritmo e la musicalità si apprezza nella filastrocca originale, in inglese) così:

Lunedì è bello in viso                                         
Martedì di grazia è pieno
Mercoledì muor di tristezza
Andrà lontano giovedì
Venerdì ha il cuore in mano
Suda il sabato la vita
La domeinca del Signore
Il bimbo è allegro e tutto cuore

“Monday’s child is fair of face.
Tuesday’s child is full of grace.
Wednesday’s child is full of woe.
Thursday’s child has far to go.
Friday’s child is loving and giving.
Saturday’s child works hard for a living.
But the child that is born on the Sabbath Day
Is bonny and blithe and good and gay.”


Perchè si parli di questa filastrocca, è soprattutto perchè ad essere ucciso il mercoledì sia un poeta (precedentemente una sua poesia a rime baciate era stata letta da alcuni) che per di più si chiama Woe che in inglese significa Tristezza (ancora una volta è Alix che lo scopre: altro che Bertie!).
A questo punto Bertie teme che la vittima successiva possa essere l'esploratrice sulla base del verso che dice "andrà lontano" e pertanto quella notte, tra mercoledì e giovedì si da da fare perchè la donna sia protetta da lui, e pertanto dorme nella stanza della donna.
Il fatto che Bertie dorma nella stanza da letto di una donna che non sia la moglie, non è cosa strana: già il martedì aveva tentato di portarsi a letto la Drummond prima di capire che lei era destinata a fare sesso col poeta, e il giorno dopo tenta con la Duncas, ma sempre con effetti negativi.
Nessuno attenta alla vita della donna ( che per di più non aveva bisogno che il futuro re inglese montasse la guardia in camera sua perchè aveva predisposto una trappola con rete che aveva già funzionato con Bertie) e quindi si è quasi contenti che l'assassino si sia interrotto, quando per puro caso, il Principe ed il fratello di Lady Drummond, Marcus Pelham, passando dinanzi ad un pozzo, rinvengono il quarto biglietto con scritto Giovedì; e dopo qualche ora di lanci di funi con uncino nel profondissimo pozzo, un brandello di gilet di foggia e colore caratteristico, viene attribuito a quello di Bullivant.
Il venerdì dovrebbe morire chi ha "il cuore in mano (si sospetta Lord Holdfast per la sua estrema generosità)" e così tutte le donne tra cui Alix e Lord Holdfast vanno via. Così la catena dovrebbe interrompersi. Ma, invece, a morire la mattina del sabato è inaspettatamente, dopo una sera di amplessi con Bertie e una notte profondamente passata a dormire da ambedue nello stesso letto, proprio Lady Drummond, trovata nel giardino sotto il balcone della camera da letta, con il collo spezzato ed una profonda ferita alla testa,  causata da un colpo inferto da un oggetto contundente.
Perchè Lady Drummond? Aveva il cuore aperto..nei confronti degli uomini. Insomma, come già malignamente aveva detto Alix giorni prima, la dava a tutti.
Qui Bertie comincia veramente ad applicare la deduzione, lanciandosi in una serie di ipotesi:
se qualche giorno prima era arrivato a sospettare dell'ultima vittima, perchè lei aveva stilato al lista degli invitati, ora sospetta del fratello, per questioni di eredità. Insomma sospetta che abbia ucciso gli altri soggetti solo per mascherare quest'ultimo, e che la filastrocca sia servita solo a stornare i sospetti. Ma anche stavolta tutte le ipotesi sulla via utizzata per accedere alla camera, si rivelano errate, e quindi anche questa ipoesi cade.
L'assassino verrà scoperto ed ucciso solo dopo aver ucciso anche il sabato, e tutto per un movente molto diverso da quello ipotizzato precedentemente, e l'assassino scoperto sarà un'assoluta sorpresa. Per il lettore, non per il Principe, che almeno una volta avrà trionfato sul pregiudizio della moglie.
Giallo classicissimo, Bertie e i sette cadaveri è un'autentica sorpresa: un romanzo brillante, scoppiettante ed umoristico, con questo erede al trono inglese, impenitente donnaiolo seppur sposato, che cerca di entrare in ogni letto basta che sia di una donna piacente, sopportato dalla moglie che perdona le continue scappatelle del marito, che non si cura neanche tanto di dissimulare le sue brame carnali; che si da arie di consumato investigatore applicando la deduzione all'osservazione di qualsiasi cosa (le punte delle scarpe del prete sporche di fango da cui deduce che è stato a pesca); che da ordini ma poi è trattato peggio di uno stalliere (quando lui e altri tre portano il cadavere di Jerry Gribble nella sua casa, e i tre che hanno portato il cadavere dentro vanno via con il calesse, accompagnati dal maggiordomo, mentre lui a piedi li rincorre finchè si accorgono della sua presenza).
Il movente, lo diciamo subito è una vendetta (lo si capisce o almeno lo si immagina, quando si parla della morte del ragazzo di 17 anni avvenuta più di un anno prima), però non è avvertita subito in quanto tale, per cui all'inizio la sequenzialità dell'actio delicti, siccome le persone appaiono assolutamente slegate le une dalle altre, appare come un'azione diversiva, una sorta di "Catena Infernale" di Christiana memoria, in cui varie morti senza alcun movente devono coprire l'unica morte veramente voluta che lo giustifichi. Solo in seguito, alla percezione di una serie di delitti inutili che coprono l'unico delitto utile all'assassino, si sostituisce quella di una serie di delitti,voluti sia nella loro totalità che individualmente, in cui, salvatisi solo coloro che non avevano partecipato all'azione da cui era scaturita la vendetta, l'assassino deve per forza ricercarsi tra coloro che sono stati ritenuti morti . Ecco allora avverarsi altra derivazione christiana: non più La Serie infernale, ma ...E non rimase nessuno.
Se il romanzo si configura come una sorta di pastiche che utlizza una soluzione tipicamente christiana, anche una delle morti quella figurata, richiama al romanzo, in quanto si attua mediante una finta morte dell'omicida. L'omicida francamente si potrebbe anche indovinare chi sia, mettendo a fuoco l'uccisione della padrona di casa, il venerdì mattina: solo ipotizzando chi possa essere entrato nella sua camera senza destare alcun pericolo, si potrebbe inquadrare l'omicida prima che uccida ancora. Ma questo accade dopo: Bertie ci pensa solo dopo aver assistito alla morte del prelato e aver scoperto una lastra tombale nel cimitero.
Al di là della soluzione che si rifa ad un procedimento tipicamente christiano, ai romanzi della Christie questo di Lovesey si avvicina anche per altro: l'uso di filastrocche e poesie. Mentre però in Agatha Christie la filastrocca viene usata più che altro come mezzo di contrasto tra l'aura infantile e di innocenza cui si richiama e l'atmosfera malvagia in cui viene utilizzata, in Lovesey, la filastrocca ha un senso più che altro letterale: è un modo usato dall'assassino solo per richiamare le varie vittime, e fornire una falsa pista.

Di filastrocche e poesie in questo romanzo ve n'è più d'una, e la traduzione della Caricchio non è sempre adeguata perchè si notano qua e là delle stecche che guastano, confrontando è bene dirlo l'originale con il testo tradotto in italiano. L'occasione mi è stata data da un qualcosa che non avevo capito leggendolo una prima e poi una seconda volta, perchè c'era qualcosa che sfuggiva al ragionamento logico. A pag.19, cap.3, si legge una poesia del poeta Wilfred Osgot-Edge: 

La preghiera del ringraziamento
Il ragazzo discolo disturba
Il suo pane quotidiano
Nel deserto dovrebbe consumare, 
Dove il re degli animali,
Giorno dopo giorno,
Prima di saziare la sua fame,
Ruggisce,
Andiamo a caccia.

A parte il fatto che la poesia in origine è in rime baciate, e quindi traducendolo non così si perde musicalità e ritmo (ma Lovesey non è sempre facile da tradurre, mi ha detto un mio amico traduttore, e ci credo, e quindi su questi aspetti accessori ci passo sopra, anche se la cosa non è solo qui ma anche altrove, per es. a pag. 36 cap.6 nel caso di un'altra filastrocca), ma la cosa che lascia veramente interdetti è quell' Andiamo a caccia, che mal si accorda con La preghiera del ringraziamento (sarebbe: "il cattivo ragazzo disturba quando viene declamata la preghiera del ringraziamento"

“He fidgets when the grace is said,
Wicked child.
He should be fed his daily bread,
In the wild,
Where hungrily the king of beasts,
Day by day,
Is heard to roar before he feasts,
‘Let us pray.’”


Infatti nella traduzione in italiano si perdono i giochi di parole. Un tale dice (cap.3 pag.20): "Bah, mica male - osservò Bullivant. Andiamo a caccia. Che ne dice, Padre?. Si può apprezzare l'ispirazione della poesia anche se non si approva il modo in cui viene espressa - rispose il cappellano prudentemente.
Nell'originale leggiamo invece: 

“Ha, not bad,” said Bullivant. “It’s a pun. ‘Let us prey.’ How about that,
Padre?”. “One applauds the intention of the poem without altogether approving of its
phrasing,” said the Chaplain guardedly.


Cosa cambia? Manca l'espressione: It's a pun (=è un gioco di parole). La Caricchio non capisce il gioco di parole Let us pray -- Let us prey: Preghiamo..cacciamo, e quindi espunta il breve inciso It's a pun Nell'originale, Let us pray ben si accorda con la preghiera del ringraziamento, mentre la Caricchio traduce con un fantomatico Let us prey che non c'entra nulla (viene messo in relazione col leone), collegato al Let us prey che veramente viene inserito dall'autore dopo.

Pietro De Palma



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