mercoledì 12 aprile 2017

Marion Mainwaring : Delitto a bordo (Murder in Pastiche o anche Nine Detectives All at Sea, 1954), traduz. Sem Schlumper – I Classici Del Giallo Mondadori N.1272 del 26 maggio 2011.


Premetto che tutto ciò che viene creato mettendo insieme più generi, non è che incontri la mia approvazione incondizionata, perché molto difficilmente vien su un’opera intelligente e creativa. Mi vien da pensare, a questo proposito, a tutte quelle Melanges o Fantasie o Pot Pourri musicali, in cui i musicisti “à la page” del primo ottocento, mettevano di tutto: dagli inni nazionali alle melodie e canzoni più in voga a quel tempo, dai temi delle opere liriche più gettonate a quelli delle opere dei musicisti più noti. Potevano beninteso essere anche delle composizioni piacevoli e alcune avere l’estro del genio, ma tutte avevano un unico denominatore: riutilizzavano temi di altri o preesistenti, secondo i propri stilemi.
Tutto ciò talora è stato applicato anche alla Letteratura di genere: pur in misura molto minore, anche qui, i Pastiches quando son stati creati, hanno utilizzato ambientazioni di altri o temi preesistenti: sovente, alcuni scrittori hanno utilizzato per esempio le ambientazioni “alla Christie” e il suo modo peculiare di risolvere i delitti, per propri romanzi; altri hanno preso a prestito singoli detectives, inventando delle parodie (es. “Un caso per tre detectives”, di Leo Bruce); e si sono creati anche dei pastiches originali, affidando un capitolo o paragrafo ad un diverso autore, così da creare dei collages in cui ciascun capitolo per stile e prospettiva, fosse diverso dagli altri (es. i romanzi del Detection Club).
Le Parodie e i Pastiches furono scritti soprattutto tra i due conflitti mondiali: i migliori sono quelli di Anthony Berkeley (il grande autore inventore del detective Roger Sherringham), che prese in giro Gaudy Night della sua amica Dorothy Sayers nel suo Greedy Night, e le sconosciute Margaret Rivers Larminie and Jane Langslow che sempre dallo stesso romanzo della Sayers trassero il loro Gory Knight. Nel novero delle migliori opere, è poi ricordata una piccola parodia, scritta dal fratello di Monsignor Ronald Knox, E.V. Knox ,The Murder at the Towers”. E poi, proprio il romanzo che questo mese Mondadori ci propone nella sua collana storica da edicola de I Classici del Giallo Mondadori : “Murder in Pastiche Or Nine Detectives All at Sea”, di Marion Mainwaring.
Il titolo originariamente fu pubblicato nella mitica serie Garzanti de “Le tre scimmiette” col numero di serie 105, nel 1957: la serie Garzanti al tempo raccoglieva alcune delle opere migliori in circolazione, molte delle quali sono poi riapparse in Mondadori (alcuni Ellery Queen, Boileau & Narcejac,  Frederic Brown, etc..), e le traduzioni erano molto buone.
Questo romanzo poliziesco della Mainwaring (il secondo, dopo Murder at Midyears  del 1953), scrittrice famosa soprattutto per aver completato il romanzo The Buccaneers di Edith Wharton, è uno splendido esempio di Pastiche, anzi, tra tutti quelli letti, è forse il migliore.
Parla di una traversata in mare a bordo del Florabunda una splendida nave da crociera. Oltre molti altri passeggeri, per un caso vi si trovano radunati alcuni dei migliori detectives in circolazione. E neanche a farlo apposta, vengono coinvolti ovviamente, quando a bordo viene assassinato un cronista, tale Paul Price, ucciso con un mortale colpo di sfollagente alla testa: particolarità rilevante è che sotto al cadavere, viene trovata una sciarpa gialla e rossa ed una pipa; nella sua cabina un assegno firmato da altro passeggero; e poi possibili ricatti dello stesso assassinato ad altri personaggi, tra cui la nobildonna Lady Chip-Ebberly; e ancora altri possibili indiziati, tra cui la nipote del cronista, il commissario di bordo, il capitano della nave (un pazzoide), il primo ufficiale Waggish, il medico di bordo (che compone e declama improbabili versi), un’attrice di costumi alquanto facili.
Due vecchiette credono di aver sentito intorno alla mezzanotte ed un quarto, il rumore come di qualcosa che veniva trascinato (probabilmente il corpo): sono queste le prime testimonianze. Poi sono trovati degli appunti che fanno pensare a del contrabbando di armi nucleari, salvo poi accorgersi che si trattava solo di giochi riservati ai bambini.
Intanto c’è gente che cade per le scale, gente che scivola, gente che incespica; l’assegno di quindicimila dollari firmati da Anderson, un uomo d’affari americano, viene da questi buttato controvento in mare, per venire poi ributtato sulla nave; la sciarpa, trovata, viene rubata.
Ai nove detectives il compito di fare chiarezza, ma..come? Ecco allora la trovata della Mainwaring: non solo ogni detective si vedrà riservato un capitolo, e condurrà le indagini a modo suo, scovando col proprio metodo d’indagine, ciò che gli altri hanno tralasciato, ma di ognuno di essi cioè Trajan Beare, Spike Bludgeon, Mallory King, Sir John Nappleby, Jerry Pason, Atlas Poireau, Lord Simon Quinsley, Miss Fan Sliver, Broderick Tournier, sarà imitato alla perfezione lo stile letterario, utilizzato dai rispettivi autori; così la immedesimazione dei personaggi parodistici è totale: essi parlano, si muovono e investigano, utilizzando la stessa padronanza lessicale e gli stessi procedimenti deduttivi delle copie da cui prendono le mosse.
Una mimesi stilistica in cui emergono prepotentemente le figure, argutamente tratteggiate, di Miss Fan Sliver che come Miss Silver della Wentworth, sferruzza a maglia; di Atlas Poireau che riserva alle sue cellule grigie il compito di fare ordine nel caos, come il Poirot di Agatha Christie; di Sir John Nappleby che come l’Appleby di Michael Innes, è versato ad una cultura non di maniera, citando a piene mani scrittori e poeti; fino al Mallory King, che come il suo originario Ellery Queen (King-Queen), vede l’indagine come una concatenazione di indizi, spesso segreti, magari legati da una filastrocca. Accanto a questi vi sono gli altri: efficacissimo è lo stile con cui Mainwaring, imitando lo stile Hard Boiled, descrive Spike Bludgeon (che come il suo Spike Hammer vorrebbe sistemare tutte le cose solo con la propria pistola e i suoi cazzotti), e il mondo che lo circonda (“la nebbia era simile ad un sudore grigio..l’oceano ad una brodaglia unta..che danno alla Bowery con lo spezzatino da due soldi”, pag. 156); le verità e mezze verità che solo un grande avvocato come Jerry Pason (ovviamente deriva dal Perry Mason di Gardner) riesce a distillare; o anche il rigore con cui i fatti vengono esposti e riassunti dal mastodontico Trajan Beare che come l’originario Nero Wolfe ( Bear= Orso, Wolf=Lupo) di Rex Stout, è allergico al movimento fisico e neanche parteciperebbe alle indagini se Ernie Woodbin (Archie Goodwin) non gli ricordasse che se il delitto non potesse essere risolto la stessa nave verrebbe messa in quarantena e quindi non potrebbe attraccare allo scalo.
Molto efficaci anche gli stili con cui vengono tratteggiati Broderick Tournier (dal Roderick Alleyn di Ngaio Marsh) e Lord Simon Quinsley (dal Lord Peter Wimsey di Dorothy Sayers). Anzi sarà proprio quest’ultimo a riunire le esperienze deduttive maturate dagli altri: la sciarpa di lana gialla e rossa era stata fatta a mano ed era di proprietà di un giovane cameriere che poi, persala e vistala sotto il cadavere, per timore di essere collegato alla vicenda l’aveva rubata; la sciarpa era stata trovata dall’assassino e posta sotto il cadavere perché potesse ispirare qualcuno dei detectives (la vittima era stata paragonata ad un topo, e allora viene alla mente il Pifferaio di Hamrin che col suo piffero uccideva i topi buttandoli in mare: egli aveva una sciarpa gialla e rossa con attaccata ad una estremità una pipa; su un articolo che viene attribuito alla stessa vittima, c’è un pezzo apocrifo che fa riferimento a Gib, un tale criminale che Price avrebbe scoperto a bordo, che poi si scopre essere un modo per dire Gatto. Il gatto mangia i topi, cioè Price. C’è un tentativo di contrabbandare dei diamanti ed anche questo Price aveva scoperto e stava utilizzando per altro ricatto: il tentativo viene rivelato grazie ad un gomitolo di lana grigia, etc etc.
Lord Quinsley individuerà l’assassino, il meno individuabile ( dopo aver sentito declamare il medico di bordo, ma non è lui), che riuscirà a scappare e rifugiarsi su un’isola fuori delle rotte e nota solo a lui, grazie ad una scialuppa di salvataggio.
Il romanzo è assai godibile, e come detto, godibile è soprattutto la maniera con cui la Mainwaring imita lo stile che gli scrittori originari hanno usato per rappresentare le storie dei propri eroi.
Direi però, ai lettori che si accingessero a leggere il romanzo, di non leggerlo in una botta sola, ma capitolo per capitolo: perché solo così possono godere della mimesi stilistica di ciascuno dei personaggi originari, immergendosi e gustando, vorrei dire centellinando, l’atmosfera artificiosa ma splendidamente ricreata da Marion Mainwaring.
E anche per un altro motivo, molto più legato alla lettura: il continuo salto di stile da capitolo a capitolo può tendere a far perdere il filo logico del ragionamento, che non è mai uno, ma molteplice. Quindi secondo me, in un romanzo quale questo, andare piano e leggere con attenzione, magari facendo il punto ogni volta che si passa di palo in frasca, è quantomeno utile. In questo modo, il finale, che sembra cadere dal cielo (Quinsley individua delle cose che solo lui vede, mentre il povero lettore può solo accettare la soluzione così come viene prospettaa, senza tentare minimamente di batterlo sul tempo), non coglierà del tutto impreparati.   

Pietro De Palma

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