Sulla base di quello che lei disse durante la sua vita,
due furono i soli romanzi suoi cui Agatha Christie fu veramente attaccata, non
con Poirot o Miss Marple: E’ un
problema e Le due verità.
Oggi prenderemo in esame il primo.
Mai titolo italiano fu così sballato, in confronto a
quello originale, che era anche fortemente allusivo: Crooked House, casa storta.
E diversamente da altri romanzi, fin da subito quasi, non
solo la lavorazione del romanzo fu abbastanza veloce, compiendosi a quanto dice
Curran nel suo Agatha Christie’s
Complete Secret Notebooks in poco meno di due anni (fu serializzato alla
fine del 1948 in USA mentre comparve per la prima volta in forma di libro in UK
nel 1949), ma anche l’invenzione del titolo fu abbastanza veloce.
Anche per quanto riguarda invece l’assassino, la sua
definizione fu quasi definitiva: una volta stabilito che dovesse essere quello
che aveva pensato, quello fu. E siccome parve alquanto scioccante la scelta,
nonostante Harper & Collins, la casa editrice britannica delle opere di
Agatha Christie, le avesse chiesto di cambiarlo, Agatha rifiutò e fu
irremovibile: evidentemente, fin da subito aveva pensato all’effetto finale del
romanzo che altrimenti sarebbe venuto meno.
Verso la fine della seconda guerra mondiale, Charles
Hayward e Sophia Leonides, si innamorano al Cairo, dove lei lavora per il
Foreign Office. Finita la guerra possono finalmente pensare a concretizzare la
loro storia d’amore: lui è figlio del Vice-Commissario di Scotland Yard Sir Arthur
Hayward, lei nipote di Aristide Leonides, un ricchissimo imprenditore greco nel
settore della ristorazione. Ma purtroppo qualcuno pensa bene di rendere più
arduo il loro sposalizio, uccidendo il nonno di 85 anni: infatti Sophia
confessa al suo innamorato che non potrà sposarlo finchè la situazione non sarà
chiarita, e anche lei sarà libera da sospetti. A Charles non rimane altro che
improvvisarsi detective, per risolvere la faccenda e liberare dai sospetti
l’amata, e nel tempo stesso aiutare Scotland Yard e il padre, diventando la
longa manus dell’ispettore di S.Y. assegnato al caso, John Taverner.
Leonides è stato ucciso da un infarto, ma le modalità
hanno fatto pensare che fosse stato avvelenato: dopo l’inchiesta del coroner, è
stato appurato che è stato avvelenato iniettandogli della eserina o
fisostigmina, un alcaloide altamente tossico, usato per curare delle affezioni
oftalmiche.
Charles appura subito dall’interrogatorio dei vari
personaggi che abitano nella casa ( i due figli e fratelli Roger e Philip
Leonides, le loro mogli, i due nipoti, loro figli, il loro precettore, e
soprattutto la seconda moglie di Leonidas, la giovane e trentaquattrenne
Brenda, e la tata Janet Rowe) che a praticargli l’iniezione fatale è stata
Brenda, solo che lei l’ha fatto su insistenza del marito.
Il testamento , una volta morto il patriarca, darebbe a
ciascuno dei figli un lascito più che sostanzioso e salutare per le reciproche
necessità, mentre i domestici perderebbero il loro stipendio: quindi sono i
soli a non essere sospettati, mentre gli altri abitanti nella casa
avrebbero avuto tutti validi moventi per ucciderlo, compresa Brenda.
Il fatto che sia stata lei a praticargli l’iniezione fa
sì che gli altri suoi familiari acquisiti, non perdano tempo ad accusarla
apertamente di aver ucciso il marito, per ereditare anche lei, tanto più che
gira la voce che abbia una tresca con Laurence Brown, il tutore di Eustace e
Josephine, i fratelli di Sophia. In realtà tutti gli altri familiari sono dei
serpenti, pronti a sbranarsi e che avrebbero avuto più che validi motivi per
far fuori il loro genitore. Innanzitutto il primogenito Roger, erede della
società paterna che ha portato con una dissennata gestione quasi al fallimento,
sposato con la scienziata Clemenza; poi il secondogenito Philip, marito di
Magda, un’attrice teatrale, e padre di Sophia, Eustace e Judith, un fallito che
si è ritirato nell’amore dei libri per fuggire alla rabbia di essergli stato
preferito il fratello, con sua moglie Magda, attrice modesta che vorrebbe avere
chances per emergere; Eustace è un adolescente bello e intelligente, minato
dalla poliomelite, che l’ha reso sprezzante e caustico; la sorella Judith una
dodicenne brutta, molto intelligente e maligna, ossessionata dalle trame
poliziesche, che spia i suoi parenti, scrivendo le osservazioni su un taccuino
segreto. E’ lei ad aver rivelato alla sua famiglia che il farmaco del nonno
sarebbe stato tossico se impropriamente usato. Poi c’è Edith de Havilland, la
zia dei figli di Leonides in quanto sua cognata, sorella della sua prima moglie
Marcia de Haviland, una donna volitiva che risplende con la sua forza in un
ambiente decadente.
Tuttavia le brame della famiglia si infrangono contro la
volontà del vecchio Aristide tenute gelosamente nascoste e custodite dal suo
legale di fiducia Gaitskill sotto forma di un altro testamento che annulla e
sostituisce il precedente: in questo è Sophie a ereditare tutto.
A questo punto accadono due eventi che
sembrerebbero porre la parola fine alla vicenda:
uno, il tentativo di assassinare Judith, che si era
vantata di conoscere l’identità dell’assassino;
due, l’arresto di Brenda e del suo amante, visto che
Charles scopre una serie di lettere compromettenti che sembrano indicare la
responsabilità diretta dei due nell’omicidio del vecchio patriarca e poi nelle
vicende successive.
Tuttavia quando parrebbe esser giunti al capolinea, ecco
che un nuovo evento riporta la tensione in casa:
la Tata, viene uccisa da una cioccolata cui è stato
addizionato del digitale in quantità generosa (la cioccolata veniva sempre
preparata per Judith, ma alla fine era la tata che la beveva, visto che la
ragazzina la rifiutava quasi sempre). E’ evidente che l’assassino è ancora
presente in casa, e che i due amanti sono innocenti.
Chi sarà mai ad aver cospirato?
Con una lettera inviata all’ispettore Taverner, la
vecchia Edith, che aveva curato l’educazione dei due figli di Leonides, si
accusa dell’omicidio del cognato e degli eventi successivi. E sceglie di
uccidersi, lanciandosi con la sua auto nel vuoto: purtroppo aveva con lei la
piccola Judith, che aspirava ad un gelato, e che muore assieme alla prozia. In
realtà, neanche Edith si saprà essere l’assassino: infatti il suo estremo atto,
sarà solo il tentativo di coprire qualcuno della famiglia, che non sarebbe
dovuto essere scoperto e che invece lo viene.
Diciamo subito che il romanzo è quanto di più classico si
possa trovare nel genere mistery: infatti il motivo di una personalità
ingombrante e tirannica, ricorre in moltissimi esempi della detection deduttiva
della Golden Age, da Van Dine , il primo in assoluto, quello che inventò la
casistica con The Greene Murder Case a
Christie, da Marsh a Heyer, da Van Dine a Ellery Queen o a Palmer per citare
alcuni grandi autori. Ed è semplice nella sua struttura: una famiglia corrotta,
e nessun altro estraneo. Una vicenda semplice, ma di grande presa: una famiglia
i cui membri potrebbero dare una svolta alle proprie abitudini di vita solo se
ereditassero. E se l’eredità arrivasse troppo tardi, quale miglior espediente
che non affrettarla?
In questa atmosfera gravida di presagi e di cattiverie
ammorbanti, tutti ma proprio tutti hanno la loro parte.
Del resto la casa storta, Crooked House, non è solo una
casa concepita male architettonicamente: nella sua accezione nasconde un
significato nascosto: storto in senso morale, corrotto. Così la casa corrotta,
diventa la dimora di una famiglia corrotta. E crooked in inglese ne assume un
altro ancora più incisivo, che ben si sposa agli eventi delittuosi: criminale.
Anche questo romanzo, come molti altri de “La regina del
delitto”, si basa su una filastrocca infantile. Sappiamo benissimo quale
importanza avessero per lei le filastrocche: collegarle a delitti, era come
dire che anche nell’innocenza ci possa essere la corruzione del male. E del
resto in almeno 8 altri romanzi sono presenti filastrocche (la filastrocca sarà
presente anche in romanzi di Ellery Queen):
1) Dieci
piccoli indiani: And Then There
Were None anche nota come Ten Little Niggers
2) Poirot
non sbaglia: One, Two, Buckle My
Shoe.
3) Il
ritratto di Elsa Greer: This
Little Piggy.
4) Alla deriva: Little Boy
Blue.
5) Polvere negli occhi: Sing
a Song of Sixpence.
6) Poirot si annoia: Hickory
Dickory Dock.
7) Sfida a Poirot: For Want
of a Nail.
8) Sono
un’assassina? : Rub-a-dub-dub e Pat-a-cake, pat-a-cake, baker’s man.
La filastrocca recita:
There was a crooked man, and he walked a crooked
mile.
He found a crooked sixpence upon a crooked stile.
He bought a crooked cat, which caught a crooked
mouse,
And they all lived together in a little crooked
house.
Qui però la filastrocca, del 1842, che allude alla
forzata convivenza nella stessa nazione di inglesi e scozzesi, ha un
significato molto più sottile da quello che si potrebbe evincere: the crooked
house è in stretta relazione con the crooked man, ma non nel senso che la casa
è disonesta perché disonesto è l’uomo (seppure Aristides non fosse uno stinco
di santo) quanto per il fatto che l’uomo contorto costringendo i suoi familiari
a vivere tutti insieme sotto la sua autorità, li ha privati della libertà e
quindi della possibilità di crescere, di crearsi delle proprie alternative, in
opposizione a quella che lui ha dato e ne ha fatti degli essere contorti,
corrotti, e anche criminali.
Al di là di questo, il romanzo è molto originale: basti
pensare al fatto che normalmente in una indagine, chi è legato ad un
sospettato, non può indagare, perché sarebbe limitato dal non evidenziare piste
che potessero portare all’incriminazione del soggetto a cui si è legati; qui
invece, chi trova in questa prospettiva, è legittimato ad operare non solo
dalla propria fidanzata ma anche dalla polizia, che per fare ogni passo
dovrebbe seguire rigorosamente le procedure. E non finiscono qui le originalità
del romanzo.
Infatti non è propriamente un romanzo deduttivo:
l’individuazione dell’assassino, qui non è capibile attraverso una serie di
indizi o di bugie o di cose non dette, ma sulla base puramente di una
sensazione se vogliamo. Ma anche se riuscissimo ad indovinare chi fosse, poi
rimarrebbe da spiegare il movente. E quello lo si conosce solo alla fine, senza
che si fosse mai accennato ad essi.
Infine il terzo elemento, forse il più originale di
tutti, è l’identità dell’assassino: un assassino come questo si è visto forse
in almeno due romanzi (ce ne saranno sicuramente molti altri, ma nel 1949
esistevano solo questi due) famosi, uno di Ellery Queen, The Tragedy of Y, l'altro di Margery
Allingham,The White Cottage Mystery.
Dei due, quello della Allingham è il più vecchio risalendo al 1928, mentre The Tragedy of Y è del 1932. Fra i
due sicuramente il più scioccante è il primo, quello della Allingham, per il
tema trattato, oggi molto in voga, ma allora assai poco : solo per aver alzato
il velo, si può dire certamente che la Allingham fu molto coraggiosa. Ma quel
tema non ricorre nel nostro caso. Perché qui il killer non ha una vita segnata
già: è una persona che uccide anche per fuggire alla noia.
John Curran ne accenna nel suo Agatha Christie’s Complete Secret Notebooks. Ma non dice se è
dato sapere che la Christie conoscesse i due romanzi. Questa sarebbe la cosa
veramente interessante. In questi due altri romanzi, comunque solo il killer
del romanzo queeniano condivide con questo di E’ un problema, la cattiveria pura: infatti l’assassino del
romanzo di Allingham si può invece capire perché non uccide in base ad un piano
delittuoso, ma sulla base della reazione ad una condotta disdicevole ed
aberrante della vittima. Nel nostro caso l’omicida colpisce il vecchio Leonides
perché non condivideva la sua passione e anche per creare qualcosa di diverso,
e lo uccide sostituendo l’eserina all’insulina e preparando una siringa letale,
sapendo che l’eserina inettata può provocare un attacco di cuore fatale; il
tentato omicidio è pensato per distogliere l’attenzione; mentre il secondo
omicidio è una vendetta nei confronti della tata per aver parlato male
dell’omicida (avvelenando la cioccolata), essendo sicura del fatto che Judith
non l’avrebbe bevuta: avvelenare la cioccolata, a vedere bene, è sintomo di una
perfidia senza pari.
Anche l’omicida del romanzo queeniano usa il veleno. Di
quelli usati qui, solo l’eserina o fitostigmina viene citato per la prima volta
(sostituito all’insulina, nella siringa), mentre il digitale è un veleno usato
altre volte in romanzi della Christie : per es. in Miss Marple ed i tredici problemi.
L’unico personaggio positivo, per certi versi è la
vecchia Edith, la prozia, colei che ci è sostituita alla madre dei suoi nipoti
allorchè sua sorella è morta: è positivo perché anche nell’assurdità del suo
atto, cerca di salvare il buon nome della famiglia, preferendo uccidersi.
SPOILER
Assieme all’assassina.
Nel Notebook 14 Curran rivela come la Christie all’inizia
fosse stata indecisa se ricamare il ruolo dell’assassino su Sophia, o Clemency
o Judith, ma che una volta scelta la terza, fu estremamente decisa perché
appunto riteneva che lo shock della rivelazione avrebbe reso memorabile il
finale. Ma perché e come Edith aveva capito che l’assassina era Judith?
Aveva trovato e letto il famoso diario di Judith dove lei
riportava tutto ciò che vedeva e sentiva nella casa, e aveva letto una frase
scioccante:
"Today I killed
grandfather".
La morte della tata è una vendetta: per averla definita
"una stupida ragazzina".
Quella che poi si dimostra essere alla fin fine.
Pietro De Palma
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