martedì 7 maggio 2019

Agatha Christie : E' un problema (The Crooked House, 1949) - trad. R.Buccianti - Oscar Mondadori, 2013


Sulla base di quello che lei disse durante la sua vita, due furono i soli romanzi suoi cui Agatha Christie fu veramente attaccata, non con Poirot o Miss Marple: E’ un problema e Le due verità. Oggi prenderemo in esame il primo.
Mai titolo italiano fu così sballato, in confronto a quello originale, che era anche fortemente allusivo: Crooked House, casa storta.
E diversamente da altri romanzi, fin da subito quasi, non solo la lavorazione del romanzo fu abbastanza veloce, compiendosi a quanto dice Curran nel suo Agatha Christie’s Complete Secret Notebooks in poco meno di due anni (fu serializzato alla fine del 1948 in USA mentre comparve per la prima volta in forma di libro in UK nel 1949), ma anche l’invenzione del titolo fu abbastanza veloce.
Anche per quanto riguarda invece l’assassino, la sua definizione fu quasi definitiva: una volta stabilito che dovesse essere quello che aveva pensato, quello fu. E siccome parve alquanto scioccante la scelta, nonostante Harper & Collins, la casa editrice britannica delle opere di Agatha Christie, le avesse chiesto di cambiarlo, Agatha rifiutò e fu irremovibile: evidentemente, fin da subito aveva pensato all’effetto finale del romanzo che altrimenti sarebbe venuto meno.
Verso la fine della seconda guerra mondiale, Charles Hayward  e Sophia Leonides, si innamorano al Cairo, dove lei lavora per il Foreign Office. Finita la guerra possono finalmente pensare a concretizzare la loro storia d’amore: lui è figlio del Vice-Commissario di Scotland Yard Sir Arthur Hayward, lei nipote di Aristide Leonides, un ricchissimo imprenditore greco nel settore della ristorazione. Ma purtroppo qualcuno pensa bene di rendere più arduo il loro sposalizio, uccidendo il nonno di 85 anni: infatti Sophia confessa al suo innamorato che non potrà sposarlo finchè la situazione non sarà chiarita, e anche lei sarà libera da sospetti. A Charles non rimane altro che improvvisarsi detective, per risolvere la faccenda e liberare dai sospetti l’amata, e nel tempo stesso aiutare Scotland Yard e il padre, diventando la longa manus dell’ispettore di S.Y. assegnato al caso, John  Taverner.
Leonides è stato ucciso da un infarto, ma le modalità hanno fatto pensare che fosse stato avvelenato: dopo l’inchiesta del coroner, è stato appurato che è stato avvelenato iniettandogli della eserina o fisostigmina, un alcaloide altamente tossico, usato per curare delle affezioni oftalmiche.
Charles appura subito dall’interrogatorio dei vari personaggi che abitano nella casa ( i due figli e fratelli Roger e Philip Leonides, le loro mogli, i due nipoti, loro figli, il loro precettore, e soprattutto la seconda moglie di Leonidas, la giovane e trentaquattrenne Brenda, e la tata Janet Rowe) che a praticargli l’iniezione fatale è stata Brenda, solo che lei l’ha fatto su insistenza del marito.
Il testamento , una volta morto il patriarca, darebbe a ciascuno dei figli un lascito più che sostanzioso e salutare per le reciproche necessità, mentre i domestici perderebbero il loro stipendio: quindi sono i soli a  non essere sospettati, mentre gli altri abitanti nella casa avrebbero avuto tutti validi moventi per ucciderlo, compresa Brenda.
Il fatto che sia stata lei a praticargli l’iniezione fa sì che gli altri suoi familiari acquisiti, non perdano tempo ad accusarla apertamente di aver ucciso il marito, per ereditare anche lei, tanto più che gira la voce che abbia una tresca con Laurence Brown, il tutore di Eustace e Josephine, i fratelli di Sophia. In realtà tutti gli altri familiari sono dei serpenti, pronti a sbranarsi e che avrebbero avuto più che validi motivi per far fuori il loro genitore. Innanzitutto il primogenito Roger, erede della società paterna che ha portato con una dissennata gestione quasi al fallimento, sposato con la scienziata Clemenza; poi il secondogenito Philip, marito di Magda, un’attrice teatrale, e padre di Sophia, Eustace e Judith, un fallito che si è ritirato nell’amore dei libri per fuggire alla rabbia di essergli stato preferito il fratello, con sua moglie Magda, attrice modesta che vorrebbe avere chances per emergere; Eustace è un adolescente bello e intelligente, minato dalla poliomelite, che l’ha reso sprezzante e caustico; la sorella Judith una dodicenne brutta, molto intelligente e maligna, ossessionata dalle trame poliziesche, che spia i suoi parenti, scrivendo le osservazioni su un taccuino segreto. E’ lei ad aver rivelato alla sua famiglia che il farmaco del nonno sarebbe stato tossico se impropriamente usato. Poi c’è Edith de Havilland, la zia dei figli di Leonides in quanto sua cognata, sorella della sua prima moglie Marcia de Haviland, una donna volitiva che risplende con la sua forza in un ambiente decadente.
Tuttavia le brame della famiglia si infrangono contro la volontà del vecchio Aristide tenute gelosamente nascoste e custodite dal suo legale di fiducia Gaitskill sotto forma di un altro testamento che annulla e sostituisce il precedente: in questo è Sophie a ereditare tutto.
A questo punto accadono  due eventi che sembrerebbero porre la parola fine alla vicenda:
uno, il tentativo di assassinare Judith, che si era vantata di conoscere l’identità dell’assassino;
due, l’arresto di Brenda e del suo amante, visto che Charles scopre una serie di lettere compromettenti che sembrano indicare la responsabilità diretta dei due nell’omicidio del vecchio patriarca e poi nelle vicende successive.
Tuttavia quando parrebbe esser giunti al capolinea, ecco che un nuovo evento riporta la tensione in casa:
la Tata, viene uccisa da una cioccolata cui è stato addizionato del digitale in quantità generosa (la cioccolata veniva sempre preparata per Judith, ma alla fine era la tata che la beveva, visto che la ragazzina la rifiutava quasi sempre). E’ evidente che l’assassino è ancora presente in casa, e che i due amanti sono innocenti.
Chi sarà mai ad aver cospirato?
Con una lettera inviata all’ispettore Taverner, la vecchia Edith, che aveva curato l’educazione dei due figli di Leonides, si accusa dell’omicidio del cognato e degli eventi successivi. E sceglie di uccidersi, lanciandosi con la sua auto nel vuoto: purtroppo aveva con lei la piccola Judith, che aspirava ad un gelato, e che muore assieme alla prozia. In realtà, neanche Edith si saprà essere l’assassino: infatti il suo estremo atto, sarà solo il tentativo di coprire qualcuno della famiglia, che non sarebbe dovuto essere scoperto e che invece lo viene.
Diciamo subito che il romanzo è quanto di più classico si possa trovare nel genere mistery: infatti il motivo di una personalità ingombrante e tirannica, ricorre in moltissimi esempi della detection deduttiva della Golden Age, da Van Dine , il primo in assoluto, quello che inventò la casistica con The Greene Murder Case a Christie, da Marsh a Heyer, da Van Dine a Ellery Queen o a Palmer per citare alcuni grandi autori. Ed è semplice nella sua struttura: una famiglia corrotta, e nessun altro estraneo. Una vicenda semplice, ma di grande presa: una famiglia i cui membri potrebbero dare una svolta alle proprie abitudini di vita solo se ereditassero. E se l’eredità arrivasse troppo tardi, quale miglior espediente che non affrettarla?
In questa atmosfera gravida di presagi e di cattiverie ammorbanti, tutti ma proprio tutti hanno la loro parte.
Del resto la casa storta, Crooked House, non è solo una casa concepita male architettonicamente: nella sua accezione nasconde un significato nascosto: storto in senso morale, corrotto. Così la casa corrotta, diventa la dimora di una famiglia corrotta. E crooked in inglese ne assume un altro ancora più incisivo, che ben si sposa agli eventi delittuosi: criminale.
Anche questo romanzo, come molti altri de “La regina del delitto”, si basa su una filastrocca infantile. Sappiamo benissimo quale importanza avessero per lei le filastrocche: collegarle a delitti, era come dire che anche nell’innocenza ci possa essere la corruzione del male. E del resto in almeno 8 altri romanzi sono presenti filastrocche (la filastrocca sarà presente anche in romanzi di Ellery Queen):
1) Dieci piccoli indiani: And Then There Were None anche nota come Ten Little Niggers
2) Poirot non sbaglia: One, Two, Buckle My Shoe.
3) Il ritratto di Elsa Greer: This Little Piggy.
4) Alla deriva: Little Boy Blue.
5) Polvere negli occhi: Sing a Song of Sixpence.
6) Poirot si annoia: Hickory Dickory Dock.
7) Sfida a Poirot: For Want of a Nail.
8) Sono un’assassina? : Rub-a-dub-dub e Pat-a-cake, pat-a-cake, baker’s man.
La filastrocca recita:
There was a crooked man, and he walked a crooked mile.
He found a crooked sixpence upon a crooked stile.
He bought a crooked cat, which caught a crooked mouse,
And they all lived together in a little crooked house.
Qui però la filastrocca, del 1842, che allude alla forzata convivenza nella stessa nazione di inglesi e scozzesi,  ha un significato molto più sottile da quello che si potrebbe evincere: the crooked house è in stretta relazione con the crooked man, ma non nel senso che la casa è disonesta perché disonesto è l’uomo (seppure Aristides non fosse uno stinco di santo) quanto per il fatto che l’uomo contorto costringendo i suoi familiari a vivere tutti insieme sotto la sua autorità, li ha privati della libertà e quindi della possibilità di crescere, di crearsi delle proprie alternative, in opposizione a quella che lui ha dato e ne ha fatti degli essere contorti, corrotti, e anche criminali.
Al di là di questo, il romanzo è molto originale: basti pensare al fatto che normalmente in una indagine, chi è legato ad un sospettato, non può indagare, perché sarebbe limitato dal non evidenziare piste che potessero portare all’incriminazione del soggetto a cui si è legati; qui invece, chi trova in questa prospettiva, è legittimato ad operare non solo dalla propria fidanzata ma anche dalla polizia, che per fare ogni passo dovrebbe seguire rigorosamente le procedure. E non finiscono qui le originalità del romanzo.
Infatti non è propriamente un romanzo deduttivo: l’individuazione dell’assassino, qui non è capibile attraverso una serie di indizi o di bugie o di cose non dette, ma sulla base puramente di una sensazione se vogliamo. Ma anche se riuscissimo ad indovinare chi fosse, poi rimarrebbe da spiegare il movente. E quello lo si conosce solo alla fine, senza che si fosse mai accennato ad essi.
Infine il terzo elemento, forse il più originale di tutti, è l’identità dell’assassino: un assassino come questo si è visto forse in almeno due romanzi (ce ne saranno sicuramente molti altri, ma nel 1949 esistevano solo questi due) famosi, uno di Ellery Queen, The Tragedy of Y, l'altro di Margery Allingham,The White Cottage Mystery. Dei due, quello della Allingham è il più vecchio risalendo al 1928, mentre  The Tragedy of Y è del 1932. Fra i due sicuramente il più scioccante è il primo, quello della Allingham, per il tema trattato, oggi molto in voga, ma allora assai poco : solo per aver alzato il velo, si può dire certamente che la Allingham fu molto coraggiosa. Ma quel tema non ricorre nel nostro caso. Perché qui il killer non ha una vita segnata già: è una persona che uccide anche per fuggire alla noia.
John Curran ne accenna nel suo Agatha Christie’s Complete Secret Notebooks. Ma non dice se è dato sapere che la Christie conoscesse i due romanzi. Questa sarebbe la cosa veramente interessante. In questi due altri romanzi, comunque solo il killer del romanzo queeniano condivide con questo di E’ un problema, la cattiveria pura: infatti l’assassino del romanzo di Allingham si può invece capire perché non uccide in base ad un piano delittuoso, ma sulla base della reazione ad una condotta disdicevole ed aberrante della vittima. Nel nostro caso l’omicida colpisce il vecchio Leonides perché non condivideva la sua passione e anche per creare qualcosa di diverso, e lo uccide sostituendo l’eserina all’insulina e preparando una siringa letale, sapendo che l’eserina inettata può provocare un attacco di cuore fatale; il tentato omicidio è pensato per distogliere l’attenzione; mentre il secondo omicidio è una vendetta nei confronti della tata per aver parlato male dell’omicida (avvelenando la cioccolata), essendo sicura del fatto che Judith non l’avrebbe bevuta: avvelenare la cioccolata, a vedere bene, è sintomo di una perfidia senza pari.
Anche l’omicida del romanzo queeniano usa il veleno. Di quelli usati qui, solo l’eserina o fitostigmina viene citato per la prima volta (sostituito all’insulina, nella siringa), mentre il digitale è un veleno usato altre volte in romanzi della Christie : per es. in Miss Marple ed i tredici problemi.
L’unico personaggio positivo, per certi versi è la vecchia Edith, la prozia, colei che ci è sostituita alla madre dei suoi nipoti allorchè sua sorella è morta: è positivo perché anche nell’assurdità del suo atto, cerca di salvare il buon nome della famiglia, preferendo uccidersi.

SPOILER

Assieme all’assassina.
Nel Notebook 14 Curran rivela come la Christie all’inizia fosse stata indecisa se ricamare il ruolo dell’assassino su Sophia, o Clemency o Judith, ma che una volta scelta la terza, fu estremamente decisa perché appunto riteneva che lo shock della rivelazione avrebbe reso memorabile il finale. Ma perché e come Edith aveva capito che l’assassina era Judith?
Aveva trovato e letto il famoso diario di Judith dove lei riportava tutto ciò che vedeva e sentiva nella casa, e aveva letto una frase scioccante:
"Today I killed grandfather".
La morte della tata è una vendetta: per averla definita "una stupida ragazzina". 
Quella che poi si dimostra essere alla fin fine.

Pietro De Palma

Nessun commento:

Posta un commento