Norizuki-san è il presidente dell’
Honkaku Mystery Writers Club of
Japan,
la controparte del Detection Club inglese.
E’
nato il 15 ottobre 1964 a Matsue.
Ha
debuttato nel 1988 con il romanzo Mippei Kyoshitsu (The
Locked
Classroom) and ha scritto 8 romanzi con il suo personaggio omonimo Rintaro
Norizuki. Ha ricevuto nel 2005 l’Honkaku Mystery Award (categoria: fiction) per
il suo romanzo Namakubi
ni Kiite Miro (The Gorgon‘s Look).
The Lure of the Green
Door
(1991) fu pubblicato in EQMM nel Novembre 2014 e fu il secondo racconto ad
essere stato pubblicato in Occidente. Infatti An Urban
Legend Puzzle del 2001 fu il primo (e vinse il Mystery Writers of Japan
Award for the best short story nel 2002) e pubblicato sull’ Ellery Queen‘s
Mystery Magazine nel gennaio 2004.
Norizuki
Rintaro dovrebbe incontrare un editore che gli vuole
commissionare un racconto, ma la bibliotecaria della Biblioteca Comunale presso
cui stanno parlando, Sawada Honami, una bella ragazza a cui Rintaro è
interessato, gli propone un appuntamento.
Rintaro
vorrebbe pensarci su, ma la ragazza passa all’attacco, si fa dare il numero
telefonico dell’editore dal quale Norizuki dovrebbe recarsi e spacciandosi per
la sua segretaria, annulla l’appuntamento dell’indomani, a causa di una caso urgente, con una Camera
Chiusa, a riguardo della quale cui gli è stato chiesto un parere.
Prontamente
Rintaro Norizuki recupera il controllo della situazione, rassicura l’editore di
Shoetsu Nova in merito alla sua volontà di scrivere un racconto per lui, e poi
deve anche scusarsi per le parole dette da Honami che lo metterebbero in una
situazione poco piacevole perché non c’ è nessuna Camera Chiusa a riguardo
della quale gli è stato chiesto un parere. E’ solo un gioco. Ma ora l’editore
vuole da lui proprio un racconto con una sensazionale Camera Chiusa.
E
invece no. Una camera Chiusa ci sarà davvero!
Infatti
il giorno dopo i due s’incontrano, ma la ragazza è incavolata perché ha visto
per quale rivista sia stato contattato Norizuki: è una rivista che espone nudi
di attrici in copertina, una rivista per soli adulti o quasi. Con lei che
attacca e lui che si difende, insomma quasi una baruffa amorosa, vengono
definiti i termini della questione e tutto nasce perché Rintaro a sua volta
contesta alla ragazza di portare le lenti a contatto durante il suo giorno
libero, lei che ha detto di portarle solo quando lavora. Il fatto è invece che
quel giorno, che sarebbe dovuto essere riposante per la ragazza, assume i
contorni di una giornata lavorativa, perché lei deve andare presso un tale che ha
donato la sua biblioteca alla biblioteca comunale e lei deve occuparsi della
cosa. Ovviamente Rintaro dovrà farle anche da chaffeur.
Questo tale si chiama, anzi si chiamava Sugata Kuniaki, “il figlio più giovane di una famiglia
benestante. Lui era come un maniaco della letteratura fantasy, diventato adulto.
Stava collezionando rari
e libri di valore, per lo più legati all'occultismo e al misticismo..dopo l'università ha lavorato in banca per un po ', ma il suo interesse si era ulteriormente sviluppato - aveva persino partecipato a una fanzine
- e improvvisamente si era dimesso dal suo lavoro. ..Da allora, lui ha lavorato come presidente della sua fanzine, traducendo alcuni lavori minori sotto il nome di Kurouri Arashita”
e libri di valore, per lo più legati all'occultismo e al misticismo..dopo l'università ha lavorato in banca per un po ', ma il suo interesse si era ulteriormente sviluppato - aveva persino partecipato a una fanzine
- e improvvisamente si era dimesso dal suo lavoro. ..Da allora, lui ha lavorato come presidente della sua fanzine, traducendo alcuni lavori minori sotto il nome di Kurouri Arashita”
Rinataro si ricorda di aver visto un lavoro
di questo Kuniaki sotto lo pseudonimo Kurouri Arashita: aveva scritto qualcosa
su Aleister Crowley, il più grande esoterista del ‘900.
Beh, insomma, questo Sugata Kuniaki è morto
nel suo studio della sua casa. Invitato più volte dalal Biblioteca a tenere dei
corsi, aveva stabilito così eccellenti rapporti da promettere che nel caso
fosse morto, tutta la sua collezione di libri, che è enorme, sarebbe passata alla
biblioteca nella quale lavora Sawada. Eha fatto mettere poi questa promessa in
esteso nel suo testamento. Per cui, ora che è morto, la sua collezione dovrebbe
passare intera alla Biblioteca. A questo si oppone la moglie del defunto.
Tutto ciò è strano. Perché mai dovrebbe
opporsi la moglie? Interessi privati, con collezionisti? Forse. A Rintaro
tuttavia suona un certo campanellino nel cervello e chiede come sia morto il
collezionista. Impiccato è la risposta. Impiccato in una stanza la cui porta è
stata trovata sprangata dall’interno e che è stata del tutto fracassata per
accedere, in una stanza in cui altre uscite non ce ne sono. Quindi, in
sostanza, un delitto in una Camera Chiusa.
Rintaro ha trovato un caso di cui parlare nel
suo racconto.
A Rintaro comunque sembra strano che uno come
la vittima, che si era vantato in vita esser quasi come Crowley, e quindi
avesse un’autostima molto forte, si fosse impiccato.
A quel punto l’amica gli confessa che se è
quella una cosa strana, nella stanza in cui si è uccisa, ce n’era una ancor
maggiore, e glielo dice facendogli una domanda:
Conosci “The Door in the Wall” ? ‖
-Sì, una storia di Wells con una porta verde che porta a un altro mondo. Perché?‖
-La porta verde, è nello studio del signor Sugata
-Sì, una storia di Wells con una porta verde che porta a un altro mondo. Perché?‖
-La porta verde, è nello studio del signor Sugata
"The Door in the Wall" è una storia
fantasy dello scrittore di fantascienza inglese H.G. Wells, famoso per opere come The Time Machine e The War of
the Worlds. Il protagonista della storia è il giovane Wallace che da
piccolo aveva trovato nella città di Londra in un muro bianco una porta verde
varcato la quale si era trovato in un altro mondo.
Ora una porta verde come quella di Wallace si
trovava nella stanza del suicidio e in origine metteva in collegamento la
stanza con il giardino all’esterno. Proprio sulla falsa riga del racconto che
adorava, Sugata Kuniaki si era fatto costruire una vera porta. Sia questa che
quella dall’altra parte della stanza erano di quercia, ma solo l’altra era
utilizzabile, ed era quella che avevano trovato chiusa dall’interno e che
avevano dovuto sfondare; l’altra aveva i cardini arrugginiti o il legno della
porta era così enfiato ed ingrossato che non si spostava di un millimetro. La
polizia aveva fatto tutti gli accertamenti per vedere se si fosse potuta
aprire, ma era come se avesse volontà propria a non aprirsi. La vittima pare
che ancora in vita aveva detto ai suoi amici che la sua porta si sarebbe aperta
quando lui fosse morto, ma questa profezia non si era avverata perché la porta
verse era saldamente ancorata alla parete.
La villa si trovava a nord della stazione di
Kichijōji, nel mezzo di una zona
residenziale vicino al confine con il quartiere di Suginami. Era un edificio
stile occidentale a due piani, decrepito, con problemi di staticità, di legno.
Sembrava proprio per il suo aspetto, ideale dimora di un occultista.
Norizuki e Honami, il tempo di ammirare la
casa e sono affrontati da una bellissima donna, Sugita, la moglie della
vittima, che indirizza uno sguardo lascivo a Norizuki, cosa che non passa
inosservata alla sua compagna. Norizuki approfitta della chance offertagli e
chiede in virtù di una bugia, cioè della sua conoscenza del marito precedente a
quest’incontro, di essere ammesso alla biblioteca di quella dimora, sede della
sua fantastica collezione. Da parte sua Honami chiede nella sua veste di bibliotecaria,
il perché la vedova si rifiuti di donare la collezione di libri. La risposta è
quantomai inaspettata: alla donna più volte è comparso il fantasma del marito,
che le ha ingiunto di non separare quella casa dai libri da lui tanto amati,
così che muoiano assieme alla casa.
Lo scopo di Honami dev’essere quello di
tenere impegnata in conversazione la moglie, affinchè Norizuki possa visitare
la biblioteca e trovare elementi che possano risolvere il dubbio, se cioè
Sugata Kuniaki si sia ucciso o sia stato ucciso con un trucco.
La biblioteca sita al secondo piano, si
sviluppa nell’ala orientale della casa ed occupa un terzo della larghezza della
casa: è occupata da una mole impressionante di libri, circa 8000,ripartiti in
scaffali raggiungibili da scale montate su binari.
Quando scende nello studio, esso è
esattamente sotto la bilioteca. La porta che era stata rotta per permettere di
entrarvi, aveva i cardini nuovi. Era una porta come tante, pesante di quercia.
Era stata serrata dietro e si era appurato che non potesse essere aperta dal di
fuori in nessun modo. Dall’altra parte c’era la famosa porta verde. Sugita dice
che era stata fatta per essere aperta. Norizuki tenta di spingere, ma per
quanta forza metta, sudato dopo un pò deve smettere perché non ottiene nulla.
5 uomini della polizia l’avevano spinta senza
ottenere nulla: figurarsi se lui ci sarebbe potuto riuscire!
Norizuki sa che dall’altra parte c’era un
giardino.
Interrogata la donna, sa che lei un bel
giorno, trovata la porta dello studio chiuso dal di dentro, pensando a qualcosa
che di brutto fosse accaduto, lei aveva chiamato subito il pronto intervento ed
erano stati loro a distruggere la porta, saldamente sbarrata dal di dentro, per
entrare nella stanza do9ve avevano trovato il povero Sugata Kuniaki impiccato:
pare che soffrisse di turbe maniache depressive.
Norizuki, sempre più convinto che la donna
celi qualcosa, si rivolge al padre Ispettore di polizia e gli confida i suoi
timori. Hanno bisogno di sapere però di più sul conto della donna. Pertanto il
padre si reca dalla polizia della località in questione, che è Musashino, per avere ragguagli dalla
polizia locale. E qui viene a sapere dalla gente del posto, alquanto reticente
sulle prime, che la donna pare abbia un amante, il direttore di un’agenzia di
trasporti, da almeno tre anni. Ma poi sa anche dell’altro. Se ai più è stato
taciuto, in realtà i due non è vero che non avessero figli. Poiché ne avevano
una, però pesantemente handicappata. Di cui la madre non voleva sapere nulla
tant’è vero che l’avevano messa in una clinica e lasciata lì. La vittima aveva
scoperto la tresca tra la moglie e l’amante e aveva deciso di divorziare.
Fine della faccenda? No, perché pare che il
padre della vittima fosse straricco. Nel caso in cui fosse morto, alla sua
morte il figlio avrebbe ereditato una considerevole fortuna, e lei avrebbe
partecipato della fortuna in quanto moglie e avrebbe continuato a divertirsi
con l’amante. Ma la scoperta del marito aveva cambiato le carte in tavola: se
lui avesse divorziato da lei prima della morte del padre, alla donna non
sarebbe toccato nulla, tanto più che la colpa del divorzio sarebbe ricaduto sui
di lei. Quindi andava eliminata la causa del contendere, cioè il marito: in
quel caso, anche supposto che il marito avesse deciso di eliminare dal
testamento la moglie, ella comunque in quanto madre della figlia erede della
fortuna e non capace di intendere e di volere, avrebbe comunque amministrato
l’ingente patrimonio.
Quindi è chiaro che la vittima sia stata
uccisa, probabilmente strangolata e poi appesa a simulare l’impiccagione (il
medico incaricato dell’autopsia dichiara che forse è stata fatta troppo
superficialmente) dai due amanti.
Tuttavia il quid è tutto sul modo come si sia
chiuso il cadavere in una stanza praticamente inespugnabile, chiusa dall’interno,
le cui uniche finestre sono state inchiodate.
Tutto si basa sui libri.
L’indomani Norizuki accompagnato da suo padre
e da molti uomini svelano il mistero della camera Chiusa.
Innanzitutto è da dire – lo dico anche con un
po’ di orgoglio personale – che il racconto di Rintaro Norizuki e il mio,
contenuti entrambi nella stessa antologia di John Pugmire, sono alcuni dei
racconti più originali della raccolta.
Esaminando il racconto giapponese, vediamo
innanzitutto come eredita pesantemente, ma anche sotto una luce propria, l’influenza
della narrativa occidentale, e nella fattispecie statunitense, di Ellery Queen:
non a caso Rintaro Norizuki è detto l’Ellery Queen giapponese. Infatti come
nella produzione dei due cugini ebrei Dannay &Lee, anche Rintaro crea un
personaggio che sia autore delle storie e insieme loro protagonista: ma mentre
per i due cugini, Ellery Queen è uno pseudonimo (che permise loro anche di
giocare sulla querelle che oppose Ellery Queen a Barnaby Ross, altro loro
pseudonimo), nel suo caso non lo è: laddove nei miei racconti, Piero Alteri è l’unione
tra me stesso (il mio nome) e Paul Halter (Alteri è una italianizzazione del suo cognome), nel caso
Rintaro, si realizza l’identificazione tra l’autore e il protagonista, quasi un
universo parallelo, immaginario in cui Rintaro si ritrova detective a
sbrogliare le più intricate matasse. E
anche lui guarda caso ha un padre ispettore di polizia, il parallelo di Richard
Queen.
Per di più, nel nostro caso, le simpatiche
baruffe amorose tra Honami e Norizuki, sembrano quelle tra Ellery e Nikki Porter.
E non a caso è lei ad avvicinarsi di più alla verità, prima che l’indovini Norizuki.
E c’è anche la firma di Ellery Queen, nel
romanzo: il messaggio del morente. Infatti è riportato come la vittima avesse
confidato ai suoi amici che dopo la sua morte, la porta verde si sarebbe aperta,
mentre in vita era saldamente chiusa, sigillata.
Il tutto in relazione ad una camera chiusa la
cui soluzione è perfettamente logica oltre ad essere un miracolo di semplicità,
e di originalità: legata, come dice ad un certo punto Honami, a qualcosa di
gravitazionale: “You mentioned a
dimensional gap because of some gravitational force. And that‘s when you
happened to hit at the secret of the green door”.
Honami
parla della porta, come apertura gravitazionale, come lo è nel romanzo di Wells,
verso un universo parallelo, mentre Norizuki lo intende in rapporto ad altro
significato.
Tempo
fa lo criticai, ma rileggendolo ho potuto vagliare la sua assoluta freschezza:
del resto la soluzione è assolutamente originale, come lo è quella del mio
racconto, non derivando da alcun altro ma diventando l’archetipo per altre
soluzioni basate sullo stesso principio.
Per
capirla bisogna leggere attentamente il racconto, basandosi sulla descrizione
che egli fa della casa, e la posizione sia della biblioteca che dello studio. Tenendo
bene a mente che nella stanza ideata da Rintaro Norizuki, non vi sono passaggi
segreti o finestre nascoste; e che i cardini delle due porte presenti nello
studio sono nuovi in quella di accesso, che viene distrutta perché bloccata
dall’interno, mentre nell’altra, nella porta verde, sono arrugginiti. Ma la
loro natura non è connessa direttamente alla spiegazione, semmai ne spiega gli
effetti.
Tutto
è assolutamente come viene descritto.
Pietro De Palma
Nessun commento:
Posta un commento