A 13 anni fa risale quella che io reputo una delle migliori
raccolte di racconti in assoluto, proposte da Polillo: Delitti di Natale. Fu tale il successo di questa raccolta (7
edizioni) , che qualche anno dopo fu proposto un sequel dal titolo “Altri
Delitti di Natale” che ebbe anche un discreto successo (3 edizioni). E’ una riprova – se mai ce ne fosse bisogno –
del fatto che quando qualcuno ha le
capacità e ha la voglia supportata dalla passione nel proporre qualcosa di
valido, la fortuna e il supporto di chi riconosce le fatiche e anche gli investimenti,
non mancano.
In questa raccolta furono raccolti molti celebri racconti: uno
– Persons or Things Unknown di Carter
Dickson, l’ho esaminato nel mio nuovo blog da poco aperto; un altro lo
esamineremo ora. Si tratta di un
meraviglioso racconto di Ngaio Marsh, Death on the Air, tradotto in italiano col titolo inventato “Il morto che ascoltava la radio” (ma che
fantasia che ha Marco Polillo!).
Il racconto dà il titolo ad una raccolta – di
cui fanno parte altri due racconti già pubblicati in America (I Can Find My Way Out, 1946;
Chapter and Verse: The Little Copplestone
Mystery ,1974); cinque
brevi storie (The Hand in the Sand, The
Cupid Mirror, A Fool about Money, Morepork, My Poor Boy, Moonshine, Evil Liver,
sceneggiatura di un episodio della serie Crown Court registrata in Inghilterra
nel 1975),e
due saggi inediti: Roderick Alleyn e Portrait of Troy – pubblicata nel 1995
per la prima volta in Gran Bretagna: Death on the Air and Other Stories. La raccolta è stata poi allargata,
comprendendo oltre che i contenuti originali, anche una breve storia
recentemente scoperta, The Figure Quoted.
Dico subito che a mio parere, il titolo originario sarebbe stato
ironicamente più efficace: morte nell’aria. Riferendosi alle onde
elettromagnetiche che facevano sì che funzionasse la radio.
Il racconto curiosamente richiama altre opere : Into Thin Air di Winslow & Quirk, o Thin Air di Howard Browne, l’uno con un
delitto Impossibile, l’altro che pur essendo un hard-boiled sembrerebbe ricorrere
anche in esso un delitto impossibile.
Solo che qui delitto impossibile non vi è, semmai un delitto che nella forma
quando viene scoperto sembra che sia almeno bizzarro: un morto stecchito,
rigido come un baccalà, che sembra da morto che stia lì a sintonizzare la
radio.
La magia del racconto non sta tanto nel fatto che il delitto
avvenga la notte di Natale, ma che la vittima muoia mentre sta apprestandosi a
cercare una stazione radio. La magia e l’evocazione di un oggetto oramai
diventato un optional quasi senza valore oggi, ma che un tempo costava, eccome!
Era il solo strumento che mettesse in comunicazione col mondo esterno, con l’estero
anche, qualsiasi essere umano. Ora ci ridiamo sopra, ma un tempo la radio, e
soprattutto la bella radio, quella da salotto, era un oggetto prezioso. Mi
ricordo quella di mio nonno materno, con delle manopole color giallino di
bachelite.
Beh, sono di bachelite anche le manopole che Settimius Tonks
cerca di girare ogni volta che si appresta alla sua radio, uno strumento fatto
su misura, e quindi costoso. E’ la sola passione oltre agli affari che gli
riconoscono tutti.
Settimius Tonks è il padre-padrone di una famiglia
benestante, che tiranneggia con violenza autoritaria. Tutti lo odiano per come
ha ridotto i figli Guy e Arthur a degli smidollati, incapaci di prendere
decisioni autonome sul loro futuro senza che il loro padre-padrone esprima il
suo definitivo punto di vista; per come ha fatto della figlia, Phipps, un’altra
vittima; e per come ha ridotto ad una larva, la moglie Isabel. Non manca
persino il suo segretario privato, Hinslop, in questa teoria di vittime,
giacchè il suo padrone gode a più non posso a umiliarlo, sicuro del fatto che
il sottoposto non proverà a licenziarsi in quanto vedovo con due figli che da
lui interamente dipendono. Insomma una casa padronale in cui la pace non regna,
a meno che qualcuno a turno non venga
schiacciato e accetti di non ribellarsi. Persino il maggiordomo Chase, l’ultimo
di una serie di domestici puntualmente licenziatisi, dopo solo due mesi, medita
di licenziarsi, credendo completamente pazzo il suo principale.
E’ chiaro che in un ambiente del genere possa anche venire a
qualcuno il pensierino dell’omicidio. Ma tra il dire ed il fare c’è di mezzo il
mare, recita il proverbio.: infatti nessuno dei vari soggetti di quella casa
sembra esserne capace.
La sera del 24 dicembre accade un altro putiferio: viene
umiliato ancora una volta Hinslop, e subito dopo tra lui e la figlia del
tiranno scocca il momento di riconoscere che ognuno è innamorato dell’altro:
non si tratta di due persone affascinanti, ma proprio mediocri, ma che nella
propria mediocrità, nella propria inutilità, si sentono finalmente non mediocri
né tantomeno inutili. Ma vengono scoperti e all’ira che colpisce il segretario
si aggiunge quella che colpisce la figlia; e poi ovviamente a farne le spese è
la madre, che ha permesso che la figlia potesse avere un sentimento siffatto
nei confronti di un segretario, di un dipendente di condizione assai modesta.
I due altri figli, Arthur e Guy sono andati via.
Il padre, ritornato nello studio, si chiude per sentire la
sua radio.
L’indomani mattina, la mattina di Natale, la cameriera
aprendo lo studio, sobbalza quando una voce augura Buon Natale: è quella
proveniente dalla radio. Voltandosi vede che il suo padrone è lì che è piegato
intendo ad armeggiare alle manopole; si avvicina, poi vede che ha ancora l’abito
da sera e poi…capisce che è morto. In men che non si dica il trambusto attrae
Chase che vedendo l’espressione orribile del padrone, capisce che è morto, e
non certo di morte naturale. Fa chiamare il medico di casa, il dottor Meadow,
il quale davanti al maggiordomo ammette che Settimius sembra essere morto per
una scarica elettrica: ha infatti il pollice e indice e medio della mano destra
anneriti e bruciacchiati. E davanti ai figli, che temono un’inchiesta e lo
scandalo, afferma di non potersi esimere dal chiamare la polizia: e a chi vuoi
che diano la patata bollente se non all’Ispettore Capo del CID Roderick Alleyn?
Il quale si presenta assieme al suo braccio destro, l’Ispettore Fox, e a degli
agenti. E si mette all’opera.
Scopre ben presto quale tana di odio sia quella casa, e
quanto i figli, la moglie, il segretario e persino i domestici odiassero il
vecchio e ne desiderassero in cuor loro la morte certa. Visto che i moventi
abbondano, e che anche il suo fido aiutante sente, come lui, puzza di bruciato
(una radio, testata per non causare scosse, è poco probabile che ne abbia
generata una capace di uccidere e poi abbia continuato a funzionare), comincia
a volerci vedere chiaro, dopo aver parlato col dottore e aver capito che lui,
senza darvi eccessivo peso, ha capito benissimo che il morto è deceduto per una
scarica elettrica causata dalla radio. Anche se non si riesce a capire come
possa essere accaduto: infatti, ammesso che vi fosse stata una scossa, essa non
sarebbe bastata da sola ad uccidere, ed anzi avrebbe causato solo un certo
pizzicore.
Smontata la radio, Alleyn, la cui vista e perspicacia sono
proverbiali nel mondo del mystery, si accorge che i pomoli del bastone della
tenda sono estremamente simili a quelli di bachelite, tanto da potersi
confondere, anche se sono di metallo. Sfilati, vi trova all’interno dei residui
di carta assorbente, che trova anche intorno ai perni su cui le manopole di
bachelite sono avvitate; inoltre, quasi nascosti dalle stesse manopole, sono
stati praticati nel legno dei minuscoli fori senza che si capisca a cosa
potessero servire. A quel punto un’idea peregrina si fa largo nella mente dei
poliziotti: e se attraverso quei fori non fossero stati fatti passare dei fili
elettrici che avessero messo in contatto le manopole di metallo con l’interruttore
posto dietro la radio? Cioè cominciano a sospettare che qualcuno abbia sabotato
la radio col fine di ucciderne il proprietario.
Dopo aver trovato nel quadro comandi, una valvola sostituita
in un contatto che porta segni evidenti di un corto circuito; dopo aver saputo
che ad una certa ora della sera prima la radio aveva cessato di funzionare e le
stufette improvvisamente si erano spente, ma poi si era rimessa in funzione e
così anche le stufette; e soprattutto dopo che il maggiordomo ha rivelato una
cosa di fondamentale importanza, un gesto che compiva il padrone di casa, anche
allo scopo di esasperare il suo segretario (ma che lo aveva reso molto più
sensibile ad una scossa mortale), capisce come abbia fatto l’ingegnoso assassino
ad uccidere, e dopo aver passato in rassegna i vari alibi, e aver capito che
anche l’assassino oltre agli altri conosceva quel particolare, ne provoca la
confessione, facendo leva sul rimorso e sulla sua “bontà d’animo” non potendo
sopportare che un altro essere innocente venga impiccato al suo posto.
Il racconto finisce quindi con una nota assai malinconica
che contrasta con la gioia del Natale, anche se nella notte precedente di Natale,
non è detto che Babbo Natale non abbia portato il suo regalo in quella casa: la
morte del tirannico despota. Tuttavia anche qui, come in altri casi, l’omicida
non è un malvagio che uccide per il gusto di farlo o perché spinto da furore, avidità,
interesse, odio personale, ma è un “buono” che ricorre all’omicidio per salvare
il proprio e l’altrui amore. E’ il genere di assassino che talvolta i vari detectives
di carta proteggono dandogli modo di scappare, che si tratti di Poirot, o
Sherringham o anche Alleyn. Perché Alleyn permette che fugga all’impiccagione…uccidendosi
col cianuro: anche quella è una fuga, o no?
Il racconto non si vorrebbe che finisse! E’ questa la
sensazione che ho avuto: una splendida prova di finezza, gusto e una scrittura
evocativa, dialoghi brillanti e la capacità di condensare magicamente in trenta
pagine una storia che altrove lo sarebbe stata in trecento. Io amo Ngaio Marsh. E per di più questa è un’opera
della fine degli anni trenta, il massimo del fulgore della scrittrice
neozelandese.
Roderick Alleyn, che è figlio di una aristocratica (infatti
sarebbe Sir in effetti e tale sarà quando arriverà al grado di Commissario,
cioè baronetto) riceverà il titolo non per ceto ma anche per prestazioni
lavorative, e già questo lo rende al lettore un personaggio simpatico: non è
certamente il detective snob alla Sherringham, né tantomeno un lord tipo il
Wimsey della Sayers, ma è più vicino
alla borghesia cittadina, e come il Poirot della Christie o il Sergente
Beef di Leo Bruce o il John Appleby di innes anche lui divenuto Sir col tempo
per meriti di lavoro, coniuga nella stessa figura dell’investigatore anche
quella del poliziotto (Poirot è un ex poliziotto belga). Ma se Poirot talora è
antipatico in quel suo saper tutto, e nelle sue manie, Alleyn è garbato,
signorile nei modi, così diverso dai rozzi poliziotti, ma affabile, educato e
rispettoso come ogni lord che si rispetti ( e lui lo è anche se ha fatto di tutto
per non vivere di rendita).
Lo stile è scorrevole e sontuoso, e la lettura è una
piacevole, molto piacevole esperienza.
Perché la Marsh sapeva scrivere, senza mai
tracimare, andare oltre. Che fosse racconto o romanzo, l'opera è come se fosse un quadro, perfetto nelle sue dimensioni. E quindi bisognerebbe che si
possedesse un senso artistico sviluppato.
Del resto, come
diceva la stessa Marsh, You must be able
to write. You must have a sense of form, of pattern, of design. You must have a
respect for and a mastery over words.
La grandezza non si improvvisa, e tantomeno ci si
può improvvisare nello scrivere.
Pietro
De Palma
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