Quando ho analizzato L’Ennemi sans visage (L’Esperimento del dottor
Arthus) sul mio altro Blog, ho parlato della carriera letteraria del grande
scrittore belga Stanislas-André Steeman (http://camerechiuse.blogspot.it/2016/10/stanislas-andre-steeman-lesperimento.html) e perciò non mi ripeterò. Dirò solo,
come accennai in quell’articolo, che il suo romanzo più conosciuto e più
famoso, da cui fu tratto un celebre film (anche se con parecchi stravolgimenti
della trama originale), è L’Assassin habite au 21, “L’assassino abita al
N°21”.
Steeman
invece di ambientare la storia in Francia, la inserì in un’ambientazione
tipicamente londinese. Perché? Il cambiamento di prospettiva, si rese
necessario perché probabilmente voleva ambientare il romanzo in notti nebbiose.
Un’ambientazione tipicamente britannica, e personaggi inglesi, sarebbero stati
preferibili. Ecco allora il Sovrintendente Strickland, ecco una serie di
Ispettori, ecco una serie di inquilini, tra cui “il grande” piccolo Crabtree
(cosa c’entreranno mai degli inquilini? C’entrano, c’entrano); e
poi il fantomatico signor Smith, l’assassino inafferrabile. Però, quando
Henri Clouzot girò il film tratto da questo romanzo, cambiò parecchi
particolari della storia originale, adattandoli alla realtà parigina. La
trasformazione probabilmente fu indotta dalle finalità per le quali Clouzot
realizzò quei film (prodotti da una società finanziata con capitali tedeschi,
durante il Governo Petain e quindi durante l’occupazione della Francia nel
Secondo Conflitto Mondiale): creare dei film di qualità che non facessero
rimpiangere le produzioni americane (quindi di nemici). L’ambientazione del
film del 1942, L’assassin habite au 2, tratto dal romanzo omonimo,
a Parigi anziché a Londra, aveva quindi la funzione di negare validità ad
un’ambientazione in una città nemica, francesizzando anche altri caratteri: ad
esempio, il Sovrintendente Strickland fu sostituito da Monsieur Wens, e
l’indirizzo fu tramutato da “Russell Square 21” in “21 Avenue Junot” ( nel 18 °arrondissement parigino).
Furono
effettuati anche altri cambiamenti rispetto alla trama originale: per es. venne
creata una vicenda sentimentale che nel romanzo originale non c’è, introducendo
Mila Malou, la cantante amica del Commissario Wens; e il nome dell’assassino,
curiosamente da Mr. Smith, venne mutato in Mr. Brown. Per tutti questi motivi,
durante le riprese, i rapporti tra Steeman e Clouzot non furono idilliaci.
Io credo che
in fondo, però, Steeman fosse stato “anche” affascinato dalle storie di
Sherlock Holmes, e da quelle di Jack The Ripper, e che avesse voluto costruire
“anche” lui una storia, diversa da altre già originali che aveva creato: una
storia basata su degli assassini seriali.
In realtà,
una trama che evidenziasse una simile articolazione psicopatologica, era stata
già da lui messa in evidenza in un suo romanzo precedente, uno dei primi della
sua produzione, Le demon de Saint-Croix, con cui Steeman si era
avvicinato a Simenon, mutuando un approccio più singolare, ottenendo un
primo sbigottimento da parte del pubblico, e concentrando l’azione
poliziesca sulle gesta di un serial killer. Tuttavia se con Le démon de
Sainte-Croix inaugurava il filone parlando di una serie di delitti apparentemente
scollegati e poi che si rivelavano uniti da un particolare veramente
sorprendente, ma in cui la ricerca del colpevole era di tipo già sperimentato
in altri romanzi, ora Steeman parlava per la prima volta di delitti (perché
collegati anch’essi da un particolare), in cui non solo i moventi ma
soprattutto gli alibi giocavano una parte principale, incrociandosi e
postulando una triplicazione dell’assassino, uno e trino.
Mr. Smith è
un killer che uccide le sue vittime, quando sale la nebbia a Londra. Uccide le
sue vittime colpendole per mezzo di un sacchetto di sabbia, e fratturando loro
il cranio. Ne uccide tre così. La polizia, allora, si organizza e prende
una serie di misure per rimpinguare i ranghi e presidiare le strade meglio,
ancor più quando sale la nebbia. Così per 34 giorni il killer non si fa vedere.
Finchè un giorno, anzi, una notte, ammazza una signora. Lì vicino è un
informatore della polizia, Toby Marsh, che capendo che sarebbe improvvido
andare a Scotland Yard e denunciare l’assassino perché poi, riportati i
giornali la notizia, lui sarebbe oramai “un cadavere ambulante”, si fa
arrestare da un policeman per insulti e offese ad un pubblico ufficiale, e così
è libero di poter trattare con un rappresentante di Scotland Yard. Cosa? Vuole
dei bei soldoni, in cambio di una notizia che indirizzi le indagini come
promesso dalla polizia. Messo alle strette, rivela che il killer ha raccolto le
sue chiavi da terra, e si è diretto al N° 21, in una pensione in Russell
Square: se l’assassino ha la chiave, ne consegue che lui è uno dei vari
pensionanti.
Incaricato
delle indagini è il Sovrintendente Strickland, un personaggio flemmatico, ma
così flemmatico che neanche la nascita del triplo parto gemellare di sua
moglie, lo ha fatto deviare dalla sua placidissima conduzione di vita. La sua
flemmaticità, che qualcuno potrebbe anche scambiare per riflessione molto molto
ponderata, in realtà non sortirà effetti degni di nota. Tanto che la soluzione
arriverà non tanto per meriti della polizia e dei suoi funzionari più qualificati,
quanto per il coraggio e l’intuizione di un modesto, timido, ometto, Ernest
Crabtree, che come sua moglie Enid, è uno degli inquilini di una pensione
familiare, quella a Russell Square 21. Egli scoprirà che non c’è un assassino,
ma vari assassini che uccidono nella medesima maniera, parandosi le spalle a
vicenda, con alibi incrociati.
In sostanza,
la singolare soluzione di Steeman si rifece a quella anticipata da Agatha
Christie nel suo Murder on The Orient Express, 1934. Così come la
Christie di And Then There Were None, 1939 si era rifatta al
romanzo di Steeman, del 1931, Six Hommes Morts.
Tuttavia,
mentre Agatha Christie, aveva creato un plot in cui la morte di una certa
persona faceva da sfondo alla vicenda, e quindi il delitto era stato ampliamente
premeditato ed in cui la parte principale, quella dell’investigatore, era
stata affidata al grande Poirot, Steeman affidò stranamente la parte
dell’attore principale non all’Ispettore Venceslao Vorobechik (denominato Wens,
in breve), il suo personaggio principale, interprete di tanti suoi romanzi
fortunati, ma apparentemente al Sovrintendente Strickland, mentre in sostanza
elesse eroe e risolutore del mistero Mr. Ernest Crabtree, un ometto, timido,
riservato, inquilino della stessa pensione assieme alla moglie.
Steeman si
divertì parecchio scrivendo questo romanzo: in esso c’è una strisciante vena
satirica anti-inglese, lo sciovinismo francese opposto all’orgoglio britannico,
per esempio quando prende in giro la polizia britannica, che pur non essendo la
migliore del mondo, è purtuttavia la più tenace e nonostante ciò non riesce ad
acchiappare l’assassino (assassini) fino a quando un modestissimo personaggio,
a prezzo della sua vita, non indica chi arrestare.
Ma si badi
bene: non era “solo”una presa in giro della polizia inglese, ma era anche una
presa in giro del romanzo giallo anglosassone.
Innanzitutto
esaltando la lingua francese: Monsieur Julie, appena arrivato alla pensione,
viene ucciso, con la polizia che presidia la pensione, perché in grado, in
quanto francese, di indicare l’assassino con un messaggio, costituito da una
serie di graffi. Il messaggio è stato apparentemente lasciato da Monsieur
Julie, cioè la vittima; e quindi con la storia del messaggio, Steeman prende in
giro Ellery Queen, che aveva portato a perfezione formale il cosiddetto Dying
Message, “il messaggio del morente”, l’indizio chiave su cui far
indirizzare le indagini, che la vittima lascia prima di morire. Infatti il
messaggio è falso: è stato fatto apposta per sviare le indagini.
E la presa
in giro di Ellery Queen non si esaurisce qui. Prosegue infatti con la Challenge
to Reader, la “Sfida al Lettore”, che Ellery Queen aveva rivolto nei
romanzi del suo primo ciclo, quello contraddistinto dalla formula The + un
aggettivo che rimandava ad una nazione + sostantivo + Mystery (es. The
Greek Coffin Mystery): infatti a pagina 160 del romanzo; Steeman, rivolgendosi
“AL LETTORE CHE NON CONOSCE ANCORA IL COLPEVOLE, dice: “Ellery Queen,
Hugh Austin e diversi altri giallisti americani sono soliti ingaggiare con il
lettore una sorta di disfida intellettuale…invitandolo a scoprire da solo la
soluzione dei problemi esposti nel romanzo. Eccezionalmente, mi è sembrato
divertente utilizzare quest’idea alla mia maniera, ed è per questo che apro una
breve parentesi per dirvi: Ora siete in possesso di tutti gli elementi
necessari per la scoperta della verità…” (pag. 160, op. cit.).
Allo sfottò
rivolto ad Ellery Queen, cioè al principe della classic detection degli anni
’30, in pratica di quello che lui considerava il suo avversario oltreoceano,
Steeman aggiunse quelli ad Agatha Christie e Van Dine, condensati in un
paragrafo memorabile (ed acutissimo), quello della partita a bridge: Crabtree
perviene alla individuazione di Mr. Smith (così come Philo Vance in The
Canary Murder Case, “La Canarina assassinata”, aveva individuato
l’assassino dopo una partita a poker) attraverso una partita a bridge. Eppure
la stessa partita a bridge, e l’insistere su questo gioco, è una implicita
citazione di Agatha Christie, che aveva, nel 1936, sfornato Cards
on the Table, “Carte in tavola”, un romanzo in cui una partita a bridge è
funzionale al delitto.
L’acutezza
dell’assunto di Steeman, viene introdotto da una seconda “Sfida al Lettore”,
dal titolo : AL LETTORE CHE NON CONOSCEVA ANCORA IL COLPEVOLE, in cui è
riassunto con chiarezza il pensiero non solo di Steeman ma di chiunque avesse
compreso (allora) e comprenda (oggi) quanto inutile per una storia fosse
(allora) e sia (oggi) un paragrafo in cui si dibatte delle tecniche di un
gioco, che non per forza deve essere conosciuto dal lettore che si appresti a
leggere il romanzo, il Bridge:“Non è
necessario conoscere il bridge per trarre delle conclusioni dal capitolo
precedente” ( pag.166).
L’acutezza
dell’assunto di Steeman, che è il mio e di chiunque altro abbia mai letto un
romanzo, ponendosi in una posizione prettamente imparziale, sta nell’aver
posto in essere un’accusa vera al romanzo di stampo anglo-sassone: che fosse
troppo rivolto a classi elevate. Chi mai infatti, di estrazione piccolo
borghese od operaia avrebbe mai saputo (e probabilmente ancor oggi non sa)
giocare a bridge?
Il
romanzo di Steeman, rivolto invece ad un pubblico più eterogeneo, usa la
partita a bridge con uno scopo che solo apparentemente è funzionale alla
storia, ma da cui, invece, prende le distanze.
Un aneddoto
per finire.
Il civico 21
attribuito alla Pensione in Russell Square, era anche il civico della casa di
Steeman.
Pietro De
Palma
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