Il romanzo in questione è un Giallo della Rizzoli,
di un tempo in cui l’editrice milanese cercava di ritagliarsi uno spazio
tutto suo, pubblicando opere di autori di cui nessuno pare si fosse
accorto.
Non so per quale ragione si aggiudicò i diritti
alla pubblicazione di questo romanzo: fu più svelta, cacciò subito i
soldi invece di stare a contrattare, non so. Certo è che la Rizzoli
pubblicando questo romanzo, passato del tutto inosservato o quasi, dette
un suo notevole contributo al genere.
L’autrice non dice nulla a nessuno: Meggs Brown.
Sembrerebbe lo pseudonimo di qualcuno; e invece no, è il nominativo
originario. Solo che Megg Brown scrisse dannatamente poco.
Nata a Los Angeles nel 1930 e scomparsa nel 1997, faceva dell’altro: conosceva bene, pare molto, la musica classica ed
operistica, ed era una dirigente di successo della Capitol Records, una
celebre etichetta discografica statunitense. Un bel giorno fece il colpo
della sua vita: riuscì ad aggiudicarsi i diritti per la
commercializzazione dei dischi dei Beatles in USA. Tuttavia aveva
scritto un romanzo, “Saturday Games”, questo, che in Italia fu tradotto
col titolo fedele “Giochi di sabato”.
Lo diciamo subito, così sgombriamo il campo da
qualsiasi critica: non si tratta di un capolavoro, ma poco ci manca,
oppure lo è davvero. Insomma ci troviamo dinanzi ad un’opera
eccezionale: poche volte mi son trovato dinanzi ad un’opera prima,
straordinaria: Gaston Leroux, Philip MacDonald, Ellery Queen. Questo è
un altro caso. Non a caso, per questo romanzo, fu nominata per il miglior romanzo iniziale all'Edgar Allan Poe Awards.
Romanzo veramente notevole, più thriller che
giallo, con una struttura a spirale, e più storie che si intrecciano tra
loro e dal modo come entrano in sinergia e come si rilassano
determinano il ritmo, che inizialmente è fiacco, e deve esserlo perché
la storia sta allora cominciando la sua narrazione, ma poi diventa
sempre più fibrillante.
Il romanzo comincia con due tali che si
svegliano,ognuno nella propria casa; sono nudi e sudati: uno è uno
scienziato, l’altro un poliziotto, il primo non si ricorda nulla di
quello che ha fatto la notte prima, il secondo idem. Erano entrambi
sbronzi, va detto. Il poliziotto deve incontrarsi con una psicologa, sua
amica (amante, meglio), con cui cucina deliziosi pranzi ogni sabato o a
casa propria o a casa di lei, e dopo il succulento pranzetto,
ripassano.. il kamasutra. Lui vorrebbe continuare ad avere una relazione
fatta di pranzi, amore, viaggi e tanto sesso, ma lei vorrebbe sposarsi,
mentre lui non ne è attratto. Il bello è che al poliziotto, il sergente
Anson Frères, prossimo al passaggio a tenente, a detta di tutti i suoi
compagni di corso, per il fatto che era vissuto molto tempo con la
madre, era stato affibbiata la nomea di effeminato e cocco di mamma,
mentre era tutto il contrario, un tipo satiriaco al massimo effetto.
Fatto sta che proprio il sabato, quando lui vorrebbe passare con la
psicologa il sabato pomeriggio a mettere in pratica le posizioni
sessuali, e mentre l’altro, lo scienziato, assieme a due suoi colleghi e
al loro capo (fanno parte di uno staff di scienziati impegnati in un
progetto spaziale) gioca come tutte le mattine del sabato a tennis,
qualcuno chiama la polizia perché un tale armato di arco e frecce sta
cercando di colpire un daino, che,ferito, si è andato a nascondere nel
bosco. Fatto sta che, quando cominciano le ricerche, trovano dell’altro:
in un sacco rosa per l’immondizia, una donna guarda il cielo, gli occhi
aperti, fissi. Il viso è bello ma dimostra già una trentina d’anni, i
capelli sono bagnati e impiastricciati di sangue, il corpo è
completamente nudo: è stata uccisa da almeno sei ore, sfondandole il
cranio con un colpo contundente Da qui comincia la storia. E il ritmo
sale.
Ogni tanto lo stacco è sul campo da tennis dove i
quattro giocano. Si capisce subito che c’entrino, e che almeno
conoscessero la tale uccisa: addirittura uno dei tre era suo marito da
cui stava per divorziare. Anche gli altri cercano di ricordare, e tra
una palla e l’altra si scambiano delle impressioni: Vinnie, Neil e
Howard. Non con Baron il loro capo, ma solo tra loro. Perché parlano di
quello che è accaduto la sera prima, mentre lui non deve saperlo.
Insomma è accaduto qualcosa che connesso o non connesso alla morte della
tipa, non deve diventare conoscenza del loro capo. Che invece sospetta
che uno dei quattro sia l’amante attuale della moglie, un’altra che fa
sesso con la stessa frequenza di un’attrice porno in un film in cui le
ammucchiate siano interscambiabili.
Insomma abbiamo: tre scienziati che hanno fatto
qualcosa che ha a che fare con la morte della tipa, il marito di questa
che stava per divorziare da lei per infedeltà della donna manifesta, un
poliziotto il cui sport è fare sesso con una psicologa, un medico legale
che invece che mettere dei punti fermi, apre delle altre inquietanti
prospettive. E intanto l’indagine va avanti. E fra le volees, i dritti e
i passanti dei quattro sul campo da tennis, piccoli frammenti di una
verità sconcertante vanno a inserirsi al loro posto; e mentre Neil e
Howard si ricordano piano piano quello che hanno fatto con Emjay, la
tizia che ha disinvoltamente una quantità industriale di rapporti
sessuali con tutti quelli che le piacciono, una donna delle pulizie che
sta rassettando all’interno della più bella villa del quartiere, con
piscina, scopre un tappeto e un parqué macchiati di sangue, nel bagno
tutti gli indumenti intimi e non di una donna; fuori, il ragazzo che si
occupa della piscina, scopre macchie di sangue, una pozza di vomito e
altre amenità. Insomma..è facile collegare il luogo con la morte della
moglie dello scienziato. E intanto l’indagine si fa serrata, sempre più
serrata, e quando il ritmo si fa incandescente e nuovi particolari
emergono, è sempre la partita di tennis che riporta l’attenzione sui
quattro indiziati, sui loro errori a rete, strani per quattro tipi che
fanno tennis intensamente anche se una volta a settimana, e la loro
lunga partita si intreccia con il rapporto incerto basato sul sesso del
poliziotto e della psicologa, sulle indagini di Anson e di Yee (un altro
poliziotto, cinese), su quelle di Yee e Martinez altro poliziotto
ancora, sui pedinamenti si un detective privato incaricato da Baron di
attestare l’infedeltà della moglie, sulle verità che a sprazzi escono
fuori, sul ritrovamento di bottiglie di gin e parecchia marijuana
fumata, e di un festino a quattro in una villa con piscina: tre uomini e
una donna nudi, marijuana, alcool e molto sesso: sono tutti e tre
responsabili? O solo uno? Oppure sono innocenti? Si è trattato di
omicidio a sfondo sessuale, cioè di primo grado? O di tragica fatalità?
Il tutto fino ad un finale straordinario in cui
l’assassino è il meno sospettabile. E devo dire, cosa strana che rimarco
sempre nel caso parli di romanzi che giudico straordinari, Brown mena
per il naso il lettore (me compreso che non sono solito essere menato
per il naso) mettendogli davanti degli indizi, di cui ovviamente non
rivela la portata se non nel finale, e solo alla fine, nelle ultime
pagine, rivela la scioccante verità. E il romanzo in qualche modo si
riallaccia col procedimento, più tardi usato da Paul Halter, nel suo
capolavoro, Le brouillard rouge “Nebbia Rossa”, altro romanzo in cui il sangue la fa da padrone.
E qui di sangue ce n’è veramente tanto. Ma
solo..della stessa persona. E di sesso ce n’è tanto, e le scene sono
intensissime, ma..non c’è una briciola di volgarità né di termini e
inquadrature hard. Invece c’è tanta raffinatezza e molta genialità.
Tutto in un romanzo trovato in mezzo a tanti, alla rinfusa, e pagato mezzo euro.
Ah, dimenticavo una cosa non secondaria: Saturday Games, nel 1974, fu nominato all’ Edgar (Allan Poe) Award, come migliore opera prima.
Cosa non da poco.
E non l’avevo dimenticata: è solo che anch’io, al mio lettore, volevo riservare una sorpresa.. nel finale.
Pietro De Palma
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