Cos’è un Noir?
Di solito un Noir è un romanzo od un film
poliziesco che nasconde un mistero od invece è una storia più brutale,
di crimini, e talora può essere sia l’uno che l’altra. Ma se davvero
questo è Noir, il romanzo che ho letto, Pick-Up, “La Sbandata”
di Charles Willeford, Hobby & Work, 2006, cos’è? Si legge che
dovrebbe essere un Noir, e Willeford ha scritto Noir, ma..questo è un
Noir? Non so. Forse sì, forse no. Ora mi spiego.
In un Noir, come si dice oggi,
termine che dice tutto e non dice niente, dovrebbe esserci innanzitutto
un assassino, un ladro, uno scassinatore, uno stupratore, insomma un
bastardo, o una bastarda: qui non c’è.
Dovrebbe esserci una vittima, scannata, scuoiata,
fatta a pezzi, avvelenata, impiccata, pugnalata, insomma ammazzata: qui
non c’è.
Dovrebbe esserci un movente: vendetta, cupidigia, odio, gelosia. Niente di tutto questo.
Magari non c’è nulla ma l’assassino si è coperto con un alibi: neanche uno.
Ma insomma cos’è questo romanzo? Non è un Noir violento. E’ semmai un Noir d’atmosfera.
E’ una storia di degradazione sociale, è la storia
di due alcolizzati cronici che per caso un giorno si trovano e si
innamorano. Poi uno dei due muore e..
Lui è Harry e lei è Helen; lui è un pittore
fallito, nessuno ha mai acquistato i suoi quadri e quindi è finito a
fare il cuoco, il facchino, a svolgere i lavori più improbabili, per poi
consumare i suoi modestissimi soldi guadagnati, nell’affitto di una
stamberga, in cui vive, tra tele, calzini sporchi, piatti sporchi e
bottiglie di gin; lei, una donna con un’amnesia, che non ricorda dove
stia la sua valigia e la sua borsetta, ubriaca.
Un bel giorno Harry incontra Helen: è un’altra
dannata, come lui, che è scappata di casa, ed ora vive, tracannando
whisky e gin a tutte le ore, sempre ubriaca fradicia. Il bello è che
Helen è bella, dannatamente bella, e tra i due scatta qualcosa, una
scintilla, insomma finiscono a letto, e lui si accorge di saperci ancora
fare. E così cominciano a vivere assieme. E solo ora, cominciano i
guai.
Già. Perché i due pur pensandola alla stessa
maniera, ed essendo due derelitti, due rifiuti della società, due
alcolizzati persi, hanno una diversa visione della vita: lui ama lei e
l’alcool, lei ama l’alcool e lui. Non è proprio lo stesso. E rispetto al
vivere comune, loro due sono un controsenso: laddove normalmente è il
maschio che vuole il sesso e la donna pensa alla costruzione della
famiglia, qui è il contrario: lui pensa a come sbarcare il lunario, a
lavorare per mantenere anche lei, e lei vorrebbe solo stare con lui. E
quando non sta con lui, beve. Vorrebbe stare solo con lui, e non le
interessa che lui la mantenga. Lo capisce Harry il perché..poi.
Perché Helen, nel suo desiderio di bere, affoga i
suoi drammi e affoga anche se stessa. Non le interessa più vivere. E per
cosa poi? Ha tentato già il suicidio, buttando giù 24 compresse di
aspirina, la notte in cui si era sposata: voleva essere amata e fare
l’amore, e per questo al matrimonio era arrivata vergine, ed è stata
stuprata dal marito che le ha strappato i vestiti e l’ha selvaggiamente
violentata. E lei è rimasta selvaggiamente traumatizzata. Ora per lei il
sesso può essere una maniera per vivere, che poi per lei significa
bere, cioè dimenticare.
Harry l’aveva incontrata che lei non ricordava dove
aveva messo la valigia ed anche la borsetta, quando è scappata dalla
madre, presso cui si era rifugiata dopo il trauma della prima notte di
nozze.
I due si amano, ma siccome prendono coscienza che
non riusciranno ad andare avanti per molto, tentano una prima volta di
uccidersi, con le lamette, solo che Harry non affonda troppo e
quindi..si salvano.
Ritornati alla vita, pensano di farsi aiutare da
qualcuno, magari in un ospedale pubblico: vanno al St.Paul dove i medici
indagano più che sul tentato suicidio, sul perché Harry ed Helen stiano
assieme. Perché ? Il perché verrà svelato alla fine, ma..qualcosa
trapela: loro pensano che lei possa avere avuto qualche parente di
colore.
Vengono dimessi, e seppure a malincuore, i due
verranno aiutati anche dalla madre di lei, che però detesta Harry, lo
odia, lo tratta come un animale. Ma comunque, li aiuta dando 25 dollari
la settimana. Ovvimente non bastano per pagare la pigione, il vitto ed
il whisky: e così lui cerca un lavoro. Ma a lei non frega
nulla: lei vuole stare con lui, vuole qualcuno con cui passare le ore,
con cui parlare. Non trovandolo, mentre lui lavora da cuoco, va nei bar,
senza pensare a quello che potrebbe accadere. La prima volta che Harry
se ne accorge, la trova in un bar malfamato in compagnia di alcuni
marines, che vorrebbero farsela,e perciò le hanno pagato da bere.
Stavolta Harry riesce a portarla a casa senza che ci rimetta qualcosa
sia lui che lei perché i marines hanno pietà (lui dice che sono sposati e
che hanno pure figli); ma un’altra volta, lui la trova in compagnia di
un marinaio mezzo sbronzo che la sta accarezzando un seno e toccando da
sotto le parti intime: stavolta Harry rompe una bottiglia e gli sfregia
la faccia.
Oramai anche lei è incapace di fermarsi quando
sente lo stimolo del whisky: persino nel caffè lo beve la mattina. E
perciò un bel giorno, allo stremo delle forze, non maturando altra
decisione, decidono di ri-uccidersi, ma lo fanno stavolta col gas: un
picccolo vasistas aperto salva Harry, ma non Helen.
Lui si dichiara colpevole, dice di averla uccisa,
strangolata, rivela tutto, confessa tutto perché vuole morire, agogna la
camera a gas: nessuno capisce perché uno desideri tanto morire. Sono
abituati ad assassini spietati, e furbi: questo è il primo che rifiuti
l’avvocato, che confessi, e che voglia disperatamente la Camera a gas.
Fatto sta che Harry, con la sua storia, con il fatto che dipingesse,
diventa un caso, e tutti vogliono un ritratto da lui; e c’è chi persino
gli si offre sessualmente, con l’accondiscendenza di Benson, un
secondino diventato suo amico.
Ma nella camera a gas Harry non entrerà mai: perché ? Perché non è lui l’assassino. Chi è allora?
Non lo dico. Ma ripeto che secondo me questo non è un Noir, e se lo è, allora è un Noir diverso.
Che ti lascia solo un gran vuoto.
E che ti fa male, dannatamente male, come un pugno ricevuto nello stomaco.
Un Charles Willeford d’annata, il suo secondo romanzo: e si vede tutto! Non è il Willeford di Miami Blues o The Way We Die Now:
qui non ci sono bastardi e psicopatici, ma l’umanità degradata, quella
sì che c’è! E’ un Willeford molto triste, quasi d’atmosfera, e ogni
tanto riemergono i suoi vissuti, per esempio la pittura e la carriera
militare.
Ancora di più quando negli ultimi due righi del
romanzo, capisci che Willeford ha utilizzato una storia
pseudo-poliziesca per parlare di qualcos’altro, di disagio sociale e di
razzismo, in un’America che delle libertà dei popoli altrui si fa sempre
paladina. Ma non sempre è riuscita a sanare le sue piaghe sociali e
razziali.
Perché la storia nascosta in quella narrata qui, è
la storia, nell’America degli anni cinquanta-sessanta, di una unione
impossibile. E, il tutto, condito da una salsa triste che sa di
depressione, di alienazione mentale, alcoolismo, per dimenticare i sogni
infranti. Gli ultimi due righi sono da antologia. Capisci, sei
costretto a capire, se già non l’hai fatto. In verità lui dissemina
qualche indizio durante i dialoghi. E’ bravo chi li scova: Non dico però
dove andare a cercarli, altrimenti rivelo parecchio del romanzo.
Questo è Willeford, questa è La Sbandata.
Il suo titolo Pick-Up, in realtà sarebbe dovuto essere, nella prima stesura, Until I Am Dead. E si sarebbe forse meglio ricollegato direttamente al romanzo, laddove Pick Up è molto più indiretto ma feroce.
Devo dire in tutta franchezza che mi ha ricordato
parecchio Horace McCoy, e in particolare un romanzo ripubblicato poco
tempo fa da Rizzoli, “Sarei dovuto restare a casa”, I Should Have Stayed Home, dove anche lì c’è degradazione sociale, e alienazione, sogni falliti e depressioni violente.
E del resto quando Willeford cominciava a scrivere romanzi nel 1953 con High Priest of California, Horace
McCoy era già celebre e di lì a poco sarebbe venuto a mancare: non è
quindi improbabile che Willeford abbia tratto parecchio da McCoy
all’inizio, evolvendosi poi con gli anni.
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