Devo
ammettere che Ian Morson non lo conoscevo. E pertanto avevo chiesto
delucidazioni a Martin Edwards, scrittore britannico molto famoso, che tra
l’altro l’anno scorso ha vinto l’Edgar per un saggio critico sulla Golden Age e
il Detection Club, in quanto Mauro Boncompagni mi aveva detto che gli aveva
detti tempo fa, di avere letto un romanzo di Morson.
La risposta
di Edwards non s’è fatta attendere:
“HI Pietro
I read one of Ian Morson’s early books set in Oxford a very long time ago. Yes, probably in the same vein as Paul Doherty.
More recently he has written books with a Golden Age setting, but I’ve not read any of those.
All good wishes
Martin”
I read one of Ian Morson’s early books set in Oxford a very long time ago. Yes, probably in the same vein as Paul Doherty.
More recently he has written books with a Golden Age setting, but I’ve not read any of those.
All good wishes
Martin”
Ian Morson,
vivente, è nato a Derby nel 1947. Ha studiato lingua e letteratura russa a
Oxford. Ha anche suonato e diretto gruppi di musica folk, prima di cominciare a
lavorare come assistente bibliotecario, diventando poi Bibliotecario in
Librerie Pubbliche. Ha cominciato a pubblicare romanzi nel 1994, dopo aver
pubblicato articoli e racconti. Il suo primo romanzo è stato il romanzo che
presento oggi, Falconer’s Crusade,
che ha dato inizio ad una fortunatissima serie, ancor oggi in essere. Vive ad Hastings.
Falconer’s Crusade, La crociata di Falconer (finalmente un romanzo il cui titolo italiano è l’esatta
traduzione di quello inglese), vede agire il Maestro di Logica aristotelica
dell’Università di Oxford, William Falconer, sullo sfondo di vicende nella
seconda metà del XIII secolo.
Il romanzo
si apre con un delitto, quello di una ragazza, Margaret Gebetz, che affrontata
nella nebbia da un ignoto assalitore, è quasi decapitata da un preciso fendente
di spata, davanti. Subito dopo l’azione si sposta nel sotterraneo di una casa,
dove un individuo ha appena fatto a pezzi un cadavere in decomposizione, in
attesa di buttare il sacco dove ha gettato i miseri resti, laddove l’odore
pestilenziale non attragga sguardi indiscreti.
Trovandosi
nel posto sbagliato nel momento sbagliato, Thomas, un giovane contadino che ha
destato l’interessamento di qualcuno più ricco, per le sue capacità, mandato a
Oxford per studiare, va quasi a sbattere nel cadavere ancora caldo della
giovane, e viene notato da passanti che lo identificano come l’assassino della
ragazza. Il giovane, che si vede perduto, è tuttavia salvato dall’arrivo di uno
dei Maestri Reggenti di Oxford, William Falconer, docente di Logica
aristotelica, il quale lo mette in salvo prima e poi ne fa il suo assistente.
Falconer è
attratto dall’omicidio della giovane, perché non sembra vittima di un
aggressore occasionale, che l’avrebbe affrontata da dietro e sgozzata con un
taglio orizzontale della gola, ma di uno con cui evidentemente si era
incontrata apposta, visto che l’orrendo squarcio della gola è di traverso. E’
ancor più attratto perché ben presto capisce che l’omicidio, benchè parecchi in
città vogliono che sia attribuito agli iscritti dell’università (i rapporti tra
i cittadini e l’università sono molto critici), è un omicidio diverso, probabilmente
premeditato, e legato ad un misterioso libro, cercato disperatamente dall’assassino.
Thomas
Symon, che raccoglie le confidenze del suo Maestro, vorrebbe mettersi in luce
scoprendo lui magari qualcosa, ma quello che sa fare è cacciarsi nei guai:
prima si perde nel quartiere ebraico (dove viene salvato dall’ erborista ebreo Samson
e da sua figlia Hannah), poi finirà quasi per essere ucciso dall’ebreo Yoshua,
fedelissimo del padre di Hannah, che avendo subdorato la nascita di un
sentimento tra Thomas e Hannah vuole proteggerla dal giovane. In realtà sarà
proprio Hannah, a raccontargli che la ragazza uccisa le aveva confidato che
finchè era in possesso di un libro, la sua vita non sarebbe stata in pericolo.
Ma perché?
Hannah gli
consegna il libro perché lui lo dia a Falconer, ma Thomas invece di darlo al
suo mentore, se lo fa portar via da Bonham, altro reggente a Oxford.
Da allora
comincia la caccia al libro.
Ma non sono
i soli ad interessarvisi. C’è anche l’allievo Moulcom che pur di guadagnare
soldi compie ogni tipo di misfatto: egli è al servizio dell’assassino, che gli
ha intimato di trovare il libro. Al primo sbaglio del giovane, arriva anche per
lui la morte: strangolato. Più in questo che nel precedente, agli occhi delle
autorità appare chiaro che l’assassinio non possa essere stato compiuto nel
corso di una rivolta, tanto più che gli abiti del giovane erano semi asciutti,
in un giorno in cui aveva piovuto molto e le strade erano zuppe di pioggia e
fango.
A questo
secondo omicidio, farà seguito un terzo, di un altro reggente dell’università,
il sodomita Fyssh, che s’intrattiene con i ragazzi, tra cui un allievo di Falconer.
Qui l’assassinio viene causato dal tentativo di John Fyssh , che ha sottratto
il libro misterioso a Bonham, di ricattare l’omicida che pur di ritornare in
possesso di esso, non esita ancora una volta ad uccidere, e questa volta poco
ci manca che Falconer assista all’omicidio. Tuttavia non riesce a riconoscerlo perché
è cieco come una talpa. A questo ovvia in seguito il padre di Hannah e suo
amico, che gli dona dei rudimentali occhiali.
Intanto la
serie degli omicidi si snoda avendo sullo sfondo le lotte dei baroni contro il
re Enrico III, figlio di Giovanni Senza Terra che è stato costretto per la
prima volta a riconoscere il potere dei feudatari e l’istituzione di un piccolo
parlamento. Enrico III continua la lotta del padre contro i baroni, e l’anno in
cui avvengono i fatti di Falconer è il 1264 in cui Enrico, supportato dal
figlio Edoardo, ritratterà gli Accordi di Westminster. Tuttavia le vicende si
snodano prima che la lotta arrivi al suo culmine, quando ancora Simone de
Montfort, conte di Leicester, non sa se prendere le armi contro il re e suo
figlio. Infatti l’università, nella persona di Thomas de Cantilupe, rettore di
Oxford, cercherà di conquistare una posizione di prestigio, ospitando il principe
Edoardo e le sue truppe, offrendogli un regale banchetto, ed in seguito
mediando tra lo stesso e Simone de Montfort.
Falconer
riuscirà a comprendere la logica dietro gli assassini, dal momento in cui
perverrà in possesso del frontespizio e delle prime pagine del libro, strette
in una delle mani di Fyssh, che ha cercato di resistere all’aggressione dell’omicida.
E dovrà fare presto, perché nel frattempo, per tacitare le acque che rischiano
con gli omicidi di agitarsi proprio quando c’è la contesa tra re e baroni,
Cantilupe, su richiesta di Montfort, ha incaricato un altro maestro di Oxford ,Robert
de Stepyng, che durante il banchetto ha inaspettatamente dichiarato il proprio
appoggio alla posizione dei baroni, di attribuire il triplice omicidio agli
ebrei, consueto capro espiatorio, anche al fine di appropriarsi dei loro beni.
Margaret
prima di morire aveva fatto riferimento alla persona che temeva con l’epiteto bonhomme, da cui Falconer aveva ricavato
trattarsi probabilmente di Bonham. Ma quando penetrano lui e Thomas in casa di
Bonham al fine di trovare il libro che lui aveva sottratto al giovane, trovano
solo, nel seminterrato, in mezzo ad un fetore indescrivibile, un cadavere in
decomposizione, macellato quasi, con organi separati dal corpo e carne e nervi
esposti: è quello di Moulcom. I vari coltelli di forma diversa una dalle altre,
sono riconosciuti come gli strumenti per una dissezione anatomica. In sostanza
Bonham ha letto il trattato dell’arabo Avicenna e per confermare le sue
affermazioni, si procura cadaveri allo scopo di
sezionarli ed imparare di più sull’anatomia umana. Non è lui l’omicida. Il
termine Bonhomme solo alla fine verrà ricondotto ad un significato diverso, che
si incastrerà anche con il significato del valore del libro, una bibbia un po’
particolare.
E Falconer
eviterà, anche con l’aiuto di una delle guardie della città, l’amico Peter
Bullock, che l’assassino possa commettere il quarto omicidio, addirittura
uccidendo Simone V di Montfort che è in attesa di incontrarsi con Edoardo.
Il romanzo,
veramente splendido, è un intreccio mirabile di indizi, intrighi, delitti, mistero,
e storia, sullo sfondo dello scontro tra i baroni ribelli capitanati dal Conte
di Leicester, Simone V di Montfort - figlio di quel Simone IV che aveva comandato
la Crociata contro gli Albigesi – ed Edoardo, figlio di Enrico III, e lo stesso
Enrico. Le vicende narrate, immagino che siano antecedenti alla battaglia di Lewes,
e quindi si collochino temporalmente prima del maggio 1264, quando in seguito
alla confitta sul campo, sia Enrico III , che suo fratello Riccardo duca di
Cornovaglia, sia il principe Edoardo, furono imprigionati dai baroni.
Mai prendere in esame i commenti di gente che non legge i romanzi fino
in fondo, prima di stroncare con giudizi superficiali, sul Blog Mondadori, un romanzo, invece assolutamente fenomenale. Poi ognuno ha
il diritto di criticare quanto vuole, però sempre avendo letto
effettivamente il libro.
Lo stile di
Morson, pieno di riferimenti alle lotte
interne ed esterne all’università di Oxford al tempo, è molto difficile, tanto
più che all’inizio lo stile, non essendo sufficientemente arioso e brillante,
come quello dei romanzi di Doherty, ma invece, teso e plumbeo, rende la lettura
alquanto difficoltosa, tanto più che la base del plot è quantomai difficile da
individuare. Ma man mano che si legge e la storia progredisce, aumenta in
maniera spasmodico quasi il voler arrivare a capire il tutto e quindi a finire
il libro.
Stilisticamente,
il romanzo privilegia alla scrittura narrativa basata su un unico discorso,
quello frazionato, con vari personaggi seguiti come da una virtuale telecamera,
nelle loro azioni, finchè il loro operato non verrà spiegato nel convulso
finale. E’ un procedimento seguito svariate volte, da vari autori, e che ha
evidentemente lo scopo di aumentare la tensione, interrompendo un discorso e
riprendendolo poco alla volta.
Per di più
il mystery, non raggiunge l’identità dell’assassino all’ultima pagina, ma
qualche pagina prima, trasformandosi nell’ultimissima fase, in un vero e
proprio thriller, partecipando il lettore al tentativo di impedire che l’omicida,
il “bonhomme”, uccida Simone V di Montfort, e non per motivi legati all’opposizione
al re.
Detto tra
noi, se lo avesse ucciso, avrebbe risparmiato all’Inghilterra vari eventi
luttuosi, e soprattutto avrebbe evitato che il figlio di Riccardo di
Cornovaglia, l’innocente Enrico, ricordato da Dante, venisse ucciso nella
Chiesa di San Silvestro a Viterbo, dai figli di Simone V.
Concluso
dicendo che per l’esposizione e l’atmosfera mirabili, ed il plot veramente
spattacolare, non vedo l’ora e anzi spero che in un futuro si leggano altre
avventure di Falconer, unica delle poche volte in cui rendo merito a Forte di
aver proposto un romanzo.
Pietro
De Palma
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