giovedì 15 giugno 2017

Patrick Quentin : Il Fante di Denari (The Jack of Diamonds, 1936) – traduz. Giovanna Soncelli Gianotti – pagg. 7-65 – Ellery Queen presenta “Primavera Gialla ’75″ – Mondadori, pagg. 396


Anche “The Jack of Diamonds”, è un romanzo breve.
Patrick Quentin, come Ellery Queen e altri, non solo fu uno pseudonimo, ma anche una ditta. Infatti fu l’unione di 4 coppie di scrittori, che  formandosi all’uopo, si firmarono diversamente: quella più prolifica fu formata da Richard Wilson Webb (1901 – 1966) e Hugh Callingham Wheeler  (1912 – 1987),poiché firmò assieme alcuni romanzi con la sigla Quentin Patrick, quasi tutti con Patrick Quentin, e tutti con Jonathan Stagge: in pratica, l’inizio di questa fortunatissima collaborazione data il 1936, quando Webb, che, firmandosi Quentin Patrick, aveva scritto alcuni romanzi sia  con Martha Mott Kelley (1906–2005) che con  Mary Louise White Aswell (1902 – 1984), ritrovò Wheeler, un suo vecchio amico. Va detto che sia Sia Webb che Wheeler, erano britannici per nascita, ma poi, in seguito, emigrando ambedue negli Stati Uniti, ne erano diventati cittadini.
The Jack of Diamonds, “Il Fante di Denari”, essendo del 1936, appartiene alla coppia formata da Webb e Wheeler. Come i romanzi della serie Peter Duluth, vengono mischiati elementi psicologici a elementi tipici del mystery all’inglese, in un insieme estremamente caratterizzante.
La trama è quantomai singolare.
Katherine La Motte, soprano lirico; Sir Henry Bentley; Libby Hunt Farley, giocatrice di bridge del bel mondo; John Derwood Thring III, nipote dell’omonimo fondatore della Casa Editrice Tract and Treatise; il giudice Homer Rock; la baronessa Lili Tresckow, dell’omonimo atelier di moda, vengono invitati da Theodore Frensham Vanderloon, ad un insolito ricevimento, il cui scopo è “uccidere il signor Joseph Starner”.
Non è un gioco di società come il famoso Cluedo, anche se il motivo è quello: nel corso di una serata muore un invitato. Ma a differenza del Cluedo, lo scopo non è quello di individuare l’assassino, quanto..individuare la vittima e ucciderla. Già, proprio così. Ma perche?
Colui che ha fatto recapitare gli inviti, non si può dire che conosca bene i suoi ospiti; tuttavia, come loro, conosce purtroppo assai bene Starner, che è un volgare ricattatore: Starner ricatta tutti e sette per motivi diversi, ma allo stesso modo li ha derubati e continua a derubare. Quale miglior occasione di un ricevimento, al quale verrà invitato lo stesso Starner, per ucciderlo, dopo aver convogliato le volontà di tutti e sette i ricattati? Per di più, tutti e sette, essendo accomunati dal medesimo intendimento, si proteggeranno a vicenda, fornendo tutti la stessa versione dei fatti.
La pensata è grande: l’occasione sarà quella di pattinare sul ghiaccio, nei pressi di un lago, vicino alla residenza di Vanderloon; solo che una certa parte del ghiaccio verrà rotta, in modo che cadendovi, non si avrà via di scampo. Ovviamente a cadervi dev’essere Starner: il ghiaccio è stato rotto vicino ad un palo, che deve servire, all’assassino di turno per aggrapparsi e nello stesso istante dare una spinta al malcapitato, condannandolo a morte certa. Per evitare che Starner possa accorgersi dell’inghippo, le uniche lanterne che danno luce al tutto, sono state oscurate nei pressi della trappola; ma anche la cosa è stata pensata avendo cura che ad una certa distanza, la visibilità cali, dimodoche nessuno dei sette possa sapere chi ucciderà Starner. Inoltre, la tempesta di neve prevista dal servizio meteorologico, “determinerà” la sospensione delle comunicazioni telefoniche, e mezzi per raggiungere la città provvidenzialmente non ve ne saranno, perché Vanderloon avrà fatto in modo di far revisionare le auto proprio in quel periodo.
Starner arriva, ma..non solo: è accompagnato infatti dalla bella Carmelite, sua figlia adottiva. E’ questo un intoppo: nessuno pensava che vi potesse essere un testimone. Comunque, ben presto la situazione evolve: Carmelite comincia ad amoreggiare col baronetto e l’atmosfera si distende anche perché Starner non si accorge di nulla ed è rilassato.
Ma accade l’imprevisto. L’unico del gruppo a non aver avuto la benché minima accondiscendenza alla congiura, è stato il giudice Rock; egli ha per di più la malaugurata idea di confessare la cosa proprio a Starner, ma Libby Hunt Farley se ne accorge e lo dice agli altri: ora la situazione è cambiata, e il gioco può finire male. I sette non sanno cosa fare, sono indecisi, ma poi le danze vengono cominciate ed i sette si lanciano sulla superficie ghiacciata a pattinare: vengono sorpresi però dalla neve, e le lanterne, quelle che dovevanoa assicurare una sufficiente luce, si spengono: ora le condizioni di pericolo, sono estensibili a tutti. Tuttavia c’è il palo che come un faro avvisa della presenza lì vicino della trappola. Solo che al pattinaggio, partecipa anche Carmelite: una preoccupazione in più. E se cadesse lei?
Ad un certo punto però, qualcuno effettivamente cade. Starner è morto. Tutti sono contenti.
Gli uomini vanno a recuperare il corpo, mentre le donne attendono al caldo e al buio.
Un’ombra le osserva e al punto giusto parla: il terrore e lo spavento si dipinge sui loro volti: Starner è vivo. E allora, chi è morto?
La vittima si scoprirà essere proprio il giudice.
Starner ha scoperto il complotto e come il tentativo di sopprimere lui, si è risolto con la morte di un altro: sia lui che le sue vittime sono consci anche del resto: se prima il peso del ricatto era insostenibile, come sarà ora, che tutti possono essere ricattati per un delitto che hanno ordito, e che ha causato la morte di un innocente? Per di più le vittime si rendono conto che anche se riuscissero ad uccidere Starner, la presenza di Carmelite potrebbe determinare solo un cambio di cassiere nella logica del ricatto: è davvero una povera ma bella orfana sottratta al brefotrofio, oppure è una scaltra ricattatrice?
Sir Bentley assicura gli astanti che se ne occuperà lui: la sposerà (se ne è innamorato, pare ricambiato) e quindi le chiuderà la bocca, all’occasione. Ecco allora ripresentarsi l’occasione: tenteranno di uccidere nuovamente Starner, con la pistola di quello, che il maggiordomo di Vandernoon, Bowles, filosofo e amico del padrone di casa, ha sottratto dalla valigia dell’ospite.
Un vassoio con la pistola sarà lasciato sul pianoforte, in una stanza dove l’illuminazione sarà fornita solo dai candelabri: spente le candele, nessuno potrà accorgersi di chi sottrarrà dal vassoio d’argento la pistola. Tuttavia la scelta dell’assassino, sarà coadiuvata dal Fato: distribuite ai presenti 52 carte, chi troverà “Il fante di denari”, saprà di essere il sicario prescelto dal fato.
Solo che le cose non andranno proprio tutte nel verso giusto. Starner verrà ucciso, ma..da chi, visto che un altro si sarà impossessato della pistola? Per giunta lo stesso Starner?
La pistola sarà trovata accanto alla testa, e sopra l’orecchio destro una ferita a bruciapelo testimonierà alla polizia un tentativo di suicidio. Ma..davvero Starner si sarà ucciso? Oppure sarà stato ucciso? Perché sulla sua camicia verrà trovata una bruciatura di candela, come se il candelabro presente sul tavolino, cadendo lui, vi si fosse rovesciato sopra, nonostante il fatto che tutti sapessero che quel candelabro non si trovava sul tavolino ma sul camino? E come si spiegano due spari invece di uno?
Carmelite, in un concitato finale, si assumerà la responsabilità della morte, ma verrà scusata da tutti gli altri, che la proteggeranno. Solo che..davvero sarà stata lei ad uccidere il suo patrigno? Oppure qualcun altro?
Sarà il maggiordomo di Vandernoon, Bowles, filosofo più che domestico a dire l’ultima parola e ricostruire davanti al padrone l’effettivo svolgimento dei fatti.
L’opera mette assieme due generi, combinandoli abilmente: il Thriller e il Mystery. Un po’ come faceva Rufus King. Nel momento in cui Vandernoon espone ai suoi ospiti il suo intendimento, che dovrebbe essere comune, quello cioè di “far fuori” Starner, prende l’avvio un iter tutto particolare: il Thriller si esprime nella “consecutio temporum” del delitto che si sta preparando. Starner morirà? Gli autori, e la maestria è in questo, sapevano bene che nel caso in cui la vittima sarebbe stata soppressa, la tensione si sarebbe esaurita. E allora intuirono che solo creando degli ostacoli, avrebbero, volta per volta, creato suggestioni e aspettative sempre diverse: il primo è l’arrivo di una persona non attesa, Carmelite; il secondo è dato dal giudice, che tenendo fede al suo giuramento morale di uomo di giustizia vecchio stampo non può commettere un atto riprovevole; il terzo dalla rivelazione del piano a Starner e da come lui reagirà; il quarto, dalla vittima che non è Starner; il quinto dal cambiamento di piano omicida; il sesto dal doppio colpo di pistola; il settimo dalla possibile intuizione di un altro personaggio che, messo in allarme dalla scomparsa di Starner, dovrebbe allertare la polizia. Qua e là, la tensione ha dei punti di massima esplosione, quando l’aspettativa che tutto vada in una certa maniera, viene messa in discussione e contemporaneamente l’atmosfera fa la sua: per esempio quando vengono poste le donne in uno spazio chiuso, in una stanza, al buio o nella penombra, in attesa che il cadavere di Starner o almeno quello supposto arrivi dal lago, e in quello spazio in cui dovrebbero esserci solo loro, risuona la voce inaspettata e malvagia di Starner: Insomma..come se qualcuno avesse suonato un gong ravvicinato. Un effetto terribile.
Il Mystery invece inizia laddove il delitto è stato commesso, e nonostante si supponga chi sia il giustiziere ( perché con una capriola l’assassino diviene il giustiziere, quando si viene a sapere la responsabilità nella morte del giudice), le sorprese saranno ancora molte perché: la pistola non sarà presa dal “Fante di denari” ma da altra persona; questa persona non userà la pistola, che sarà invece usata da altro soggetto ancora. Ma non finisce qui: dopo che questo soggetto, il presunto omicida, avrà sparato a Starner, un altro ancora sparerà il secondo colpo. La successione e la spiegazione sarà data negli ultimi righi da un maggiordomo.
L’insolita figura di “deduttore” ci rimanda indubbiamente al Reginald Jeeves (valletto di Bertram Wilberforce Wooster) di Pelham Grenville Wodehouse.
Non solo.
La stessa situazione dei congiurati che cercano di uccidere il loro ricattatore e si mettono d’accordo preventivamente sul fatto che ognuno coprirà gli altri, qualora dovessero essere interrogati dalla polizia, ricorda molto, anzi, per me è una citazione sfacciata, di Murder on the Orient Express di Agatha Christie, soprattutto quando i congiurati, da possibili assassini, diventano dei..vendicatori. Anche se poi, opportunamente, i fatti vengono continuamente ribaltati, cosicché si fatica a riconoscerne una matrice comune.
E che l’autore, anzi..gli autori, siano soggetti di primo piano del genere, è cosa che vien messa in risalto, se vogliamo, anche solo da un piccolo insignificante particolare: la bruciatura provocata dalla candela infissa nel candelabro, che maschera altra bruciatura, passa di secondo piano, perché nessuno pensa che un particolare del genere possa essere importante. E invece lo è.
E quindi nessuno si accorge di come un candelabro che vien citato come appoggiato sulla mensola del camino, si ritrovi poi caduto da un tavolino. Perché mai sarà stato spostato?
Ecco il tocco del genio.

Pietro De Palma

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