Sudario alla moda (If the Shroud Fits, 1941) è dei romanzi di Kelley Roos, pubblicati da Mondadori, forse il più famoso. L’ultima volta fu pubblicato su I Classici del Giallo 114 del 1971, ma lo era stato già stato nel Giallo Mondadori. Si ambienta, come un famoso giallo di De Angelis, nel mondo della moda: il soggetto, non è che fosse dei più popolari per un romanzo poliziesco, ma in Italia – si sa – la moda è una sorta di emblema nazionale. Per cui… il romanzo, tra quelli di Kelley Roos mondadoriani, è il più famoso (dico mondadoriani, perché il più bello fu pubblicato invece da I Gialli del Veliero, Martello Editore).
In uno studio fotografico fervono i preparativi: la milionaria Isabelle Fleming, ha accettato di posare dinanzi ad una esposizione di pezzi di argenteria Cattrell. Isabelle è la zia di Erika Maccormick, moglie di Mac Maccormick proprietario dello studio fotografico. Mac la sera prima gli ha chiesto un prestito di trentamila dollari. Le fanno la foto, e le lastre le mandano a sviluppare. Julia Taylor, la segretaria dello studio, andata in camera oscura a prendere la lista degli oggetti del servizio di argenteria Cattrell presi a nolo, ad un certo punto sente che qualcuno, nel buio è entrato alle sue spalle, sente un odore dolciastro: una luce di lampadina tascabile l’abbaglia, e poi chi era venuto di soppiatto, di soppiatto va via. Julie esce dalla Camera oscura ma non trova nessuno. Si confida con Haila Troy, ex modella ed attrice.
La seduta di posa però è andata male visto che le lastre sono state rotte, ma non si sa da chi, e quindi dev’essere rifatta: così, in fretta e furia ,vengono richiamate le persone che avevano posato assieme alla Fleming, cioè Madge Lawrence e May Ralston modelle, Robert Yorke attore, Lee Kenyon ballerino, Jim Snyder giocatore di golf. Viene riallestita la scena, con l’argenteria Cattrell in primo piano, e dopo che tutto si è ripetuto con grande maestria, la sig.ra Fleming viene trovata uccisa con un trinciante in argento del servizio conficcato nella schiena. Chi mai avrebbe avuto motivo di ucciderla? Lo strano incidente accaduto a Julia ha un nesso? Julia però non l’ha rivelato a nessuno oltre Haila, e continua a mantenere il segreto quando viene interrogata dal Tenente Wyatt della Squadra Omicidi.
Dal tenente vanno ritirate le lastre nuove, ma anche queste vengono trovate in frantumi: perché? Wyatt sospetta che qualcuno non voglia che possa essere provato che dopo l’ultima foto, il trinciante sia stato preso da qualcuno e usato nel modo sbagliato. A questo punto, visto che il positivo della prima foto è stato distrutto ne chiede il negativo, e lo confronta con la foto positiva della seconda posa: dalla prima risultano i pezzi d’argento, dalla seconda no, a significare che il trinciante non è stato sottratto dopo la ripetizione della posa ma prima, cioè è stato un delitto premeditato.
Interrogati, tutti gli astanti negano di aver visto mail il pezzo Cattrell né tantomeno di aver visto qualcuno prenderlo: tuttavia, dai movimenti, e dal fatto che a ereditare sarebbe Maccormick attraverso la moglie Erika, la polizia si persuade che sia stato lui. Non basta a dissuadere la polizia dal sospettarlo, neanche il fatto che egli riveli alla polizia di aver ottenuto la promessa del prestito di 30.000 dollari dalla vittima, la sera prima – somma che se fosse stata erogata lo avrebbe salvato dal fallimento, mentre per ereditare gli otto milioni di dollari ci sarebbe voluto molto tempo – e che altri lo confermino: per la polizia il sospettato è lui.
Fatto sta che Maccormick sentendosi già in trappola e non fidandosi della polizia, si affida ad un amico Jeff Troy, marito di Haila, provetto investigatore che all’inizio rifiuta di occuparsi delle indagini perché sta per essere coinvolto in un lavoro molto remunerativo, ma poi accetta quando sa che in pericolo è Mac. Da questo punto in poi comincia una girandola di situazioni che vedono Jeff alle prese con tutti coloro che erano presenti alle due sedute di posa.
E così viene a sapere che:
Haila molto spesso è stata vista con Lee Kanyon e gli ha procurato un lavoro in un locale; Lee improvvisamente da squattrinato che è, comincia a vestirsi in maniera lussuosa e a condurre una vita ben al di sopra delle sue magre possibilità: interrogato, si saprà che aveva ricevuto 10.000 dollari proprio dalla vittima, perché non frequentasse più Erika, nipote e moglie anche di Mac; Haila vuole divorziare da Mac perché lui non le assicura più una vita lussuosa; Isabelle Fleming, 15 anni prima, aveva fatto di tutto perché alla prima moglie di suo marito Sanford Fleming non venissero riconosciuti i 60.000 dollari che egli le aveva riconosciuto come riparazione, in sede testamentaria, pagando un testimone in mala fede perché testimoniasse che la disposizione testamentaria era stata fatta su minaccia; così facendo però, come prevede la legge dello Stato di New York, in mancanza di testamento olografo, alla moglie sarebbe stato riconosciuto un lascito pari ad un terzo, mentre i due terzi sarebbero andati allo Stato; da questa volontà della moglie era sorto uno scandalo che lei non aveva previsto; May Ralston, ha come primo cognome Fleming: è parente anche lei della milionaria uccisa?; Madge Lawrence è un mistero: non si sa chi sia, e l’agenzia che le dà lavoro la difende come nessun’altra. Veste con abiti di gran classe e ha un portamento regale. Rifiuta di parlare a Jeff: perché alla ripetizione delle foto è arrivata alle dieci, mentre la seduta di posa era alle nove? Cos’ha fatto in quell’ora di buco? Non si sa dove abiti, manca ogni riferimento su di lei.
E poi ci sarebbe anche colui per il quale Erika vuole divorziare: anche questo X è sospettabile perché avrebbe potuto ambire a sposare Erika, dopo aver lei ereditato otto milioni di dollari, il che vuol dire che avrebbe potuto architettare la morte di Isabelle, perché Erika potesse ereditare, visto che lei intendeva a sua volta divorziare da Mac; inoltre avrebbe potuto far cadere la colpa su di lui. Insomma di carne al fuoco ce n’è parecchia.
E per di più ci sono anche Snyder e Rorke che non si sa che parte abbianonella vicenda e che potrebbero essere loro indifferentemente Mr X.
A tutto questo si sommano delle situazioni che tengono la vicenda con una tensione piuttosto alta: Jeff aiutato da Mac e dal suo collega e socio Kirk Findlay, che in giro – si sa- ha del tenero nei confronti di Julie Taylor, si barcamena in situazioni caotiche. Per esempio deve capire chi ha attentato alla vita di Haila (o se volesse davvero attentarvi), nello studio fotografico, dove lei si è addormentata e Jeff prima di uscire le ha messo sopra un soprabito: nel buio ha sentito qualcuno entrare e trafficare, producendo un rumore metallico ripetuto che all’inizio non sa bene identificare e poi temendo di essere in pericolo è ricorsa alle scale di servizio, capendo di essere in trappola e per fuggire ha dovuto salire per quasi trenta piani per poter uscire sul pianerottolo e poter prendere l’ascensore, perché le uniche porte che possono aprirsi dal di dentro sono quelle del piano terra e dell’ultimo piano; e poi deve capire dove si sia cacciata Julie e per quale motivo sia dovuta fuggire e se davvero sia fuggita o qualcuno l’abbia uccisa; qualcuno colpisce Jeff in un locale dove sta assieme ad Erika, dopo aver provocato il buio nella sala; si capisce cosa fosse il rumore metallico che Haila aveva sentito: le monete che vengono messe nel distributore dell’acqua: svitata la coppa dei bicchieri, viene trovata una scatoletta contenente cloroformio. Chi ve l’aveva messa? Si verrà a sapere che a nasconderla lì era stata Julie. Perché ?
E che parte ha nella vicenda Frances Frost, amica di Julie, che vive circondata di tartarughe che odia?
Jeff scoprirà l’assassino quasi per caso alla fine, dopo che ha ucciso anche Erika, e dopo che Mac è stato arrestato per l’omicidio della zia della moglie e della moglie stessa.
Romanzo nato con altra aspettativa, If the Shroud Fits mischia situazioni leggere ad altre che hanno ben altra tensione, talora opprimente: questo è già un elemento che rivela come si tratti di un’opera acerba (nell’ambito della produzione di Kelley Roos, questo romanzo è il secondo) perché nel prosieguo della serie delle avventure di Jeff e Haila, il tono delle avventure sarà sempre più leggero, diventando questo una sorta di distintivo della produzione della coppia di scrittori marito e moglie, William Roos e Audrey Kelley, che si firmarono come Kelley Roos.
Inoltre la soluzione arriva inaspettata, per un ragionamento fatto da Jeff senza che il lettore, com’era nell’ambito della produzione degli anni ’30 e ’40, fosse stato messo a parte degli indizi base che porteranno poi all’identificazione dell’assassino.
Questa è la base dolente del romanzo: non sempre infatti lo scrittore mette a disposizione del lettore gli stessi indizi su cui basano le proprie indicazioni Wyatt da una parte e Jeff dall’altra. Così, se fa capire perché Julie abbia nascosto la scatoletta di latta contenente cloroformio nel distributore di acqua, non potendolo portare fuori per la presenza della polizia, dopo averla trovata per caso nella tasca della giacca di Mac, dove l’assassino l’aveva nascosta per far cadere un altro sospetto su di lui e dove lei cercava dei cerini per accendersi una sigaretta, in maniera simile dovrebbe far capire il ruolo di altre persone nell’azione, che sbrigativamente alla fine viene citato.
Molto spesso si arriva a determinati situazioni per effetto di colpi di fortuna o di situazioni non ben definite: l’unico vero momento di pura detection è quando Jeff scopre l’identità vera di Madge Lawrence. Jeff indaga e alla fine scopre che Madge all’età di diciassette anni si era sposata a Sanford Fleming e lei era la sua prima moglie che Isabelle Fleming, gelosa, aveva rovinato. Madge, così si fa chiamare, in realtà si chiama Amanda Lewis, nominativo che Jeff ha trovato scartabellando vecchi giornali, ha trentotto anni, vive dei pochi servizi che riesce a rimediare e per schermare il suo passato, noleggia abiti costosi quando va al lavoro cosicchè gli altri si convincano che lei non è quella che invece è: una poveraccia o quasi; e l’intuizione che porta ad associare il rumore metallico a quello delle monete che vengono introdotte nel distributore d’acqua.
Il tutto condito da una moltitudine di fatterelli, di indizi, di piccoli dettagli, che portano a schemi non tutti incastrantisi tra loro, che vengono cuciti assieme ma non definiscono un quadro d’insieme. Questo rivela pecca sostanziale del romanzo: se il plot ha una soluzione ultra complessa, rivelando un assassino insospettabile, in realtà manca una trama ben assortita, un puzzle plot che troveremmo in un super romanzo di Ellery Queen o di Carr o di Crispin o di Rawson o di Brand, perché parecchi di questi dettagli non portano a vie che sfociano in altre che poi si incanalano nella soluzione finale: ci sono cioè delle tessere del puzzle che hanno vita propria, che è come se fosse indifferenti a ciò che si sta sviluppanndo. Per es. Erika, che parte ha nella faccenda? Si vede all’inizio e quasi alla fine quando viene ammazzata. E perché l’assassino la ammazza? Il motivo non è molto chiaro: per salvarsi? E avrebbe fatto tutto quello che ha fatto per poi ammazzare la gallina dalle uova d’oro?
Almeno il finale non è prevedibile, no questo no. Inoltre il ritmo è notevole, e stilisticamente è molto più facile da leggere perché le descrizioni sono risicate e i fatterelli stemperano l’attenzione verso il plot centrale. Probabilmente è anche il frutto di un abile montaggio in sede di traduzione (è tagliato non c’è dubbio), perché la critica che ne da Mike Grost è tutt’altra, cioè che non è un romanzo facile (bello) da leggere: “One is the tone of grim anxiety, even horror sometimes, that dominates this book. It is not fun to read”.
Insomma è la prima volta che possa dire che la traduzione italiana ha superato la versione originale inglese del romanzo.
Nessun commento:
Posta un commento