La categoria dei romanzieri dedicati
al genere poliziesco, potrebbe essere divisa sostanzialmente in due
grandi gruppi: gli innovatori e i manieristi. I primi sono coloro che
hanno inventato soluzioni di certo tipo che poi hanno fatto storia, gli
altri quelli che hanno ripetuto, magari variando, quelle soluzioni
inventate dai primi. Carr, per quanto grande egli sia, e secondo me è il
più grande, non ha inventato nulla di nuovo ma ha applicato infinite
volte gli stessi cliche: per cui è un manierista; Agatha Christie,
Philip MacDonald, S.-A. Steeman degli innovatori. Ma non sono solo
questi. Ce ne sono anche degli altri.
La prima è Patricia McGerr. Parecchi tra
quelli che mi leggono, sono sicuro che non sanno lontanamente chi ella
possa essere stata: trattasi di scrittrice americana, del tempo di
Ellery Queen, assai meno conosciuta dei due cugini. La storia della
critica poliziesca le ascrive un guizzo di genio che avrebbe applicato
in un suo romanzo: una procedura deduttiva non nuova ma assai originale.
Prima che ci pensasse lei, il genere più utilizzato era il “Whodunnit”:
cioè la scoperta del colpevole: data una certa ridda di sospetti e dato
un omicidio, bisogna scoprire l’assassino. In altre parole, il Cluedo
in carta stampata.
Una prima variazione a tale procedimento,
era stata la cosiddetta “inverted story”: conosciuto già l’assassino, il
romanzo verteva su come si era arrivati a sospettare di lui, insomma
una ricostruzione dei fatti che avevano portato alla cattura del
responsabile. E poi c’era ovviamente una seconda variazione: conosciuta
la vittima e noto qualcuno che la volesse uccidere, il plot era
concentrato sul fatto che la macchinazione andasse a buon fine o no, e
che ovviamente il colpevole venisse preso oppure sfuggisse alla cattura.
Nessuno aveva però pensato ad una terza variazione. A questo vi pensò
Patricia McGerr, almeno per quello che comunemente si legge: a lei viene
ascritto un altro modo, con cui si dice abbia innovato il genere. In
altre parole, avrebbe spostato l’indagine, che è concentrata normalmente
sull’identificazione del colpevole, sul suo opposto, ossia sulla
vittima.
Patricia
(“Pat”) McGerr (1917-1985) è stata uno scrittrice poliziesca
statunitense. Vinse un Ellery Queen Magazine / MWA, per una sua storia e
il Grand Prix de Littérature policière nel 1952 per il suo romanzo
dell’anno prima, Follow, As the Night . Era nata in Nebraska dove si era
laureata, e poi aveva preso un master in giornalismo alla Columbia
University.
La sua fama è legata principalmente al suo
primo successo, Pick Your Victim (1946), in cui si narra la storia di
un gruppo di marines americani, di stanza sulle isole Aleutine, nel
corso della seconda guerra mondiale, che, per ingannare il tempo, e
superare la noia, legge tutto quello che capita a tiro. Ben presto i
giornali, i libri, dopo aver fatto il giro di tutti i soldati, si
deteriorano. E quindi, per avere qualcos’altro da leggere, sfruttano
ogni situazione persino la più originale per poter ingannare il tempo.
La situazione cambia in meglio, quando,
uno di loro, Pete, riceve dalla famiglia un pacco di viveri: la madre,
per evitare che i barattoli non si rompessero, li ha avvolti in carta di
giornale, E proprio su questi ritagli si appunta l’attenzione dei
soldati, particolarmente su uno di essi che narra dell’omicidio da parte
di un conoscente del possessore del pacco di viveri, di altra persona:
Paul Stetson, l’assassino, è il padrone incontrastato di STUDS,
un’associazione nata con lo scopo di porre lenimento con consigli e
indicazioni alle mansioni di quelle donne che vivono particolarmente
sfavorevoli condizioni lavorative, una specie di protettorato, quasi un
sindacato, che si occupi di loro, e proteggendole, protegga anche il
loro ambiente di lavoro, l’attività domestica, a cui tutte le donne,
secondo i fini di chi ha fondalo la società, sono deputate : cuoche,
cameriere, guardarobiere, le donne meno difese fra tutte, perché
svolgenti mansioni umili nell’ambito domestico. Ora, nell’articolo si
narra proprio della condanna di Paul reo di aver ucciso uno dei
dirigenti della sua società; solo che è ignoto il nome della vittima,
perché, laddove ci sarebbe dovuto essere il suo nome, vi è uno strappo,
mancando un pezzo di giornale. Nonostante i soldati mettano assieme i
vari pezzi, a voler formare la pagina, in realtà il buco rimane lì.
I
soldati allora scommettono fra loro: puntando una certa somma qualcuno,
e raccontando il narratore della sua vicenda lavorativa in STUDS, non
omettendo nulla e quindi fornendo una certa mole di indizi che dovrà
essere convenientemente dai suoi commilitoni, vincerà chi, sulla base
del racconto, sarà riuscito a formulare il nome dell’assassino, posto
che il narratore non potrà partecipare alla scommessa e allo stesso modo
sarà il solo ad aver per primo la risposta, visto che l’ha chiesto ad
una sua collega, Sheila, tramite lettera.
L’escamotage del romanzo della McGerr è
chiaro: i soldati per ingannare il tempo, scommettono, come
scommetterebbero su qualsiasi cosa: questa volta, la posta è riuscire a
mettere il nome mancante a causa di quel buco:
Washington, 6 settembre – Paul
W. Stetson, Direttore Generale
della Society to Uplift Do
Stic Service, la
Sato alla pol
Strangolato
Negli uf
Day.
Anche la vittima
Gente della organizz
Nazionale. La sco
Del corpo, con una sciarpa
Di lana marrone annodata
La gola, fu fatta da Tom Ad
Impiegato della SUDS, alle pri
Ore ieri mattina. Egli chia
La polizia che arrivò im
[Paula McGerr, Scegliete la vostra vittima (Pick Your Victim,1944) – trad. Glauco De Rossi – Il Romanzo per Tutti, Anno XI N.13, 1955]
Per farlo, il narratore, Pete, conosce
tutti i dieci dirigenti dell’azienda (Presidente: Hunter Willoughby,
Vice-presidenti: Frank Johnson (capo dell’Ufficio Legale), Chester
Whipple (capo della Pubblicità), Anna Coleman (incaricata
dell’istruzione), Carl Doherty (incaricato dell’Albo dei Soci), Ray
Saunders (dell’Uffico del Presidente), Loretta Knox ( incaricata della
Costa Occidentale), Harold L. Sullivan (incaricato delle ricerche),
Segretaria: Bertha Harding, Tesoriere: George Biggers. Fornirà di ognuno
di essi un profilo, sulla base delle proprie esperienze lavorative e
della sua conoscenza diretta delle possibili vittime. Quindi in
sostanza, non sarà “una scommessa al buio” come avrebbe voluto fare
altro commilitone, lasciando decidere alla fortuna il nome del
vincitore, ma sarà una sorta di “Giochiamo all’assassino”, un Cluedo
invertito, laddove normalmente si parte dalla vittima e grazie ad una
serie di indizi, si cerca di dare un volto al colpevole. Qui invece è
l’opposto: il colpevole è noto, ma non si sa chi, tra i dieci dirigenti,
sia stata la vittima. E questa la si potrà evincere solo sulla base del
racconto fatto dal narratore, lavorante nell’Uffico Stampa di
quell’azienda.
Il racconto che Pete fa ai commilitoni,
comincia con il suo inserimento nell’organizzazione della Società SCUDS,
ad opera di Chet Whipple, il primo dei dieci dirigenti che lui ha
conosciuto, perché è per opera sua che lui è stato assunto:
“Chet Whipple fu il primo dirigente
della SUDS che conobbi, Solo che allora non era ancora un dirigente e
l’organizzazione non si chiamava SUDS. Eravamo nell’estate del 1939 e si
chiamava ancora Homemakers Information Bureau, il che mi dette l’idea
di un gruppo di gente suonata.” (op. cit. pag. 6). Di lui
tratteggia i dati indicativi della personalità, la sua presunzione,
l’adulazione del capo e il disprezzo per i suoi colleghi, unito ad una
buona parte di pettegolezzi sull’operato di essi, che lui, “marito
integerrimo”, gira alla moglie, per poi tirarsi indietro quando
accusato.
“…nessuno può impedirti di fabbricare
le tue bugie e di raccontarle a casa per eccitare tua moglie..di
diffonderle nell’ufficio..continua così. Divertiti. Ma un giorno
qualcuno ti caccerà i denti in gola. Se non avrò la fortuna di poterlo
fare io stesso spero di trovarmi presente quando accadrà” ( op. cit. pag.18).
Quindi Pete già indica una possibile
vittima, perché c’è qualcuno che potrebbe aver avuto motivi di
risentimento, per le calunnie profferite da Chet e dalla moglie nei
confronti non solo di Mary Dalton, l’accompagnatrice di Biggers, ma
anche di altre persone..
E così ogni capitolo. Così qualche pagina avanti si viene a sapere che nella società c’erano due donne tra i dieci dirigenti.
“Le donne sono un veleno in una
impresa commerciale. Con una sola donzella, se fate attenzione, potete
cavarvela. Mettetene due insieme e vi troverete tra due gatti selvatici”
(op.cit.pag.20). George Biggers, parla a Pete e gli tratteggia le due
donne dell’azienda Anne Coleman e Bertha Harding, una contro l’altra (si
vedrà che è la seconda contro la prima). In realtà Bertha “è dura come
un chiodo, diretta nell’azione, incisiva nel discorso”. Si veste con
tailleur, scarpe basse, capelli acconciati in pose molto severe e così
si manifesta agli altri. Tuttavia, seppure molto apprezzata per le sue
doti manageriali, in realtà nessuna la guarda per altro. E di questo si
avvantaggia la Coleman che invece ha “i capelli d’oro rosso che
cadevano in morbide onde, gli abiti attillati, i braccialetti
tintinnanti e scarpine col tacco a spillo..sembrava più a suo agio con
un uomo, e alla SUDS questo aveva molta importanza” (op. cit.
pag.20). In breve Anne Coleman diventa l’amante di Paul Stetson, il Capo
della Società, che è in rotta con la moglie. Un giorno il narratore e
la sua amica Sheila insospettendosi perché la Coleman che sarebbe dovuta
essere presente ad una manifestazione per sua stessa dichiarazione e
non vi è invece andata, si recano a casa sua, e la trovano in fin di
vita, perché ha tentato di uccidersi coi barbiturici, e tutto in seguito
ad una lettera velenosa che ha ricevuto, in cui a firma della moglie di
Stetson, Claire, le viene restituita la chiave del suo appartamento
utilizzata dall’amante, perché i due hanno deciso di fare pace. In
realtà, come scopre Sheila, i due non hanno fatto pace.
“La lettera deve averla scritta
qualcuno che odia la Coleman – qualcuno che sperava reagisse proprio
come ha fatto, avvelenandosi…la signorina Harding è quella che avrebbe
beneficiato dalla sparizione della Coleman..”(op. cit. pag. 26). Ma la
Harding non è sola. E’ legata a Ray Saunders, un altro dei
vice-presidenti. E’ lui che può averle passato la chiave
dell’appartamento che era nell’automobile del Capo che “..Saunders ha
usato per la fine della settimana”. Insomma tutti contro tutti, un nido di vipere.
E così abbiamo altri potenziali vittime:
Paul Stetson avrebbe potuto strangolare sua moglie, per poter vivere con
l’amante; l’amante, per ritornare a vivere con la moglie; la Harding,
per aver tentato di far suicidare la Coleman; Saunders perché cospirante
contro di lui e la sua amante. Avrebbe potuto strangolare Chet Whipple
per la campagna di calunnie montata da lui nei confronti di altri
(magari anche della Coleman). Anche se in questo caso sarebbe stato
molto più semplice licenziarlo.
Il risentimento nei confronti della
Harding diventa tangibile qualche pagina dopo, quando durante una
partita a poker, la Harding parla troppo e rinfaccia al suo Capo uno
sbaglio colossale nel giocare, umiliandolo dinanzi a tutti: “..o non avete visto bene le vostre carte oppure il caldo della stanza vi ha dato alla testa” (op.cit. pag. 32).
Poi vi è una spinta che Stetson rifila a
Whipple sulla scalinata del Campidoglio dopo la bocciatura di una legge
in cui Steson sperava, che a sentire Whipple e la sua campagna di
stampa, avrebbe dovuto esser stata approvata, costituendo così un fondo
di stato di cento milioni di dollari per l’istituzione di una accademia
per le mansioni domestiche delle donne.
Ancora, vi è nelle pagine seguenti il
tentativo di Stetson di approfittare di Mary Dalton, l’ira di Biggers e
le amare considerazioni sulla ricattabilità di un personaggio pubblico,
quando non si prendono opportune misure di riservatezza.
Insomma..ogni capitolo riserva nuove
prospettive per individuare nuove potenziali vittime di Stetson. Dei
commilitoni di Pete, è Joe che capisce tutto e indica la vittima, alla
fine di un certo ragionamento, la cui giustezza viene confermata
allorquando, qualche giorno dopo, arriva la missiva di Sheila a Pete
contenente un ritaglio di giornale, gemello di quello deteriorato
arrivato ai militari, in cui viene menzionato il nome della vittima
dello strangolamento.
Questo romanzo, non fu comunque l’unico
tentativo di Patricia McGerr di cambiare i connotati del Whodunnit
classico: infatti, ripetè in altro romanzo, la stessa idea base
utilizzata in Pick Your Victim, in Follow As the Night (1950) pubblicato già un anno prima con altro titolo, Save the Witness,
che sarà tradotto in un film cinematografico da Henri Decoin, Bonnes a
tuer (=Buone da uccidere): Larry Rock ha deciso di uccidere una delle
quattro donne che ha amato. Ma quale, tra la moglie, la ex-moglie,
l’attuale sua accompagnatrice oppure l’amante? Nel 1947, invece,
pubblicò l’altro suo romanzo che le dette fama, The Seven Deadly Sisters
(1947) in cui al lettore spetta l’individuazione non solo della vittima
ma anche dell’assassino: la statunitense Sally Bowen, si trasferisce in
Inghilterra e lì una lettera la informa che una sua zia ha ucciso il
marito. Ma quale? Nella lettera non si fa il nome dell’assassina, né
della vittima. E’ un problema individuarli, perché Sally ha sette zie
tutte sposate.
Si sa che Patricia McGerr piaceva al
Presidente Truman. Almeno piacevano certi suoi libri, di forte
ispirazione religiosa: Martha, Martha ( Marta, la sorella di Lazzaro,
l’amico di Gesù da lui resuscitato) o The Missing Years. La McGerr era
una fervente cattolica, tradizionalista, e nei suoi romanzi si colgono
certi accenni, sul ruolo tradizionale della donna per esempio nella
società e nella famiglia americana. Infatti, almeno questi due libri,
sono stati trovati nello studio di Harry S. Trouman, a casa sua.
A questo punto, sarebbe chiaro che
Patricia McGerr, sebbene non popolarissima e considerata quasi solo
dagli addetti del settore, sia stata una innovatrice del Whodunnit,
ascrivendo a lei l’invenzione dello spostamento dell’indagine non tanto
sul colpevole, nota la vittima, ma sulla vittima, noto il colpevole,
basandosi su un resoconto di fatti attinenti. Almeno così parlano un po’
tutte le fonti.
Anche Gadetection, al momento il sito più specialistico sulla Crime Fiction, ne parla in questi termini:
“A stunning tour de force, from a
then-debutant author. Reversing whodunit’s priorities in a revolutionary
fashion, Mc Gerr reveals the guilty party from the start and turns on
an unusual, compelling problem. Who has died? The answer is as
surprising as expected, and wholly fair-play. As usual with McGerr,
however, the book doesn’t limit to a well-exploited gimmick. We have in
bonus some delightful characterization and a lively office-life
evocation. Barzun and Taylor raved about this book. They were right.”
Il giudizio di Xaver Lechard è anche più diretto:
“Pat McGerr’s “Pick Your Victim” is a
comparatively little-known entry into the annals of crime fiction, but
which is nevertheless held in high esteem among a small group of
knowledgeable and well read Connoisseurs of Crime – praising the story
for it’s unique take on the classic detective format, that’s both
original and successful.”
E gli addetti ai lavori le riconoscono un
merito indubbio. Ma…è veramente tale? Cioè, davvero lei per la prima
volta ha rovesciato i termini di paragone del Whodunnit?
Ebbene No, Signori. Il primo è stato un altro, qualche anno prima. La storia dovrà essere riscritta.
Nel 1932 Anthony Berkeley, aveva scritto e pubblicato, Murder in the Basement
,1932 ( Assassinio in Cantina – trad. Mauro Boncompagni – I Classici
del Giallo Mondadori, N.1056, del 2005). Il romanzo risale al periodo di
maggior successo internazionale e al pieno della sua attività
formativa: dello stesso anno è infatti Before the Fact (Il sospetto)
tradotto sul grande schermo nel 1941 da Alfred Hitchcock in un film di
grandissima notorietà, con Cary Grant e Joan Fontaine, Suspicion (Il
Sospetto); l’anno prima, Berkeley aveva pubblicato un altro suo grande
successo, Malice Aforethought (1931). E nel 1933 pubblicherà un altro
romanzo fondamentale , Jumping Jenny.
Berkeley, già con The Poisoned Chocolates Case (1929) e prima ancora con The Wychford Poisoning Case
(1926) aveva innovato il genere puntando su romanzi di grande
penetrazione psicologica e sulla molteplicità delle soluzioni
contemplate nei romanzi, poi abbandonate a favore di quella giusta e
definitiva.
Quindi Berkeley è un altro innovatore. A
noi interessa però perché è stato anche il solo ad aver innovato il
Whodunnit classico, nella forma adottata da Patricia McGerr, ben prima
che lei scrivesse il suo romanzo, Pick Your Victim. La cosa
strana è che nessuno se ne sia accorto finora e tanto più è strano
perché tra il romanzo di Berkeley e quello della McGerr ci sono ben 14
anni. Non solo. Non se n’è neanche accorto Malcolm J. Turnbull che nel
1996 ha firmato l’unica biografia dedicata a Berkeley, Elusion
Aforethought:The Life and Writing of Anthony Berkeley
.
La trama del romanzo è parecchio macabra.
Una coppietta di sposini ritorna dal
viaggio di nozze e prende dimora in una casa affittata. Mentre lei disfa
le valigie, lui non trova di meglio che andare ad ispezionare la casa, e
in particolare la cantina dove vorrebbe custodire i suoi vini. Ma ecco
che un particolare cattura la sua attenzione: in un angolo, il pavimento
di mattoni si è come infossato, come se qualcuno avesse scavato per
nasconderci qualcosa. Lui pensa ad un forziere, ma invece vi trova..un
cadavere vecchio di almeno sei mesi, talmente irriconoscibile e
decomposto che per puro caso si riesce a capire che era una femmina
giovane e che aveva una cicatrice all’interno di una delle cosce. Il
cadavere è nudo, ma su quello che rimane delle mani vi è un paio di
guanti.
L’Ispettore Moresby di Scotland Yard
naviga nel buio: chi era la donna? E come è finita in quella cantina? La
precedente affittuaria era una vecchia al di sopra di ogni sospetto, e
la data della morte sembrerebbe coincidere nel periodo di agosto, in cui
la vecchia era in vacanza e la casa era vuota: chi mai avrebbe potuto
avere le chiavi? Dei parenti? I due soli sono due nipoti che però hanno
degli alibi talmente solidi da essere subito estromessi dalle indagini. E
allora? Alla minuziosa indagine della polizia non sfugge nulla. Eppure
Moresby non riesce a dare un nome al corpo! Basterebbe saperlo e – lui
ne è sicuro – si sarebbe a cavallo, perché l’assassino non avrebbe
scampo. Ma… non si trova nulla. Finchè vi è una sua intuizione: la
cicatrice. Sulla base dell’autopsia si stabilisce che la vittima era
stata operata al femore e gli era stata applicata una placca di metallo
per saldare l’osso dopo una frattura: la fortuna che gli arride è data
dal fatto che la placca è fatta di un materiale subito abbandonato,
utilizzato solo come esperimento in pochi e certificati casi. Insomma,
scartando tutti i soggetti che non risultavano essere scomparsi e i cui
parenti ne avrebbero subito denunciato la scomparsa, si arriva a
individuare la vittima in una ladra borseggiatrice che era scivolata al
momento della cattura della polizia, rompendosi una gamba, e che tempo
dopo, ravvedutasi, dopo un corso di stenodattilografia e alcuni altri
lavori, e con un cognome falso era riuscita a farsi assumere in una
scuola privata di Allingford, Roland House, nel personale
amministrativo..
Ora, in cosa i romanzi di McGerr e
Berkeley si assomiglierebbero tanto da poter essere comparati, se si
conosce già l’identità della vittima in The Murder in the Basement?
Nel fatto che l’Ispettore Moresby,
ricordandosi del fatto che Roger Sherringham, di cui egli si è già
servito come esterno in indagini poliziesche, è stato a Roland House in
passato, lo interpella, e gioca con lui a rimpiattino: non gli rivela
subito il nome della vittima, ma sfida Sherringham a scoprirlo da solo,
sulla base di quello che lui si ricorda dell’ambiente, e soprattutto
basandosi su una traccia, un canovaccio che Roger ha scritto l’estate
prima volendolo dapprima usare per un romanzo, ma che è stato
abbandonato. Proprio questo racconto, che viene compreso nel romanzo e
di cui viene reso cosciente il lettore, diviene la base del ragionamento
psicologico di Sherringham. Che arriva ad individuare la vittima, poi
confermato il tutto da Moresby.
Abbiamo cioè due fonti talmente simili e
con caratteristiche talmente sovrapponibili da non poter essere
inquadrati come due casi isolati: entrambi i romanzi si basano sui
ricordi di una persona che non è coinvolta nel caso in quanto
sospettabile ma nello stesso tempo conosce l’ambiente tanto da poter
estrapolarne i caratteri psicologici più pregnanti; in entrambi i
romanzi colui che illustra il quadro psicologico generale e i soggetti
interessati non conosce in primis l’identità della vittima; in entrambi i
casi, l’individuazione dell’identità della vittima, avviene nel corso
di una sfida, di una scommessa; in entrambi i casi, l’identità supposta
della vittima viene confrontata con chi ne è perfettamente a conoscenza
(Sheila nel primo caso, Moresby nel secondo); in tutti e due i casi vi
sono rievocazioni personali in cui sono compresi tutti i personaggi del
caso; in tutti e due i romanzi la vittima svolge le stesse mansioni; in
tutti e due i romanzi l’assassino ha stesse funzioni dirigenziali, pur
nella diversità di ambienti di lavoro (una società commerciale e una
scuola); in tutti e due i casi il movente dell’assassinio è il ricatto,
di cui è vittima l’assassino da parte della vittima. Le uniche 2
differenze sostanziali sono che il racconto su cui si base
l’individuazione della vittima nel primo è l’anima del plot mentre nel
romanzo di Berkeley è solo un inciso, che potrebbe non avere nessuna
utilità perché Moresby conosce già l’identità della vittima ma che dà a
Roger il potere ancora una volta di affermare le sue doti di
introspezione psicologica; e che mentre nel romanzo della McGerr tutto
il romanzo si basa solo sull’identificazione della vittima, mentre
dell’assassino si conosce già il nominativo, nel romanzo di Berkeley,
vengono analizzati e entrambi vengono scoperti da Sherringham: vittima e
assassino. Perchè sulla base di detto racconto, si evidenzieranno degli
utili indizi per arrivare alla soluzione finale.
Si avrebbe cioè una risultanza ancora più
sconvolgente: Patricia McGerr non sarebbe solo debitrice a Berkeley
dell’inversione tra assassino e vittima in Pick Your Victim, ma anche il successivo The Seven Deadly Sisters
che presenta un’altra variazione – scoperta di vittima e assassino –
non sarebbe affatto originale, in quanto tale variazione del Whodunnit, è
già l’anima del romanzo di Berkeley, in cui appunto Sherringham scopre
nel corso di una scommessa con Moresby, quale sia la vittima, ma anche
poi, alla fine del romanzo, l’assassino.
Sarebbe interessante vedere quando l’opera
di Berkeley fu per la prima volta tradotta e pubblicata in America:
ebbene, nello stesso anno della prima edizione inglese, 1932, Doubleday
Crime Club, di New York, firmava la prima edizione statunitense del
romanzo di Berkeley. A questo punto sarebbe interessante investigare
sull’influenza che potrebbe aver avuto questo romanzo di Berkeley su
Patricia McGerr, sempre che si provasse però che a lei piacevano i
romanzi polizieschi inglesi.
Nessuno dice espressamente che vi sia
stato plagio, ma cosa può essere accaduto se i due autori hanno
formulato due storie così sovrapponibili l’una all’altra? Un caso simile
a quello di Hilary St George Saunders che prese come modello per il suo
The Sleeping Bacchus, la celeberrima Camera Chiusa di Pierre Boileau, Le repos de Bacchus? Solo che La McGerr rivendicava il suo genio con queste parole :
“From my reading I knew that a classic
mystery included a murderer, a victim, and several suspects. So I began
by assembling the cast of characters. But when I began to assign roles,
it was obvious that only one of them could commit murder, whereas any
of the other ten might be his victim. So, reversing the formula, I named
the murderer on page one and centred the mystery around the identity of
the victim.”
E quindi non menzionava in nulla il modello originario di Berkeley.
E perché mai Berkeley, e questa è la cosa
che più mi incuriosisce, non avrebbe rivendicato la paternità della
genialità da lui inventata ben prima che vi ci accingesse Patricia
McGerr? Possibile che si fosse tanto disinteressato dal mondo del
poliziesco da rifiutare persino di accampare diritti su qualcosa di cui
altra si dichiarava genitrice?
Mah.
Certo che la critica poliziesca d’ora in poi avrà un altro mistero da risolvere.
Pietro De Palma
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