Utilizzò sia lo pseudonimo con cui è più conosciuto, cioè Anthony Berkeley, sia quello di Francis Iles con cui firmò 3 romanzi (Malice Aforethought ,1931; Before the Fact , 1932; As For The Woman, 1939)
in cui trattava molti temi morali schiettamente: per es. la materia
sessuale, senza quel falso moralismo tipico di quegli anni, tanto che,
J.D. Beresford in una recensione per “The Manchester Guardian”di As For The Woman (1939)
senza mezzi termini bollò Berkeley di essere “frank to the point of
indecency”. Tuttavia, Anthony Berkeley deve la sua notorietà durante gli
anni della Golden Age, e anche dopo, fino ai giorni d’oggi, a The Poisoned Chocolates Case(1929), Il Caso dei Cioccolatini Avvelenati.
Un giorno qualcuno invia una scatola di
cioccolatini della ditta Mason, a Sir Eustace Pennefather, membro del
cosiddetto Club del Crimine; a lui però i cioccolatini non piacciono e
così regala la scatola al suo amico, il criminologo Graham Bendix:
questi ne mangia uno e finisce all’ospedale in gravi condizioni, mentre
la moglie Joan, golosa, ne mangia parecchi e..muore.
Responsabile della morte è un veleno, il
nitrobenzolo, talora utilizzato nella produzione di cioccolatini di
qualità scadente: è stato un incidente o un omicidio? A propendere
decisamente per la seconda ipotesi è il rinvenimento in ciascuno dei
cioccolatini rimasti, di un minuscolo forellino, segno che qualcuno/a vi
ha iniettato il veleno.
Incaricato delle indagini è l’Ispettore Capo
Moresby che, pur credendo all’ipotesi del pazzo omicida, non può non
rallegrarsi dell’iniziativa del Club del Crimine, che ha deciso di
cercare di individuare l’omicida sulla base delle qualità individuali
dei suoi membri, tutti in un modo o nell’altro capaci di togliere la
polizia da una situazione difficile dinanzi all’opinione pubblica
Toccherà quindi al Club del Crimine e ai suoi
aderenti, scoprire l’identità dell’assassino, in un gioco di società che
assume i connotati dell’indagine poliziesca. Innanzitutto, bisognerà
capire se il bersaglio dell’azione era proprio Joan Bendix, o suo
marito, o come sembra Pennefather, o altri; e una volta inquadrato il
bersaglio, bisognerà anche individuare a chi effettivamente faceva
comodo che morisse, la risposta cioè del “Cui Prodest?” latino. Ciascuno
dei membri potrà condurre le indagini secondo i propri metodi,
induttivi o deduttivi, per poi presentare al termine, entro la giornata
loro affidata, i risultati della propria indagine. L’ordine secondo il
quale i membri del Club del Crimine, esporranno le loro tesi, è il
seguente: Sir Charles Wildman, avvocato; Mabel Fielder-Flemming,
commediografa; Morton Harrogate Bradley, scrittore di gialli; Roger
Sheringham, presidente del piccolo Club del Crimine; Alicia Dammers,
scrittrice di romanzi; e Ambrose Chitterwick (quest’ultimo compare
anche in alcuni romanzi in cui protagonista non è Sherringham), uomo
insignificante e modesto.
Ne
risulteranno, straordinariamente per il tempo in cui il romanzo fu
scritto, sei differenti deduzioni, soluzioni sempre differenti dello
stesso problema.
Sherringham, che è il
quarto a parlare, elaborerà una teoria che seguendo ed interpretando
secondo logica gli indizi, dovrebbe portare come conseguenza ad una
certa verità: cioè che omicida è il marito di Joan, Graham Bendix che ha
deciso di togliere di mezzo la moglie; solo che Berkeley,
inaspettatamente ha affidato non a Sherringham, pomposo Presidente del
Club del Crimine, ma all’insignificante Ambrose
Chitterwick, sconosciuto tra i più famosi suoi compagni, la potestà di
riuscire ad individuare l’omicida – rivelando come riconosceranno i
presenti, che tra loro c’era “un criminologo praticante” -
rifiutando i dati errati e acquisendo quelli giusti di ciascuna
ipotesi, dopo che ha affidato ad Alicia Dammers il compito di disfare il
castello di ipotesi proprio di Sherringham; e a dare una ragionevole
risposta ai quesiti proposti, indicando il sicuro omicida.
La popolarità di questo
romanzo deriva dalla straordinarietà della situazione paventata: un
omicidio, delle prove, degli indizi, ma nessuna possibilità di indicare
ragionevolmente e con assoluta certezza un determinato colpevole. Ecco
perché la polizia sembra brancolare nel buio; ecco perché si affida a
dei dilettanti, seppure di grande fama.
Fatto sta che Berkeley,
diversamente da quanto si possa comunemente pensare, non crea un
romanzo, ma un anti-romanzo poliziesco: a lui non tanto interessa
individuare con un ragionamento che applichi abduttivamente la logica
agli indizi, l’assassino, ossia risolvere un problema, quanto dimostrare
che sulla base di una medesima fonte indiziaria, come le sei diverse
deduzioni che vengono date del medesimo problema (l’idea del Club del
Crimine può esser stata alla base del Detection Club di cui lo stesso
Berkeley faceva parte, e di cui fu il propugnatore), infinite
possono essere le risoluzioni; in questo modo, è come se sancisca la
fine del principio secondo cui la giustizia alla fine trionfa sempre: la
giustizia di chi?
Partendo da questo presupposto, ridicolizza il processo deduttivo alla base del romanzo poliziesco.
Nonostante ciò, è proprio
con un ragionamento deduttivo che il più insignificante dei presenti
riesce a dare uno smacco agli altri: quasi un’estrinsecazione della
massima evangelica: “I primi saranno gli ultimi e gli ultimi i primi”.
Berkeley si dimostra erede di Bentley, nel fornire non una soluzione ma svariate dello stesso problema: Trent’s Last Case (1913), è il punto di partenza da cui partirà non solo Berkeley ma anche tanti altri.
Berkeley a sua volta è
punto di partenza: Ellery molte volte sbaglierà nei suoi ragionamenti,
giungendo solo alla fine a ricostruire il puzzle; allo stesso modo Roger
Sherringham non sarà un detective infallibile, come per esempio Poirot.
Da Bentley origina questo modo di trattare il proprio eroe: viene
creato un anti-eroe, una cosiddetta “antithesis of Sherlock Holmes” che
viene indicata in una sorta di manifesto all’inizio di The Layton Court Mystery.
Ma, l’antitesi di Sherlock Holmes, non sta solo nella fallibilità
materiale di Roger, quanto anche nelle sue doti umane che non sono
elette come i grandi detectives del tempo: egli talvolta è rude,
offensivo, schietto oltre ogni dire, anche oltre la normale decenza. Ma
proprio questa sua limitazione, lo fa essere così vicino all’uomo comune
del tempo.
Forse è anche per questo che i romanzi di Berkeley incontravano il favore dei lettori?
In verità parecchi dei
romanzi di Berkeley si vendono tuttora, a testimoniare una fama non
immeritata, come dimostra la pubblicazione recente di L’Isola della
Paura (Panic Party) da parte della Mondadori; o le
pubblicazioni da parte di Polillo dello stesso “Il Caso dei cioccolatini
avvelenati”, di “L’Omicidio è un affare serio” (Malice Aforethought), e recentemente di “Caffè al veleno a Piccadilly” (The Piccadilly Murder).
Per non parlare dei soggetti sfruttati dal cinema, a cominciare
dall’Hitchcockiano Suspicion (“Il Sospetto”) con Cary Grant e Joan
Fontaine, tratto da Before The Fact.
Pietro De Palma
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