martedì 29 agosto 2017

Anthony Boucher : Gli Irregolari di Baker Street (The Case of the Baker Street Irregulars, 1940) – trad. Grazia Maria Griffini – I Classici del Giallo N.647, Mondadori, 1991


The Case of the Baker Street Irregulars, “Gli Irregolari di Baker Street”, romanzo pubblicato nel 1940, fu un omaggio chiarissimo di Anthony Boucher a Sherlock Holmes. In esso operano cinque membri di una associazione, “Gli Irregolari di Baker Street”, ognuno svolgente una professione diversa dagli altri, accomunati dalla stessa dedizione e dall’erudizione circa le gesta del grande detective britannico.
La storia è presto detta.
F.X. Weinberg, produttore a capo della Società Cinematografica Metropolis, ha assunto Stephen Worth per scrivere la sceneggiatura cinematografica di un adattamento del racconto L’Avventura della Banda Maculata. Senonchè l’assunzione è stata improvvida. Infatti lo sceneggiatore, con alle spalle un passato di detective e di scrittore di romanzi Hard-Boiled, vuole utilizzare la sceneggiatura per riscrivere la figura di Sherlock Holmes, ciò che suona come un’offesa, agli orecchi dell’Associazione “Gli Irregolari di Baker Street”, che si batte per una difesa ad oltranza del sacro nome di Sherlock Holmes. Detta associazione riunisce cinque nomi di assoluto rilievo: un medico, un autore poliziesco, un editore, un giurista fuggito dalla Germania per motivi politici, un professore universitario.
Apro una parentesi: leggere questo libro mi ha riportato alla mente quello scontro che ci fu sul Blog Mondadori sette-otto anni fa tra difensori del Giallo Classico (io diventai il portabandiera) e difensori del romanzo Hard-Boiled (Stefano Di Marino elemento di spicco), con gente che stava in mezzo (Luca Conti), gente che prendeva le mie parti e cercava di fare da paciere (Fabio Lotti) e gente appartenente ai due schieramenti che se le dava di santa ragione. Lo spirito era quello alla base di questo romanzo, a significare che il contrasto tra le due anime del romanzo poliziesco c’è sempre stato. Chiusa la parentesi.
Weinberg ben presto capisce quali seccature possa dargli questa sua avventata avventura, per cui non potendo licenziare Worth a meno di non adire alle vie legali e perdere, grazie ad una clausola pro-Worth, su consiglio della sua segretaria Maureen O’Breen, assume i cinque irregolari con le funzioni di supervisori, scatenando le ire di Worth e avendo il plauso dei cinque.
Ben preso l’incandescenza della situazione produce già i suoi deleteri effetti: il Professor Drew Furness viene malmenato dallo stesso Worth e fatto oggetto di una beffa atroce, ad opera di un attore pagato da Worth, tale Vernon Crews, un caratterista abile transformista, che è specializzato in burle ad Hollywood.
Ma Worth vuol fare di più. Vuole utilizzare una ricevimento che darà Weinberg per tramutarlo in un’occasione di sfottimento nei confronti dei cinque e allo scopo si è presentato sbronzo, con una cartella da cui non si vuol separare, in una sala gremita di reporters. Ben presto gli insulti innescano la reazione di Furness che rifila una manata e la risposta di Worth, che lungi dal centrare il bersaglio, instabile per l’alcool tracannato, becca all’occhio proprio l’ispettore Jackson che è lì anche perché suo fratello lavora per gli studios, ottenendo come risposta un Uno-due, che lo manda al tappeto. Il tutto si conclude con Worth che viene accompagnato di sopra e messo su un letto.
A questo punto c’è Furness che aspetta in macchina la sig.na Maureeen per accompagnarla a casa, ci sono Evans lo scrittore e Federhut il giurista che cercano assieme al tenente Jackson di venire a capo della sequenza di pupazzetti disposti sul retro di un cartoncino, un crittogramma, che ripete un po’ la sequenza già ne I pupazzi ballerini, un racconto con Sherlock Holmes. Quando la risolvono capiscono che è una minaccia di morte. Poi c’è la busta vuota contenente solo cinque semi di arancia secchi, che Maureen dice che un fattorino le ha consegnato per Worth. Maureen dice queste cose dopo che è stata trovata svenuta al piano di sopra nel corridoio: racconta che qualcuno ha sparato a Worth in sua presenza, riparato dalla porta della camera, e che Worth colpito al cuore ha sanguinato parecchio. A questo punto si succedono tante cose, e gli indizi raccolti uno per ciascuno indirizzano le indagini verso ciascuno dei cinque irregolari, attraverso le citazioni di alcune avventure di S.H.: anche i cinque semi di arancia sono la citazione di una. Tuttavia non tutti gli indizi sono chiari: c’è per es. un frammento di vetro con incise delel lettere che Jackson trova nel cestino della carta straccia della camera di Worth, che nessuno riconosce né tantomeno sa accoppiare ad una avventura sherlockiana; e così anche la tacca vicino al davanzale, almeno prima che qualcuno non la colleghi a Il Ponte sul Thor, e non trovi la rivoltella legata ad un libro penzolante fuori dal davanzale della finestra. Anche la lista coi numeri che trovano nella cartella di Worth, non si riesce a capire cosa sia e a cosa si riferisca. Poi accade un’altra cosa importante: scompare il cadavere di Worth.
Che ci fosse lo dimostra la macchia importante di sangue, e la scritta “Vendetta” tracciata col sangue sul muro; ma il cadavere è scomparso. A questo punto l’indagine passa al tenente Finch, amico di Jackson, perché lui è stato preso a pugni da Worth e quindi ipoteticamente figura anch’egli tra i sospettati.
A questo punto,  i cinque irregolari, che si provano di aiutare le forze dell’ordine, e purtuttavia sono annoverati tra i sospetti e quindi tenuti sotto osservazione, vivono cinque avventure che nondimeno racconteranno alla presenza di Jackson e Finch, e da cui risulterebbero accuse specifiche contro alcuni di loro. Anche quattro di queste cinque avventure, sono riconducibili ad avventure di Sherlock Holmes:
“Il caso della stampella d’alluminio”, narrato da Furness, richiama L’avventura dei progetti Bruce-Partington; “L’avventura del capitano stanco” narrata dal dott. Bottomley, richiama L’avventura della scatola di cartone; “La follia del Colonnello Warburton”, racconto narrato da Harrison Ridgly III, richiama Il vampiro del Sussex; ne “Il caso straordinario della lucertola velenosa”, narrato da Otto Federhut,  c’è un richiamo a La banda maculata;  infine L’avventura della vecchia donna russa, narrata da Jonadab Evans, non ha alcun riferimento apparente a casi di S.H.
In ciascuno dei cinque racconti c’è inoltre un riferimento ad un altro dei 5 Irregolari di Baker Street, tale che appaia in cattiva luce.
Alla fine delle cinque narrazioni, i cinque vanno a fare cose diverse: alcuni escono, altri no. In casa rimangono solo Ridgly III e il sergente Watson. Ad un certo punto Ridgly richiama l’attenzione del sergente sul fatto che qualcuno abbia sottratto la sua rivoltella, e insieme perquisiscono le stanze della casa. Quando ritorna Finch, chiede al sergente cosa sia accaduto nel frattempo, e in quel mentre si sente un colpo di pistola: sopra viene trovato nelle stesse ipotetiche condizioni di Worth, Ridgly III, solo che questa volta il corpo c’è ed è in un lago di sangue, sui muri è riportata di nuovo la scritta Rache, c’è una fascia nera per terra, e una tacca sul legno del davanzale della finestra. Solo che Ridgly, seppure molto grave, si salva perché il proiettile ha sfiorato il cuore, deviato da una costola.
A questo punto urge però trovare Stephen Worth: Jackson ipotizza una certa cosa, Evans e Maureen un’altra, partendo dalla lista di numeri trovata bella cartella di Worth: scoprono trattarsi di codici di dischi. In un negozio li trovano tutti, e in base ai loro titoli, e ad altri numeri indicanti altri dati (parole), scoprono il nascondiglio di Worth. Tanto per trovarsi assieme a Jackson laddove un omicidio è stato appena commesso: Worth. Cioè Worth che sarebbe dovuto essere morto, è stato appena ucciso. Si scopre così che Worth aveva finto di essere morto per fare una burla ai cinque ma che poi uno di essi probabilmente lo ha ucciso.
Tuttavia accanto a Worth è stato trovato solo un foglio con un altro crittogramma formato dai pupazzi ballerini: una metà viene trovata sul pavimento e reca la frase tradotta “REMEMBER THE POLICE”, mentre in un’altra, trovata accartocciata nelle mani del morto, si legge “AND AMY GRAY”. Un indizio ?
In un finale ad effetto, dopo che ancora una volta ciascuno dei cinque ha dato una propria ipotesi circa l’assassino e che anche Finch abbia dato la propria, sarà inaspettatamente il sergente Watson (da notare che anche qui come nei casi di Holmes c’è un Watson) a fornire la soluzione, riprendendo l’accusa di Evans, che aveva posto l’accento sulla metà del foglio, dando alle due parole AMY GRAY un significato diverso, in relazione al suono fonetico simile ad esse di un’altra parola che indica l’assassino.
Dico subito che il romanzo è un monstre di 281 pagine. Lo sottolineo perché nelle sue dimensioni già rilevo un primo limite: se in un romanzo di tali dimensioni (la lingua inglese di solito ha una forma più concisa di quella italiana) di altro autore, ad es. il Carr di Delitti da mille e una notte, che a memoria, dovrebbe attestarsi sulle 320 pagine o giù di lì, ha una forma tale che il numero di pagine non inficia la lettura, qui lo stile è volutamente ampolloso e ridondante, tale che la lettura è fortemente condizionata. Questo perché questo, più che essere un romanzo giallo, è un romanzo sul romanzo giallo. O meglio, è un vero e proprio Divertissement, con cui Boucher giocò con S.H. e la sua opera, confezionando una sorta di parodia, in cui le sue letture, la sua conoscenza dell’opera di Conan Doyle, si legano a tante altre di altri autori, realizzando in ultima analisi un’opera fuori dai righi, che può anche essere considerata “una presa per i fondelli”. Non mi ha stupito pertanto sapere ieri sera, conversando con Mauro, che lui era d’accordo con questa mia interpretazione e anzi che lo stesso Carr, a cui Boucher aveva dato una copia, dopo averla letta, l’aveva restituita infastidito per il tono del romanzo, lui che era davvero un biografo di Conan Doyle.
Al di là dello stile, che è ampolloso come in una dissertazione, ma è anche leggero e raffinato (talvolta anche troppo) quando Boucher introduce delle osservazioni proprie che vanno al di fuori del romanzo in sé per sé, per es. quando, dopo aver inquadrato Maureen che dopo essersi fatta una doccia, dice “avvolta in un lenzuolo di spugna e gocciolante  (per quanto ce ne dolga, questo non è il genere di libro che continuerà a descriverla più dettagliatamente)”,  a me pare che ironicamente si riferisca a quel genere di libri pornografici che imperversava nell’America puritana degli anni ’40 (una letteratura tipo Opus Pistorum dell’Henry Miller di Sexus, Plexus, Nexus, e di Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno).
I riferimenti a S. H. come detto sono tantissimi e vanno oltre quelli da me riportati: quest’altra cosa rallenta ulteriormente la lettura, e la tensione, che dovrebbe essere l’elemento cui ogni romanzo giallo sia mystery o hard boiled dovrebbe puntare, viene inaspettatamente rallentata dalle cinque narrazioni, che poi alla fine si rilevano un’ulteriore burla di Worth attuate tramite il suo amico trasformista Vernon Crews, che prende le sembianze dei cinque soggetti principali delle cinque storie, allo scopo di insinuare delle verità da lui scoperte, sui 5 Irregolari di Baker Street. Francamente, se invece che essere inserita all’interno del romanzo, la sezione delle 5 narrazioni fosse stata messa in appendice al romanzo, forse la tensione non sarebbe stata toccata, perché allora finiscono, riprende, seppure rallentata.
Mike Grost, grande critico statunitense, parla di Boucher come un vandiniano, in relazione al fatto che i suoi romanzi cominciano con la dicituta “The Case of” come in quelli di Van Dine, e per il fatto che come lì le ambientazioni sono colte (qui lo è al massimo grado). Io invece che Van Dine, ravviso una somiglianza più che netta coi romanzi di Ellery Queen: lo stile richiama i primi romanzi di Queen, con una struttura del romanzo fortemente bizzarra, e indizi strani; per di più, chiarissimo in Boucher, è il fare proprio l’elemento più queeniano in assoluto, il messaggio del morente, “The Dying Message”, un indizio con cui la vittima indica il suo assassino, che è qui dato dalla metà del foglio con il crittogramma dei pupazzi ballerini (e ne Il caso del fante di quadri, dalla carta di un fante di quadri  nella mano della vittima ).
Una citazione è anche quella del sergente Watson che risolve il caso: come non ricordare il Sergente Beef che risolverà Case for Three Detectives (1937) di Leo Bruce, mettendo in ridicolo tre investigatori più nomati di lui: Sir Simon Plimsoll (Lord Peter Wimsey), Monsieur Amer Picon (Hercule Poirot), Monsignor Smith (Padre Brown) ?
Un’altra caratteristica che si richiama ad altri autori (e romanzi) è quella della scomparsa del cadavere, che un po’ una caratteristica che troviamo applicata in alcuni romanzi della metà degli anni’30 e degli anni ’40: The Lady in the Morgue (1936) di Jonathan Latimer, anticipato da Dead Men Leave no Fingerprints, di Elwyn Whitman Chambers (1935); The Bourning Court di John Dickson Carr (1937); anche Case Without a Corpse, di Leo Bruce (1937) potrebbe essere inserito in questo novero; No Coffin for the Corpse, di Clayton Rawson (1942); The Corpse Steps Out (1940) di Craig Rice; The Vanishing Corpse di Anthony Gilbert (1941), etc..
Altra caratteristica ancora del romanzo, è il pericolo nazista e l’uso di cifrari, presente in romanzi degli anni ’40 come in  N or M, di Agatha Christie (1941) e Panic (1944) di Helen McCloy.
Insomma più che un romanzo, è una summa sul romanzo giallo, scritta più che dal Boucher scrittore, dal Boucher critico. E la trovata finale del vero significato di AND AMY GRAY , veramente notevole, non salva il resto. Che è troppo in quantità, tanto da stufare. Insomma, come dice il proverbio, “il troppo stroppia”!
Ciò che è  secondo me il limite di questo romanzo.

PIETRO DE PALMA

1 commento:

  1. Ce l'ho, e da holmesiano prima o poi lo leggerò anche se la brossura e i caratteri tipografici del libellaccio giallo Mondadori sono tra i peggiori di sempre nei suoi novant' anni di stampe.

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