Rufus
King (1893-1966) fu un romanziere molto attivo dalla fine degli anni
’20 alla fine degli anni ’50 inizio ’60, pur facendo tutto sommato vita
ritirata: in vita, nulla di lui si sapeva molto, all’infuori del fatto
che vivesse “nella parte rurale dello Stato di New York, che fosse
single, e che ogni anno avesse problemi a causa della neve”, tant’è vero
che si “fece una villa” a Miami; del resto proprio a Miami ambientò
alcune delle sue storie.
Altra cosa che si sa è che avesse studiato a Yale,
che nel 1916 si laureò e che si arruolò proprio in quell’anno per la
Grande Guerra e che dopo di essa lavorò per del tempo come operatore
radio sulle navi
Oggi è molto poco conosciuto e i suoi romanzi
vengono di rado pubblicati, ma al tempo fu molto noto: era un fine
esponente di quella scuola di scrittori americani (anche J.D.Carr,
Mignon Eberhart) che non volevano rinunciare alla scuola di giallo
all’inglese, in favore invece della “scuola dei duri”, nata in ambiente
americano.
In Italia è stato un autore, pubblicato parecchio
negli anni ’30 – ’40 e ’50, e meno dopo: infatti, parecchi dei romanzi
pubblicati soprattutto da Mondadori, risalgono a questi anni. Solo in
pochissimi casi, altre case editrici si son cimentate in romanzi di
Rufus King : tra queste, la Casa Editrice Martello con I Gialli del
Veliero : “Il colombo della morte” (The Deadly Dove, 1945); la
Italedit di Cremona che pubblicò “Intervallo Tragico”: questa
pubblicazione, ricavabile tramite ricerca OPAC, è disponibile solo
presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, ma non si ricava da alcun
indizio, il suo titolo d’origine; e i Gialli del Secolo, fino ad un
certo punto di proprietà della Gherardo Casini Editore.
Mike Grost ritiene che abbia influenzato
pesantemente il primo romanzo della coppia di cugini Dannay & Lee,
noti per la firma che diventò un marchio internazionalmente riconosciuto
e apprezzato: Ellery Queen:
“Rufus King’s first Lt. Valcour novel, Murder
by the Clock,had a simple plot idea involving men’s hats…It is possible
that EQ used King’s work as a jumping off point and subsequent works.
One wonders if the name “Rufus King” affected EQ’s choice of the
pseudonym Ellery Queen”.
In altre parole secondo lui, il nominativo Ellery
Queen (Queen = Regina) sarebbe stato influenzato dal successo di Rufus
King (King = Re)con Murder by the Clock (pubblicato in
Mondadori col titolo “Notte d’orgasmo”: CGM 296 e ripubblicato qualche
anno fa da Polillo con il titolo “Il corpo nell’armadio” ne I Bassotti),
un romanzo in cui il plot del cappello, viene ripreso in “The Roman Hat
Mystery” di Ellery Queen e trasformato in idea base per un immaginifico
romanzo; il rapporto REGINA-RE potrebbe significare oltre che una
filiazione, anche il riconoscimento del fatto che King, nel tempo in cui
uscì “La poltrona n.30”, fosse più importante di Queen o comunque i due
cugini lo ritenessero tale.
E’ bene dire tuttavia che Rufus King ottenne un
notevole successo all’epoca più per altri motivi che per il fatto di
essere un seguace, diremmo un po’ atipico, di Van Dine: Rufus King
infatti, avendo per del tempo lavorato come operatore radio su
bastimenti, riportò questa ambientazione marinara in molti dei suoi
romanzi: Murder By Latitude (1930) tradotto ne I libri Gialli n.131 con “Il Dramma del Florida” o The Lesser-Antiller Case (1934) tradotto anche lui ne I Libri Gialli n.177 con “La prova in fondo al mare”, o ancora Murder On The Yacht
(1931) tradotto nel 2001 in CGM 899 con il titolo “Crociera tragica”,
son tutti romanzi che propongono quasta falsa riga. E’ da menzionare il
fatto che qualche tempo prima che avesse cominciato la sua attività di
romanziere, Rufus King avesse scritto la storia originale di “The Silent
Command”, un film del 1923 diretto da J.Gordon Edwards ed interpretato
da Bela Lugosi: la scena finale avveniva su una nave durante una
tempesta
La ragione tuttavia è anche di tipo
psicologico-descrittivo: Rufus King teneva molto alla descrizione dei
personaggi e alle atmosfere; e concentrare l’azione in uno spazio chiuso
(le navi per così dire sono degli ampliamenti di una Camera Chiusa),
gli dava la possibilità di enfatizzare il dramma e l’angoscia mutevole
delle situazioni e dei personaggi, dinanzi alla immobilità del mare, con
un effetto di contrasto assai efficace.
Anche in Holiday Homicide, la vicenda si svolge sul mare.
Il romanzo si impone per l’entrata di un nuovo
protagonista, Cotton Moon, un ricco investigatore che spende tutti i
suoi soldi alla ricerca di noci rare, e del suo assistente-segretario
Bert Stanley e che è seguito da un cuoco espertissimo, “Walter..il cuoco del Conchiglia e, insieme ad altre cose, Moon se lo prese nel Madagascar” (Holiday Homicide,
“Omicidio a Capodanno”, I Classici del Giallo Mondadori, N° 754, pag.
6): è chiaro che in questo caso Rufus King ha creato un personaggio
rifacendosi a Nero Wolfe, al suo segretario-assistente Archie Goodwin, e
al cuoco svizzero Fritz Brenner. Ne consegue che questo è uno di quei
romanzi in cui Rufus King comincia a denunciare l’influsso di altri
giallisti: in sostanza comincia a perdere di originalità. Tuttavia il
procedimento di King è sempre di classe.
Nella fattispecie Rufus King sdrammatizza l’azione
con trovate umoristiche: per es. Cotton Moon, l’investigatore che vien
qui fatto esordire, vien fatto oggetto di attenzioni, lanciandogli una
noce di sapucaia che lo colpisce in mezzo alla fronte: a lanciarla è
stato un tale, Bruce Jettwick, che, a bordo dell’ “Aliseo”, un lussuoso
panfilo ancorato vicino a “La conchiglia”, lo yacht di Cotton Moon,
vuole richiamare la sua attenzione. Infatti c’è stato un omicidio a
bordo e teme che ad essere accusato della morte sia lui. Ad essere stato
ucciso è lo zio di Bruce, il ricco impresario edile Myron Jettwick. A
bordo del panfilo, vi sono anche la madre di Bruce, Helen Jettwick ex
moglie di Myron (Bruce è figlio di primo letto di Helen); la sorella di
Myron, Emma; Jepson McRoss, segretario di Myron; una donna d’affari,
Harriet Schuyler assieme alla figlia Elisabeth. Insomma una strana e
variegata fauna di personaggi, tutti ambigui, reticenti e..interessati.
Dalla cabina dove è stato rinvenuto cadavere Myron è
scomparsa una cassetta metallica con documenti compromettenti. Dove mai
può esser stata “riposta”, se a bordo non si trova?
Ecco allora che a Cotton Moon viene l’idea di
impiegare un palombaro. Si badi bene: un palombaro. In questo Rufus
King, nonostante risenta dell’influsso di giallisti “più quadrati” come
Stout, può aver costituito un valido modello per altri romanzieri: per
es. Jonathan Latimer.
E il trait-d’-union con Latimer può essere proprio
il palombaro. Ma..a questo punto bisognerebbe introdurre quale opera di
Latimer verrebbe influenzata: il romanzo in questione è Headed for a Hearse, “Destinazione: Sedia elettrica”, del 1935.
Ohibò, deve esserci un errore: come mai King
avrebbe influenzato un romanzo di Latimer del 1935, se il suo era del
1940? Il fatto è che Rufus King aveva pubblicato The Lesser-Antilles Case,
romanzo noto in Italia col titolo “La prova in fondo al mare”, un anno
prima del romanzo di Latimer, nel 1934. In tutti e tre i romanzi, il
precedente ed il successivo di King e quello di Latimer che si pone in
mezzo ai due, temporalmente, troviamo un…palombaro. E’ infatti questa
figura singolare che è incaricata di ritrovare prove compromettenti in
fondo al mare. Tuttavia accanto al “palombaro”, troviamo altri elementi
che ci consentono di dire che King avrebbe potuto influenzare Latimer:
per es. la scena iniziale del romanzo di Latimer (l’uomo che sta
aspettando nella cella della morte la sua ultima ora) è molto simile a
quella di un racconto di Rufus King, The Weapon That Didn’t Exist (1926), in cui una ragazza irlandese attende la propria sorte nel carcere di New York.
Ritornando a Holiday Homicide (H.H.) che è stranamente simile nella sigla sempre al romanzo di Latimer cui abbiamo accennato Headed for a Hearse
(H.H.), vediamo come in sostanza proprio le noci di sapucaia vengano
utilizzate per costruire le prove della colpevolezza di Bruce.
Seguiranno altre due morti, l’ultima delle quali sarà quella del
segretario di Myron, Jepson McRoss, opportunamente tolto di mezzo
mediante un rasoio affilato, perché si pensasse che lui si fosse tolta
la vita per rimorso, dopo aver ucciso lui, gli altri due. Il vero
omicida, sarà invece il meno sospettabile, solo che questa volta, e
questo è il vero lato debole del romanzo, il colpevole non verrà
individuato sulla base di indizi precisi, ma in base
all’intuito del protagonista senza che il lettore possa averne avuto,
durante il corso della vicenda, la benché minima coscienza.
Al di là di questo.. è un gran bel romanzo, con un
discreto plot, un umorismo all’inglese e, pur essendo in sostanza, un
pastiche stoutiano, è assai ben scritto, con delle descrizioni notevoli,
ed una trama accattivante.
Pietro De Palma
P.S.
Chi fosse interessato a conoscere Rufus King
meglio, può leggere il mio breve saggio a lui dedicato e pubblicato
tempo fa sul Blog del Giallo Mondadori. Il link è il seguente:
http://blog.librimondadori.it/blogs/ilgiallomondadori/2010/05/26/un-%E2%80%9Cborn-writer%E2%80%9D-rufus-king-invenzioni-stile-e-rapporti-con-la-letteratura-di-genere-coeva/#more-6051
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