mercoledì 5 dicembre 2018

Edward Dentiger Hoch : La stanza oblunga (The Oblong Room, 1967) – trad. Vittorio Curtoni – in “La ragione dei granchi” di M.Elder, I Capolavori Urania, n.992 del 1985


No, non è un errore.
Molti, apprestandosi a leggere questo articolo, potrebbero pensare ad un errore, vedendo l’immagine correlata all’articolo. E invece non è così, per strano che possa essere. Persino Mauro Boncompagni, qualche giorno fa, pur dichiarandosi non collezionista di Urania, era dubbioso che su un volumetto Urania si fosse potuto pubblicare un racconto di Hoch. D’altronde Hoch aveva anche scritto tre romanzi fantascientifici. Ma questo non è un racconto di tale genere. Eppure è vero che sia stato collocato su un volume Urania! Anch’io qualche tempo fa non ho creduto ai miei occhi, quando ho saputo che era contenuto nel numero 992 de I Capolavori Urania, dal titolo “La ragione dei granchi” di M.Elder. Anzi, per strano che possa essere, è stata l’unica edizione italiana di questo famosissimo racconto (non famosissimo in Italia anzi praticamente sconosciuto, ma famosissimo nei paesi anglosassoni).
Il racconto in questione, tradotto da Vittorio Curtoni, è “La stanza oblunga”. Il racconto originale, The Oblong Room, pubblicato non su EQMM, la rivista su cui furono pubblicati circa 450 racconti di Hoch per oltre trent’anni, ma su The Saint Mystery Magazine, nel luglio del 1967, vinse nell’edizione 1968 dell’Edgar Allan Poe Awards promossa come sempre dal MWA, il premio per The Best Short Story.  
Non è una storia fantascientifica, e quindi si potrebbe obbiettare sulla collocazione. Tuttavia, la soluzione trascende l’umanità, è una soluzione che direi metafisica, e forse per questo si pensò di pubblicare il racconto su un volumetto di Urania.
Fatto sta che il racconto di Hoch, diversamente da quello che a prima vista si potrebbe pensare, non tratta affatto una Camera Chiusa o un delitto impossibile, ma un delitto punto e basta; semmai è la soluzione che per quanto sbalorditiva possa essere, è l’unica vera.
Il Capitano Leopold accorre assieme al Sergente Fletcher, chiamato a risolvere il caso, in una università non meglio precisata: Tom McBern ha ucciso Ralph Rollings suo compagno di stanza. Frequentavano entrambi il secondo anno, e che andassero d’accordo è testimoniato dal fatto che avevano chiesto di continuare a condividere la stessa stanza. Perché allora Tom ha ucciso Ralph?
Perché che sia stato lui ad ucciderlo non c’è ombra di dubbio: la vittima è stata trovata uccisa da due pugnalate, nel suo letto, nella sua stanza, di forma strana, oblunga. Una camera spartana: due letti, due armadi, due comodini, due scrivanie, due sedie, tutto esattamente uguale, ed una grande finestra che si affaccia sul panorama: nient’altro. La stanza è stata trovata chiusa dall’interno, con Tom che è rimasto quasi un giorno intero, 22 ore, in compagnia del cadavere dell’amico, senza che dicesse nulla a nessuno. La circostanza dell’omicidio è stata scoperta solo per l’insistenza di un loro compagno di corso, tale Bill Smith che insospettito perché i due non si erano fatti vedere il giorno prima a lezione perché a dire di Tom erano febbricitanti, e neanche in quel giorno, aveva detto che avrebbe chiesto aiuto e solo allora Tom aveva aperto la porta, presentandogli la scena del delitto.
Rimane un mistero per quale motivo Tom abbia ucciso Ralph. Il Capitano Leopold, che conduce l’interrogatorio, pensa che i due possano essere venuti in contrasto per una ragazza. In effetti, messo alle strette, Bill confessa che una che usciva con ambedue c’è: è una tale Stella Blanting, di vent’anni, come lo è Tom e come lo era Ralph.
Interrogata, Stella rivela che era uscita dapprima con Ralph, ma poi, non volendo più trattarlo, era uscita qualche volta con Tom. Uscita assieme non significa che ci aveva fatto sesso. Significa che aveva voluto conoscerli. Stella rivela che era rimasta spaventata dal primo: emanava un’aria malvagia, malsana. Tom era diverso, ma era totalmente soggiogato dal primo.
Leopold vuole vederci chiaro.
Erano omosessuali? No.
Intrattenevano una sorta di relazione sadomasochista tipo schiavo-padrone? No.
E allora?
La verità uscirà dalle labbra di Tom, messo alle strette. Una verità sconvolgente: i due avevano un rapporto mistico, è come se Ralph avesse avuto una sorta di potere della mente e dello spirito su Tom, ne avesse soggiogato la volontà, essendo diventato l’altro il suo discepolo e lui il suo maestro, condividendo una specie di credo religioso.
Ma allora perché Tom ha ucciso Ralph?
La verità lascerà a bocca aperta, e spiegherà il perché dell’attesa e anche della forma della stanza.
A ben donde, Edward Dentiger Hoch vinse l’Edgar per questo racconto: è un vero capolavoro!
Innanzitutto l’incipit:
“Il caso fu competenza di Fletcher sin dall’inizio, ma quando arrivò la telefonata, il capitano Leopold uscì in auto con lui. Sembrava una storia già chiusa, con l’unico sospetto letteralmente trovato a vegliare la vittima, e, in una giornata noiosa, Leopold pensò che fare un salto all’università potesse essere piacevole.
Lì, lungo il fiume, gli alberi avevano già il colore dell’autunno, e nel parco, a tratti, il fumo che si alzava dalle foglie che bruciavano oscurava la strada. Per essere autunno, il giorno era caldo, assolato. Un giorno poco adatto a un omicidio
(pag.134).

Gli alberi che hanno il colore dell’autunno, già fanno presagire qualcosa: non si è in inverno, una stagione legata al buio e al freddo, ma in autunno, una stagione che è a metà, che morta l’estate, veglia l’arrivo dell’inverno. La veglia è il motivo del racconto; e del resto di veglia si parla chiaramente in questo incipit, quando si dice che il sospetto era stato trovato a vegliare la vittima.
Perché vegliarla?
E perché la stanza e la sua forma sono importanti? Perché? Lo dice Tom nella sua confessione al Capitano Leopold, a pag. 142, della traduzione italiana: “Avete mai riflettuto su questa stanza, sulla sua forma? Ralph diceva sempre che ricordava un racconto di Poe, La cassa oblunga. Lo conoscete? La cassa era su una nave, e ovviamente conteneva un corpo…”. “E questa stanza era la bara di Ralph?”. “Sì”.
La stanza oblunga, rifacendosi al racconto di Poe, ricorderebbe per Ralph una bara. Loro vivono e dormono in una bara. Quindi la veglia a cosa può alludere se riferita ad un rapporto mistico, o di esperienza religiosa?
Il racconto è un crogiuolo di trovate, di allusioni, di citazioni. Ed è triste. E nello stesso tempo è un altro riferimento ad una realtà, che in America molte volte ha prodotto le sue vittime: quella delle sette mistiche, in cui il sacerdote plagia i fedeli, già raccontata in altri romanzi polizieschi (ricordiamo “Morire d’estasi” di Ngaio Marsh).
L’incedere è lento, come quello di una processione. Solo che alla fine non c’è la statua del santo o della Vergine, ma un omicidio, non voluto ma richiesto: un omicidio, il sangue, il prezzo per qualcos’altro.
E se Ralph lo si vede come una specie di messia per Tom, a cosa mai potrà alludere la veglia accanto al cadavere dell’amico?
Se non avete capito, non vi resta che procurarvi il volumetto Urania (un’impresa!) e leggerlo. Ringrazio Mauro Catoni, mio caro amico e collezionista anche di fantascienza, per avermelo messo a disposizione.

Pietro De Palma

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