martedì 11 dicembre 2018

Paul Halter : Nebbia Rossa (Le brouillard rouge, 1988) - trad. Igor Longo - Il Giallo Mondadori N° 2656 del 1999

Questo è un capolavoro, uno dei due capolavori di Paul Halter, e forse senza forse... Il Capolavoro. Un romanzo in cui cade un altro dei paletti storici del Mystery.
Vediamo il perchè.
Ma perchè io possa sviscerare tutto ma veramente tutto, sarà necessario che io sveli anche l'assassino. Per la qual cosa, questa analisi può esser letta solo da chi abbia preventivamente letto il romanzo di Paul e voglia riflettere su degli aspetti; non da chi non abbia ancora letto il romanzo.
Innanzitutto, il romanzo ha un prologo interessantissimo, che costituisce la prima di molte novità: nel novembre del 1888, qualcuno sta abbellendo una stanza per il Natale, pitturando le pareti e il soffitto, e appendendo dei ricordi.
Poi il romanzo si apre..con altra scena, ma veramente diversa. Che già in qualche modo frastorna: cosa c'entra il prologo in questa storia? Vedremo.
Facciamo un salto indietro nel tempo, un anno e mezzo: Maggio 1887. 
Sidney Miles ritorna al villaggio della sua fanciullezza, Blackfield.
Ha una missione segreta, che deve portare a termine, e per la quale dovrà agire in incognito. Si presenta come un giornalista del Daily Telegraph. 
Appena arrivato nella locanda vede Cora Ferrers, diventata adulta, una bella ragazza, e poi  il Maggiore Morstan, che lo coinvolge nelle sue personali indagini per risolvere l'assassinio rimasto insoluto del fratello Richard, e scoprirne il responsabile. Per questo il maggiore architetta un piano, in cui Sidney divena un ispettore di Scotland Yard in vacanza.
Comincia subito la sua opera di indagine, che associa ai suoi ricordi personali: ovviamente ha paura di essere riconosciuto ma ben presto comprende che nessuno, sotto quella folta barba per la quale Cora lo chiama Barbablu, è riuscito a riconoscerlo.
Il maggiore durante una riunione rievoca l'assassinio del fratello e di come esso fosse stato archiviato, pur essendoci più che un indizio dell'opera di un astuto omicida: egli aveva inscenato una rappresentazione in cui doveva apparire un fantasma e poi sparire una persona. Per la qual cosa aveva chiuso a metà la biblioteca con un pesante panneggio che avrebbe funto da palcoscenico: la metà stanza con il camino, la biblioteca con le poltrone avrebbe consentito agli astanti (tutte donne) di assistere allo spettacolo e la restante parte con le due finestre una frontale ed una ad angolo, l'armadio e il paravento, e la porta bloccata dall'interno, sarebbe stato il teatro dello scherzo di Richard Morstan. Tuttavia qualcosa era andato storto se è vero che essendoci tutti gli astanti da una parte e il maggiore solo dall'altra pa rte, qualcuno l'aveva ucciso e poi era svanito, lasciando la porta chiusa. Una finestra aperta era comunque presidiata dall'esterno da Michael,il figlio di Richard che giocava con degli amici al tirassegno con arco e frecce. Anche perchè una freccia casualmente era entrata dentro la stanza e quindi l'attenzione dei ragazzi era stata attratta in quella direzione. La profonda ferita mortale alla schiena di Morstan era stata assimilata alal ferita di una freccia dal figlio che terrorizzato era scappato nel bosco e vi era rimnasto sino a che si era appurato che non poteva essere stata provocata da una freccia, ma da un pugnale, scomparso anch'esso. La cosa strana era che la freccia lungi dall'essere ritrovata nella stanza era stata trovata ai piedi del muro della casa, come se fosse rimbalzata vicino alal finestra e quindi fosse caduta giù. Solo che Micheal e i suoi amici aveva giurato che la freccia era davvero entrata. Mistero.
La rievocazione del Maggiore e i commenti di Sidney uniti a certe sue deduzioni, in realtà ricordi di quando aveva abitato a Blackfield, mettono in crisi ben presto l'ambiente che si raccoglie attorno al Maggiore, a sua figlia e a suo genero Luke. Michael nessuno l'ha più visto da quando è andato via, anche se ora gli spetterebbe la sua buona aprte di eredità. Dove mai sarà finito?
E acuiscono una tensione ormai sepolta. Che esplode quando la maestra, la signora Forsythe, dice di ricordarsi qualcosa, dopo che ha visto bene in faccia Sidney dicendo di associarlo a qualcuno che aveva conosciuto anni prima.
Fatto sta che quella notte proprio Celia Forsythe viene barbaramente uccisa, sgozzata in casa propria. Da una testimonianza  si evince che l'assassino abbia la facoltà di svanire, se è vero che arrivato in un vicolo cieco, sul quale non si aprono porte, egli sia scomparso.
Sidney è sempre più preoccupato che arrivi la vera polizia e il suo trucco venga smascherato e lui non possa continuare il romanzo che vuole un giorno pubblicare. Rassicurato dal maggiore continua la sua indagine, e viene a scoprire come la vittima non fosse lo stinco di santo che ci si preoccupava di far considerare invece: di come le piacessero le ragazze, a tal punto spesso da corteggiarle e violentarle, per poi pagare e mettere sotto silenzio le sue turpi azioni : possibile che fosse una donna, l'assassino?
E scompare anche un certo libro di prestidigitazione, da cui Richard avrebbe attinto le idee per il suo scherzo, e che era scomparso dopo la sua morte: possibile che l'assassino avesse utilzzato l'idea di Morstan per scomparire egli stesso e far sembrare la morte di Richard un evento impossibile?
Fatto sta che per esso, viene uccisa anche un'amica di Rose Morstan, Patricia, sgozzata anche lei: anche questo è un delitto impossibile. La casa era sorvegliata da Sidney e da Nellie la cameriera: lui sorvegliava dal suo angolo due lati e l'altra gli altri due. Eppure qualcuno ha ucciso Patricia ed è riuscito a fuggire eludendo la loro sorveglianza: Nellie ha visto un'ombra svoltare il palazzo ma quando sono arrivati non hanno visto nessuno.
Dopo un certo ragionamento, e alla luce delle rivelazioni sulle segrete abitudini di Richard, Sidney si convince della colpevolezza proprio di Nellie. Tuttavia questa volta deve svelare l'arcano dinanzi alla polizia intervenuta sul posto che non conosce nessun giornalista del Daily Telegraph col nominativo che egli ha fornito: il Sovrintendente Melvin, invece, nello stupore di tutti, lo riconosce quale John Reed, ispettore di Scotland Yard, che aveva abitato a Blackfield molti anni prima. 
In sostanza un ispettore che si era finto giornalista per non apparire poliziotto e che poi al colmo era stato costretto a fingersi tale.
Nellie non c'è. Egli ne rivela la personalità omicida, e la prova del suo effettivo coinvolgimento sembra essere il suo corpo trovato nel fiume annegato, con una grossa pietra legata i piedi.
Fino al momento ....
SPOILER
Fino al momento che Cora, che lui ama, dopo istanti di mutismo esasperato, lo aggredisce armata di un coltello, con negli occhi la follia, di chi non è in sè  e precipita dal davanzale della finestra, ferendosi gravemente: in quel momento John capisce che Cora è la vera assassina. Stuprata anch'essa da Reed, assassinatolo ricorrendo al trucco di cui doveva essere complice (doveva stare dall'altra parte del palcoscenico, ed invece era rimasta dietro al paravento fino al momento in cui gli si era aggrappata alle larghe spalle, rimanendo a mezz'aria e scomparendo, e testimoniando che Richard era solo fino a che il panneggio non si era chiuso e lei aveva potuto pugnalarlo alla schiena), aveva poi tentato di addossare la colpa alla freccia ma essa era caduta per sua disattenzione dabbasso e quindi, facendo scomparire il pugnale con le sue impronte, automaticamente, il delitto era divenuto impossibile. Tutto finito. No. Tutto finito fino al giorno in cui lui, John Reed, era tornato a Blackfield per risolvere un omicidio, e si era innamorato della persona sbagliata, dell'assassina. Non aveva detto nella locanda il Maggiore, che sentire l'odore della tigre? In quei momenti nella locanda c'erano solo lui, John e Cora. L'odore della tigre. Che si era addormentata, ma non morta. Che poi si era riosvegliata, e aveva rincominciato ad attaccare. Anche la maestra, che si era accorta che una tale persona che sarebbe dovuta essere con lei, non c'era, e forse  per questo era stata uccisa.
FINE SPOILER 
Tuttavia non tutto quadra nella mente di Melvin: tra l'altro c'è un cadavere, uno scheletro di donna, rinvenuto davanti alla casa della maestra, risalente a molti anni prima, una persona di cui nessuno aveva dichiarato la scomparsa.
Qui finisce la prima parte.
Fino a questo punto è un mystery, di grande fattura. Con una Camera Chiusa eccellente, che avrebbe potuto anche far einvidiam a Carr, e tutta una serie di indizi che sembrano dare una versione dei fatti che invece è da ricercarsi altrove; laddove invece gli indizi non trovano spiegazione (lo scheletro di donna; John Reed che si sente male ogni qualvolta pensa al sangue, lui che da poliziotto dovrebbe essere immune; una madre snaturata, fuggita con un riccone e poi tornata ormai distrutta nell'aspetto e nella considerazione, per chiedere pietà e cacciata dopo esserestata sfregiata; il passato di Cora divenuta prima che conoscesse John e dopo la sua violenza, una prostituta londinese; l'ombra svanita dietro alla casa di Patricia), la troveranno nella seconda parte del romanzo, apprentemente altra vicenda, altri luoghi, altre ambientazioni.
John Reed è alla ricerca di Cora, che sembra abbia dimenticato tutto. Tuttavia un cadavere di infermiera ritrovato sgozzato, il giorno della partenza di Cora, lo convince che non è affatto guarita dalla follia. E invece di far di tutto per assicurarla alla giustizia ed impedire che nuoccia di nuovo, John, innamorato perso, fa di tutto per coprire le presunte efferatezze della donna. La cerca dovunque, per mari e per monti e poi si convince che deve ritornare a Londra. Del resto il sovrintendente Melvin vuole che John dopo l'exploit dei Morstan, ritorni alla pratica quotidiana: ha bisogno dei suoi travestimenti, del suo fiuto che gli ha permesso di diventare uno dei migliori segugi londinesi; e nello stesso tempo John deve trovare la ragazza, e pregare che non uccida ancora e in quel caso insabbiare le piste perchè la polizia non arrivi a lei.
Ci sono delle altre morti, prostitute uccise, sgozzate, accoltellate, le cui morti lui attribuisce alla ragazza per somiglianze con quelle di Blackfield.
In una Londra uggiosa, plumbea, immersa perennemente in una nebbia fatta anche dei fumi delle industrie oltre che dell'umidità del Tamigi, in un'atmosfera terrificante, si snodano una serie di uccisioni e nello stesso tempo avviene una corsa contro il tempo per ritrovare la ragazza, che John si è convinto, è ritornata a fare la puttana. Prima che se la ritrovi dinanzi, e abbia la cocente delusione che la Cora di un tempo è morta del tutto e che al suo posto c'è un'altra Cora, professionista del sesso, fredda, che lui non ha conosciuto, ha il piacere di rendere vegetale per tutta la restante vita, il pappone che convive con la donna.
John è distrutto. Appoggiato alla balaustra che guarda il Tamigi, per miracolo si salva da due mani fredde che vogliono buttarlo giù, e quando si ri ha, vede una Londra quale non l'aveva mai vista prima, fiammeggiante e in una nebbia rossa.
A questo punto comincia una terza parte che è strettamente correlata alla seconda.
Le morti si susseguono. John  non riesce ad arginarle, l'opinione pubblica protesta: va a finire che i casi vengono tolti a John, e dati ad altri che però ottengono ancora minori risultati.  E divengono sempre più efferate. Sembra che ci sia un misteriso individuo che si firma Jack The Ripper, che fa competizione a Cora. Però mentre Cora sgozzava, lui squarta le sue vittime: sono tutte prostitute, brutte, con almeno quarant'anni sulle spalle e una famiglia rovinata e dei figli alle spalle. Ne asporta i visceri, l'esofago, il naso, i lobi delle orecchie, il cuore. In un caso spedisce un rene alla polizia, comunicando di aver mangiato l'altro fritto. Insomma è un pazzo furioso e anche cannibale. In un solo caso fa a pezzi una prostituta giovane, di apprtamento: quale le strade sono piene di polizia per una festa. Tuttavia appare e scompare quando uccide, si fa beffe della polizia, riuscendo ogni volta ad uccidere e squartare in cinque minuti- dieci al massimo, riuscendo ad evitare ogni volta che le ronde lo becchino. Sembrerebbe che conosca i loro spostamenti.
Fino a quando Melvin, non John, mette al muro l'assassino, evitando di essere ucciso, e dandogli la possibilità di scomparire (e di non uccidere più) una volta che abbia finito il suo libro. In cui avrà scritto la sua storia.
SPOILER
E' la spiegazione della nebbia rossa. La cui prima volta era sorta quando il padre di John aveva sfregiato il volto di sua madre, uan quarantenne sdentata, brutta, con l'aspetto di una baldracca, fuggita di casa e poi ritornata per impetrare falsamente il suo perdono, il perdono di John. E la seconda volta quando John si era ferito ad un chiodo in compagnia di Cora sul pontile dove si erano baciati la prima volta. E la terza quando qualcuno aveva tentato di buttarlo nel Tamigi.
La nebbia rossa che sale ogni qualvolta lui ricorda o comunque in lui affiorano dei ricordi che la sua stessa mente aveva cancellato: quella donna abominevole, che lo aveva abbandonato a suo padre ed era andata a fare la bella vita riducendosi poi ad un essere immondo, non poteva passarla liscia. Mentre chiedeva con voce falsa il suo perdono, John aveva afferrato il coltello e ...non si ricordava cosa fosse avvenuto dopo. O forse doveva essersene ricordato poco alla volta, quando vedeva il sangue: l'aveva uccisa e suo padre l'aveva sepolta vicino ad un albero nella proprietà della Forsythe, la maestra. Colui che sarebbe diventato un giorno un poliziotto era un bambino che aveva ucciso la propria madre in un raptus, dimenticando il fatto dopo. Ma che prima di diventarlo, aveva provato a fare il medico. E poi, un bel giorno aveva utilizzato le conoscenze chirurgiche non per salvare ma per uccidere. Era  una vendetta. Uccideva solo baldracche della stessa età della madre, sdentate come lei, con aspetto ributtante, con famiglie distrutte e figli alle spalle.
Ricordate la scena del prologo? E' la stessa scena , quella dell'assassinio di Mary Kelly, la prostituta giovane e carina, dissezionata in modo tale da trovarsi dispersa ai quattro lati della stanza, in modo tale che il suo sangue abbia macchiato il pavimento, le pareti e anche il soffitto, e i suoi visceri siano stati appesi ad una incisione sopra il camino e sul tavolo siano stati messi in bella mostra il cuore, i seni, i reni della vittima.
Ora Melvin lo ha scoperto, ha compreso il suo passato, ha dato un nome allo scheletro sepolto, ha collegato le sue esperienze mediche, alla capacità solo di un poliziotto di svanire nella notte londinese perchè in possesso delle conoscenze degli orari delle ronde. Il collega di John aveva detto giustamente che il colpevole non poteva essereche un poliziotto ma aveva sbagliato persona: come lui cercando un omicida, aveva indicato Nellie ed invece era Cora, così il suo collega aveva indicato l'individuo dal cappello di cacciatore col naso prominente chiamato Sherlock Holmes, invece che lui. Melvin lo ha messo spalle al muro: non lo uccide solo perchè il suo ex migliore poliziotto possa finire il suo romanzo, e gli concede tre settimane a patto che poi il bisturi venga di nuovo usato ma per far finire una volta per tutte il mito di Jack The Ripper.
FINE SPOILER
Questo è probabilmente il capolavoro di Paul Halter, qui ha trovato la sintesi perfetta e l'ispirazione, ed è per la prima volta un romanzo con una lunghezza da grande romanzo, tenendo presente che tutti i romanzi di Halter sono più brevi. 
Cosa contraddistingue questo romanzo capolavoro?
Innanzitutto Paul usa nella narrazione la prima persona, come se fosse un diario : è certamente un escamotage per coinvolgere emotivamente in maniera maggiore il lettore, per farlo partecipe in prima persona delle vicende narrate. 
Poi, come è uso fare in più d'una occasione, narra due vicende, che sembrerebbero slegate, se non fosse per la vicenda accennata nel prologo e poi ripresa in due occasioni vicine, nella terza parte della narrazione, in occasione dello sventramento di Mary Kelly. Questo escamotage, un vero pezzo di genio, come un serpente che si morde la coda, unisce in un cerchio presente e passato, prima parte e ultima parte. 
Poi ripetuti si succedono altri guizzi geniali:
- scambio di identità: il fatto di dichiarare di agire "sotto copertura" da parte del protagonista, lo mette in una luce volutamente ambigua, tanto da lasciare interdetto il lettore se trattasi di Michael, il figlio scomparso del Richard Morstan assassinato, oppure di altro personaggio non citato;
- come in altri romanzi, Halter  rende omaggio ad Agatha Christie: in questo caso,  al suo romanzo capolavoro, The Murder of Roger Ackroyd. Comunque c'è un distinguo interessante: se anche qui il narratore è assassino, esso è tuttavia anche poliziotto, e quindi diventa questo romanzo la sintesi perfetta di Agatha Christie e di Israel Zangwill. Il fatto poi di essere assassino- poliziotto - assassino, quasi un riprendere una propria identità celata in gioventù, lo mette nella condizione già notata in altri suoi romanzi: da una parte è una vittima di un perverso gioco del fato, dall'altra è carnefice (un po' quello che accade in La lettre qui tue).
- non solo rende omaggio a due illustri suoi predecessori, citando le loro trovate, ma questo romanzo diventa, in Halter stesso, fonte di citazioni successive: non a caso, per esempio, la freccia che entra dalla finestra e il pugnale dalla lama ricurva, ritorneranno in Meurtre dans un manoir anglais.
- pur dicendo a fine romanzo, di aver ucciso e squartato, come una sorta di protesta sociale, rimane forte il sospetto o di più, la certezza che anche Reed sia folle, come Cora; e che in lui agiscano due persone distinte, in momenti diversi: una sorta di disturbo dissociativo. Ciascuna personalità viene attivata da un input di forte stress nervoso: così il rancore verso la madre fedifraga che lo ha abbandonato e ha abbandonato il padre, provoca il raptus infantile e il matricidio; così il rancore verso le prostitute, di cui anche Cora è esponente, non potendo indirizzarsi verso di essa, generalizza il rancore verso una classe, un genere di prostitute, aventi le caratteristiche materne; e quando non può farlo, riserva ad una avente le caratteristiche di Cora, cioè bella e affascinante, la sorte peggiore, una sorta di transfert distruttivo. Il fatto che in lui ad un certo punto agiscano due stadi distinti è in qualche modo provato dal momento dello shock emotivo: affacciato sul Tamigi, in lui lo stato depressivo, votato al suicidio si oppone a quello  maniacale, votato alla salvezza ma anche all'omicidio. Tra i due, vince il secondo, e la nebbia rossa, una sorta di delirio in cui domina la nota del sangue, prende il sopravvento.
Del resto  dello stesso disturbo dissociativo soffre Cora: dopo la violenza carnale subita, fugge a Londra e qui finisce sul marciapiede; dopo alterne vicende umilianti, ritorna in campagna dove finirebbe i suoi giorni se non arrivasse John con la sua indagine crimianle che risveglia in lei la follia e l'istinto omicida; dopo aver tentato di uccidere Reed e non esserci riuscita, e dopo aver ucciso l'infermiera (ma questo omicidio potrebbe anche non averlo commesso lei), ritornando a Londra, riprende a fare la prosituta e scorda la sua vita passata. Quando ritrova John, non ha nessuna voglia di ucciderlo, ma lo tratta come un vecchio amico, riservandogli persino uno sconto sulla prestazione.
- L'uccisione della Maestra Celia Forsythe, che viene attribuita a Cora, ha poche giustificazioni, avendone invece maggiori se fosse stata uccisa da John: infatti quando Celia fissa John, pur avendo questi una folta barba, associa i suoi occhi a quelli di un ragazzo che aveva conosciuto nel passato, un quindicenne "non del tutto normale... che stava per precipitare nella follia", cioè lo riconosce. In tal guisa avrebbe avuto maggiori motivi John di uccidere Celia, eliminando un pericoloso testimonio, che non Cora, che non conosceva ancora la ricostruzione del fidanzato. Tanto più che Celia rivolgendosi a Sidney/John, gli aveva chiesto di vederlo, e gli aveva pure dato il suo indirizzo.
Anche in questo romanzo la follia la fa da padrona: è un motivo ricorrente nei romanzi di Halter, in cui spesso i carnefici prima di essere tali sono stati vittime (e quindi in certo senso non hanno colpa). E anche in questo romanzo, come in romanzi precedenti (all'epoca c'era stato solo La Malediction de Barberousse che ricordi), c'è il tema ricorrente dell'adolescente omicida: uccide Cora dodicenne, uccide John quindicenne.
Quello che mi ha colpito però soprattutto è quella sorta di "attimo di esitazion"e come dice Todorov : in altre parole sono fortemente dibattuto se anche questo, come La quatrième porte sia un romanzo con un piede nel Fantastico: lì l'esitazione si manifesta a metà libro circa, quando dopo che il lettore è stato immerso in una vicenda in maniera totale, ecco che capisce che tutta quella vicenda, non era altro che una storia letta in un libro; qui l'esitazione è a fine libro, quando si comprende (almeno io l'ho compreso) che il romanzo di Halter non è altro che il romanzo che il protagonista, che ha parlato in prima persona, ha scritto. E' una rivelazione: è come se Halter si fosse identificato in John Reed. In questo modo cade l'ultimo paletto del romanzo mystery: dopo che il poliziotto era rientratro tra i sospetti, e dopo che anche il narratore non è più immune dall'essere sospettato, ecco che cade l'ultimo ostacolo: anche lo scrittore può essere sospettato, attraverso l'identificazione John Reed/Paul Halter.Una identificazione fittizia ma non per questa non interessante: come Reed ha ucciso la matrigna e poi ha squartato quattro donne che gli ricordavano la matrigna e una la ex amante, così Halter è egli stesso un assassino, un assassino di carta: anche lui svariate volte ha ucciso nei suoi romanzi le sue vittime. E in quella Londra vittoriana, il John Reed che scompare nella notte, sarebbe potuto essere lui, giacchè il suo libro è quello di Halter.
E che questa mia identificazione non sia un parto della mia fantasia, lo dimostra un recente colloquio che ho avuto proprio con Paul, di cui allego la mia domanda e la sua risposta:
Cela je n'ai pas compris la première fois que j'ai lu le roman. Le roman que nous avons lu serait essentiellement ce que John Reed a écrit. Ce qui est aussi Paul Halter, parce que même Paul Halter écrit, il a tué des dizaines de personnes, en tant qu’écrivain. Le dernier enjeu à tomber. Zangwill avait inculpé le policier, Christie ... le narrateur, vous l'écrivain, qui se trouve être un policier et un conteur. La synthèse parfaite. C'est la vérité que j'ai découverte de nombreuses années plus tard. Ce roman hybride, mystère et noir, n’est pas un second chef-d’œuvre, à côté de La quatrième porte. C'est le seul chef-d'œuvre. Le chef-d'œuvre unique. Rendu unique aussi par le fait qu'il a une longueur plus pertinente que tous vos autres romans. Vous ne pensez pas?

Cher Pietro,

Merci pour ces quelques commentaires sur le Brouillard Rouge. J’en suis d’autant plus heureux que je le considère comme un de mes préférés (peut-être même mon numéro un !) et vous avez bien compris que l’affaire de Jack l’Eventreur m’a marqué, plus que toute autre. Elle est à la fois mystérieuse, terrifiante, et profite d’un décors de rêve : le Londres victorien…

Je vous souhaite, cher ami, de belles fêtes de fin d’années.
Paul alias JR

In ultima analisi Paul Halter a mio parere realizza il suo capolavoro, un'opera ibrida, monstre, in cui fonda un omaggio alla detection classica e uno alla letteratura gran guignolesca. Con rimandi, flash back, citazioni, e una scrittura delirante al massimo grado che avviluppa ,il lettore trascinandolo in un Maelstrom di emozioni e rivelazioni.

Pietro De Palma

 
 

 


 

2 commenti:

  1. Interessantissima analisi, specie la parte finale. Grazie, Pietro.

    RispondiElimina
  2. A mio parere il vero capolavoro di Halter, che oltre a costruire un plot solidissimo e allo stesso tempo immaginifico, sfodera una prosa inusuale per i suoi canoni. Scritto benissimo, con dei dialoghi finalmente convincenti e non tagliati con l'accetta, è un gioco di specchi, e non so perchè, certe atmosfere mi hanno ricordato qualcosa dei romanzi di Bencolin... A mio parere il pezzo forte è il primo atto del romanzo, costruito magistralmente e con una doppia soluzione che lascia l'amaro in bocca. Delitto impossibile eccellente, meno spettacolare che ne La quarta porta ma soddisfacente nella sua ingegnosa semplicità.

    RispondiElimina