Degli otto romanzi che Charles Fulton Oursler alias Anthony Abbot scrisse dal 1930
al 1943, About the Murder of Geraldine Foster, è il primo.
E’
il romanzo che per primo impone i caratteri di Anthony Abbot, in quanto grande
romanziere dei primi anni trenta, non molto prolifico (un po’ come Charles Daly
King) ma sviluppatore di intrecci e di trame di prima qualità. Come quella di
questo primo, grande romanzo, in cui si può dire campeggino 4 grandi soggetti
in tutta la storia: Thatcher Colt, l’investigatore; il dottor Maskell,
l’indiziato n.1 ; Geraldine Foster, la vittima; X, l’omicida. Il fatto che
abbia designato Maskell come indiziato n.1 è perché su di lui convergono più
sospetti, ma di indiziati ve ne sono almeno tre.
Tutto
comincia quando Betty Caldwell coinquilina di Geraldine Foster, denuncia la
scomparsa dell’amica alla polizia di New York: Geraldine non è stata più vista
ritornare a casa e se ne sono perse le tracce da tre giorni, cioè dal 24
dicembre, Vigilia di Natale.
Geraldine
è la segretaria del dottor Maskell, noto medico internista di New York.
Qualcuno ha sentito una discussione alta per tono di voce tra Maskell e la sua
segretaria.
.Nel
sopralluogo fatto a casa della Caldwell e di Foster, frugando nei cassetti,
Colt rinviene in uno spazio vuoto dietro un cassetto un frammento di missiva,
la cui calligrafia è riconosciuta da Betty come quella della sua amica, nella
quale Geraldine ricatta qualcuno per una somma di 4000 dollari al fine di
non rivelare delle cose compromettenti. Tuttavia la cosa strana di cui si
accorge Colt è che, scritto qualcosa con la penna e la carta utilizzata in casa
per scrivere, il suo scritto è di un colore diverso da quello della lettera
ricattatoria: come mai se l’inchiostro usato per la stilografica è sempre lo
stesso? In più in una giacca nell’armadio, viene trovata una grossa chiave che
nessuno sa cosa apra.
Successivamente
vengono interrogati i familiari della Foster e si viene a sapere che Geraldine
se avesse voluto avrebbe potuto chiedere in qualsiasi momento soldi a suo
padre, di condizione benestante, che non avrebbe certo negato il suo aiuto
finanziario alla figlia. Quindi non c’era neanche motivo per ricattare. Il
fratello Bruce aveva pensato c’entrasse il fidanzato della Foster: prila
lasciati si erano rappacificati lui e Geraldine. Ma poi si viene a sapere che
il fidanzato non c’entra nulla.
A
questo punto Thatcher Colt va a casa del dottore, che dice di non sapere
nulla della scomparsa della sua segretaria, ma parla di una strana visita che
ha ricevuto il 24 dicembre sera: una misteriosa donna, avvolta in un soprabito
col bavero alzato è andata a cercare presso il suo studio la Foster e pur avendo
ricevuto risposta negativa dal dottore, con una scusa è andata nel magazzino e
poi visto che non c’era la donna, è andata via in taxi. Colt è insospettito dal
modo di parlare del dottore che dimostra di non aver detto tutto soprattutto
dopo che lui,Colt, in un armadio, nel quale il dottore dice di non aver visto
dalla mattina del 24 dicembre, trova la pelliccia e la borsetta di Gerardine
Foster: dove può essersi cacciata la ragazza se nello studio ha lasciato la
pelliccia, tenuto conto che quel 24 dicembre aveva fatto freddo?
Intanto
passano i giorni e Geraldine Foster non si trova. Si viene a sapere intanto dai
familiari che la ragazza aveva ricevuto l’anno prima delle comunicazione da un
sedicente Ephraim che aveva annunciato sviluppi nobiliari nelle sue origini
familiari, ma da molto tempo si erano perse le tracce: dopo indagini si viene a
scoprire che Ephraim era una donna.
Intanto
Betty il 3 gennaio telefona alla polizia e annuncia di aver trovato altri
frammenti della missiva, che ha ricostruito: nel biglietto si parla di un
ricatto e di un posto dove incontrarsi: una casa a Peddler’s Road. Thatcher
incarica Abbot di andarvi, e lui invece di andarvi da solo si porta la bella
Betty di cui si è invaghito: trovato il posto (terreno in periferia, boscoso, in
un lotto edificabile ma ancora deserto), trovano anche la casetta, un
prefabbricato a due piani: la cosa strana è che sembra abbandonata, ma per
terra trovano sette colombi morti, da parecchio, almeno dieci giorni, le cui
penne sul davanti sembrano sporche di sangue. Colto da presentimento, Abbot
prova ad aprire la porta che gli si apre su uno spettacolo terribile: l’interno
e completamente devastato e vi è sangue dappertutto: per terra, sui muri, sui
mobili, sulle tende. Una pozza sul pavimento, sangue persino nel camino, ma del
cadavere..nessuna traccia. Mentre è lì, si materializza davanti ad Abbot il suo
capo Thatcher Colt che lo invita a far restare la ragazza fuori. Colt ha
preceduto Abbot e ha già trovato al piano di sopra altre tracce di sangue;inoltre
nel bagno, in cui aleggia un curioso profumo di pino, accanto ad asciugamani
sporchi di sangue,ha trovato nella vasca un orologio da donna, fermo alle
17,10. Inoltre Thatcher dice al suo braccio destro che ha trovato un piccione
morto, e impronte nella polvere di un bambino. Abbot non gli ha ancora detto
che prima di trovare la casa aveva parlato con un ragazzino che abita nelle
vicinanze che oltre ad avergli parlato della casa abbandonata, gli aveva anche
riferito di avervi visto dentro, essendovi penetrato attraverso una finestra
rotta, un fantasma di una donna completamente nuda, ricoperta di sangue.
Sguinzagliati
i suoi uomini tutt’attorno e nella casa, viene da uno fatta l’orrida scoperta:
in una piccola radura lì vicino, viene trovata della terra smossa. Alla luce
delle torce, aiutandosi con le mani per smuovere meno terreno e per togliere
quindi meno prove, viene trovato il cadavere di Geraldine Foster in uno stato
pietoso: è stata fatta letteralmente a pezzi e mutilata. Ferite terribili si
notano sul suo corpo completamente nudo, e ad un dito è ancora presente un
anello con diamante; una federa bagnata è posata sul viso a coprirlo, mentre
quello che resta del corpo è pure bagnato.
Il
corpo non presenta segni di decomposizione, per cui, nonostante i piccioni
morti da almeno dieci giorni farebbero pensare che la lotta sia avvenuta
intorno al 24 dicembre, il medico legale ritiene a prima vista che la morte sia
sopravvenuta da almeno 36 ore e non oltre 48.
Uno
dei poliziotti, quello che aveva trovato la tomba, riempie una bottiglietta di
uno strano liquido che si è raccolto attorno al cadavere ma che non è sangue; e
inoltre vengono trovati due bottiglioni: sono simili ad uno trovato nello
studio del dottore Maskell. Ci si ricorda che qualcuno aveva visto, il 24
dicembre precedente,la Foster, assieme ad una donna, lasciare lo studio del
dottore portando due bottiglioni; e che quel 24 dicembre allo studio del medico
tre bottiglioni erano stati recapitati, con tutta urgenza, anche sei il medico
aveva negato di saperne qualcosa.
Sviluppi
seguiranno a questo ritrovamento orrido: si saprà che la casa è di proprietà
del dottor Maskell, e quindi si supporrà che il ricattato fosse lui. Inoltre
gli effetti personali trovati nel suo studio indurranno gli inquirenti, in
particolare il Procuratore Distrettuale Merle Dougherty, a sospettare del
medico in quanto assassino e a definire quello un omicidio passionale: gioca a
sfavore del medico anche l’arma trovata nella casa, una scure a doppia lama
coperta di sangue, che mal si adatta ad un omicidio premeditato.
In
realtà il medico per l’ora della morte avrebbe un alibi inattaccabile: si
sgretolerà quando l’autopsia rivelerà che la morte della ragazza non è avvenuta
al massimo due giorni prima ma dieci giorni prima: nel suo stomaco vengono
trovati resti di lumache che la ragazza aveva mangiato al pranzo del 24
dicembre. Com’ è possibile se la decomposizione non è neanche cominciata? Il
corpo è stato immerso, presumibilmente nella vasca del bagno della casa, in
acido tannico, che è il liquido prelevato con la bottiglietta e analizzato: è
utilizzato per la concia delle pelli e ha la peculiarità di ritardare la
decomposizione.
Si
tratta di vedere se ora l’alibi del medico, per l’ora della morte, cioè le
17.10 del 24 dicembre possa reggere o meno. E soprattutto se sia stato lui
oppure se farebbe di tutto, anche rischiare la pelle, per salvare una donna:
perché una donna è certo che c’entra. Infatti i capelli rinvenuti sul luogo del
delitto non sono dello stesso tipo pur essendo entrambi di donna.
Molte
cose avverranno, tra cui: capire chi sia la donna che il dottor Maskell voglia
proteggere; perché le ferite della povera Geraldine trattenessero fibre di
tessuto se il cadavere era nudo (come se l’avessero denudata da morta) ; chi
fosse la donna che sia era spacciata da esperto di origini familiari e perché
aveva usato un nome falso; che fine avesse fatto l’altra federa spaiata;
supposto che fosse stata comprata da qualcuno, chi l’avesse fatto (una volta
che fosse stata tagliata in strisce sottili e affidata a tutti gli agenti di
polizia possibili, esperti nel ramo delle ricerche); chi avesse il movente,
l’opportunità e le possibilità per commettere l’omicidio: se fosse il dottore,
o nel caso non lo fosse, chi lo volesse morto sulla sedia elettrica; capire se
si sia trattato di omicidio passionale e quindi di un raptus improvviso come
sostiene il Procuratore Distrettuale, oppure di un omicidio accuratamente
premeditato così da sembrare passionale, come sostiene Thatcher Colt; capire
soprattutto se sia stato il dottor Maskell o altro; se infine l’omicida sia
uomo o donna, e se donna, chi essa sia: Betty (e poi perché); la moglie del
dottore da cui egli è separato e che non gli ha mai concesso il divorzio; la
donna che egli ama; o altra persona.
Abbot
fu un vandiniano? Indubbiamente sì: come lo poteva essere Daly King o Ellery
Queen!
Il
suo essere un seguace di Van Dine è indicato da alcuni indizi: innanzitutto
Abbot come Van Dine (o Ellery Queen) è personaggio della storia e nello stesso
tempo scrittore della storia; Abbot oltre che essere personaggio della storia,
è (come per Philo Vance lo è Van Dine) il fido assistente del personaggio
principale , l’investigatore della storia, che è Thatcher Colt, Commissario di
Polizia; nella storia vi dev’essere un investigatore dilettante e in questa
esso è proprio Colt il cui ruolo non deve trarre in inganno: in America, il
Commissario non ha il ruolo che ha in Francia o in Italia. Infatti mentre in
Italia e in Francia, il Commissario è un funzionario del Ministero degli
Interni con funzioni di polizia giudiziaria che le svolge sul campo, compiendo
arresti e quant’altro, in America il Commissario non ha funzioni di polizia
operative ma prettamente amministrative e di raccordo tra il Sindaco e il Capo
della Polizia. Quindi Thatcher Colt, essendo un Commissario, non dovrebbe avere
funzioni operative, di investigazione: il fatto che le abbia, lo designa come
un soggetto che svolge funzioni operative impropriamente, per cui può essere
assimilato ad un investigatore dilettante. Infine, perché fosse vandiniano
Abbot, il suo investigatore dovrebbe, come Philo Vance avere nozioni
enciclopediche; e Thatcher Colt le ha, in parecchi campi: scientifici e tecnici
(riconosce a prima vista di che tipo sia un inchiostro, e come decolorare un
capello umano; applica varie tecniche di investigazione scientifica: come
l’esame di due tipi di rossetto diversi; l’esame delle sostanze trovate sotto
le unghie della vittima; l’esame di capelli di tipo diverso; l’applicazioni di
tecniche sperimentali a possibili indiziati, come la macchina della verità, che
registra la pressione sanguigna ed il battito cardiaco in base allo stato
emozionale del soggetto o il siero della verità a base di scopolamina, che
attenua tutti i sensi dell’individuo tranne quello dell’udito); è un cultore di
Letteratura e scrive poesie.
Tuttavia
varie tendenze nel suo romanzo sono peculiari: la sua propensione ad usare
spesso nei suoi romanzi, diavolerie scientifiche è figlia di quei tempi e
deriva dall’uso che ne avevano fatto autori come Cleveland L. Moffett, Crofts o
Freeman; in parecchi dei suoi romanzi le vittime sono donne, ma non per questo
è scrittore di vecchia maniera, che tenda ad eliminare “il gentil sesso” dai
sospetti; i suoi romanzi sono dei tipici Procedurals impropri, in cui
l’indagine, per il fatto che venga svolta da un alto funzionario di polizia,
viene strutturata in varie sottoindagini affidate ai vari reparti operativi che
a lui fanno capo: se Colt non fosse stato un poliziotto, esse sarebbero state
svolte da lui o da suoi incaricati ed in questo caso non si sarebbe parlato di
un Procedural.
Quello
che è peculiare però al sommo grado è che il romanzo, in questo caso, si basi
solo su un delitto: sulla base di questo si svolgono così tante indagini
ristrette ai vari indizi che possono portare ad una pista o a diverse altre,
che la stessa attenzione del lettore viene continuamente distolta, con il
risultato di venire letteralmente sorpreso dalla rivelazione finale che
sovverte ogni tipo di logica già realizzata. Né tantomeno Abbot nasconde o non
dice determinate cose, poi rivelatesi importantissime: la soluzione dà ragione
a tutte le domande rivolte nel corso del romanzo. Il detective, in Abbot,
anticipa in certo modo quello che farà Carr o Rawson, facendo sì che
l’attenzione dello spettatore della magia, come può fare un illusionista, sia
rivolta verso una direzione mentre è l’altra che porta a risultati tangibili.
La risultante è un senso di straniamento e stupore che coglie impreparati.
Inoltre
è da dire come la stessa qualità dell’investigazione sia del tipo vandiniano:
come un qualsiasi altro investigatore del tipo, Colt unisce qualità di indagine
acutamente psicologica a tecniche di esame indiziario di tipo prettamente
sherlockiano, ricordando però che in ogni storia in cui vi sia lui, la
deduzione di Colt non è semplice, non porta necessariamente ad un risultato, ad
una via, ma anche ad altre: così per esempio la valutazione intelligente delle
farneticazioni di un bambino che dice di aver visto un fantasma possono
spiegare il perché il corpo di Geraldine fosse completamente nudo.
Il
romanzo si presta anche ad un ulteriore tipo di critica, questa volta sociale:
i
detectives vandiniani sono per loro natura esponenti dell’intelleghentia
dell’Alta Borghesia, e tutte le storie che li vedono impegnati, riguardano delitti
che maturano solo negli ambienti più esclusivi delle grandi metropoli, quasi
che il delitto più contorto e più complesso non potesse risiedere in ambiente
degradato e di ceto basso, ma invece in uno molto alto.
Anche
in questo romanzo, vi è una esemplificazione di questo tipo: l’Alto Commissario
si occupa di un delitto che vede coinvolto uno dei professionisti più
conosciuti della città, il cui fratello e la cui cognata sono a loro volta tra
gli avvocati più brillanti del foro newyorkese. Ci si aspetterebbe quindi che
Abbot analizzasse gli aspetti più peculiari di questa area sociale. Invece,
viene illustrata con grande finezza e direi anche con melanconico occhio la
vita di ogni giorno della media e piccola borghesia, i sogni infranti e le
aspettative di giovani e di meno giovani che la Grande Depressione del 1929 ha
disilluso e che sognano di potersi accreditare presso la società che conta
mediante una inaspettata eredità o con un cognome di origini nobili. La
grandezza narrativa dello scrittore è rappresentata meglio di ogni altra cosa,
direi, forse dalla descrizione che fa del cadavere in quella fossa anonima,
fissando il suo sguardo sul particolare più doloroso: “..ma ad un dito sottile
si poteva ancora notare il diamante di un anello di fidanzamento”. Cosa
significa questa descrizione? Che una ragazza che stava per coronare il suo
sogno più bello e che era da qualcuno amata, è stata violentata nelle sue
speranze e nelle speranze di qualcun altro, e le è stato precluso il lieto fine
di un sogno, l’unico a cui una ragazza di famiglia di condizione media potesse
ambire. Ma quell’anello con brillanti significa anche altro: che per chi l’ha
uccisa, quell’anello con diamante non significava nulla, monetariamente e
socialmente parlando. Quindi che l’assassino o l’assassina apparteneva ad un
mondo in cui un piccolo anello con diamante del tipo da fidanzamento non poteva
rappresentare che poca cosa, quasi un oggetto di bigiotteria. Per questo non
degnandolo di uno sguardo e lasciandolo nella nuda terra.
Il
romanzo, come si vede, è un’autentica bellezza: un romanzo indimenticabile
nella sua forza drammatica, nella tessitura fine della trama, nella potenza
evocativa della scrittura, nella poliedricità delle situazioni, nella
molteplicità di false piste, che inducono il lettore a seguire dei presupposti
indicati mentre invece l’azione investigativa si rivolge verso altro. In questo
modo il finale è fantastico, di rara bellezza: ti aspetti che l’omicida sia X
ed invece è Y.
E
questo solo perché non hai esaminato tutte le possibili implicazioni, e tutte,
ma veramente tutte, le possibili persone coinvolte.
Pietro De Palma
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