Ellery
Queen e Howard Haycraft lo definirono una
pietra miliare nella narrativa poliziesca a lo inserirono nel novero dei 100
migliori romanzi: Death Walks in Eastrepps, “La morte gira per
Easttrepps”, è del 1931, come il romanzo di Philip MacDonald. E anche questo,
come quello, narra di una serie di delitti seriali. Strano, vero, che in un
anno fossero usciti due romanzi che hanno fatto la storia del genere, e tutti e
due che narravano di omicidi seriali! Fatto sta, purtuttavia, che questo
rispetto a quello di MacDonald nasconde motivazioni diverse, così diverse, da
esser soddisfatti che siano usciti ambedue.
Infatti,
se in Philip MacDonald, la serie dei delitti è fine a se stessa, movente non ne
esiste alcuno e l’omicida attua la sua “serie infernale” col solo proposito di
riuscire vincitore nel confronto diretto con le forze di polizia,
ridicolizzando i suoi funzionari, e le vittime sono assolutamente scelte a
caso, senza alcun possibile legame che le colleghi, in Francis Beeding, la
serie dei delitti non è affatto fine a se stessa, anche se lo dimostrerebbe a
prima vista, il movente esiste, ma non è quello che sembrerebbe perché assai
più fine, e infine non esiste per nulla la segreta aspirazione di ridicolizzare
la polizia, anzi. In un certo senso, le vittime sono funzionali solo al
processo finale, sono innocenti pedine che vengono mosse perché possa essere
accusato uno ed uno solo tra i possibili accusati: infatti esse avevano, come
unico torto, essere state truffate anni prima da questo fantomatico assassino
che risponde al nome di John Selby. Intendiamoci su una cosa : il loro torto
non è essere state truffate, bensì essere state inquadrate in un progetto di
strage, il cui finto movente è quello che un truffatore, ritornato in un paese
travolto da una sua truffa azionistica di tanti anni prima, per evitare di
essere riconosciuto e smascherato dalle sue vittime, le uccida una dopo l’altra
con una “mazza da trincea”. In realtà il truffatore John Selby, che ora ha
mutato il nome in Robert Eldridge, nulla sa di esse, e a sua volta, non
sapendolo, è stato usato, pedinato, osservato, da chi è intenzionato a farlo
dichiarare colpevole. Perché il fine ultimo dell’assassino è proprio questo:
far arrestare un certo personaggio, indicandolo come indiziato numero uno,
fabbricando una serie di prove contro di lui in grado di farlo condannare a
morte, e far sì che una giuria inferocita nei confronti di chi pubblicamente
dichiara di essersi pentito di aver arrecato tanta miseria, di esser tornato
Eastrepps allo scopo di risarcire le sue vittime, ma poi, in due anni di
permanenza nulla ha fatto per ovviare a ciò pur avendo un conto bancario di
molto superiore all’ammontare complessivo della truffa, e distratta da ciò
nella considerazione delle prove, non tenga presente delle testimonianze della
sua donna che pubblicamente dichiara che alcuni degli omicidi non potevamo
essergli ascritti in quanto era altrove ed aveva un alibi di ferro; e lo
condanni. Insomma.. costruire un colpevole ideale.
Non
importa se reale, l’importante è che sia verosimile.
Il
discorso è che Robert Eldridge finisce condannato come lo era stato
precedentemente un certo Alistair Rockingham: solo che per questi era scattato
il rilascio quando si era accertato che non poteva esser stato lui, mentre il
povero Eldridge, colpevole perfetto, a discapito effettivamente delle azioni da
lui compiute, finisce per essere giustiziato non per la strage, quanto per aver
commesso molti anni prima la truffa, e quindi essersi inimicato chiunque in
quella cittadina, anche i giurati. Persino la reazione adulterina della sua
amante Margareth, viene rivoltata opportunamente allo scopo di metterla in
cattiva luce davanti ai giurati, cosicché le sue affermazioni possano risultare
mendaci. In realtà sarà lei, l’unica ad aver veramente amato Robert, ed ad
averlo difeso strenuamente dall’accusa di pluriomicidio, a vendicare la morte
di tanti innocenti, sostituendosi al giudizio privo di consistenza giuridica
perché in fondo amorale e prevenuto dei giurati, accusando in uno scritto, dopo
averne ricostruito le mosse sulla scorta dei documenti originali del processo
che riesce a farsi mostrare a Scotland Yard. Lo proverà nel momento in cui il
vero assassino, avendo capito quale pericolo per lui possa significare
Margareth ( e come mai vi sarà riuscito? Lo si capirà nelle ultime pagine del
romanzo!), cercherà di ucciderla e non vi riuscirà solo per il tempestivo
intervento dell’Ispettore Capo di Scotland Yard Wilkins e dell’avvocato Sir
Henry Grey, che la salveranno in extremis. Verificando anche il movente
effettivo de finto serial killer nei confronti di Eldridge: la vendetta
personale, e i risentimenti di una vita.
Si
capisce allora quale sia la portata di questo romanzo, straordinaria in tutti i
sensi: trascende il romanzo di evasione ( quale poteva esserlo il romanzo
poliziesco tipo “whodunnit”, passatempo snob per menti raffinate, negli anni
trenta), e assume la veste di quello di critica sociale. Infatti “La morte
cammina per Eastrepps”, se nell’ambito della critica poliziesca è già di per sé
straordinariamente interessante, radunando in sé più generi (comincia come un
Whodunnit, e poi prosegue come romanzo psicologico e finendo come thriller, con
un finale spasmodico e catartico), lo è ancora di più se lo si inquadra nell’ambito
di una critica sociale al sistema, forse voluto forse no, e alla sua
espressione più terribile: la pena di morte. Raramente si trova in un romanzo
giallo – il cui fine è quello apparente di scoprire una serie di misteri
mettendo alla prova l’acume dell’investigatore, in una lotta diretta contro
l’assassino e consegnarlo alla giustizia, in modo che paghi il suo fio (e
talora godere della sua morte) – una tale critica alla pena di morte, un
istituto che fallisce miseramente il suo scopo (se scopo mai esiste) nel
momento in cui tra tanti criminali sopprime la vita di un innocente.
Un
J’accuse così perentorio che mai prima di allora si era visto. E formulato da
un autore, che era uno pseudonimo, in cui riunivano le proprie esperienze, due
autori molto diversi, ma accomunati da uno stesso destino: John Leslie Palmer,
dopo alcune esperienze nel campo teatrale, e la scrittura di alcuni testi,
nella Prima Guerra Mondiale era stato membro dei Servizi Segreti, sedendo poi
alla conferenza di Ginevra del 1919, in qualità di delegato britannico, e
proprio qui, a Ginevra, aveva incontrato Hilary
Aidan St. George Saunders, altro graduato ad Oxford, che decorato nella Prima
Guerra Mondiale, proprio a Ginevra poi restò alle dipendenze del Segretariato
Generale delle Nazioni fino al 1939. Insieme scrissero parecchi romanzi (36),
molti dei quali con pseudonimo Francio Beeding, sin dal 1922. Death
Walks in Eastrepps è uno dei pochi in cui non compaiono i personaggi fissi
scaturiti dalle loro penne: il colonnello Alastair Granby del British
Intelligence Service, che compare in diciassette romanzi; il professor
Kreutzemark (in due romanzi) e l’Ispettore George Martin (che invece compare in
tre romanzi, tra cui il notevole The Norwich Victim, del 1935). Usarono
anche lo pseudonimo di David Pilgrim.
Tra
tutti, Death Walks in Eastrepps, è considerato un romanzo paragone, un
capolavoro assoluto nel genere e fra tutti i romanzi di Beeding il più osannato
dalla critica. Nonostante ciò, da un altro, The House of Dr. Edwardes
del 1927, fu tratto il celeberrimo film di Alfred Hitchcock, Spellbound,
“Io ti salverò”, con Ingrid Bergman e Gregory Peck.
Durante
il secondo conflitto mondiale, i due abbandonarono il genere poliziesco,
convertendosi a titoli più in linea con la tragedia bellica e la lotta contro i
Nazisti : di questo tipo narrativo, due notevoli titoli furono The Ten Holy Horrors (1939) and Eleven
Were Brave (1941).
Va
detto che i due co-autori, in certo senso non affatto sterotipati come tanti
loro colleghi, inserirono parecchie tematiche non usuali nei loro romanzi: si è
detto dell’invettiva assolutamente originale contro la pena di morte, ma anche
per esempio un certo femminismo ante-litteram con personaggi femminili di
grande spessore trattati assai finemente se visti da un’ottica maschile
(l’eroina del nostro romanzo, Margareth Withers, per esempio, o il medico donna
in The House of Dr. Edwardes, in
un’epoca in cui quando le donne erano presenti nell’ambiente medico, le si
guardavano con un certo sospetto); o anche del tema della pazzia (lucida, quale
può esserla quella di uno che progetta una strage al solo scopo di far
incriminare un altro suo simile e conseguirne dei vantaggi, in Death Walks
in Eastrepps; delirante, come il pazzo maniaco Goldstone di The House of
Dr. Edwardes che trasforma un ospedale psichiatrico in un’anticamera
dell’inferno, inducendo i malati a esser interpreti di un terrificante culto
satanico, in un romanzo in cui in maniera unica si fondono psicanalisi e
satanismo, e che è molto lontano dalla trasposizione cinematografica di
Hitchcock; malata, come quella dell’ invalida che nel chiuso di una camera – in
Murder Intended, 1932 – predispone l’eliminazione fisica di tutti i suoi
parenti, in un’atmosfera densa di angoscia e suspence opprimente.
Queste
atmosfere, malate, in cui talvolta gli stessi carnefici sono vittime di
qualcosa, e gli intrecci sono spesso vistuosistici, fanno sì che i romanzi di
Beeding siano spesso velati di un humour british che potremmo definire “nero”.
E talora anche espressione di uno stile assai poliedrico che crea intrecci
unici, come per es. in The Norwich Victim, storia dell’aspirazione ad
entrare in possesso di un biglietto vincente della lotteria, da ottenere
mediante il delitto.
Death
Walks in Eastrepps ha
invece più che humour, seppur nero, un’atmosfera cupa che sconfina nel tragico,
col suo finale molto amaro, in cui una donna desiderosa almeno di riabilitare
la memoria del suo innamorato accusato di qualcosa che non ha commesso, riesce
a far meglio di una giustizia non giusta.
Francis
Beeding, come ditta di due autori, consegnò il suo ultimo titolo nel 1946, There
Are Thirteen; ma già nel 1944 era morto Palmer, e Saunders dopo qualche
altro libro, si ritirò nel 1950, morendo l’anno dopo : del resto era finita
un’epoca, coi Lager di sterminio, e le Bombe atomiche del 1945; e neppure il
giallo sarebbe stato più quello di una volta.
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