Bill Pronzini stupisce sempre.
Tempo fa leggevo su un sito americano, uno dire una
cosa che mi sono accorto, col passar del tempo, di condividere sostanzialmente:
leggere un romanzo di Pronzini fa sentire bene. E’ come un appuntamento da
lungo sognato: ti apparti, ti siedi in poltrona o stai dovunque tu voglia, ti
rilassi, metti un po’ di musica come sottofondo, e..attacchi un Pronzini. Che
ti estrania dal mondo circostante, ti immerge in una storia.
Bill Pronzini non ha doti particolari, non ha
soluzioni geniali (anche se la Camera Chiusa qui presentata non è affatto
male!), non ha plot immaginifici alla Carr tanto per intenderci, né abduzioni
alla Ellery Queen per straordinario livello di difficoltà. No. Pronzini ha
altro, ha qualcosa di raro: sa scrivere, e affascinare con le sue storie. Semplici,
ma scritte meravigliosamente bene, con sfondi umani estremamente realistici e
slanci appassionati.
Questa volta si cimenta con due storie diverse,
inserite nel medesimo romanzo. Le due storie non hanno punti in comune tra
loro, per esempio come in La porta chiusa di Peer & Wahloo, e
riguardano due trame completamente diverse, e per genere, e per sviluppo
narrativo. Per cui mi sembrerebbe più legittimo parlare di due lunghi racconti
riuniti in un testo unico.
Qui le indagini riguardano due fatti completamente
diversi: uno psicopatico che nutre un odio profondo verso un dentista defunto,
Lloyd Henderson e i suoi due figli, Cliff e Damon; ed un ricco collezionista di
Gialli cui sono stati sottratti 8 volumi rarissimi, alcuni anche firmati dagli
autori, da una biblioteca protetta dai sistemi di sicurezza più sofisticati,
con le finestre chiuse e sbarrate ed una porta con due serrature di sicurezza
uguali, la cui chiave è solo in suo possesso: si potrebbe pensare che i volumi,
assicurati per 500.000 dollari abbiano stimolato l’avidità o il bisogno del
collezionista, se non si venisse a conoscere che l’ammontare delle sue
ricchezze fanno arrossire di vergogna quei miseri (per lui!) 500.000 dollari.
Dello psicopatico, un elemento schizoide con manie compulsive,
se ne occupa Jake Runyon, detto altrove “Il Segugio”, collaboratore di Tamara e
Bill, tra loro soci; del mistero da Camera Chiusa invece, Bill (più conosciuto
col suo antico appellativo, “Senza Nome”).
Il romanzo si apre con lo psicopatico che attenta al
monumento funerario di Henderson: il dentista è stato cremato. Lo psicopatico
non trova di meglio che versare acido cloridrico sul granito, sul bronzo e
anche sull’urna contenenti le ceneri del defunto, dopo averla disseppellita. Il
tutto corredato da foto, scattate per immortalare lo sfregio e sputi che lo
stesso riserva al cenotaffio.
Ben presto però riserva le sue attenzioni ai due figli
del dentista: Cliff e Damon. Tutti e due sposati e con figli. Bill ha fondato
un’Agenzia che è molto stimata. Morale della favola è che gli
Henderson e anche Pollexfen si rivolgono a lui, tramite Barney Rivera, un
assicuratore, che è stato amico di Bill nel lontano passato, ma da quando ha
sparso veleno sul conto della di lui moglie, non è stato più interpellato né
tantomeno Bill ha accettato sue proposte di lavoro: ora si fa vivo, e a lui
fanno capo tutti e due i casi.
Barney ha fatto il nome di Bill ai suoi assicurati,
che capisce che si tratta di una partita pericolosa: in ballo c’è la sua credibilità.
Barney aspira a vendicarsi e lui intende non dargliela vinta. Ecco perchè deve
venire a capo della faccenda e capire: chi sia il misterioso psicopatico,
impedendo che possa attentare alle vite dei due figli e dei loro familiari; e
ritrovare i misteriosi 8 volumi gialli preziosissimi.
Se Bill lavora da solo, Runyon lavora con l’ausilio di
Tamara. Runyon è un ex poliziotto, ed è un tipo estremamente chiuso,
soprattutto dopo la morte della seconda moglie per tumore, e per i cattivi
rapporti col figlio di primo letto; nonostante ciò si è avvicinato ad un’altra
donna, Bryn Darby, col volto sfigurato da un’emi paresi provocata da un ictus.
Tamara a sua volta è “in affair” come dicono in America con un certo Lucas
Zeller, uno che “a letto è una cannonata”: per il momento si incontrano, cenano
e scopano. Un’unione basata sul sesso, Ma soddisfacente per entrambi. Bill
infine, dopo i patemi dell’operazione per tumore di Kerry, ha ritrovato una
certa stabilità nel suo rapporto a tre, con la figlia Emily. Questi personaggi,
sostanzialmente giocano le loro storie, che sono come tante cerniere che legano
le varie sezioni della trama, donando ai due gruppi, fortemente drammatici, una
leggerezza vaporosa, e sketch profondamente
umani, ora allegri ora tristi.
Dall’altra parte, i libri non si trovano, il
collezionista è furente, e Nameless capisce che deve cercare il bandolo della
matassa indagando su coloro che sono più vicini a Pollexfen. In sostanza ben
presto capisce che gli unici che potessero avere una qualche chance di rubare
gli otto volumi sono: la segretaria del collezionista, il cognato, e la moglie.
Solo che la segretaria viene esclusa a priori dallo stesso Pollexfen, perché
non avrebbe proprio cosa farsene dei volumi, non avendo la minima conoscenza
della materia, mentre i due fratelli, moglie e cognato, qualche possibilità in
più l’avrebbero avuta: la prima non fa altro che bere smodatamente, dedicarsi
allo shopping e collezionare amanti (visto che il marito è impotente e il
viagra gli fa solo il solletico, come lei stessa ammette ad un certo punto):
l’ultimo è il suo legale, Paul Disantis; il cognato, invece, che si accompagna
ad una cantante, naviga nell’incertezza finanziaria: si occupa di promozioni di
concerti, iniziative che non sempre finiscono nel migliore dei modi, come
quando per esempio ha fatto sborsare al cognato 100.000 dollari per
finanziargli un’operazione commerciale disastrosa. I due fratelli odiano
Pollexfen, ricambiati a dovere. Solo che Bill non capisce come e perché
Pollexfen non butti fuori da casa sua il cognato parassita, pur avendo tutte le
possibilità per farlo, e quindi subdora che sotto sotto ci sia un ricatto:
segno che il vecchio non è pulito come lui fa credere che sia. Fatto sta che
più l’indagine va avanti, più il cerchio si stringe, e i colpevoli si rimandano
le accuse l’un l’altro, per cui diventa assai difficile capire chi stia prendendo
per il sedere Bill. Finchè…
Finchè un giorno non avviene il fattaccio. Bill decide
di ritornare ad investigare, ed interrogare di nuovo i tre: quel giorno il
vecchio è ad un’asta di libri e quindi promette di essere a casa intorno alle
16. Quando Bill arriva, lui non è ancora arrivato, ma gli va incontro la sua
segretaria. Fuori sono parcheggiate due auto, una Porsche ed una Jaguar,
quindi dovrebbero esserci sia la sorella che il cognato di Pollexfen, che però
in casa non si vedono.
Frattanto è arrivato il vecchio. Tutto allarmato,
capisce che l’unico posto dove possono essere è la biblioteca, che però è il
posto più inaccessibile della casa, visto che l’unica chiave per accedervi è la
sua. Purtuttavia, qualcuno ha sottratto gli 8 volumi rarissimi, quindi il
sospetto dei tre è che qualcuno abbia trovato il modo di entrarvi. Bill si
slancia verso la biblioteca, mentre si sente un colpo di arma da fuoco. La
porta della biblioteca è chiusa, ma Bill, con la chiave in possesso del
vecchio, riesce ad aprirla, in tempo per sentire la puzza e il fumo provocati
dalla polvere da sparo e per trovarsi davanti ad una scena stomachevole: Jeremy
Cullrane si è sparato in bocca, col vecchio fucile calibro 12 che si trovava
sopra al camino. Inutile dire che mezza faccia e cranio sono stati spappolati,
e sangue misto ad osso e cervello sono stati scaraventati verso il camino,
imbrattando di sangue e materia cerebrale alcune sovraccoperte di libri rari.
Il cadavere di Jeremy è per terra con la testa ( o quel che ne rimane)
appoggiata al camino, mentre la sorella è distesa lì vicino con gli occhi
roteanti e non capace di connettere; sul divano 8 altri volumi rari, tolti
dagli scaffali e pronti probabilmente per “volare via”, dei bicchieri e un
residuo di liquore e Clonazepam, una benzodiazepina usata anche contro
l’epilessia per i suoi effetti miorilassanti: quindi in sostanza un tranquillante.
Brenda si sente male, la sorella che sta ritornando in
sé non sa spiegare nulla di quello che sia accaduto, mentre il marito dice di
averli lasciati lì alle 13 dopo aver bevuto con loro.
Due sono le possibili ipotesi sull’accaduto: che i due
abbiano litigato (forse per altri romanzi da “far sparire”) e o la sorella
abbia ammazzato il fratello che Jeremy si sia suicidato. Non c’è altro da
pensare, perché se qualcuno dovesse pensare ad un piano perfetto di Pollexfen,
per far fuori insieme cognato ricattatore e moglie fedifraga, dovrebbe anche
riflettere sul fatto che il vecchio, nel momento in cui avveniva la morte, in
una stanza sbarrata dall’interno, era fuori assieme alla segretaria e a Bill.
Intanto Jake Runyon è sulle tracce dello psicopatico.
Interrogando la madre di Cliff e Damon Henderson, viene a sapere che il marito
non era uno stinco di santo come i figli lo hanno sempre ritenuto: tradiva la
moglie a gogò, ed era giunto persino ad incontrarsi alla baita di caccia, dove
si incontrava coi suoi amici, con una delle sue donne. Questa, si era persino
presentata a casa di Henderson, moglie presente, ed era stata scacciata in malo
modo; in seguito a ciò la signora Henderson aveva lasciato il marito, ma
quest’ultimo aveva fatto ricadere la colpa dell’abbandono su di lei, privandola
dell’amore dei figli. Scopre di lì a poco che la donna, Jenny Devries, aveva
avuto un figlio, Tucker, che era stato riconosciuto dal marito Anthony Noakes.
Dopo il divorzio con Noakes, la donna era stata presso sua zia, assieme al
figlio. Poi nel 1988, Jenny era stata strangolata e abbandonata in un bosco
dove i resti del suo corpo dilaniati dagli animali erano stati trovati da
cacciatori. Il figlio di Jenny e presumibilmente di Lloyd, Tucker era poi
vissuto con la zia sino alla morte di quella. Col tempo aveva assunto delle
manie compulsive e schizoidi: riteneva responsabile della morte della madre
proprio Lloyd (che accusava di averla strangolata per farla tacere) e non
potendosi vendicare direttamente, voleva farlo per interposta persona,
colpendone i figli.
A questo punto la caccia è aperta: Runyon, con l’aiuto
di Tamara, individua la casa di quello, viene a sapere che era stato in
manicomio, che era un fissato di fotografia (aveva lavorato in un negozio di
macchine fotografiche da dove aveva rubato una macchina fotografica digitale);
in casa trova una collezione di foto con donne nude, fotografate nella loro
intimità, e vari flaconi di prodotti chimici per lo sviluppo delle foto, ma
anche uno di acido cloridrico; va in giro con uno scassato furgone bianco.
Runyon dovrà evitare che Tucker attenti alla vita degli Henderson e nello
stesso tempo eliminarne la pericolosità.
Nel frattempo Bill si occuperà di Pollexfen e dei suoi
libri: risolverà la Camera Chiusa, trovando anche i libri ed inchiodando
l’assassino alle sue responsabilità e nello stesso tempo salvando la vita ad
Angelina, moglie di Gregory Pollexfen, accusata della morte del fratello. Come
avrà fatto l’omicida a uccidere Jeremy Cullrane? E a far sparire i libri?
Bill riuscirà a dare una risposta ai tanti
interrogativi, dopo che si scoprirà che il cocktail avevano bevuto in
biblioteca era addizionato ad un potente barbiturico, e dopo soprattutto che ad
aprirgli la mente sarà stata la figlia Emily, con un pungente commento. La
Camera Chiusa è risolta con brillantezza (anche se non vi sono prove effettive
ma solo indizi che essa possa essere stata ideata così: tant’è vero che
l’assassino viene presto rilasciato su cauzione, anche se il giudizio divino lo
colpisce sotto forma di infarto: un male metafisico di radici agostiniane)
anche se il colpevole è facilmente identificabile, parecchio prima.
Nonostante però, quindi, che i due colpevoli non siano
così impossibili da acciuffare, il bellissimo romanzo di Pronzini, si segnala
per un ritmo veramente avvincente, in grado di coinvolgere il lettore
avviluppandolo come tra le spire di un serpente costrittore, e lasciandolo
andar via solo a conclusione. Le due storie sono legate, come ho detto
precedentemente, dai vari episodi di vita intima dei protagonisti della storia:
Bill, Jake e Tamara.
Alle due storie Pronzini conferisce uguale importanza
ed uguale lunghezza; anzi, a me è parsa maggiore quella affidata a Runyon. Come
pure anche i flashback di vita vissuta, di Jake, sono più sviluppati di quanto
accada per Bill, come se Pronzini , almeno in questa storia (non so non
avendone lette altre ultime), volesse riservare proprio a Runyon il massimo
dell’attenzione: del resto anche le sue vicende intime sono più cariche di
risvolti amari e stringenti, di quanto non appaiano quelli di Bill.
Da un certo punto di vista la vicenda di Jake e Bryn,
è la più forte e la più drammatica: lui risente della morte della moglie, lei
dell’abbandono del marito; lui si è chiuso nella sua solitudine, lei pure
sfigurata dall’ictus; il loro incontro piano piano, con dolcezza, li fa
rifiorire e ritornare alla vita, la più normale. Bellissima la scena di sesso,
molto molto leggera ed insieme toccante. Si sente tutta la presenza di una
donna: sono sicuro che la moglie di Pronzini, Marcia Muller, nota scrittrice
americana di polizieschi e pulp, deve aver dato qualcosa al marito, almeno in
suggerimenti: un uomo non facilmente riesce a sondare l’universalità dell’Io
femminile. Ecco perché penso ad un intervento, almeno solo in sede di
consiglio, della moglie, notissima scrittrice di polizieschi anche lei.
Comunque sia, se l’inizio del romanzo è tutto per il
caso di Jake, la fine vede Bill sotto la luce dei riflettori, quando dà
lo smacco all’odiato liquidatore della Great Western, Barney Rivera,
strappandogli i 5000 dollari di ricompensa per aver risolto il caso.
E Tamara?
Con Tamara, in sostanza Bill Pronzini, dà un nuovo
appuntamento ai suoi lettori: per sapere se Lucas, durante il loro ultimo
rapporto sessuale, le abbia trasmesso qualche brutta malattia venerea, (non
avendo usato il profilattico) oppure no, bisognerà leggere il romanzo
successivo a questo.
Lucas sembrava la persona giusta: si è rivelato invece
un pericolo per Tamara.
Vuoi che Bill Pronzini abbia anche lui svolto opera di
pubblicità dei vantaggi del profilattico, con questo messaggio subliminale
inserito nel romanzo? Non so. Ma in un’America già colpita sensibilmente dal
virus HiV, e poi da una diffusione massiccia di parecchie affezioni veneree,
nell’America delle libertà e dei proclami anti-aborto, anche Bill può aver
voluto dire la sua, lasciando la sua impronta, lievemente e
intelligentemente, come solo lui sa fare.
Ah, dimenticavo : brillante e fluida traduzione di
Mauro Boncompagni.
Pietro De Palma
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