domenica 4 dicembre 2016

Margery Allingham : OSCURI PRESAGI (Black Plumes, 1940) – Trad. Igor Longo – Il Giallo Mondadori N.3077 del marzo 2013

Margery Allingham, una delle 4 Crime Queen,  è stata una delle grandi firme del romanzo poliziesco del ‘900. E non a caso. Infatti ha sondato vari sottogeneri nella sua lunga carriera: dal Giallo avventuroso al Whodunnit classico, dal Thriller alle Camere Chiuse, il tutto però con grande classe, e molta originalità, cosa propria di questo romanzo.
Che il vento potesse diventare quasi un elemento cardine di un romanzo poliziesco, non ce ne eravamo accorti.
Proprio il vento è l’elemento base del romanzo in cui mi accingo a parlare, OSCURI PRESAGI (Black Plumes, 1940): compare in tutti i momenti cardine della vicenda e col suo apparire scandisce il ritmo.
E proprio col vento incomincia il romanzo:  “Il vento autunnale aveva promesso pioggia per tutto il giorno e ora esitava sui marciapiedi umidi per scagliare nel suo folle volo una manciata di gocce sulle finestra della grande casa di Hampstead. Il rumore prodotto fu secco e sprezzante e andò ad interrompere il silenzio tra le due donne nel salotto dando quasi l’impressione di volerle insultare” (Cap.1 pag.7).
Le due donne sono Gabrielle Ivory e Frances Ivory, nonna e nipote: due generazioni a confronto: l’ottuagenaria Gabrielle vecchia nel fisico ma con la mente ancora sveglia e la ventenne Frances, fresca e ingenua, pronta ad innamorarsi ma anche a lottare. Non a caso due delle tre maggiori personalità del romanzo (l’altra è David Field) sono donne: questo è un vero e proprio romanzo delle donne! Quasi tutti i ruoli più importanti sono svolti da donne: Gabrielle, Frances, Phillida, l’infermiera di Gabrielle, Dorothy la segretaria. Gli uomini, hanno invece ruoli comprimari o quasi, tranne David che è l’eroe senza macchia e senza peccato, una specie di cavaliere dei tempi passati, che salva la donzella (Frances) dalle mire dell’orco di turno (Lucar). Ma fra le varie figure femminili, quelle che secondo me si stagliano maggiormente sono proprio Frances e Gabrielle. Non a caso il vento, insinuandosi e producendo un rumore secco, è come se imponesse all’attenzione del lettore le due figure: il rumore le separa, rompendo il silenzio che le accomunava e ne definisce i contorni; ma nel tempo stesso le unisce, differenziandole dagli altri soggetti che si agitando confusamente nella grande casa.
Gabrielle è la madre di Meyrich Ivory, gallerista, padrone della Galleria d’Arte al 29 di Sallet Square, un vero paradiso di collezionisti, dove si può acquistare la paccottiglia ma anche i capolavori dei grandi artisti. La galleria nel tempo ha avuto alterne vicende ma su di essa pesa una tragedia: Dollie Godolphin, famoso esploratore che aveva condiviso con Robert Madrigal e il suo attendente Henry Lucar, un viaggio nel Tibet alla ricerca di favolosi tesori in grado di riportare la Galleria ai fasti del passato, è scomparso. Pare che si sia sacrificato, infermo, impossibile ad essere trasportato, con un atto di eroismo personale, permettendo ai due compagni di salvarsi, abbandonandolo in mezzo alle nevi perenni. Quando Godolphin è partito, era il favorito di Phillida, ma dopo averlo aspettato invano e dato per morto, ella si è sposata proprio con Robert, diventato in breve tempo socio del suocero e suo finanziatore. M anche, in sua assenza, un pessimo dirigente. Il fatto è che, per di più, Robert è stranamente succube del suo segretario Lucar, un personaggio viscido e pericoloso, che tenta di approfittare del suo influsso fortissimo su Robert e dell’assenza del padrone della galleria, per sposarne la di lui figlia più giovane, Frances, nonostante lei lo rifiuti completamente. Perché mai Robert appoggia Lucar nel suo tentativo di sposare Frances e quindi tentare la scalata alla proprietà degli Ivory? Lucar ricatta Robert e lo tiene in suo potere in virtù di qualcosa di scottante che sa e che Robert non vuole si sappia:, per di più, per vincere la mera resistenza del marito di Phillida, Lucar ricorre a veri e propri atti intimidatori: distrugge all’ultimo momento il catalogo della Galleria approntato per la visita dei Reali, fracassa una preziosissimo vaso, e danneggia irreparabilmente un dipinto del giovane pittore David Field, protetto di Meyrich e in rapida ascesa.
David è il terzo personaggio forte della vicenda: è lui che salva Frances dalle mire di Lucar, simulando un fidanzamento agli occhi del mondo, che invece non esiste, tanto più che lui è refrattario alle unioni e ancor più ai matrimoni; tuttavia questa unione, che all’inizio è fittizia, diventerà vera in quanto lui riuscirà a conquistare il cuore della ragazza. Interessante è notare come, mentre Robert ed Henry sono legati fra di loro dall’odio e da un rapporto di sottomissione psicologica (del primo verso il secondo), ma tendono comunque a proporsi come soci della galleria, tentando di diventarne i padroni sposando le due figlie di Meyrich, essendovi riuscito uno e tentandovi il secondo, l’unico che non avrebbe voluto legarsi alla Galleria, impegnandosi sentimentalmente, cioè David, è proprio lui a farlo. Quando David e Frances si mettono d’accordo per gabbare Lucar, è sempre il vento a scandire la marcia: “E per tutta quella tragica giornata il vento fu un motivo ricorrente, come la tromba di una sentinella che tentava inutilmente di avvisarli mentre loro marciavano sordi verso il loro destino” (Cap.3 pag.21).
Poi, prima a pag. 31, riappare, tanto per concentrare l’attenzione : ” ..qualcun altro era dunque uscito nel buio e nel vento” (Cap.6).
Il vento anticipa il primo evento tragico: Robert scompare dopo una discussione con David.  Poi, ecco che il vento torna ad assalire la casa, quasi a portare altri lutti e disordini. Ma come un meccanismo a orologeria, mentre  viene ritrovato Robert, o meglio il suo cadavere, già in stato di decomposizione, in un vecchio armadio (occultato da soprabito, cappello, come se fosse stato per uscire e poi fosse stato sorpreso) in quella stanza che si affaccia sul giardino, dove era stato visto da Frances discutere con David,  ecco che  torna Dolly: “Il vento assalì di nuovo la casa, non con l’intensità di dieci giorni prima, ma con la stessa irritante intermittenza, come se un nemico in carne ed ossa stesse tentando di penetrare nella loro fortezza” (Cap. 9 pag. 64).
Il cadavere presenta una ferita profonda: qualcosa di tagliente e affilato, come un lungo tagliacarte, l’ha colpito tra le costole, raggiungendolo al cuore,  solo che l’arma non si trova.
Tanti i sospettati: David innanzitutto; ma anche Phillida, che alla morte del marito, esclama: “Grazie a Dio!” (Cap.4 pag.28); Gabrielle, che pur essendo invalida, si scoprirà esser buona a camminare da sola di notte; Lucar, che si è dato alla fuga e per questo sembrerebbe essere il colpevole acquisito; lo stesso Meyrick, che sarebbe potuto ritornare in incognito; e lo stesso Godolphin, che alla stessa maniera, sarebbe potuto ritornare prima ed uccidere il rivale: solo che questi due sarebbero materialmente esclusi. E allora?
A complicare le cose, è la scoperta che Phillida, prima di sposarsi con Robert, si era sposata segretamente con Godolphin, prima che questo partisse per la spedizione sfortunata, e che il testimone dei due sarebbe stato lo stesso Field.
Gabrielle è contraria che la nipote fresca vedova vada a finire a letto con un altro, anche se risulterebbe essere il suo primo marito; e così Godolphin e la vecchia, si accordano per un armistizio sotto il tetto della vecchia casa: se Godolphin riuscisse a scoprire il colpevole, potrebbe portarsi via Phillida.
Dopo il ritorno dell’esploratore, e soprattutto dopo quello di Lucar, che convoca i presenti nel salotto per una serie di messaggi, che egli vuol lanciare all’assassino, al fine di fargli capire che egli sa (e quindi coinvolgerlo in un ricatto), ecco di nuovo il vento che fa la comparsa, associato ad un altro evento delittuoso: “Si sedette in poltrona e Dorothea, imperturbabile nel suo vestito nero, rimase in piedi, a portata di gomito. Fu in quel momento che si accorsero che il vento aveva ripreso a soffiare. Le lunghe tende di broccato si gonfiarono alle spalle di Lucar, spinte dalla brezza gelida che entrava da uno stretto spiraglio dell’alta finestra a ghigliottina” (Cap.15 pag.107).
Tutte le volte che il vento compare, accade qualcosa: è come se fosse un messaggero di qualcosa, anche di sventura. Anche il riferimento alla ghigliottina a me non sembra casuale, in questo momento. E Lucar sarà di lì a poco trovato ucciso, alla stessa maniera di Robert, per mezzo di un’arma affilata e lunga, come uno stocco, ma di cui non v’è traccia.
Fra tutti i sospettati, parrebbe essere David il più classico dei colpevoli e per questo sarà anche fermato, dopo l’assassinio numero due.  Ma intanto il colpevole vero quando crederà di essere al sicuro, sarà smascherato ad opera dell’Ispettore Bridie, che per farlo, dovrà convincere i vari personaggi a rivelare il loro, per spiegare l’inspiegabile, e togliere di mezzo gli indizi falsi che non lo aiutano a risolvere l’enigma.
Romanzo estremamente affascinante. Margery Allingham attinge dalla grande tradizione classica il motivo del vento, annunciatore di sventure quando non di messaggi che non vengono interpretati nel giusto modo. La cosa interessante è che la Allingham, grazie ad un escamotage del tutto particolare, cioè paragonando di volta in volta il vento a persone od oggetti, col meccanismo delle similitudini, gli conferisce un’anima, facendolo diventare un vero e proprio personaggio al pari di quelli canonici altrimenti presentati nel libro. Un personaggio nascosto, ma con una importanza del tutto particolare, in quanto è proprio il vento a introdurre le varie sezioni, ad annunciare al lettore che qualcosa sta per avvenire: è come se fosse un campanello d’allarme. Altre volte si comporta però come se fosse un’estenzione delle altrui volontà, quando per esempio Frances e David sono sul tetto e lui cerca di scappare per sottrarsi ad un arresto ingiusto:  “Il vento aggrediva con avido nervosismo i loro vestiti e gli gettava fuliggine negli occhi” (Cap. 16 pag. 131).
Donando al vento un ruolo che altrove non avrebbe avuto,  non destinandolo a contribuire alla creazione dell’atmosfera, ma inserendolo nello stesso meccanismo dell’azione, Margery Allingham indubbiamente inserisce un elemento di grande originalità. Per altro, invece, il romanzo si manifesta come un prodotto acclarato di Mystery classico.
Innazitutto l’armadio in cui trova posto un cadavere: è un topos che si trova già in Mary Robert Rinehart (The Yellow Room),  in Rufus King (Murder by the Clock), persino nei fratelli Shaffer (The Woman in the Wardrobe), anche se dopo l’uscita di questo romanzo.
E anche la presenza del gong, ci rimanda a tanti romanzi famosi  dell’età d’oro del giallo: da quelli di Sax Rohmer  ad Agatha Christie (And Then There Were None), da Ngaio Marsh (A Man Lied Dead) a Christopher Bush (The Case of the Chinese Gong).
Un’altra caratteristica interessante è come contribuisca all’atmosfera, anche la casa in sé, testimone, come la vecchia Gabrielle, dell’eredità dell’età vittoriana, con i suoi mobili, le sue tende, i suoi broccati, i suoi quadri: un insieme di orpelli che, appesantendo l’atmosfera, rendono anche tangibile e stridente il contrasto tra il vecchio ed il nuovo, tra Gabrielle e Frances  (e David).
E’ infine interessante sottolineare  ai neofiti  come  questo romanzo non è un inedito tradotto per l’occasione, come potrebbe parere ai più: niente di più falso! Sebbene pochi lo sapessero, l’opera della Allingham era già stata tradotta da CELT di Piacenza nel 1966 col titolo “Le ali della morte”: volume introvabile, è bene dire, ma qualche collezionista come me lo possedeva già.

Pietro De Palma

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