venerdì 2 dicembre 2016

Minette Walters: Il segreto di Cedar House (The Scold’s Bridle) – trad. Gioia Guerzoni – R.L. Libri, Superpocket, 2004



Tre anni fa. Alberto Cottini (Allanon, del Gruppo e Blog “Corpi Freddi”) indirizzandomi delle sue riflessioni, cioè che leggendo dei romanzi di quasi un secolo fa (“Il demonio azzurro” di Herman Landon o “La villa del mistero” di Punshon o le “Vipere di cristallo” di Pierre Very) vi aveva trovato una moltitudine di spunti appassionanti, che adesso egli non trova in opere contemporanee) ha affermato una verità da me sbandierata in più tempi e luoghi, non so quante volte: cioè che negli anni ’20 e ’30, anche la serie C delle opere poliziesche di allora avrebbe potuto vincere il Campionato di serie A oggigiorno.

Tuttavia è anche vero che talora (grazie a Dio!) qualcuno degli scrittori contemporanei si segnala per complessità e freschezza di inventiva.
Avevo già cominciato a scrivere un articolo su The Gilded Fly di Crispin (lo pubblicherò prossimamente), ma poi ho rinviato dopo aver letto un romanzo che possiedo da molti anni e che non ero mai riuscito a leggere, della scrittrice britannica Minette Walters:Il segreto di Cedar House (The Scold’s Bridle,1994) Premio Gold Dagger 1994.
E’ la storia di un delitto e dei segreti inconfessabili, tortuosi e devastanti che una donna ha annotato nei suoi Diari.
Mathilde ha una figlia Joanna e una nipote Ruth: insieme formano un trio di “streghe”, donne perfide, votate alla distruzione degli altri, ma che sono in realtà degli esseri distrutti nel più profondo delle loro anime: Mathilde, donna bellissima e di famiglia estremamente facoltosa, i Cavendish (il padre, era sì membro del parlamento, ma anche alcolizzato), così esuberante alle feste e così desiderata, al centro delle vicende del paese britannico in cui vive, in realtà è stata stuprata dallo zio orco, George Cavendish, ancora minorenne, e lo shock di questa violenza giovanile, perpetratosi nella nascita del frutto della violenza, si è trasmesso alla piccola Jeanne, figlia non voluta, nata nell’odio e figlia dell’odio.
Nel momento della nascita di Joanna , figlia illegittima di suo zio, tra l’altro a sua volta vittima della sua subnormalità (è il prodotto degli incroci nell’ambito di una stessa famiglia in cui le tare si sono esponenzialmente sviluppate), Mathilde ha trovato una persona che ha accettato di sposarla, James, a sua volta impotente. James figura come legittimo padre di Joanna, ma in seguito ad una lite familiare (dovuta ad un suo tradimento), abbandona moglie e figlia e si trasferisce ad Hong Kong. Un bel giorno riappare e decide ( dopo aver avuto un abboccamento con la sua ex moglie, per una certa collezione di orologi di valore ereditati dal padre, dichiarati rubati dalla moglie e risarciti dalle assicurazioni, ma in realtà solo messi da parte), di rendere pan per focaccia a Mathilde, che l’ha truffato: rivela alla figliastra l’effettiva paternità, e come George Cavendish, suo effettivo padre e prozio, le avesse trasmesso la propria eredità, in via esclusiva, invece diventata proprietà della madre. In realtà, proprio per via delle tare genetiche di George, il padre di lui, aveva disposto che, alla morte del figlio, la proprietà sarebbe andata al fratello in vita ancora, il secondogenito, padre di Mathilde: questo per preservare la proprietà ed evitare che l’eccessiva prodigalità di George, dovuta alla sua subnormalità, finisse per liquidarla in men che non si dica.
Il conflitto tra le due personalità Mathilde e Joanna, ma andate d’accordo, si acuisce quindi a causa della proprietà che ognuna delle due rivendica come propria. Alle due si aggiunge Ruth, figlia di Joanna, a sua volta nata nella disperazione di un matrimonio finito male ancor prima di compiersi, figlia di musicista fallito, drogato e morto per overdose, che spendeva tutti i soldi guadagnati non nel sostentamento della figlia (a cui voleva molto bene) ma in droga.
Mathilde è come se avesse bisogno di Joanna, ma nel tempo non la sopporta perché senza del suo denaro quella non riesce a tirare avanti in modo decoroso: infatti è diventata una squillo d’alto bordo, prostituendosi a Londra. D’altra parte la stessa nipote Ruth, è rimasta preda, nella sua insicurezza, di un certo Hughes, un giovane illetterato ma di grande fascino, che l’ha piegata ai suoi scopi: è a capo di una banda di giovinastri, più giovani di lui, che egli ha svezzato allo stupro di ancor più giovani ragazze ricche, ricattate e costrette sulla base di minaccia di stupri, a sottrarre denaro, e oggetti preziosi dalle proprie case di famiglia. E’ anche il caso di Ruth, violentata da Hughes e concessa da lui al branco che l’ha stuprata a turno per cinque ore. Ruth si è piegata alla volontà del suo carnefice-violentatore-amante, rubando soldi e oggetti preziosi dalla casa di Mathilda. La matriarca, non volendo lasciare il suo patrimonio a figlia e nipote, perché teme che potrebbe essere liquidato in men che non si dica , ricorre ad uno stratagemma, fantasioso ma che avra delle ripercussioni devastanti sul menage familiare e sull’ambiente cittadino: siccome ha stabilito una amicizia solida con il suo medico di famiglia, Sarah Blakeney, e anche (ma lo si verrà a sapere dopo) col marito di Sarah, Jack Blakeney (pittore non ancora riconosciuto ma di grande talento, tanto da farsi ritrarre completamente nuda, pur essendo anziana), cacciato di casa per una relazione extramatrimoniale, lascia alla dottoressa tutto il suo patrimonio, volendo in questo modo dare una scossa all’ambiente (e per far questo, dà incarico ad una troupe di girare un video, con delle musiche di sottofondo). Anche se il video deve essere ancora completato, qualcuno, cogliendo l’attimo propizio, uccide Mathilda: la vecchia viene trovata nella vasca da bagno, con le vene dei polsi recisi, e con in testa un terribile strumento di costrizione medievale, “il morso della bisbetica”, una di maschera di ferro che regge una mordacchia, una gogna che imprigiona la lingua.
Tuttavia, dei ramoscelli spinosi disposti troppo simmetricamente all’interno della maschera, sì da torturare ancor di più la vittima, induce gli inquirenti a classificare la morte, un assassinio.
Molti coloro che avrebbero potuto trarne vantaggio: la figlia e la nipote innanzitutto, che però avrebbero degli alibi a prova di bomba (in realtà si saprà che fanno acqua ambedue, e che le due donne non hanno nessuna utilità ad accusarsi vicendevolmente in quanto ciascuna delle due conosce qualcosa che è meglio che la polizia non conosca: Joanna per una depressione post parto ha tentato di uccidere Ruth, quando era bambina, mentre Ruth fa la ladra per conto di Hughes); Sarah e il marito; James, il primo marito di Mathilda; Jane e Paul, amici di Mathilda, che temono che lei diffonda i loro segreti: Jane è stata a letto con James, mentre Paul ha scopato con Mathilda, e dalla relazione è nata una creatura, che prima si pensa essere di sesso maschile, poi si scopre essere una femmina. A complicare la vicenda c’è anche la coppia di Violet e Duncan, inquilini di Mathilda, che abitano in un’ala di Cedar House: Violet ha inviato delle lettere inquinanti sulla vicenda, mentre Duncan è stato sicuramente un altro amante di Mathilda.
Ovviamente l’omicida sarà davvero il meno probabile, in un finale memorabile.
Straordinario romanzo di Walters, The Scold’s Bridle è un meraviglioso intreccio di Mystery e Thriller, che assume talora anche le movenze di romanzo sociale, secondo uno schema narrativo contemporaneo che definiremmo di Crime Fiction. I due generi indicati sono scandagliati con un profondo taglio psicologico, impietoso anche, che viviseziona la vicenda nei suoi più intimi recessi, istante per istante. La connotazione forte e intensamente drammatica, viene arricchita da ceneri hard-boiled, che donano brio e ritmo, ad una narrazione che proprio per il modo di analizzare la vicenda molto intimamente, potrebbe altresì risultare lenta.
Il disegno tipico di Minette Walters, autrice nata a Bishop’s Stortford, contea dell’Hertfordshire nel 1949, e autrice di successo inglese ( vincitrice anche:  del John Creasey Awarddel Crime Writers’ Association per il migliore primo romanzo, The Ice House, 1992; del Gold Dagger Award nel 1994 proprio per The Scold’s Bridle, dell’MWA Edgar Award  e del Macavity Award nel 1993, per The Sculptress; e di nuovo del Gold Dagger nel 2003 per Fox Evil) cioè quello di descrivere drammi all’interno di famiglie disgregate, qui, meglio che in qualunque altro caso, troviamo sfruttato alla perfezione, consegnandoci uno spaccato sociale di comunità cittadina, intimamente legata da malversazioni, furti, stupri, incesti, tradimenti, omicidi, segreti inconfessabili, ricatti, truffe, tra i suoi rappresentanti, tutti legati in un modo o nell’altro alla vicenda, se non a Mathilda, secondo uno schema tipicamente british, in cui la vittima è quasi sempre appartenente all’alta borghesia se non all’aristocrazia.
La capacità di Minette Walters di comprendere a fondo la mentalità perversa dell’omicida non è scevra anche dal renderne la potenziale debolezza: gli omicidi non sono partite a scacchi con gli investigatori, come nel mystery più classico, ma sono duelli dolorosi che da cui non escono feriti solo gli assassini ma anche i detectives, colpiti tutti nell’animo. Così l’omicida qui, non è un essere malvagio, ma una persona che uccide perché non può che agire così, vittima del fato, e anche di Mathilda, che è al tempo stesso vittima, perché stuprata e violentata nella sua infanzia perduta in un parto non voluto, e carnefice, nel suo tiranneggiare tutti coloro che la circondano, quando non nel ricattare altri con le sue memorie scritte nei famosi Diari, cercati invano dalla polizia e distrutti invece dall’omicida.
Mathilda è l’elemento chiave della vicenda e la stessa struttura narrativa ci consegna più figure di detectives che di volta in volta, reggono il peso dell’azione narrativa: Sarah, il Sergente Cooper, l’Ispettore Jones, il marito fedifrago della dottoressa, Jake. Sarà proprio lui, vendicatore di Ruth, redento marito capace di riconquistare con una tenerezza mai rivelata così a fondo, la moglie, e nello stesso tempo capace di analizzare a fondo l’azione giungendo a ricostruire la figura dell’omicida, svincolando l’azione investigativa dal clichè. Ai quatto investigatori che si alternano nella vicenda, si aggiunge una quinta figura investigativa vorremmo dire, costantemente presente: è quella di Mathilda, che, con una diversa pagina tratta dai suoi Diari, introduce ogni capitolo, e nello stesso tempo indirizza e spiega l’azione narrativa e le scelte degli altri soggetti. E’ questo uno schema già adottato da altri romanzieri (per es. come in Rim of the Pit, di Hake Talbot).
Ma non c’è solo la presenza impersonale e invadente di Mathilda a indirizzare il discorso, ma anche quella di un sesto detective, il grandissimo drammaturgo William Shakespeare, che illustra mano mano le personalità e le situazioni, con precisi rimandi e citazioni tratte dalle sue opere. La presenza di Shakespeare non è casuale, ma anzi necessaria, in quanto proprio con la figura di un suo personaggio, verrà spiegata la morte di Mathilda, il suo supplizio e il suo rapporto con il menage a lei circostante.
Ne risulta una scrittura fortemente evocativa, ricchissima di spunti metaculturali, e assai duttile nella spiegazioni delle personalità disturbate dei protagonisti (tutti  a vario titolo, vittime delle circostanze o di loro stessi), ma al tempo stesso, mai pesante, e invece estremamente sfaccettata e ricca di ritmo.
Quattrocento pagine che si leggono con straordinario piacere, e che conducono ad un finale per nulla scontato ed ad un omicida, non caduto dal cielo, ma invece assai vero, nella sua umanità e nella sua disperazione.
Volendo scandagliare meglio la materia narrativa, quello che emerge è una doppiezza di moventi, che corrono all’interno della storia su due binari paralleli, e che sono percorsi da persone varie. I due binari, sono due tentazioni da sempre presenti nell’animo umano, ma che hanno caratterizzato l’ultimo ventennio del XX secolo: il denaro e il sesso. Tutti i personaggi più o meno, ne sono pervasi, ma in uno solo, le due tentazioni, si legano e si fondono fra loro ( anche se il movente più profondo sarà il sesso): nell’animo dell’assassino.

Pietro De Palma

Nessun commento:

Posta un commento